CAFFIERI (Cafiero?), Filippo (Philippe), il Vecchio
Figlio di Daniele (ingegnere pontificio nato a Sorrento nel 1603 e morto nel 1639), nacque a Roma nel 1634. Non si sa dove ricevette la sua formazione. Era uno dei numerosi artigiani già provetti che il Mazzarino fece ingaggiare oltralpe per decorare i castelli reali: giunse in Francia nel 1660. Dopo la morte del cardinale e la caduta in disgrazia del soprintendente Fouquet, Colbert riassunse di nuovo per conto del re l'antica équipe di Vaux e, in particolare, nel 1663 affidò a Ch. Le Brun la direzione della manifattura dei Gobelins, incaricata di decorare ed ammobiliare le residenze reali. Il C. e i suoi compatrioti D. Cucci e G. B. Tubi (Tuby) vivevano in stretti rapporti di lavoro con le famiglie di artisti francesi, gli Anguier, i Goujon e altri. Il C., dopo avere ottenuto nel giugno 1665 le lettere di cittadinanza, in cui era qualificato scultore ordinario dei mobili della Corona, poté sposare, il mese successivo, una cugina del Le Brun, Frangoise Renault de Beauvallon.
Il C. ebbe vari figli: il maggiore, François-Charles, ebbe per padrino Charles Le Brun e fu collaboratore del padre; Jacques, decimogenito, ebbe per padrino Jacques Rochon, custode ed amministratore dei Gobelins e per madrina Catherine Anguier; ebbe la carica di scultore, fonditore e cesellatore del re e fu padre di Philippe il Giovane, il famoso fonditore e cesellatore, e di Jean-Jacques, scultore.
Il C., sotto la direzione del Le Brun, lavorava legno, pietra e bronzo nei grandi laboratori reali. Numerosi sono i mobili provenienti dalla sua bottega: guéridons, letti, consoles, torciere, cornici di quadri e di specchi, piastre di fondo per camini, porte, ecc. Pare che fin dal 1664egli abbia fornito dei guéridons per il Louvre, dove nel 1665lavorava ai pilastri e ai capitelli della galleria di Apollo (nel 1674 tornò a lavorarvi per scolpire i capitelli del colonnato di Cl. Perrault). Nel 1666, alle Tuileries, dove lavorò per due anni, si associò lo scultore M. Lespagnandel; nel 1669 lo troviamo a Saint-Germain. Ma, impiegato a Versailles fin dal 1665, dal 1671 il suo nome ricorre con sempre maggiore frequenza nei conti del grande cantiere, accanto a quelli di F. Temporiti, Tubi e Lespagnandel.
Nel 1672 il C. scolpì i capitelli e le colonne della camera dei bagni, e cominciò a lavorare per i grandi appartamenti del re e della regina; nel 1673 presentò un modello per certe porte in bronzo, che però non pare siano state realizzate. Per la scala degli ambasciatori, eseguì otto porte dipinte in bianco, con decorazioni dorate: ne esistono ancora due di accesso ai grandi appartamenti. Nel 1676 eseguì, con Lespagnandel, il modello della scalinata (il disegno dei balaustri è nel Museo nazionale di Stoccolma).
Lavorò poi ai soffitti delle due piccole gallerie vicine alla scala degli ambasciatori e nell'oratorio accanto alla camera della regina. Dal 1678 al 1684 lo si trova operoso in tutti i cantieri. Portò a termine le sculture per gli stipiti delle porte e delle finestre dei grandi appartamenti, poi eseguì in piombo e stagno i capitelli delle colonne della cappella (si tratta senza dubbio della terza delle cinque successive cappelle del castello, i cui elementi decorativi furono trasportati in epoca successiva nella nuova cappella, la quarta, costruita da F. Mansart nel 1681, sull'area del salone di Ercole).
Nel 1679 eseguì alcune cornici per i quadri del gabinetto del re e numerose opere di scultura per i piccoli appartamenti regi. Contemporaneamente scolpiva capitelli e decorazioni per la galleria degli specchi.
Nel 1681 il C. era a Marly; nel 1682, di nuovo a Versailles, attivo negli appartamenti del delfino; nel 1684 ebbe l'incarico di scolpire gli altari del convento dei recolletti, a Versailles, in collaborazione con Briquet e Pineau. Non sembra invece che egli abbia lavorato molto per i giardini tranne che, nel 1672, per il "parterre d'eau". Nel 1677, tuttavia, aveva scolpito decorazioni per gondole e barche adoperate nelle passeggiate e nelle feste notturne sul grande canale.
E forse fu dovuta al riconoscimento di una sua particolare disposizione in questo campo, in un periodo difficile per le finanze del regno, in cui era momentaneamente diminuito l'interesse del re per le costruzioni, la sua nomina a ingegneredisegnatore, ispettore generale della Marina e scultore delle navi del re a Le Havre (1687).
Probabilmente cause più immediate possono aver contribuito a questo cambiamento di attività. Dalla morte di Colbert, avvenuta nel 1683, il maestro del C., Le Brun, aveva perso il suo più sicuro sostegno, poiché il marchese di Louvois riponeva tutta la sua fiducia in P. Mignard. Inoltre la guerra contro la lega di Augusta portò alla temporanea chiusura della manifattura dei Gobelins.
Certo dal 1684 al 1687 il C. lavorò ancora, insieme a suo figlio François-Charles, alle grotte di Versailles, ma la originaria équipe dei Gobelins tendeva a disperdersi. Del resto la sua nuova attività gli era forse più congeniale di quanto non possa sembrare a prima vista. Così il suo maestro Le Brun aveva fornito nel 1666 i disegni per la decorazione del "Royal Louis" e del "Dauphin Royal" e per circa 30 anni il C. venne incaricato, con Jean I Berain, di curare la parte ornamentale della flotta: i disegni del C. (molti sono a Parigi negli Archives nationales, fondi Marine, e nel Musée de la Marine) derivano per lo più - pare - da composizioni del Berain. Dopo aver trascorso - dal 1687 al 1691, quattro a Le Havre, si stabilì a Dunkerque, dove lavorò insieme al maggiore dei suoi figli, François-Charles, fino al 1714, data in cui si dimise, a favore di quest'ultimo, dalla sua carica di maestro scultore delle navi del re, carica che rimase nella sua famiglia fino alla fine del sec. XVIII.
Tornato a Parigi, il C. acquistò la redditizia carica di "mouleur de bois", cioè di controllore delle misure della legna da riscaldamento. Morì il 7 sett. 1716 nella sua abitazione di rue St.-Victor e fu seppellito a St.-Nicolas du Chardonnet, in una cappella della famiglia Le Brun.
Fonti e Bibl.: Actes d'état-civil d'artistes franiçais…, a cura di H. Herluison, Paris-Orléans 1873, pp. 8, 62 ss., 105, 181, 226, 232; J. Guiffrey, Les Caffieri, sculpteurs et fondeurs ciseleurs, Paris 1877, passim;L.Hautecoeur, Histoire de l'architecture classique en France, II, 1-2, Paris 1948, ad Indicem;A. Marie, Naissance de Versailles. Les châteaux-Les jardins, Paris 1968, I, p. 151; II, pp. 257, 259, 265-276 (passim), 281, 307, 310-318 (passim), 324, 326; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 350 (con ulter. bibl.); Dictionnaire de biographie française, VII, p.818.