Stato dell’Asia, nella Penisola Arabica. Confina a N e NO con l’Iraq, a S con l’Arabia Saudita; a E si affaccia nella parte più interna del Golfo Persico.
Il territorio è pianeggiante, con lievi ondulazioni (intorno ai 300 m s.l.m.) nella sezione interna; comprende le isole Bubiyan (a N) e Faylakah, oltre ad alcune minori e a scogliere coralline. Il clima è di tipo subdesertico, con precipitazioni ridottissime (100 mm annui) ed escursioni termiche, sia diurne sia annue, molto sensibili (fino a 40-45 °C). Ciò determina l’estrema scarsità delle acque superficiali, limitate a poche sorgenti nel retroterra della capitale, e rende necessario un largo ricorso (fin dal 1952) al dissalamento dell’acqua marina, peraltro reso difficile dal crescente inquinamento dovuto all’estrazione petrolifera, al processo di industrializzazione della fascia costiera e alle gravi conseguenze delle azioni belliche degli anni 1990-91.
Malgrado il tasso di incremento naturale del paese sia tra i più elevati del mondo (21,8‰ nel 2009), la crescita demografica è in gran parte dovuta all’immigrazione. La popolazione del K. è infatti costituita per oltre il 50% da stranieri. Nuovi insediamenti sono sorti in corrispondenza delle zone di estrazione e di imbarco del petrolio, ma è comunque sempre l’agglomerazione urbana della capitale Kuwait (o Kuwait city; 1.730.000 ab. nel 2007) a esercitare una grande attrazione sul resto del territorio; negli ultimi decenni la città ha subito una radicale trasformazione, edilizia e funzionale, assumendo i caratteri di una metropoli occidentale, ottimamente dotata di servizi, sia commerciali e sociali sia finanziari e direzionali.
La religione è per oltre il 75% quella musulmana.
La prospera economia kuwaitiana, che già aveva risentito profondamente delle ripercussioni della guerra tra Iran e Iraq, ha conosciuto un più grave periodo di recessione negli anni immediatamente successivi alla guerra del Golfo. Tuttavia, già alla metà degli anni 1990 dimostrava di aver superato la crisi, materiale e finanziaria, conseguente all’occupazione irachena, e gli indicatori economici tornavano positivi. All’inizio del 21° sec. la situazione economica e finanziaria del paese si è ancor più consolidata, anche se il K., che nel passato ha sostenuto una politica di assistenza sociale e sanitaria tra le più generose del mondo, si è trovato costretto a ridurre le sovvenzioni e a intraprendere la strada della liberalizzazione e della privatizzazione. Inoltre, la politica economica del governo ha intensificato gli sforzi per diversificare quanto più possibile le attività produttive, allo scopo di liberare il paese dall’esclusivo monopolio del petrolio, che rappresenta sempre e comunque la maggiore ricchezza nazionale: contribuisce per circa il 50% alla formazione del PIL e per poco più del 90% al valore delle esportazioni. L’estrazione avviene in circa 700 pozzi, collegati, tramite oleodotti, ai terminali costieri e agli impianti di raffinazione. Il settore industriale ruota intorno alla lavorazione del petrolio, che copre il 68% dell’intero comparto manifatturiero, ma non mancano industrie di materiali edili e chimiche, nonché di fertilizzanti.
Negli ultimi anni del 20° sec., in seguito al progetto di diversificazione produttiva, hanno avuto un grande sviluppo le attività di servizio e soprattutto gli investimenti all’estero, legati per lo più all’estrazione petrolifera (ma non mancano anche quelli effettuati nel settore industriale), effettuati specialmente negli Stati Uniti, nell’Europa occidentale e in Giappone.
Soggetto all’Impero ottomano dal 16° sec., l’attuale K. rimase relativamente autonomo da Istanbul ed esposto alle incursioni delle tribù nomadi dell’interno. Dal 18° sec. lo stanziamento di tribù provenienti dal Neged diede vita alla città di Kuwait, che divenne centro di commerci e di pesca; l’assunzione del titolo di sceicco da parte di un membro della famiglia Ṣabāḥ (1756) diede origine alla dinastia regnante, che mantenne una soggezione formale alle autorità ottomane ma, dalla fine del 18° sec., accettò sempre più l’influenza britannica.
Al termine della Prima guerra mondiale la dissoluzione dell’Impero ottomano lasciava lo sceiccato sotto l’esclusivo controllo britannico. La scoperta, a partire dalla fine degli anni 1930, di ricchi giacimenti di idrocarburi consentì dopo la Seconda guerra mondiale una crescita accelerata dell’economia, accompagnata da incremento demografico e dallo sviluppo delle infrastrutture. Nel 1961, con la cessazione del protettorato britannico, il K. divenne uno Stato indipendente e lo sceicco assunse il titolo di emiro. Un accordo con l’Arabia Saudita (1965) previde la spartizione della zona neutrale di confine. Le relazioni con l’Iraq furono invece subito difficili, dato che il regime nazionalista di Qāsim non riconosceva come validi gli accordi sui confini con il K. e rivendicava il territorio di quest’ultimo. Dopo un intervento della Lega araba, la crisi fu risolta dal rovesciamento di Qāsim (1963) e il nuovo governo iracheno riconobbe l’indipendenza del K. stabilendo con esso relazioni diplomatiche, anche se le tensioni per i confini si trascinarono negli anni successivi.
Sul piano interno, il potere restò nelle mani della famiglia regnante, che dal 1921 alternava alla guida del paese i discendenti dei due figli di Mubarak aṣ-Ṣabāḥ, Giābir aṣ-Ṣabāḥ e Sālim aṣ-Ṣabāḥ. Una Costituzione varata nel 1962 stabilì la creazione di un’Assemblea nazionale, ma la sua rappresentatività restò assai limitata sia per la proibizione dei partiti politici sia per la ristrettezza del suffragio rispetto alla popolazione residente nel Kuwait. L’Assemblea nazionale fu sciolta dall’emiro Ṣabāḥ as-Sālim nel 1976, in seguito sia all’aumento dei deputati di orientamento progressista e panarabo, verificatosi con le elezioni del 1975, sia ai contrasti successivamente manifestatisi fra questi e il governo. Rieletta nel 1981, fu nuovamente sciolta nel 1985 per il riemergere dell’opposizione parlamentare. Nel 1990 venne creato un organismo provvisorio a carattere consultivo, il Consiglio nazionale, formato da 50 membri elettivi e 25 nominati dall’emiro.
In campo internazionale il K., pur facendo parte dello schieramento arabo moderato e filoccidentale, contribuì al sostegno finanziario dell’OLP e degli Stati direttamente impegnati nel conflitto con Israele e partecipò attivamente alla politica di utilizzo del petrolio come arma di pressione sui paesi occidentali in funzione antiisraeliana. Durante la guerra fra Iran e Iraq (1980-88) appoggiò apertamente Baghdad; in funzione antiiraniana fu costituito nel 1981 il Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG), un organismo di cooperazione economica e militare fra Arabia Saudita, K., Bahrain, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Oman, che contribuì a rafforzare i legami fra le 6 monarchie del Golfo. Il calo dei prezzi internazionali del petrolio nel corso degli anni 1980 ridusse sensibilmente il valore delle esportazioni del K., provocando un rallentamento della crescita economica, mentre sempre maggior rilievo acquisivano gli investimenti all’estero. Tali sviluppi rafforzarono i legami economici tra l’emirato e i paesi occidentali industrializzati e accentuarono la sua propensione a produrre quantità eccedenti di petrolio rispetto alle quote concordate dall’OPEC; ciò provocò, dal 1989, un progressivo deterioramento delle relazioni con l’Iraq, pesantemente indebitato e gravemente danneggiato dai bassi prezzi del petrolio. Il riemergere delle controversie di confine contribuì alla crescita della tensione fra i due Stati finché, nel 1990, l’Iraq invase il K.; il successivo intervento di ingenti forze militari, sotto il comando degli Stati Uniti, ristabilì l’indipendenza dell’emirato nel 1991. Nel 1992 il Consiglio di sicurezza dell’ONU approvò un’ampliamento dei confini a favore del Kuwait. Avviata la ricostruzione del paese, vennero rafforzati i rapporti economici e militari con le maggiori potenze intervenute in suo aiuto: patti difensivi decennali furono conclusi con Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia.
Nel decennio successivo alla guerra si registrò una timida crescita del movimento di opposizione al regime, che se da un lato si concretizzò nella diffusione dell’islamismo radicale (le forze islamiche si aggiudicarono le elezioni nel 1999), dall’altro contribuì a rilanciare l’opposizione liberale e le rivendicazioni per il diritto di voto (ampliato nel 1996, con la concessione del diritto di voto ai figli di Kuwaitiani naturalizzati).
Dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, il K. mise a disposizione il proprio territorio per la spedizione militare destinata a invadere l’Iraq. Nell’ambito del processo di democratizzazione delle istituzioni, nel 2003 per la prima volta è stato separato il ruolo di primo ministro da quello di erede al trono e nel 2005 sono stati riconosciuti pieni diritti politici alle donne; fra il 2006 e il 2009 le contese fra deputati e membri dell’esecutivo (selezionati dalla famiglia reale) hanno portato alla formazione di 5 governi e a 3 elezioni in quelle del 2009 per la prima volta sono state elette 4 donne Fra il 2006 e il 2009 le contese fra deputati e membri dell’esecutivo (selezionati dalla famiglia reale) hanno portato alla formazione di 5 governi e a 3 elezioni in quelle del 2009 per la prima volta sono state elette 4 donne.
Dopo le dimissioni rassegnate nel 2011 dal primo ministro N. al-Mohammed al-Ahmad al-Sabah Nasser, le elezioni legislative tenutesi nel febbraio 2012 hanno registrato la vittoria dei partiti islamisti dell'opposizione, ma a giugno dello stesso anno la Corte Costituzionale ha annullato le consultazioni riconfermando il Parlamento eletto nella tornata elettorale del 2009. Nell’ottobre 2012 il Parlamento è stato formalmente sciolto, il nuovo emendamento alla legge elettorale che abbassa la rosa delle preferenze esprimibili da quattro a uno approvato e indette nuove elezioni; tenutesi nel dicembre 2012, nel giugno dell’anno successivo anch’esse sono state annullate per il boicottaggio dell’opposizione e il Parlamento nuovamente sciolto. Le nuove elezioni, tenutesi nel luglio del 2013, hanno registrato una drastica sconfitta della minoranza sciita, che ha perso oltre la metà dei suoi seggi scendendo da diciassette a otto, mentre i liberali ne hanno ottenuti tre e i sunniti hanno visto aumentato il loro peso politico passando da cinque a sette seggi. Nell'ottobre 2016, in ragione delle tensioni sorte in seno alle forze governative a seguito dell'introduzione di alcune misure di austerità per far fronte alla caduta del prezzo del petrolio, il Parlamento è stato sciolto; le elezioni legislative svoltesi nel mese successivo con un'affluenza alle urne dell'80% hanno registrato la vittoria dell'opposizione, rappresentata dai gruppi islamisti, nazionalisti e liberali, che pur non conquistando la maggioranza assoluta ha ottenuto 24 su 50 seggi. Le forze islamiste si sono affermate anche alle consultazioni del settembre 2022, alle quali hanno conquistato 28 seggi, mentre le elezioni politiche del giugno 2023 hanno consolidato le forze di opposizione, che hanno ottenuto 29 seggi su 50.
Dall'ottobre 2020 la carica di emiro è rivestita da N. al-Ahmad al-Jaber al-Sabah, cui è subentrato dal luglio 2022 A.N. al-Ahmad al-Sabah.