calcolo
Eseguire operazioni matematiche per risolvere un problema
La soluzione di alcuni quesiti si trova svolgendo un numero finito di operazioni matematiche. Partendo dai dati iniziali del problema è possibile ottenere il risultato finale applicando ben definite regole: si sviluppa così un calcolo che dà la soluzione del problema rispetto ai dati iniziali
La parola italiana calcolo deriva dal latino calculus, che significa "sassolino". Gli antichi Greci e gli antichi Romani eseguivano operazioni con i numeri ‒ come l'addizione, la sottrazione, la moltiplicazione e la divisione ‒ disponendo ordinatamente alcuni sassolini su una superficie piana. Per esempio, i numeri quadrati erano quelli ottenuti disponendo i sassolini in modo tale da formare quadrati. Come possiamo notare il quadrato con un lato formato da due sassolini è composto in tutto da quattro sassolini, mentre quello con il lato formato da tre sassolini è composto in tutto da nove sassolini. Procedendo otteniamo la successione dei numeri quadrati: 4, 9, 16, 25, 36 e così via.
Il termine numero quadrato è usato dai matematici ancora oggi; il termine numero triangolare, invece, oggi è piuttosto insolito e indica i numeri che si ottengono disponendo dei sassolini a forma di triangolo. Prima mettiamo un sassolino come vertice, poi due sassolini, poi tre, poi quattro, poi cinque e così via. Man mano che procediamo verso il basso, otteniamo dei triangoli sempre più grandi. Per sapere di quanti sassolini è composto il triangolo che ha base pari a cinque sassolini dobbiamo sommare 1+2+3+4+5. Ecco un calcolo semplice: 1+2+3+4+5=15. Anche per il triangolo che ha base pari a sei otteniamo senza sforzo la soluzione: 1+2+3+4+5+6=15+6=21.
È probabile che i primi uomini siano comparsi in Africa; ed è proprio verso l'Africa che dobbiamo guardare per scoprire le prime tracce di calcoli eseguiti da esseri umani. Sulle sponde del Lago Edoardo, che si trova in Africa centrale, è stato scoperto un osso intagliato più di 20.000 anni fa. Gli archeologi sono convinti che le tacche servissero per facilitare alcune operazioni con i numeri. Insomma, un uomo preistorico vissuto molto prima delle civiltà greca e romana usava un osso intagliato come una specie di calcolatrice tascabile. Ma alla domanda a che cosa servissero le operazioni con i numeri non è facile rispondere.
Si pensa che nelle civiltà più antiche i calcoli con i numeri servissero agli stregoni per scopi legati alla magia. Alcuni numeri erano considerati fortunati, altri sfortunati e lo stregone poteva prevedere il futuro basandosi proprio su di essi. Per esempio, in figura si vede uno stregone appartenente alla popolazione degli Ibo dell'Africa occidentale mentre lancia quattro conchiglie e conta quante ne cadono con l'apertura verso l'alto. Dopo un po' di lanci le combinazioni possibili aumentano e lo stregone deve essere un bravo matematico per riuscire nel suo compito. L'uso dei numeri per scopi magici persiste anche ai giorni nostri: ancora oggi in Italia molti considerano sfortunato il numero 17!
Un altro motivo che ha spinto l'uomo a inventare i calcoli con i numeri è il gioco. Effettivamente calcolare è un passatempo divertente. Quando giochiamo a carte ‒ per esempio a scopa ‒ ci divertiamo con i numeri, proprio come hanno sempre fatto i bambini e gli adulti in tutte le civiltà del mondo. Per esempio, il bao è un gioco molto diffuso in Tanzania. Sembra che sia uno dei giochi più complicati del mondo (addirittura più complicato degli scacchi!) proprio perché per vincere è necessario eseguire calcoli molto difficili.
L'astronomia ‒ lo studio dei moti del Sole, della Luna, delle stelle e dei pianeti ‒ ha da sempre stimolato gli uomini nell'invenzione di nuovi calcoli. Sappiamo che in tutte le più antiche civiltà ‒ per fare alcuni esempi, quella dei Maya, degli Aztechi, degli Egizi al tempo dei faraoni, dei popoli della Mesopotamia, degli antichi Indiani e Cinesi ‒ esistevano astronomi in grado di prevedere i fenomeni del cielo. Uno dei loro compiti consisteva nell'elaborare un calendario, una divisione dell'anno che consente di prevedere il succedersi delle stagioni. Questa attività non era disgiunta dalla religione: infatti gli astronomi erano spesso anche sacerdoti. Un'eredità di questa antica tradizione sopravvive ancora oggi nel calcolo del giorno della Pasqua ebraica o cristiana, o del periodo del Ramadan musulmano. Per esempio, la Pasqua per i cristiani cade la prima domenica dopo la prima luna piena successiva al primo giorno di primavera.
Nelle antiche civiltà i calcoli con i numeri sono stati utili nel commercio e in altre attività legate alla costruzione, all'artigianato, all'allevamento e all'agricoltura. Per esempio, al mercato era necessario contare i prodotti venduti e le monete necessarie per acquistarli. I mercanti sono stati da sempre abili nel fare i conti. Tenere registrazioni accurate delle spese e dei guadagni ‒ per esempio, scrivendo su tavolette di argilla o su rotoli di papiro ‒ era un compito che spettava non solo ai mercanti, ma anche agli amministratori dei grandi regni dell'antichità. Abbiamo molte testimonianze della bravura matematica degli amministratori assiri, ebrei ed egizi.
Fino a ora abbiamo parlato di calcoli con i numeri, detti calcoli numerici. Ma è possibile calcolare anche con altri oggetti. Per esempio, quando si gioca a dama si calcolano le mosse delle proprie pedine e di quelle dell'avversario. Insomma: partendo da una condizione iniziale (la disposizione delle pedine sulla scacchiera) si prevedono le mosse che si possono fare eseguendo regole precise.
Si può quindi parlare di calcolo quando a partire da una condizione iniziale (i dati del problema) è possibile ottenere il risultato applicando ben definite regole di trasformazione. Spesso il compito di eseguire un calcolo può essere affidato a una macchina. Per esempio, ci sono computer che sono stati programmati per giocare a dama o a scacchi. Uno dei calcoli più importanti è il calcolo logico. La logica ci insegna come ricavare conseguenze a partire da premesse assegnate. Per esempio, concludiamo che "Socrate è un fifone" a partire dalle due premesse: "Tutti i filosofi sono fifoni" e "Socrate è un filosofo".
La scienza che studia come sia possibile ridurre a un calcolo la deduzione delle conclusioni a partire dalle premesse è la logica matematica. Il filosofo tedesco Gottfried Wilhelm Leibniz, vissuto fra 17° e 18° secolo, pensava che tutti i ragionamenti potessero essere ridotti a calcoli simili a quelli numerici. Leibniz sperava addirittura che i disaccordi fra gli esseri umani potessero essere risolti applicando le regole di un calcolo logico ‒ che egli sperava di poter inventare ‒ e che chiamava caratteristica universale. Grazie a questo calcolo logico, due persone che non hanno le stesse idee avrebbero potuto risolvere la loro controversia e smettere di litigare sedendosi tranquillamente a un tavolino e 'calcolando' chi aveva ragione. Il sogno di Leibniz non si è avverato, ma gli scienziati sono stati in grado di inventare calcoli che ci permettono di ottenere molti utili risultati, come prevedere il tempo, organizzare la circolazione dei treni sulla rete ferroviaria o far funzionare a meraviglia i videogiochi.
In figura si vede come gli Egizi scrivevano il numero 743. Gli antichi Romani, invece, avrebbero scritto DCCXLIII, cioè cinquecento (D), due centinaia (CC), cinquanta (L), a cui va sottratto dieci (X), e tre unità (III). La scrittura 743, intesa come "sette centinaia più quattro decine più tre unità", è frutto di una grande invenzione: la notazione posizionale in base dieci. I Cinesi e gli Indiani furono tra i primi ad adottarla. Essa permette di eseguire i calcoli in colonna, una grande semplificazione rispetto alle complicate regole che era necessario applicare per operare con i numeri scritti in notazioni non posizionali, come erano quella egizia o quella romana. La notazione posizionale in base dieci fu adottata dagli Arabi, che durante il Medioevo divennero grandi astronomi e matematici. Fu solo attorno al 1200 che gli Europei, per esempio i mercanti italiani, cominciarono a usare la notazione matematica degli Indiani e degli Arabi. Uno di questi mercanti si chiamava Fibonacci e ha dato non pochi contributi al calcolo.