Egizi
La civiltà millenaria dei faraoni
In Egitto è nata e si è sviluppata per oltre tremila anni una delle civiltà più importanti della storia dell'umanità. Essa dipendeva interamente dalle acque del fiume Nilo che ogni anno straripavano e inondavano le terre circostanti rendendole coltivabili. Ciò ha portato alla nascita di uno Stato sempre più complesso ‒ al vertice del quale si trovava un sovrano che veniva chiamato faraone ‒ che ha contribuito in maniera notevole al progresso della storia umana con l'invenzione della scrittura e con la realizzazione di importanti opere d'arte e imponenti costruzioni, quali per esempio le piramidi, ponendo anche le basi di scienze come la matematica e soprattutto la medicina
Il paese che noi chiamiamo Egitto è uno dei più straordinari miracoli della natura e del lavoro dell'uomo. Nell'angolo nord-orientale del continente africano un grande fiume, il Nilo, scorre attraverso un vastissimo deserto portando, con la sua acqua, la vita a coloro che da molti millenni abitano sulle sue rive. Da un'epoca antichissima, durante l'estate, il fiume cominciava a ingrossarsi fino a uscire dal suo alveo e a ricoprire i terreni circostanti fino al punto in cui questi non diventavano troppo elevati. Dopo qualche settimana il fiume si ritirava lentamente, lasciando sui terreni inondati un fango che noi chiamiamo limo e che, una volta asciutto, costituiva un terreno fertilissimo che permetteva di avere raccolti particolarmente abbondanti.
L'azione benefica del Nilo non sarebbe stata possibile senza il lavoro dell'uomo. Abbandonato a sé stesso, infatti, il fiume poteva trasformarsi in ogni istante in un nemico: era necessario domare la sua corrente impetuosa, far scorrere le sue acque in canali che permettessero di portarle fino ai campi più lontani, costruire riserve per i periodi di siccità e per gli anni in cui la piena non era sufficiente ad assicurare buoni raccolti. Per realizzare tutto questo fin dalle epoche più antiche era necessario che l'uomo lavorasse duramente per tutto l'anno costruendo dighe e scavando canali e dedicandosi a lavori di pulizia per togliere il fango e la sabbia che il vento impetuoso del deserto portava sui villaggi e sui campi.
A tutto questo si aggiungeva il normale lavoro di ogni contadino: seminare, zappare, togliere le erbacce e infine raccogliere le messi che crescevano abbondanti. Anche questo momento, che costituiva il premio di un lungo e faticoso lavoro, non era privo di ombre e di pericoli, perché tra le spighe del grano e dell'orzo maturo si potevano nascondere nemici terribili come i serpenti velenosi, soprattutto i cobra, e, nei canali, i coccodrilli, pronti ad afferrare e a divorare i contadini: è per questo che gli abitanti della Valle del Nilo pensavano che il cobra e il coccodrillo fossero divinità a cui rivolgere preghiere e fare offerte perché li risparmiassero durante il duro lavoro agricolo.
In realtà quando i primi uomini si sono affacciati sulla Valle del Nilo hanno visto una grande distesa di acque fangose che scorreva tra rive disabitate: è solo con un lavoro durato centinaia di anni che le rive del fiume hanno potuto ospitare gruppi di contadini sempre più numerosi che abitavano in villaggi sempre più grandi. È dall'opera di questi primi abitanti che ha avuto origine la civiltà dell'antico Egitto. Mano a mano che essi imparavano a conoscere il loro fiume capivano che era necessario unirsi per controllarlo e disciplinare le acque impetuose da cui dipendeva la loro vita.
Così, passando attraverso varie tappe intermedie, nel Sud dell'Egitto nacque il primo Stato che aveva come proprio capo un sovrano il cui compito principale era quello di assicurare che il fiume fosse sotto il controllo degli uomini e che la piena si verificasse puntualmente. Questo accadeva in un'età molto remota, circa 3.500 anni prima della nascita di Cristo. Conosciamo il nome di alcuni di questi sovrani: il più celebre è quello che chiamiamo il re-Scorpione, perché il suo nome si scrive per mezzo di un segno che raffigura uno scorpione e che noi non sappiamo leggere.
Un secondo Stato si trovava probabilmente a nord, nel delta del Nilo, dove le condizioni di vita erano molto più facili che a sud perché vi erano grandi pianure e molta acqua, mentre a sud pochi erano i campi che si potevano coltivare sulle rive del fiume: questo spiega perché gli abitanti del sud avessero bisogno di unirsi per superare le difficoltà di un'economia povera.
È in quest'epoca così antica che gli Egizi elaborano i caratteri più tipici della loro civiltà; una civiltà che si presenta ai nostri occhi in tutto e per tutto africana e che quindi nessun popolo straniero ha portato in Egitto ma che è nata proprio sulle rive del Nilo, frutto delle idee e del lavoro di un popolo di contadini.
In quest'epoca si affermò anche l'idea che il sovrano era un dio disceso dal cielo per governare il suo popolo e che dopo la morte sarebbe nuovamente salito in cielo per unirsi agli altri dei e vivere con loro per l'eternità.
L'invenzione più importante fu quella della scrittura geroglifica (alfabeto) che avvenne forse verso il 3500 a.C. per la necessità che i funzionari del sovrano avevano di registrare la riscossione delle tasse e le spese dello Stato, che stava diventando sempre più grande e complesso: era ormai impossibile ricordare a memoria i conti ed era necessario trovare un modo per registrarli e quindi controllarli. La scrittura geroglifica è costituita da una serie molto numerosa di segni che raffigurano cose della vita comune che sono facilmente riconoscibili: edifici, uomini e donne, divinità e animali di ogni tipo. Per quanto fosse piuttosto complicata da scrivere si è mantenuta quasi senza modifiche per circa quattromila anni.
Proprio perché era difficile da scrivere e adatta soprattutto a essere incisa sulla pietra, gli Egizi inventarono una seconda scrittura che gli studiosi moderni chiamano ieratica, cioè "dei sacerdoti" (poiché era usata soprattutto dalla classe sacerdotale), molto più semplice e veloce e facilmente riportabile sulla carta di papiro, un'altra delle invenzioni di questo periodo remoto. Il papiro, fino all'invenzione della pergamena, è stato l'unico materiale simile alla carta su cui si scrivesse in tutto il modo antico.
Molti secoli dopo, tuttavia, gli Egizi inventarono anche un terzo tipo di scrittura, che noi chiamiamo demotica e cioè "del popolo", che veniva impiegato soprattutto dai funzionari dello Stato e dai notai. In definitiva, negli ultimi mille anni della loro storia gli Egizi avevano a disposizione tre tipi di scrittura: la geroglifica che usavano quando dovevano scrivere sulla pietra testi molto importanti, la ieratica per i testi religiosi e infine la demotica per i documenti che venivano scritti dai funzionari.
Sempre in questo periodo storico gli Egizi realizzarono nella pietra le prime raffigurazioni di sovrani e anche dei più importanti funzionari che li accompagnavano. Anche in questo caso la tecnica che utilizzarono nelle prime sculture rimase poi per sempre nella storia d'Egitto: la testa di profilo, il corpo di prospetto, e cioè visto davanti, e infine le gambe nuovamente di profilo, un modo che rende facilmente riconoscibile l'arte dell'antico Egitto.
Al termine di questo periodo storico così ricco di invenzioni importanti, il paese venne unificato sotto un sovrano che si chiamava Menes, un nome che noi non siamo in grado di collegare con nessuno dei sovrani di cui si sono conservati i nomi per quell'epoca, e che forse allora si chiamava Narmer. L'unificazione avvenne per mezzo di un'azione militare: Menes (o Narmer) era un re del Sud che conquistò il Nord e divenne il re di tutto l'Egitto. È lui stesso che ce lo racconta su una celebre tavolozza in cui su un lato si fece raffigurare mentre abbatteva con una mazza un nemico inginocchiato di fronte a lui e poi, sull'altra, mentre passava in rassegna i corpi decapitati dei principi del Nord che aveva sconfitto.
Da quest'azione sanguinosa prese il via la storia dell'antico Egitto, il cui sovrano portava tra l'altro il nome di Signore delle Due Terre per ricordare che l'Egitto era nato dalla fusione di uno Stato a sud e di un altro a nord. Si tratta quindi di una storia incredibilmente lunga, perché durò per lo meno fino alla conquista del paese da parte di Alessandro Magno (332 a.C.), e quindi circa tremila anni.
Non è un compito facile per gli studiosi raccontare una storia così lunga, perché durante tremila anni hanno regnato molti sovrani e si sono succeduti molti avvenimenti. A tutto ciò si devono aggiungere le moltissime opere d'arte, tra le quali dobbiamo includere costruzioni gigantesche come le piramidi e i templi, e opere letterarie quali romanzi e poesie, e manuali per lo studio di materie scientifiche come la matematica e la medicina.
Infine, non si può comprendere la civiltà egizia se non si studia anche la sua religione, perché già nel mondo antico gli Egizi erano considerati il popolo più religioso. In realtà la religione è uno degli argomenti più complessi, sia per le molte centinaia di divinità che venivano adorate nel paese sia perché sull'argomento gli Egizi avevano idee assai diverse dalle nostre, per cui è molto difficile riuscire a mettere ordine in una religione che conosceva anche il culto degli animali e degli oggetti inanimati come le pietre (si pensi agli obelischi).
Tuttavia un grande aiuto ci viene dagli stessi Egizi i quali hanno sempre scritto molto e alcuni dei loro scritti ci sono giunti, anche se la maggior parte è andata irrimediabilmente perduta. Questo ci ha permesso di ricostruire tutta la serie dei loro re e di sapere ‒ quasi sempre ‒ per quanto tempo hanno regnato e anche quali sono stati gli avvenimenti più importanti dei loro regni. Per mettere ordine nelle molte notizie che ci sono giunte, i sovrani sono stati raggruppati in 31 dinastie, e cioè in famiglie, come già facevano gli antichi Egizi, ma anche così non basta per fare chiarezza; pertanto anche le dinastie sono state a loro volta raggruppate in grandi periodi storici che presentano caratteristiche abbastanza simili.
Dopo il raggiungimento dell'unità vi è un lungo periodo storico di quasi cinquecento anni, che comprende le prime due dinastie, nel quale l'Egitto si organizza in uno stato molto efficiente; ma è nelle dinastie dalla III alla VI (Antico Regno) che il paese raggiunge le vette più elevate della sua civiltà. È il periodo in cui vengono costruite le grandi piramidi: questi giganteschi edifici costituivano la parte visibile sul terreno delle tombe dei sovrani che avevano regnato sull'Egitto e che ora erano sepolti al di sotto di esse. Può sorprendere che gli Egizi impiegassero tanto lavoro e tanti mezzi per costruire quella che era solo una parte del sepolcro dei loro re, ma per comprendere un fatto così distante dalla nostra cultura bisogna ricordare che secondo le loro concezioni il sovrano era un dio e quindi la sua tomba doveva far capire a tutti l'enorme differenza che vi era tra chi veniva sepolto nelle piramidi e gli altri esseri umani. Tutt'intorno alle piramidi ‒ le più importanti delle quali si trovano alla periferia de il Cairo e furono costruite dai sovrani Cheope, Chefren e Micerino ‒ vi erano tombe assai più modeste ma pur sempre molto belle, in cui erano sepolti i funzionari che durante la vita avevano servito il sovrano che ora riposava sotto la piramide e che avevano il privilegio di seguire in cielo.
Le piramidi sono state saccheggiate dei loro tesori già nell'antichità a opera dei ladri, ma le tombe dei funzionari che si sono salvate ci hanno restituito un gran numero di capolavori di scultura che ora si trovano nei maggiori musei del mondo.
Verso la fine del 3° millennio questo Stato così ben organizzato e tanto ricco da poter dedicare molte risorse alla sepoltura dei suoi sovrani attraversò una crisi gravissima che durò circa duecento anni, di cui sappiamo poco, tranne che il paese si spaccò in due e che ebbero grande importanza alcune città di provincia che, governate da principi locali, produssero opere d'arte di un tipo assai diverso da quello delle epoche precedenti.
L'unità del paese fu ricostituita dai sovrani della XI dinastia, ma fu solo con la dinastia seguente, la XII, che il paese tornò a un grado elevatissimo di civiltà, come si vede anche dal fatto che furono costruite di nuovo piramidi per seppellire i regnanti. Ma le vere novità di questo periodo storico (Medio Regno) furono una nuova idea del ruolo del sovrano e una nuova idea sul destino degli uomini dopo la morte.
Per quanto concerne il sovrano, pur continuandosi ad affermare che era un dio, in realtà ormai veniva considerato soprattutto come un governante il cui compito fondamentale era quello di fare il bene dei sudditi comportandosi come un buon pastore, e che per questo veniva giudicato. Ma la novità più importante riguarda la vita dopo la morte: mentre nel millennio precedente era considerata un privilegio di pochi ‒ solo quelli che il sovrano sceglieva per accompagnarlo nella sua ultima dimora ‒ ora tutti avevano diritto a una vita dopo la morte, ma per ottenerla dovevano superare un giudizio in cui confessavano i loro peccati: fu una vera rivoluzione nella vita religiosa degli Egizi.
Tuttavia il nuovo equilibrio durò poco: lo Stato si spezzò in due e, cosa ben più grave, nel caso del 17° secolo l'Egitto fu invaso da un gruppo di potenti principi guerrieri, che provenivano dalla Palestina e che si impadronirono facilmente del paese perché avevano armi sconosciute agli Egizi, come il carro da guerra e i cavalli, animali ignoti in Egitto. Erano gli Hyksos, parola che in egizio significa "principi dei paesi stranieri". Il trauma dell'occupazione fu gravissimo ma provocò la reazione di una famiglia di principi, originari dalla città di Tebe che con le armi in pugno alla metà del 16° secolo liberarono l'Egitto, fondarono la XVIII dinastia e inaugurarono il periodo detto Nuovo Regno, il più glorioso forse di tutta la storia egizia.
Durante quasi 500 anni l'Egitto divenne la maggiore potenza politica e militare del mondo conosciuto, allargando i propri confini fino alla Mesopotamia, creando un potente sistema difensivo e conseguendo specialmente sotto il faraone Thutmosis III una serie di grandi vittorie che arricchirono il paese con i bottini di guerra e contribuirono alla costruzione di un grande impero. Vi fu un periodo di crisi sotto il faraone Ekhnaton, che tentò di fondare una nuova religione, ma il culmine della potenza e della ricchezza si ebbe con il faraone Ramses II, che salvò il proprio paese arginando l'avanzata degli Ittiti. A lui si deve anche la costruzione di moltissimi edifici imponenti. Durante tutto questo periodo storico i sovrani non vennero più sepolti nelle piramidi, ma in tombe profondamente scavate sottoterra, a Tebe, dove i faraoni risiedevano, in una valle che si trova sulla riva sinistra del Nilo e prende il nome di Valle dei Re. Qui fu trovata la tomba di Tutankhamon, una delle maggiori scoperte archeologiche del Novecento per la ricchezza degli oggetti che vi erano conservati.
Con la fine del Nuovo Regno comincia un lungo periodo in cui l'Egitto partecipa alle vicende storiche del Mediterraneo e alterna periodi di grave crisi e di occupazioni straniere (tra le quali particolarmente lunga fu quella persiana) a periodi di grande ripresa, come avvenne con la XXVI dinastia (7°-6° secolo), della quale gli studiosi sottolineano la ritrovata potenza militare e lo splendore delle arti.
Questo alternarsi di grandi successi e di periodi meno fortunati, ebbe definitivamente fine con l'arrivo di Alessandro Magno, quando si aprì una nuova fase storica. Alla morte di Alessandro (323 a.C.), per effetto della divisione del suo impero, l'Egitto fu posto sotto il dominio della dinastia dei Tolomei, che lo governarono per quasi tre secoli durante i quali si continuò, tuttavia, a usare la scrittura tradizionale, ad adorare i molti dei del paese e a costruire i templi. L'unica differenza stava nel fatto che l'Egitto era ormai governato da sovrani di origine greca, come greci erano coloro che detenevano le leve del potere.
Anche dopo che il paese perse l'indipendenza, la civiltà dell'antico Egitto durò ancora per quasi mille anni, fino alla conquista degli Arabi (639-641 d. C.).