CALDEA e CALDEI
Nome di territorio e di popolo che appaiono nei documenti cuneiformi e nella Bibbia.
La voce Kaldu (Kaldi, Kalda), secondo Fr. Delitzsch, doveva originariamente suonare Kashdu e alla lettera significare "la regione dei Cossei o Cassiti (v.)". Kashdu in progresso di tempo forse si trasformò (secondo le leggi fonetiche del linguaggio assiro) in Kaldu Caldea"; il nome etnico ("i Caldei") fu Kaldū; e il gentilizio Kaldū'a ("il caldeo"). Nelle iscrizioni cuneiformi assire non s'incontrano le forme con sh (Kashdu ecc.); però è verosimile che esistesse un nome di paese Kash-da ("la Caldea"), e oltre a ciò la voce biblica Kasdīm (Ezechiele, XXIII, 23) conduce a supporre in assiro l'esistenza, accanto a Kaldu, della pronunzia Kashdu, Kashdū, Kashdā'a. Ma comunque sia tutto ciò, si ammetta o no la parentela dei Kaldū con i Cossei, i documenti cuneiformi non c'insegnano nulla di sicuro sull'origine dei Caldei e sulla stirpe alla quale appartenevano. Qualcuno ha avvicinato Kaldu (e vocaboli affini) al nome di Karduniash (che è una parte speciale della Babilonia), pensando di identificare Kaldu e Kardu; altri critici si sono domandati se il nome di Kesed, un nipote di Abramo, abbia qualche relazione con Kasdīm (i Caldei nella Bibbia); ma finora nulla è risultato per sciogliere l'avviluppato problema etnico-geografico dei Caldei.
Caldea come sinonimo di Babilonia. - Nelle iscrizioni cuneiformi Kaldu (o Kashdu) designò dapprima la Babilonia centrale; ma, come il biblico Shine'ar si generalizzò, così avvenne anche dell'assiro Kaldu, parola che passò ad esprimere tutta la Babilonia. Presso gli scrittori classici Chaldaea, Chaldaei, ecc. ebbero significati diversi, secondo i tempi. Fra gli storici moderni, durante l'età dei primi studî assiriologici, si usò spesso Caldea per Babilonia pur parlando in generale di documenti "babilonesi" intorno alla creazione e alle età primitive; F. Lenormant nell'opera La langue primitive de la Chaldée (Parigi 1875) espose la grammatica di un antico linguaggio (detto oggi sumerico) parlato già nella Babilonia e che non ha niente di comune col linguaggio semitico dei Caldei. Senza dubbio l'uso del nome Caldea nel senso di Babilonia è legittimo. Però, rigorosamente parlando, Caldea dovettero chiamarsi in origine le contrade più o meno estese che i Caldei vennero occupando allorché invadevano la Babilonia.
In Ezech., XXIII, nella famosa allegoria delle due sorelle Ohola e Oholiba è contenuta una breve e immaginosa descrizione del tipo fisico dei Caldei. Essa non basta certo a farli riconoscere come semiti. Piuttosto il semitismo loro, già ammesso dall'Olshausen (nel 1826), può dimostrarsi sulle tracce del loro linguaggio. La lingua dei Caldei non ha niente a che fare col cosiddetto caldaico. Questa denominazione scorretta (la quale va sostituita con quella di aramaico) deve la sua origine all'erronea opinione che i Giudei della Palestina abbiano preso direttamente il loro idioma dalla Caldea (Babilonia; v. anche aramei).
Se poi la lingua dei Caldei sia ind¡cata nell'espressione di Daniele (I, 4; scrittura e lingua dei Kasdīm) è sempre soggetto di controversia. Notoriamente nel testo biblico alla voce Kasdīm convengono due significati: quello di Caldei (popolo) e quello di astrologi (o sapienti in generale). Nabucodonosor, condotto che ebbe prigioniero in Babilonia Joachim re di Giuda, ordinò ad Ashpenaz, capo degli eunuchi, che procurasse per la reggia alcuni giovinetti ebrei i quali potessero dimorare nel palazzo, ed essere ammaestrati nella scrittura (ebr. sepher) e nella lingua dei Kasdīm. Si tratta dell'idioma comune che fu parlato in Babilonia? Questo hanno sostenuto varî assiriologi ed ebraicisti. Ovvero si tratta del sumerico, il più antico idioma scritto in segni cuneiformi, e studiato dai Babilonesi anche dopo la sua estinzione? Questo anche è ammissibile. Neppure potremmo escludere una terza interpretazione: che lo scrittore biblico con lingua dei Kasdīm accennasse a qualche gergo segreto e sacro proprio di essi. Perché Kasdīm nella Bibbia ha, oltre il significato di Caldei, quello di sapienti e astrologi o in generale studiosi di scienze occulte, significato che manca a Kaldū o Kashdū delle iscrizioni cuneiformi.
Babilonesi e Caldei. - La distinzione fra Babilonesi e Caldei non rimase ignota a certi scrittori classici (come Beroso, coetaneo di Alessandro il Macedone); si dica altrettanto della distinzione fra Caldei e Assiri. Sappiamo da notizie greche che Nabopolassar era caldeo, Nabonid invece babilonese. Ci si dice ancora che Neriglissar, genero di Nabucodonosor e babilonese di stirpe, sebbene si trovasse in relazione di parentela con la famiglia regnante nella Babilonia, considerava come illegittimo il governo di tale famiglia. Queste notizie non solo mostrano l'esistenza dopo Nabopolassar di due razze aspiranti del pari al trono di Babilonia, ma fanno indovinare le loro lotte. Testi cuneiformi più antichi di Beroso e di altri greci eruditi ci informano sul primo svolgersi di esse.
Verso il sec. XI a. C. i Caldei, originari forse dell'Arabia orientale entrano nella Babilonia e movendo da S. a N. occupano gran parte del paese. Coi proprî condottieri prendono dimora specialmente nelle campagne, lasciando le città ai vecchi abitanti. Nelle campagne sorgono piccoli stati caldei che vengono a conflitto con la popolazione babilonese. I Caldei aspirano a conquistare il potere, a impadronirsi della corona reale, e arrivano qualche volta al trono. In difesa dei Babilonesi intervengono qualche volta gli Assiri, e i Caldei dal canto loro si appoggiano all'Elam. Questo è il quadro generale dei conflitti, ai quali pose fine l'impero caldeo inaugurato da Nabopolassar (605 a. C.).
Intorno al primo periodo dei Caldei abbiamo pochi particolari: tre re loro furono al potere nella Babilonia, formando la cosiddetta dinastia del "paese del mare" (1038-1017). Dal periodo di Salmanasar III re di Assiria (858-824 a. C.) le informazioni sono più abbondanti. Leggiamo spesso di escursioni dei re assiri al paese di Kaldi, e di omaggi e tributi che essi ricevono. Non manca, dopo la morte di Adadnirari III (805-702), un periodo di indebolimento per l'Assiria; ma Tiglathpileser III (745-727) riacquista energia e sostiene i re legittimi della Babilonia contro gl'invadenti Caldei. Da un piccolo stato di questi (Bīt Amukkani) allora sorge un fortunato principe, Ukīnzēr (noto anche ai Greci sotto il nome di Χίνζηρος), il quale riesce a salire sul trono di Babilonia. Fu il primo re della sua razza che pervenisse a tale dignità (732 a. C.), che egli tenne però poco tempo. Dopo di lui, a Merodach-Baladan, il vero campione dell'indipendenza caldea, sono affidate le sorti del partito già tanto rinforzato da Ukīnzēr. Merodach-Baladan proclamato dai suoi re di Babilonia resiste per 12 anni (721-710) al potentissimo Sargon finché, scacciato dalla sua patria (Bīt-Yakīn), è obbligato a rifugiarsi presso gli Elamiti; poi, sotto Sennacherib (705-681), riprende vigore per poco, è battuto nella battaglia di Kish (702) e finalmente si ritira, nel momento in cui l'esercito assiro si avanzava verso Bīt Yakīn (700 a. C.) contro un altro principe caldeo Mushezib-Marduk (o Shuzubu). Questi riesce a conquistare la corona di Babilonia (692), è battuto però come gli altri, e condotto (a quanto pare) in Assiria prigioniero. Durante il regno di Asarhaddon (680-669), il figlio di Merodach-Baladan, Nabūzirkinishlishir, tenta una ribellione contro l'Assiria, deve fuggire nell'Elam, ma qui (con politica insolita) il re lo fa imprigionare ed uccidere; mentre Nāid Marduk, fratello di Nabūzirkinishlishir, si sottomette ad Asarhaddon. Sotto il governo di Asarhaddon cade altresì un attacco felice dei Caldei di Bīt Dakkuri contro l'Assiria, e qualche molestia che essi arrecano ai Babilonesi, finche l'attacco non è respinto dal re assiro. Sotto il governo di Assurbanipal (668-626) incontriamo due parenti di Merodach-Baladan: il figlio di lui Apalai, il quale è castigato per le vecchie ribellioni di suo padre, e Nabūbelshumi il quale vuole unirsi al seguito di Shamashshumukīn, fratello e nemico di Assurbanipal; in questo tempo si rivoltano alla Assiria anche "il paese del mare" e altri stati caldei. Nel 625 i Caldei trionfano in modo definitivo con Nabopolassar, il quale inaugura la loro dinastia, o l'impero caldeo.
Caldei e sapienti. - Dopo l'esilio babilonese il nome Caldei, divenuto sinonimo di Babilonesi, venne a indicare anche sapienti, specialmente astrologi e divinatori (astrologia e divinazione furono nell'antico Oriente considerate come vere scienze). I resti dell'antica scienza dei Caldei si possono ritenere contenuti nella letteratura babilonese delle iscrizioni cuneiforrmi, dove però quello che alla Babilonia appartenne non si distingue più da quello che fu caldeo. Abbiamo uno straordinario numero di testi che c'insegnano quali presagi i Babilonesi traevano dall'osservazione del volo degli uccelli, dai sogni, dai portenti (tellurici ecc.), dalle viscere di animali sacrificati. In gran copia poi restano anche registrazioni di omina cavati dallo studio degli astri. In generale, Diodoro Siculo (II, 29 segg.) ha conosciuto la divinazione caldea e i suoi generi. Cicerone (De div., I, 19, II, 46) e Plinio (Nat. Hist., VII, 57) si sono burlati in modo speciale di quei Babilonesi che pretendevano di possedere osservazioni astrali riguardanti periodi favolosi di anni (come 470.000, 490.000, 720.000).
Bibl.: F. Lenormant, Les sciences occultes en Asie, Parigi 1874, 1875; H. Winkler, Untersuchungen zur altorientalischen Geschichte, Lipsia 1889; A. J. Delattre, Les Chaldéens jusqu'à la formation de l'empire de Nabuchodonosor, Lovanio 1889 (con una critica della citata opera del Winckler); H. Winckler, Plagiat?, Lipsia 1889 (risposta al Delattre); E. F. Weidner, Die Könige von Assyrien, in Mitteilungen der vorderasiat.-aegyptischen Gesellschaft, II, Lipsia 1921; P. Schnabel, Berossos und die babylonisch-hellenistische Literatur, Lipsia e Berlino 1923; B. Meissner, Babylonien und Assyrien, voll. 2, Heidelberg 1920-25.