Amplissimo braccio dell’Oceano Indiano (lungo 950 km, largo 370 km; 236.800 km2), che si estende tra l’Iran e la Penisola Arabica, dallo Shaṭṭ al-Arab allo Stretto di Hormuz, che lo mette in comunicazione con il Golfo di Oman. È un bacino individuatosi con l’ultima fase di risalita postglaciale del livello marino, nella cui parte settentrionale la costa è avanzata di circa 300 km negli ultimi 5000 anni a causa della notevole quantità di detriti apportati dallo Shatt al Arab, in condizioni di quasi stazionarietà del livello del mare. La profondità dei fondali è modesta, quasi dappertutto inferiore ai 100 m, ma raggiunge i 150 in prossimità del Golfo di Oman. La temperatura delle acque è molto elevata (35 °C), così come la salinità che raggiunge il 38-42‰. L’escursione termica supera i 10 °C. La costa arabica si presenta bassa e articolata; la sua sporgenza maggiore è la penisola del Qaṭar; a Occidente di questa si trovano alcune isole, tra cui la più grande è l’isola di Bahrain. Meno frastagliata si presenta la costa iraniana: piuttosto elevata, specie nella sua parte orientale, diviene più bassa, e in qualche punto paludosa, verso la zona più interna del golfo. La fronteggiano alcune piccole isole: le maggiori sono quelle di Qeshm, presso lo Stretto di Hormuz. Dall’altopiano iraniano giungono al Golfo P. parecchi corsi d’acqua: dall’Iraq vi scendono il Tigri e l’Eufrate. Numerosi i porti: Bandar-e Abbas, Bandar-e Bushehr, Bandar-e Khomeinī sul litorale iraniano; Abadan e Khorramshahr (Iran) e Bassora (Iraq) sullo Shatt al Arab; Kuwait sul litorale arabico; Manama nell’isola di Bahrain. La parte economicamente più importante è quella nord-occidentale, su cui si affaccia la regione petrolifera di Kuwait e in cui viene convogliato il petrolio dei maggiori giacimenti iraniani. Notevole la pesca delle perle.
Per la guerra del Golfo P. ➔ golfo.