Stato dell’Africa nord-occidentale. I confini, quasi interamente artificiali e rimasti pressoché invariati dall’epoca della dominazione francese, lo dividono a NO e N dal Sahara Occidentale (annesso dal Marocco), a NE dall’Algeria, a E e a S dal Mali, a SO dal Senegal; si affaccia sull’Atlantico dalla foce del Senegal, a S, alla penisola di Capo Blanco (Ras el-Beida), a N.
Il territorio, attraversato dal tropico del Cancro e comprendente quindi una vasta porzione del Sahara, è interessato nella sezione centrale da due vasti tavolati di rocce precambriane (il Tagant e l’Adrar), che superano solo eccezionalmente i 500 m; il resto è occupato da distese sabbiose, che a O si spingono fino alla piatta fascia costiera, mentre nell’interno coprono l’ampia depressione di al-Djouf, uno dei tratti più aspri del grande deserto africano, e verso SE domina la conca dell’Hodh. Il clima è caratterizzato da temperature medie assai elevate (25-30 °C); la piovosità, concentrata nel periodo estivo, è minima (inferiore a 100 mm annui), accentuata sulla costa e nelle regioni meridionali appartenenti al Sahel, dove in condizioni normali le precipitazioni si aggirano annualmente sui 300-400 mm. Dagli anni 1970, in particolare, queste regioni sono colpite da ricorrenti periodi di siccità, con pesanti ripercussioni sulla vita dell’intero paese. Di conseguenza, infatti, il manto vegetale ha una certa consistenza solo nelle regioni meridionali, dove domina la savana (acacie, specie quelle da gomma, e radi baobab); altrove manca del tutto o è rappresentato da arbusti spinosi e da piante grasse.
L’idrografia è assente o costituita da uidian, solo eccezionalmente percorsi dall’acqua; la sezione sud-occidentale della M. comprende parte della valle del Senegal, e beneficia delle acque del fiume.
Il quadro etnico è costituito per l’81,5% da Mauri, discendenti da Berberi e da Arabi fusi con l’elemento sudanese che, originario del paese, forma la rimanente parte della popolazione.
La popolazione della M. è in costante crescita dagli anni 1970 per via soprattutto della natalità che si mantiene su livelli elevati (34,1‰, nel 2009), superiori a quelli della mortalità (9,1‰). Circa il 90% della popolazione vive nei territori meridionali, dove sorgono, infatti, numerose importanti cittadine, fra cui Kaédi e Rosso, entrambe sul Senegal; altri centri di rilievo sono Nouamghar, sulla costa, Zouérat e Atar nell’interno. Fino agli anni 1970 la maggioranza della popolazione, soprattutto nel Nord, era dedita all’allevamento nomade, ma il periodo di espansione economica che ha interessato il paese negli ultimi decenni del 20° sec. e i cicli siccitosi hanno profondamente modificato le abitudini di vita. La popolazione nomade e seminomade si è ridotta a poco più di un decimo del totale (nel 1965 era circa l’80%) mentre è cresciuta la popolazione definita urbana (41% nel 2008).
Lingua ufficiale è l’arabo, ma nell’uso comune si parlano il francese e numerosi dialetti derivati dall’arabo stesso. Religione prevalente è l’islamica, sunnita (99,3%).
Paese tradizionalmente povero e a lungo ancorato a un’economia di sussistenza, tra la fine degli anni 1980 e gli inizi degli anni 1990, ha sofferto le conseguenze di numerose crisi, che ne hanno ostacolato lo sviluppo e rallentato il processo di aggiustamento strutturale, iniziato nella seconda metà degli anni 1980. Con un reddito pro capite di circa 992 dollari (secondo stime relative al 2008), la M. appartiene ai paesi meno sviluppati. La principale risorsa è l’estrazione di minerali di ferro, nonostante questa sia notevolmente calata anche a causa dell’esaurimento delle miniere di Kédia d’Idjil (definitivamente chiuse nel 1992). A loro volta, i giacimenti di Guelb el-Rhein si sono rivelati poco remunerativi per la lievitazione dei costi del processo di arricchimento del minerale e per le difficoltà di farlo affluire nei porti d’imbarco. Grazie al sostegno di gruppi finanziari internazionali, nel 1994 è stata inaugurata la miniera di M’Haoudat (nei pressi di Zouérat), consentendo al paese di conservare una produzione di circa 11 milioni di t annue (2006). La M. possiede, inoltre, enormi riserve di gesso, stimate in 4000 milioni di t; se ne producono, però, solo circa 4000 t l’anno, a causa di problemi estrattivi e di trasporto.
L’agricoltura, praticata nelle oasi e nella valle del Senegal, riguarda colture in massima parte destinate all’autoconsumo (sorgo, miglio, mais, leguminose) e l’entità delle produzioni è fortemente condizionata dall’andamento meteorologico. Le reiterate fasi siccitose hanno avuto conseguenze sugli ordinamenti colturali, con la diffusione, infatti, di una varietà di riso con limitate esigenze idriche. Infine, l’abbandono delle campagne e l’aumento del grado di urbanizzazione hanno fatto lievitare le importazioni di beni, tanto che anche nei periodi climaticamente favorevoli il paese non è in grado di garantire l’autosufficienza alimentare. L’allevamento è praticato da un numero sempre minore di nomadi. Tra le industrie: una raffineria di petrolio (a Nouakchott), alcuni impianti per la lavorazione del pesce, un cementificio e modeste fabbriche alimentari.
Il territorio della M. divenne protettorato della Francia nel 1904 e dal 1920 fu uno degli 8 territori dell’Africa Occidentale Francese. Nel 1958 la M. optò per l’autonomia in seno alla Comunità francese e nel 1960 si proclamò indipendente, con il nome di République Islamique de Mauritanie. Rivendicata (fino al 1969) dal Marocco, fu ammessa all’ONU nel 1961 e partecipò alla formazione dell’Organisation de l’unité africaine (OUA) nel 1963. Nel maggio 1961 entrò in vigore una Costituzione di tipo presidenziale; M.O. Daddah, primo ministro dal 1959, venne eletto presidente nell’agosto, mentre nel dicembre veniva costituito il Parti du peuple mauritanien (PPM), dichiarato partito unico nel 1964. Uno dei maggiori problemi, all’indomani dell’indipendenza, fu la tensione fra la maggioranza maura (arabo-berbera) e la minoranza nera della popolazione, sfociata in aperto contrasto nel 1966. Una grave siccità colpì il paese nei primi anni 1970, mentre nel 1974 furono realizzate importanti nazionalizzazioni, soprattutto nei settori minerari.
La M., entrata nel 1973 nella Lega Araba, stipulò un accordo (1975) con Marocco e Spagna per la spartizione del Sahara Spagnolo, ribattezzato Sahara Occidentale. L’invasione militare fu contrastata dal movimento di liberazione del Sahara Occidentale (Frente Polisario); le sconfitte subite nel corso della guerra e il conseguente aggravamento della situazione economica furono all’origine di un colpo di Stato che nel luglio 1978 portò alla destituzione di Daddah. Il potere venne assunto da un Comité militaire de redressement national (CMRN) sostituito nell’aprile 1979 da un Comité militaire de salut national (CMSN); nel maggio 1979 la carica di primo ministro (separata da quella di capo di Stato) veniva assunta dal colonnello M.K.O. Heydalla. Nell’agosto fu firmato un trattato di pace con il Frente Polisario, mentre i rapporti con il Marocco subivano un progressivo deterioramento e venivano riallacciate le relazioni diplomatiche con l’Algeria, interrotte nel 1976.
Nel 1980 Heydalla assunse la carica di presidente del CMSN, lasciando quella di primo ministro, mentre con l’abolizione della schiavitù tentò di consolidare l’assetto interno. L’instabilità del paese non diminuì mentre negli anni 1982-84 una nuova siccità si abbatteva sul paese; nel dicembre 1984, Heydalla fu deposto e sostituito dal colonnello M.S.A. Taya, che nel 1985 ristabilì le relazioni diplomatiche con il Marocco. Nel 1985 fu avviato un programma di aggiustamento strutturale. Il problema della distribuzione delle terre bonificate nella valle del fiume Senegal fu all’origine di una recrudescenza della tensione fra la maggioranza maura e la minoranza nera, che coinvolse anche il confinante Senegal portando alla rottura delle relazioni diplomatiche (1989-92) e a scontri armati nel 1991, mentre la M. rafforzava i rapporti con i paesi maghrebini partecipando alla formazione nel 1989 dell’Unione del el-Maghrib Arabo.
Una Costituzione multipartitica fu approvata nel luglio 1991 e le elezioni del 1992 per la carica di presidente della Repubblica furono vinte da Taya, mentre il Partito repubblicano democratico e sociale (PRDS) si affermò nelle politiche del 1993 e nelle amministrative del 1994. Nel 1995 riesplose tuttavia la protesta sociale per la politica autoritaria del governo che dalla fine del 1993 si era indirizzata anche contro i gruppi integralisti islamici. In un clima di gravi irregolarità nel 1996 le consultazioni politiche confermarono la netta vittoria del PRDS e nel 1997 Taya venne rieletto, vittoria che segnava il successo della sua politica autoritaria tesa a mantenere, anche grazie a complesse strategie elettorali, la tradizionale rete di obbedienza tribale, regionale ed etnica e, quindi, una gerarchia sociale che vedeva la maggioranza mauro-berbera dominare la scena politica ed economica del paese a spese delle etnie nere. La sostanziale immobilità del quadro politico si manifestò nel ritorno di C.A.O.M. Khouna a capo del governo (1998), nella vittoria del PRDS nelle elezioni amministrative del 1999 e in quelle per il Senato (aprile 2000), nonché nei risultati delle politiche del 2001 che videro una nuova vittoria del PRDS.
In politica estera, la M. riallacciò i rapporti con il Kuwait (1993), stabilì relazioni diplomatiche con Israele (1995), rafforzò i legami con la Francia, mentre dalla fine del 1994, insieme a Israele, Egitto, Giordania, Marocco e Tunisia, partecipò alla nascita del Gruppo di cooperazione mediterranea della NATO (1997). La M. aderì in seguito alla campagna americana di lotta contro il terrorismo di matrice islamica varata dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Nel novembre 2003 Taya fu rieletto presidente a larga maggioranza ma il suo potere era tuttavia sempre più vacillante, a causa del grave disagio sociale, delle tensioni etniche e della crescente attività dei gruppi islamici radicali. Tra il 2003 e il 2004 si ebbero dei tentativi di colpo di Stato, sventati dalla parte dell’esercito rimasta fedele al presidente, finché nell’agosto 2005 l’ennesimo pronunciamento militare andò a buon fine: Taya fu estromesso dal potere e si insediò una giunta di capi militari, con l’obiettivo di attuare riforme democratiche. Fu cambiata la Costituzione per limitare i poteri presidenziali (non consentendo, per es., di effettuare più di 2 mandati): tali modifiche furono approvate attraverso un referendum nel 2006. Nel marzo 2007 le elezioni videro la vittoria di S.O.C. Abdallahi, che annunciò un vasto programma di sviluppo democratico ed economico. Nell’agosto 2008, tuttavia, un gruppo di militari guidati dall’ex capo della guardia presidenziale M.O.A. Aziz si impadronì del potere senza spargimento di sangue, stabilendo per decreto un governo guidato da M.O.M. Laghdaf. Nel 2009 un accordo fra la giunta militare al potere e i suoi oppositori ha consentito lo svolgimento di elezioni, in seguito alle quali Aziz è divenuto presidente della Repubblica, riconfermato per un secondo mandato nel giugno 2014. Alle consultazioni legislative tenutesi nel dicembre 2013 il partito presidenziale Unione per la Repubblica (UPR) ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi del Parlamento, aggiudicandosi 74 seggi su un totale di 147 all'Assemblea nazionale. La comunità internazionale e la composita opposizione interna hanno guardato con diffidenza il programma di apparente democratizzazione perseguito da Aziz, che - formalmente giustificato dalla necessità di attribuire più ampie competenze ai poteri locali - ha comportato nell'agosto 2017 l'abolizione del Senato, decisa attraverso un referendum che ha ottenuto oltre l'85% di pareri favorevoli, conferendo al presidente poteri estremamente più ampi e la possibilità di ottenere un terzo mandato. Nel settembre 2018 la UPR ha vinto al secondo turno delle elezioni amministrative, ottenendo la maggioranza in tutti i 13 consigli provinciali in palio, mentre alle elezioni politiche che si sono svolte in concomitanza il partito di Aziz ha ottenuto 89 seggi sui 157 del Parlamento, l’opposizione aggiudicandosene 29 e il partito islamista Tawasul 14. Le consultazioni presidenziali svoltesi nel giugno 2019 hanno assegnato la vittoria al primo turno con il 52% delle preferenze a M.O. Ghazouani, che è subentrato al presidente uscente M.O. Abdel Aziz. Le elezioni legislative tenutesi nel maggio 2023 hanno registrato la vittoria del partito governativo El Insaf, che ha ottenuto 80 seggi su 176.
Parco Nazionale del Banco di Arguin (1989); antiche Ksour di Ouadane, Chinguetti, Tichitt e Oualata (1996).