CAIRO
(VIII, p. 281; App. II, I, p. 477)
È la più popolosa città dell'Africa e di tutto il mondo islamico, capoluogo del governatorato omonimo (214 km2): nel 1986 la sola città raggiungeva i 6.053.000 ab., mentre il Grande C. si aggirava intorno ai 13.300.000, pari a circa il 28% della popolazione egiziana.
La vasta agglomerazione del Grande C. non s'identifica con una sola unità amministrativa; essa, infatti, interessa ben tre governatorati (C., al-Ǧīza, al-Qalyūbiyya) per un totale di 2900 km2. La superficie realmente urbanizzata è di circa 330 km2, il resto è rappresentato da terreni agricoli (880 km2), e soprattutto da aree desertiche. Le espressioni intercambiabili di Grande C., area metropolitana o agglomerazione del C. corrispondono dunque a un vasto insieme urbanizzato, tuttora in espansione, in cui è sempre più difficile distinguere le città del C., al-Ǧīza, Shubrā al-Khayma da una massa di villaggi e città medie che tendono a saldarle.
La crescita del Grande C. ha registrato una brusca accelerazione nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta: 2,5 milioni di ab. nel 1952, 4,8 milioni nel 1960 e 6,1 milioni nel 1966. Successivamente consistenti flussi migratori diretti verso i paesi petroliferi hanno rallentato la crescita cairota, ripresa dopo pochi anni con il venir meno di queste correnti migratorie e con il mantenimento di un forte esodo rurale polarizzato dalla capitale (si sono raggiunti i 1000 immigrati al giorno).
Questa crescita accelerata della città si è tradotta nell'insediamento di nuovi quartieri là dove l'ambiente naturale lo permetteva (soprattutto a Est lungo la catena del Ǧabal al-Muqaṭṭam, al di là della cintura dei cimiteri, che per lungo tempo ha paralizzato l'estensione su questo lato). Contemporaneamente a questo sviluppo ''formale'' la città si è accresciuta grazie anche a uno sviluppo ''informale'', a una sorta di densificazione interna.
I processi urbanistici ''informali'' sono rappresentati da costruzioni permanenti o temporanee (generalmente baracche o casupole a un piano), costruite su terreno pubblico, oppure da alloggi che non rispettano alcun regolamento ufficiale (né urbanistico, né edilizio), oppure da edifici sostituiti o sopraelevati in aree già urbanizzate. Il fenomeno ha assunto grande intensità nel centro storico e in alcune aree al suo margine, dove le tradizionali abitazioni monofamiliari a cortili e giardini interni sono state sostituite da abitazioni plurifamiliari, con conseguente degradazione della vita economica e sociale.
La smodata crescita urbana ha posto gravi problemi anche nei confronti del patrimonio architettonico del C.: a partire dal 1979 sono state promosse campagne di restauro, spesso in collaborazione con organismi internazionali (UNESCO). Il C., oltre a importanti funzioni politiche e culturali (è sede di ben tre università, tra cui l'università islamica di al-Azhar, fondata nel 972), è il principale polo industriale dell'Egitto, con circa il 40% della manodopera industriale del paese. Le industrie di beni di consumo (abbigliamento, calzature, mobili) sono localizzate principalmente nel centro del C.; quelle metallurgiche ed elettriche sono concentrate, dopo l'era nasseriana, a sud dell'agglomerazione cairota, nei pressi del uadi Hof; Ḥulwān e Tura accolgono impianti d'industria pesante (siderurgia, metallurgia, cementifici, materiali da costruzione); altre industrie metallurgiche sorgono ad al-Naṣr.
Bibl.: J. Abulughod, Cairo, Princeton 1971; M. Prouzet, Stratégies de localisation des industries dans le "Grand Caire", in Hom. Terres Nord, 1 (1983), pp. 23-30; C. Chaline, Le Caire: une tentative d'aménagement métropolitain, in L'information géographique, 48, 5 (1984), pp. 181-87; J. P. Lecoin, Le Grand Caire: du schéma directeur aux actions opérationelles, in Cahiers de l'Institut d'aménagement et d'urbanisme de la région Ile de France, 73 (1984), pp. 57-64; L'aménagement du Grand Caire, un projet ambitieux, une cooperation exemplaire, ibid., 75 (1985), pp. 9-42; J. E. Cornu, Les chantiers du désert. La mise en oeuvre du schéma directeur d'aménagement du Grand Caire est engagée, in Aménagement-métropoles-coopération, ibid., 81 (1987), pp. 17-22.
Architettura. - L'insediamento contemporaneo si estende nel punto più ampio della vallata del Nilo, alle pendici del Muqaṭṭam; a Est e a Sud è circondato da zone desertiche.
La profonda trasformazione urbanistica inizia nella seconda metà del secolo scorso con il khedivè Ismā῾īl. Nuovi quartieri, grandi arterie a trama geometrica, architetture imponenti modificano l'assetto originario, attenuandone proprio il carattere islamico-orientale. Si consolidano così due parti attraversate longitudinalmente da una via che ricopre un antico canale: a Est la città vecchia, labirintica, con gli agglomerati dei bāzār, a Ovest la metropoli con parchi, viali e un'edilizia di stampo internazionale.
Dopo l'instaurazione della repubblica (1953), viene programmato il primo piano di rinnovamento della viabilità, delle reti idriche e fognarie; in seguito sono raddoppiati in lunghezza i ponti che scavalcano il Nilo e aumentate le superfici a verde.
Nel 1960 viene varato un piano quinquennale per la costruzione di nuovi alloggi: sulla strada per Heliopolis sono approntati centri residenziali come al-Naṣr. Tuttavia, nonostante i successivi interventi (1970 e 1981) − che prevedono città nuove e satelliti, strutture sociali e cooperative, leggi per la protezione del suolo agricolo e degli affitti, nonché sussidi per i materiali tettonici di base − la pianificazione urbana resta drammaticamente carente. Entro un decennio, per il solo ambito cittadino saranno necessarie 800.000 unità abitative, e 5 milioni nel territorio, mentre i vecchi fabbricati degradano. Alcuni distretti presentano una densità tra le più alte del mondo: circa 100.000 persone per km2. La modernizzazione in senso occidentale della città ha reso pertanto più evidenti i contrasti e le situazioni irrisolte.
Attualmente sono in corso costruzioni pubbliche grandiose come il complesso dedicato alle arti, comprensivo della nuova Opera House, iniziata nel 1985, della El Nil Gallery, del Planetario e di altri musei specifici. L'Opera, progettata dalla giapponese Nikken Sekkei, combina, tra gli stucchi e i colori pastello tipici del postmodern, tradizione islamica e funzionalismo nipponico.
Al C. opera anche H. Fathi (n. 1890), uno dei maggiori architetti .
locali, candidato nel 1988 alla Golden Medal del RIBA per la sua attività di originale recupero dei contesti ambientali e delle tecniche tradizionali, come i mattoni crudi, in cui inserisce meccanismi avanzatissimi con un linguaggio legato alla terra egiziana, ma di pregnante modernità.
Bibl.: G. Migeon, Le Caire, Parigi s. d.; Egitto moderno, EUA, Roma 1976; Egitto, in Africa, "Edilizia Moderna", 89-90 (s.d.), pp. 165-69; Hassan Fathy, a cura di J.-P. Cousin, in L'Architecture d'Aujourd'hui, 195 (febbraio 1978), pp. 42-78; AA.VV., An Introduction to Islamic Cairo, in UIA-International Architect, 7 (1985); C. Siniscalco, Il Cairo dai faraoni al postmodern, in Arte e dossier, 24 (maggio 1988).