CALMUCCHI
. I Calmucchi sono Mongoli occidentali, sparsi in gruppi distaccati su un vasto territorio, dentro i confini della Russia, della Mongolia e della Cina occidentale,
Non si conosce con esattezza il numero dei Calmucchi (Oirati, Törgut) nella Mongolia e nella Cina, ma si può calcolare approssimativamente che essi non sono meno di 400.000.
Fino dai tempi più remoti i Calmucchi conducono vita nomade. Dice un loro proverbio: "Dove tu hai acceso il fuoco, là è la tua casa, dove tu hai legato il cavallo, là è il pascolo" La loro occupazione principale è l'allevamento del bestiame. Soltanto entro i confini della Russia essi hanno cominciato a passare gradatamente a vita sedentaria. Hanno tuttavia dovunque conservato sino a oggi la loro complicata divisione in stirpi. Ogni stirpe è sotto gli ordini di un anziano ereditario. Alcune diecine di famiglie, che traggono la loro origine da un capostipite comune, si muovono per la steppa riunite insieme, formando una specie di comunità nomade (choton). Alcuni choton formano una più larga comunità di stirpe (ajmak), alcuni ajmak formano un ulus. I Calmucchi della Russia avevano fino al 1892 a capo dell'ajmak un governatore ereditario (zajsang), a capo dell'ulus un principe (nojon).
I Calmucchi vivono in jurte (kibitka): tende di feltro stese su un'intelaiatura di legno, dalla base di forma cilindrica e la cima di forma conica, facilmente smontabili. Nell'inverno per solito i Calmucchi si fissano in un posto: il bestiame vien tenuto al riparo in uno spazio chiuso, gli uomini vivono dentro costruzioni primitive fatte di mattoni di terra (argilla mescolata con concime e paglia). L'arredamento interno di una jurta è semplice: un letto basso con coperte di felpo, accanto al letto una cassa, nella quale vengono conservati i burchan (idoli), insieme a tutti gli oggetti di valore; davanti alla cassa un piccolo tavolino dorato e intagliato con delle tazzine d'argento o di rame, che hanno un significato rituale. Nel mezzo della jurta si trovano il focolare, che viene considerato come un luogo sacro, e la caldaia, dove si cuociono i cibi. Il fumo si fa uscire attraverso un'apertura in alto (charač), che serve pure per dar luce alla jurta. Il Calmucco non osserva troppo la pulizia: il vasellame di cui egli fa uso, per lo più non viene mai lavato. Il suo vestiario si compone di una camicia di tela o di percalle (kijlik), somigliante per la forma a una giacca femminile, e di calzoni. Sopra questo egli indossa un bešmet (di tipo eguale a quello degli abitanti delle montagne del Caucaso), il quale viene tenuto stretto alla vita da una cintura di cuoio, che i Calmucchi ricchi hanno coperta di lamine di ferro con intarsî argentati. Alla cintura viene data una speciale importanza, ed è reputata cosa indecente il farne senza. Nell'inverno sopra il bešmet viene indossata una pelliccia di montone (per i ricchi di volpe). Il berretto con le tese quadrangolari ha servito di modello per i cocchieri russi. Verso la fine del sec. XIX i Calmucchi abitanti dentro i confini della Russia hanno cominciato a portare dei berretti di forma russa con fasce colorate. La calzatura dei Calmucchi è costituita di stivali con lunghi gambali e con tacchi alti, ferrati. Il vestiario femminile consiste in una lunga ampia blouse e in ampî calzoni; in testa dei berrettini bassi gialli con una visiera nera (machass), sostituiti nei giorni festivi da berretti di stoffa lucida trapunta d'oro, adorni di una fitta frangia rossa. La capigliatura delle bambine fino all'età di 14 anni viene tagliata pari circa all'altezza delle spalle, e più tardi viene riunita in una treccia. Si fa uso di orecchini. Le donne calzano degli stivali di bulgaro rosso.
Nella scelta dei cibi i Calmucchi non sono difficili. ll castrato viene considerato un boccone molto prelibato. Invece del pane si cuociono delle pizze (una pasta molto densa di farina di segale o di frumento, senza sale). Al posto della minestra, e anche come bevanda, viene usato il tè, preparato in modo speciale, con tavolette pressate di detriti di tè: queste tavolette vengono tagliate con coltelli, pestate, ridotte in polvere e gettate nell'acqua bollente dentro la caldaia; dopo che hanno bollito un certo tempo si aggiungono del sale, della farina, del grasso di montone o del burro. È inoltre in uso l'ar′jan, latte cagliato dal quale si fa l'arak, l'acquavite dei Calmucchi; e dal bozo, una specie di ricotta, che rimane dopo la produzione di questa acquavite, si prepara il formaggio calmucco. Si beve anche il kumys, bibita preparata con il latte di cavalla fermentato.
I Calmucchi si sposano generalmente molto giovani (gli uomini fin dall'età di 16 anni, le donne dall'età di 14). Per quanto la loro religione ed anche il diritto nazionale la permettano, la poligamia non viene praticata. Il divorzio si ottiene con grande facilità, ma si pratica pure di rado. Le donne calmucche si distinguono per la loro rara purezza di costumi. Nella vita domestica il lavoro pesa principalmente su di esse; gli uomini hanno la custodia del bestiame, e in certi territorî tagliano nella stagione estiva l'erba e il grano, quando la tribù si dedica anche all'agricoltura.
Quanto alla religione, i Calmucchi sono buddhisti (lamaisti); solo una piccola parte di essi, i cosiddetti Calmucchi-Sarti, che vivono nel Kirghisistan, ha adottato l'islamismo. Il clero lamaista è molto numeroso, e, fino agli ultimi tempi, influente.
Quanto alle tradizioni orali, fin dai tempi antichi presso i Calmucchi ha avuto uno sviluppo particolare l'epopea eroica, le leggende sulle gesta degli eroi popolari (così il poema Džangar). Dei cantatori speciali džangarči, tul′či sono adibiti ad eseguire questi canti. Ora il canto epico non è più curato dai Calmucchi del Volga, ma si è conservato ancora presso gli Oirati della Zungaria e della Mongolia, quantunque anche tra essi l'epopea eroica tenda verso la decadenza.
La lingua. - La lingua calmucca è strettamente affine alla mongolica (v. mongoliche, lingue); all'epoca presente è parlata da poco meno di 200.000 persone di cui 150.000 nel distretto di Astrachan (altre nel Caucaso e nella Mongolia occidentale; pochissime in Europa). I Calmucchi sono divisi in parecchie tribù che parlano dialetti molto affini (Dörböd, Xoit, Törgud, Olöd, Bait, ecc.), ma la divisione principale, riconosciuta dagli stessi indigeni, è fra Dörböd (a SE. del lago Ačínor e di Ubsa) e Törgut (sull'Urungo). I Dörböd del distretto di Stavropol si chiamano grandi Dörböd e quelli del distretto di Astrachan piccoli Dörböd.
Le maggiori differenze fra calmucco e mongolico stanno nella fonetica: alle consonanti forti occlusive del mongolico corrispondono delle leni nel calmucco; dopo l'occlusiva lene la vocale si abbrevia; a parecchie vocali labiali, pure del mongolico corrispondono i suoni palatalizzati ü e ö, ecc.
I Calmucchi, che vantano un'antica letteratura, usano dal 1648 un alfabeto un po' differente dal mongolico (riforma di Zaya Pandita).
Provincia autonoma dei Calmucchi (A. T., 73-74). - Nell'antico governo di Astrachan era stata creata una riserva per i Calmucchi o Tatari Kalmyk, per quanto essi non formassero un blocco etnico compatto, essendo alcuni gruppi sparsi nei territorî di Stavropol, di Orenburgo, del Terek e del Donec. I Soviety vollero unificarli, costituendo la Provincia autonoma dei Calmucchi. I suoi confini sono il Volga a NE., il Caspio a E., i due Manyč a S. e O.; e, verso NO., il territorio dei Cosacchi del Don e quello di Stalingrad. La superficie è di 98.941 kmq. È divisa in 8 distretti o ulusy, uno dei quali è abitato da Russi. Vi si distinguono due zone fisiche, una orientale e una occidentale. In questa sorgono i Colli Ergheni, serie di piccoli sollevamenti (100-200 m.) del periodo miocenico-sarmatico (Terziario). Sono frequenti inoltre i depositi di löss e di cernoziom o terra nera. La sezione orientale è una pianura inclinata verso il Volga, coperta di depositi aralo-caspici del post-pliocene, i quali raggiungono lo spessore di 30 m., spesso mescolati con depositi lacustri e fluviali. Verso la costa esistono sabbie mobili, con dune e barkani, che, spingendosi oltre la linea di costa, formano un arcipelago di piccole isole. Il clima ha carattere quasi desertico, con sbalzi di temperatura sensibili e forte siccità. I corsi d'acqua si esauriscono rapidamente, e perciò nelle terre meno elevate è necessario scavare dei pozzi; verso il Caspio compaiono numerosi laghi e stagni salmastri, in parte prosciugati. La vegetazione è perciò scarsa e offre una mescolanza di specie vegetali proprie della Russia meridionale e dei deserti dell'Asia centrale; sono frequenti i salici, gli olmi, e i canneti.
I primi Calmucchi immigrarono in Russia in epoca incerta, movendo dal Kuku-nor o dal bacino del Huang-ho; verso il sec. XVII si ebbe un nuovo afflusso; come sudditi russi, si batterono a più riprese contro i Persiani e i Baschiri. Una parte vive allo stato nomade nei kibitki; altri sono diventati sedentarî. Allevano cavalli, buoi, pecore; esercitano la pesca e la caccia; una parte si è dedicata all'agricoltura. Quindi la provincia dei Calmucchi si divide, economicamente, in quattro distretti: del Volga e del Caspio, dedito alla pesca; della Steppa, alla pastorizia; del fiume Ergheni, alla pastorizia e agricoltura; di Bol′še-Derbetov, all'agricoltura. La popolazione complessiva è calcolata in 190.648 ab. Sono in gran parte buddhisti-lamaisti della setta dei berretti gialli. Vi è scarsa cultura, impartita dai sacerdoti (ghilong), viventi in 60 monasteri buddhistici. Ma un grande cambiamento in tutti gli aspetti della vita culturale sta affermandosi fra i Calmucchi che abitano in territorio russo, in relazione con tutta la politica tenuta verso la cultura nazionale dal governo dei Soviety. Si sono aperte ora 105 scuole con 9000 alunni, un istituto tecnico, un istituto musicale, una scuola agraria.
Bibl.: P. S. Pallas, Sammlungen historischer Nachrichten über die mongolischen Völkerschaften, I-II, Pietroburgo 1776, 1801; J. Deniker, Étude sur les Kalmouks, in Revue d'Anthropologie, 1883, 1884; S. Sommier, Note di viaggio, II, in Archivio per l'Antropologia, XIX, Firenze 1889; A. A. Ivanovskij, Mongoly-tourgouty, Mosca 1893; V. P. Semenov, Rossija, VI, Pietroburgo 1901; B. Ja. Vladimircev, Mongolo-ojratskij geroičeskij epos (L'epopea eroica mongolo-oirata), Pietroburgo e Mosca 1923; I. I. Zarubin, Spisok narodnostej S. S. S. R. (La lista dei popoli della S. S. S. R.), Leningrado 1927; Karta rasselenija pleme: i narodov S.S.S.R. i soplemennych stran (Distribuzione delle razze e dei popoli sul territorio della S.S.S.R. e dei paesi occupati dalle stesse razze), a cura della S.S.S.R., K.I.P.S., 1927; A. V. Mol′kov, Kalmyki, Mosca 1928; W. Jochelson, Peoples of Asiatic Russia, Washington 1927; V. E. Riasanovsky, Customary Law of Mongol Tribes, Harbin 1929. La migliore grammatica calmucca è tuttora quella di A. Popov, Grammatika kalmyckago jazyka, Kazan′ 1847 (in russo). Studia il calmucco in comparazione col mongolico l'eccellente grammatica di A. Bobrodnikov, Grammatika mongolsko-kalmyckago jazyka, Kazan′ Akademjia Nauk 1849. Come dizionarî si possono citare: H. A. Zwick, Handwört. der westmongolischen (d. h.) kalmückischen Sprache, Donaueschingen 1853; e Podzneev, Kalmyckorusskijslovar' v posobie k izuceniju russkago jazyka v kalmyckich nacalnych školach, Pietroburgo 1911. Ottimi testi in trascrizione fonetica e traduzione tedesca: G. J. Ramstedt, Kalmückische Sprachproben (Mém. Soc. Finno-ougrienne, XXVII, 1-2). Per le differenze col mongolico cfr. Ramstedt, in Journal de la Soc. Finno-ougrienne, XXI, p. 56 segg. Più ampia bibl. (anche per la letteratura), in Laufer, Skizze der mongolischen Litt., in Keleti Szemle, VII (1907), pp. 164-261.