CALCAGNINI, Calcagnino
Figlio di Francesco, nacque a Ferrara nel 1453. Nel 1473 era canonico della cattedrale di Ferrara, ma presto passò al servizio della curia ferrarese come protonotario apostolico. La conoscenza appunto del diritto, la dimestichezza con le lettere, una brillante ed anche inquieta umanità fecero di lui un conversevole ed amabile personaggio atto a compiacere il mondo elegante di Ferrara. Operò anche come commissario apostolico in vertenze tra illustri casati ferraresi con la Chiesa, con un senso di equilibrio che diede motivo di stima alla gente del suo tempo e che trova riscontro nell'affettuosa, e anche un po' gonfia, orazione in suo onore composta dal figlio naturale Celio Calcagnini, il noto umanista e scienziato del '500 ferrarese.
Amico di quel Giacomo Trotti che, insieme ai Boccamaggiori e ai Sacrati, formò una fazione in Ferrara a sostegno di Ercole d'Este durante una delicata crisi dinastica nel 1471, il C. seppe parteggiare per lui senza troppo guastarsi col gruppo di aristocratici che gli si opponeva, nel quale figuravano gli Ariosto e i Contrari. E molto gli dovette la compatta unità familiare e politica che si costituì tra i suoi fratelli Teofilo, Francesco e il nipote Alfonso e che fu indispensabile a creare con gli Estensi quella stretta e felice saldatura dei Calcagnini che durò oltre un secolo.
Impiegato dal duca di Ferrara prevalentemente in arbitrati e in composizioni di controversie, il C. fu incaricato anche di alcune missioni presso la corte pontificia. Così nel 1470 fu inviato a Paolo II nel quadro delle trattative per una azione congiunta contro le pretese veneziane in Romagna. In questa occasione il pontefice lo gratificò di una pensione. Il C. era ancora a Roma nel 1486, all'indomani della guerra di Ferrara, come ambasciatore d'occasione, in appoggio a quello residente e ai personaggi ufficialmente incaricati degli affari della città padana, per sottoporre a Innocenzo VIII il problema della restituzione al ducato di alcune "ville" del Polesine (Guardazzola, Crispino, Villanova, Canalnuovo) e della città di Adria. In questa occasione si recò in visita di omaggio alla corte di Napoli. Altre missioni di rappresentanza furono affidate al C. negli anni seguenti, presso Lorenzo de' Medici e presso Ludovico Sforza. Un'ultima ambasceria dovette essere quella in Ungheria compiuta nel 1494 per richiamare alla corte di Ferrara Ippolito d'Este, elevato alla porpora l'anno prima. Morì presumibilmente poco dopo quella missione.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Modena, Ambasciatori, Roma, bb. 1, 88; Ibid., Particolari, b. 252; Caelii Calcagnini Panegyricus… pro Calcagnino protonotario apostolico, in Caelii Calcagnini Opera aliquot, Basileae 1554, pp. 652 s.; M. A. Guarini, Comp. hist. delle chiese di Ferrara, Ferrara 1621, p. 315; L. Ughi, Diz. stor. degli uomini illustri ferraresi, I, Ferrara 1804, pp. 104 s.; T. G. Calcagnini, Della vita e degli scritti di mons. Celio Calcagnini protonotario apostolico…, Roma 1818, pp. 11 s.; A. Piromalli, La cultura a Ferrara al tempo dell'Ariosto, Firenze 1953, pp. 38 s.; L. Bellini, Le saline dell'antico delta padano, in Atti e memorie della Deputazione prov. ferrarese di storia patria, n.s., XXIV (1962), pp. 384 s.; L. Chiappini, Gli Estensi, Milano 1967, p. 138; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, s. v.Calcagnini di Ferrara, tav. I.