Calderón de La Barca, Pedro
La vita è sogno, e i sogni sono più che sogni
Grande drammaturgo spagnolo del 17° secolo, Calderón de La Barca divenne alla morte di Lope de Vega il maestro indiscusso della scena teatrale spagnola grazie alla sua autorità morale e alla qualità spettacolare delle sue opere, dense di profonde riflessioni
Nato a Madrid nel 1600, Calderón de La Barca sviluppa parallelamente l'interesse per la religione e quello per il teatro. Nel 1635, già famoso per le commedie che ha scritto, è nominato drammaturgo di corte, subentrando a Lope de Vega. Prenderà poi gli ordini sacerdotali (1651) e diventerà cappellano d'onore del re (1663), onorando con la sua attività di drammaturgo la sua fede nel cattolicesimo e nella monarchia.
L'evoluzione della tecnica e dell'arte della scenografia consentì a Calderón di usare macchinari complessi per creare 'effetti speciali' sorprendenti, intensificati da canto, danza e musica, che stupirono e affascinarono il pubblico. Anche lo stile dei suoi versi suscitava meraviglia per l'eleganza, la fantasia, la ricchezza di simboli e immagini insolite, i giochi di parole. Tale capacità inventiva diventava un poderoso strumento di persuasione in quei testi in cui Calderón mise la sua arte al servizio del re e della Chiesa: consapevole della crisi politica e religiosa che attraversava l'impero spagnolo, in piena decadenza, tentò di rafforzare la monarchia e di reagire alla perdita d'unità del mondo cattolico minacciato dalla Riforma protestante. A sostegno della religione, scrisse autos sacramentales, sacre rappresentazioni composte per la festa del Corpus Domini, in cui si spiegano complesse questioni teologiche (come il mistero dell'eucaristia) e si esalta la fede cattolica.
Protagonista del dramma fantastico La vita è sogno è il principe Sigismondo che, a causa di una tragica profezia annunciata dalle stelle alla sua nascita, è stato privato della libertà dal re Basilio, suo padre, e vive prigioniero in una torre. Messo alla prova e portato a palazzo sotto l'effetto di un sonnifero, si comporta ferocemente guidato dall'istinto e dal desiderio: oltraggia coloro che non assecondano il suo piacere, insidia la bella Rosaura, uccide un uomo di corte. A causa di tale condotta, che sembra dar ragione alle stelle e dimostrare la sua natura violenta, viene rinchiuso ancora nella torre: qui dubiterà di ciò che gli è accaduto e crederà d'aver sognato. Liberato nuovamente da una rivolta popolare e messo sul trono che gli spetta di diritto, farà tesoro della precedente esperienza: avendo appreso che persino quando si sogna è bene agire in modo retto, si comporterà saggiamente, senza cercare vendetta, ma perdonando il re e riportando pace e giustizia nel regno. In nome della ragion di stato, infine, sposerà la cugina Estrella, rinunciando all'amata Rosaura.
Grazie al dubbio che lo ha tenuto in bilico tra vita e sogno, Sigismondo matura interiormente, apprende l'arte della prudenza, impara a dominare istinti e passioni sottomettendoli al governo della ragione; egli può così recuperare identità e ruolo, ripristinare l'ordine sul caos, dimostrare che il libero arbitrio, la capacità di scegliere tra il bene e il male, è più forte di ogni predestinazione e contribuisce alla salvezza dell'uomo.
Calderón scrisse anche d'amore. In commedie brillanti, due innamorati, ostacolati dai familiari, affrontano intricate peripezie. Le vicende si complicano per poi risolversi felicemente, grazie a trovate sceniche a effetto e intrecci costruiti come un meccanismo a orologeria. Nella Spagna del Seicento, però, l'amore può finire anche in tragedia, soprattutto quando si scontra con le ferree leggi dell'onore.
Ecco allora i drammi di Calderón in cui i sentimenti rischiano di infrangere i divieti sociali, offendere la morale e i costumi, e conducono sempre a eventi cruenti: mariti traditi, fanciulle oltraggiate, padri offesi chiedono giustizia o cercano vendetta punendo con la morte i colpevoli. La gelosia, il sospetto, i problemi di coscienza suscitati dalla difesa del proprio nome e dai rigidi codici di comportamento del tempo sono i temi di tragedie come Il medico del proprio onore, A offesa segreta, vendetta segreta, Il pittore del proprio disonore, Il giudice di Zalamea.