Stato dell’Asia sud-occidentale; arcipelago del Golfo Persico – formato da cinque isole principali (Bahrain la maggiore, al-Muḥarraq, Umm Nasan, Sitra, Hawar) e da altre minori – adiacente alla costa NE della Penisola Arabica e a NO della penisola di Qaṭar. La capitale Manama è sull’isola Baḥrain. Esposto agli influssi climatici del deserto arabico, l’arcipelago presenta estati molto calde e inverni miti, con scarsissime precipitazioni.
La popolazione, per la maggior parte araba, è in prevalenza urbana (92,5% nel 2001) e dispone di una moderna rete di servizi. Rilevante è la presenza di lavoratori stranieri (in prevalenza; Pakistani, Indiani, Filippini), occupati per lo più in attività petrolifere.
Primo paese arabo del Golfo ad avere prodotto petrolio nel 1932, Bahrain dispone di riserve relativamente modeste. Il progressivo esaurimento di riserve petrolifere è stato compensato da un potenziamento dell’industria a elevata intensità di capitale; nell’ambito di una politica di diversificazione dell’economia, inoltre, è stato dato grande impulso ad altri settori produttivi più attivi come quello chimico, petrolchimico, metallurgico e cantieristico. La grande raffineria di Sitra (completamente rinnovata e ristrutturata), è fra le maggiori del Vicino Oriente, e tratta notevoli quantitativi di greggio proveniente dall’Arabia Saudita. Grande sviluppo ha avuto anche il settore terziario, centrato sul ruolo di piazza finanziaria offshore utilizzata soprattutto dai paesi arabi per l’investimento dei petroldollari nel mercato internazionale. L’agricoltura riveste invece un ruolo del tutto marginale; l’area coltivata, si trova in massima parte in una fascia costiera a N e a NE dell’isola principale (si esportano datteri e pomodori). Abbondante è la disponibilità di energia elettrica a buon mercato, prodotta con gas naturale, le cui riserve, ai ritmi di estrazione attuali, dovrebbero assicurare la produzione fino al 2015. Viene diffusamente praticata anche la pesca. In espansione il turismo. Aeroporto internazionale di al-Muḥarraq.
Le isole del Bahrain, insieme con la costa prospiciente, furono tra le regioni d’Arabia dove la penetrazione dell’Islam incontrò maggior resistenza. Occupate nel 16° sec. dai Portoghesi e successivamente dai Persiani, passarono nel 1784 sotto il controllo dello sceicco Aḥmad ibn al-Khalīfa, la cui famiglia (di confessione sunnita, mentre la popolazione locale è in prevalenza sciita) è da allora al potere. Nel 1861 il Bahrain dovette accettare il protettorato britannico, contro il quale nel secolo successivo si svilupparono sia le rivendicazioni indipendentistiche della popolazione sia il tentativo dell’Iran di stabilire la propria sovranità sul paese.
L’indipendenza fu ottenuta nel 1971, seguita dall’ammissione alla Lega araba e all’ONU. L’emiro ‛Īsā ibn Salmān al-Khalīfa si pose a capo di un governo da lui nominato. L’Assemblea nazionale (istituita nel 1973 secondo la Costituzione varata quell’anno) fu sciolta nel 1975 in seguito ai contrasti insorti con il governo. Nel 1981 Bahrain, con Arabia Saudita, Kuwait, ‛Omān, Qaṭar ed Emirati Arabi Uniti, formò il Consiglio di cooperazione del Golfo, nell’ambito del quale nel 1991 partecipò alla coalizione anti-irachena. In seguito alla guerra si sviluppò un movimento d’opposizione al regime, che avanzò istanze riformiste, ma l’emiro si limitò a istituire un Consiglio consultivo da lui nominato (1992). L’atteggiamento di chiusura contribuì alla radicalizzazione delle tensioni tra la dinastia sunnita e la maggioranza sciita della popolazione, cui il regime negli anni successivi oppose una repressione poliziesca. Il nuovo emiro Ḥamad ibn ‛Īsā al-Khalīfa (salito al trono nel 1999) dal 2001 ha dato il via a importanti riforme istituzionali. Conferma del percorso riformatore sono state le elezioni del 2002, dopo quasi trent’anni, le prime a suffragio anche femminile. Nonostante ciò, negli anni successivi le discriminazioni subite dalla comunità sciita sono proseguite, provocando nel 2011 rivolte popolari sfociate nella richiesta di destituzione di Ḥamad ibn ‛Īsā al-Khalīfa e dell’apertura di un processo di democratizzazione; la repressione attuata dal regime sunnita è stata denunciata dalle maggiori Ong internazionali e, anche sulla base di tali denunce, è stata istituita una commissione indipendente di inchiesta (Bahrain Independent Commission of Inquiry – Bici) che ha fatto chiarezza sugli abusi e le torture perpetrati dalle forze di polizia. Le elezioni legislative tenutesi nel novembre 2014, boicottate dai principali partiti dell'opposizione sciita, hanno prevedibilmente registrato la vittoria dei candidati governativi.
Nel settembre 2020 Israele, Emirati Arabi Uniti e Bahrain hanno firmato alla Casa Bianca gli Accordi di Abramo per la normalizzazione delle relazioni diplomatiche e la cooperazione commerciale ed economica tra Israele e i due Paesi del Golfo.
L’arcipelago è indicato nei testi mesopotamici dell’epoca di Ur III (fine del 3° millennio a.C.) con il nome di Dilmun. Quando l’isola di Bahrain divenne uno scalo fondamentale nella navigazione del Golfo Persico, a partire dal 2500-2400 a.C., si svilupparono i primi centri della civiltà di Dilmun, fiorente anche per un’intensa attività agricola e artigianale, testimoniata dal ritrovamento di un’officina per la lavorazione del rame vicino a Karzakkan. Dopo la fine della civiltà di Dilmun (1800-1750 a.C.), l’isola passò sotto la dominazione dei signori cassiti di Babilonia; a partire dal 1° millennio a.C., riacquistò il suo ruolo di mediazione negli scambi commerciali dell’impero neoassiro, divenendo anche un importante centro politico.
Qal‛at al-Bahrain, antico porto e capitale di Dilmun (2005).