BUONDELMONTI
. Famiglia fiorentina, staccatasi da un ceppo originario, il cui capostipite sarebbe stato un Sichelmo patrono di San Michele di Passignano e signore di Montebuoni, Petroio, Fabbrica, Sambuca. Si denominò dei Buondelmonti appunto da un Buondelmonte, il cui ricordo si ha in atti del 1151 e del 1172. Il nipote di costui, che ripeté il nome dell'avo, fu il protagonista della tragedia che, insanguinando nel giorno di Pasqua del 1215 il Ponte Vecchio, accese, secondo il racconto cronistico, le lotte delle famiglie schieratesi nei due campi dei Guelfi e dei Ghibellini. Un altro ramo, scisso esso pure nel sec. XII, si intitolò degli Scolari, che si fregiarono di Pippo Spano, il famoso generale di Sigismondo d'Ungheria. Il ramo degli Scolari seguì la parte imperiale, da ciò l'esilio definitivo dopo la battaglia di Benevento; i B. si schierarono con la parte della Chiesa e di Carlo d'Angiò; e da ciò l'occasione di recarsi presso l'amica corte di Napoli, ove goderono d'una posizione di privilegio. Così Uguccione di Albizzello, confidente di Gualtieri di Brienne, duca d'Atene, e dei pochi rimastigli fedeli nel momento dell'insurrezione del popolo contro il tiranno, prestò poi i suoi servigi alla regina Giovanna; e Manente di Gherado, marito di Lapa Acciaiuoli sorella di Niccolò fu elevato alla dignità di ciambellano. Un figlio di questi, Esaù, che aveva partecipato alle spedizioni di Niccolò Acciaiuoli, cinse anche, alla fine del '300, un'effimera corona reale, sposando la figlia di un re d'Albania, vedova d'un principe di Romania.
In Firenze, i B. ebbero una posizione di preminenza, sedendo fra i capitani di parte guelfa: tanto che dopo il tumulto dei Ciompi i più compromessi della famiglia mutarono il cognome in quello di Montebuoni. Al tempo delle lotte che portarono al principato, i B., come quasi tutte le casate fiorentine, si schierarono parte con i Medici e parte coi loro avversarî. Così mentre Rosso di Battista, già commissario alle milizie di S. Maria Novella, prendeva, dopo la rotta di Gavinana, la via dell'esilio, Benedetto di Filippo era tolto da Alessandro dei Medici dalle carceri di Volterra, dove era stato rinchiuso nel 1527 come mediceo, ed era nominato senatore: Andrea di Giambattista, già abbreviatore delle lettere apostoliche di Giulio II, fu cameriere di Leone X, ed elevato al tempo di Clemente alla dignità di arcivescovo di Firenze. Sono anche da ricordarsi Lorenzo di Altobianco marito della dissoluta Caterina Picchena, e Filippo Manente di Giuseppe Maria, governatore, nel 1739, di Roma, dove morì nel 1741. La famiglia si estinse nel 1774 con Francesco Gioacchino, cui premorì il figlio Giuseppe Maria, uomo di lettere, e come tale iscritto alle accademie della Crusca, dell'Arcadia, degli Apatisti.
Bibl.: P. Litta, Famiglie celebri italiane, ed ivi la bibliografia.