ALIGHIERI, Cacciaguida
Della sua esistenza resta traccia indiretta nel documento fiorentino del 9 dic. 1189, riguardante i rapporti tra i figli Alighiero e Preitenitto e il rettore della chiesa di S. Martino del Vescovo in Firenze. A quella data l'A. era già morto, e ciò corrisponde a quanto ne ricorda Dante nella Commedia (Parad.XV, vv. 130-148; XVI, vv. 34-45),a quanto, cioè, costituisce l'unica fonte delle notizie relative a questo personaggio.
Il poeta ha idealizzato la figura del suo trisavolo, facendone il tipo del fiorentino antico, nato nel cerchio delle mura romane, da nobile prosapia perdentesi nella gloria dell'età classica, rinnovatore - col proprio valore di leale cavaliere fedele all'Impero, col martirio di crociato morto combattendo contro gli infedeli - della nobiltà familiare per mezzo di quella sua personale.
Dante ne indica l'anno di nascita indirettamente, ed il calcolo astronomico, fatto secondo Alfragano (Parad.,XVI, vv. 34-39), ha offerto lo spunto alle conclusioni più diverse (sarebbe nato nel 1090 o 1091, nel 1106 o nel 1154), tra le quali sembrano accettabili quelle che si soffermano negli anni tra il 1090 e il 1101. Da una donna "di Val di Pado" (Parad.,XV, v.137) non sicuramente identificabile, nonostante i diversi tentativi di accostamenti a famiglie dal cognome simile, originarie di Ferrara (tesi sostenuta già dal Boccaccio), Bologna, Verona, Parma, forse figlia di un Alagherio, ebbe i figli Preitenitto (il maggiore) e Alagherio (che appare secondo nell'ordine delle citazioni fatte nel documento del 9 dic. 1189), al quale, seguendo l'uso fiorentino, fu dato il nome del nonno materno, divenuto poi il cognome della casata. Sempre secondo il racconto dantesco, fu al seguito dell'imperatore Corrado; fu armato cavaliere da lui e ai suoi ordini morì per la fede. Pietro di Dante, nel commento all'opera paterna, dice che l'A. fu con Corrado "cum in Calabria contra Saracenos ivit et bellavit", alludendo alla spedizione di quell'imperatore nell'Italia meridionale, compiuta negli anni 1026-1027. La notizia fu ritenuta esatta da alcuni dantisti, persuasi dal fatto che, mentre Corrado II era passato per Firenze ed aveva armato cavalieri (G.Villani, Cronica,IV, 9), Corrado III non vi era mai venuto; né, d'altra parte, la ricerca storica aveva ancora messo in piena luce il contributo dei Fiorentini alla terza crociata (Guido cardinale di S. Crisogono, Pazzino de' Pazzi, Guido Guerra il Vecchio, ecc.), così da far sembrare dubbia la partecipazione dell'A. ad un'impresa i cui capi non erano passati per l'Italia. L'accenno del poeta alla Terrasanta usurpata dai Musulmani per colpa dei papi (Parad.,XV, vv. 142-144, ripreso da Inf.,XXVI, vv. 85-87, e da Parad.,IX, vv. 124-126) sembra però indicare con certezza la terza crociata come momento della morte del suo trisavolo; né, fissandone la nascita tra la fine del sec. XI e i primi del XII, si attribuirebbe all'A. un'età troppo inadatta a prendervi parte. La stessa cronologia -più sicura criticamente -dei figli Preitenitto e Alighiero sembra buon argomento per indicare in tal modo quella del padre. Nei versi di Dante, poi, l'A. dice (Parad.,XVI, vv. 34-42) di esser nato nel Sesto di Porta S. Piero, nelle case già abitate dai suoi antenati; i figli di lui dimoravano presso la chiesa di S. Martino del Vescovo, nella casa in cui forse il padre era andato a stare dopo il matrimonio.
Fonti e Bibl.: Oltre alla Commedia ed ai commenti di essa, cfr. G. Villani, Cronica,Trieste 1857, p. 50; Codice diplomatico dantesco,a cura di R. Piattoli, Firenze 1950, p. 4; S. Scaetta, Cacciaguida,Padova 1894; G.A. Scartazzini, Encicl. dantesca,I, Milano 1896, pp. 280-281; G. Livi, Dante, suoi primi cultori, sua gente in Bologna,Bologna 1918, pp.109, 110, 117, 118, 129, 139, 258, 260, 261, 270; N. Zingarelli, La vita, i tempi e le opere di Dante,I, Milano 1939, pp. 57-59;M. Apollonio, Dante…,II, Milano 1951, pp. 811-840 (con la bibliografia citata nel corso della discussione critica).