(turco-pers. Dāghistān) Repubblica autonoma della Russia (50.300 km2 con 2.640.984 ab. nel 2006), che si stende fra il Caucaso a S, il fiume Kuma a N e il Mar Caspio a E. Capitale Mahačkala (già Petrovsk). Il D. è una regione montuosa con rilievi che raggiungono i 4500 m; le propaggini della catena caucasica, che si spingono fino a Derbent, vi giungono con numerose fasce di catene trasversali in direzione NE. Nella parte settentrionale si ha una zona bassa e piatta. Il clima è continentale e secco. I principali corsi d’acqua della regione, tutti tributari del Mar Caspio, che scorrono da S verso N, sono il Kuma e il Terek.
La popolazione del D. è un mosaico di popoli: Lesghi (o Curi), Lachi (o Casicumucchi), Avari, Dargua, Tatari, Russi, Ebrei, Persiani ecc., pastori per lo più in montagna, agricoltori in pianura, pescatori lungo la costa. Il nucleo principale è costituito da montanari, i Lesghi. Notevoli le risorse agricole (cereali, frutta, uva) e l’allevamento. Attiva è la pesca sul Caspio. Vi funzionano industrie alimentari, meccaniche, chimiche, tessili. Il sottosuolo è ricco di petrolio e di gas naturale.
La posizione geografica del D. lo rese oggetto delle mire di ogni invasione dal Sud come dal Nord: dagli Arabi musulmani nell’alto Medioevo ai Russi in età moderna. La regione fu quindi marca di frontiera dell’impero dei califfi, e subì poi le incursioni dei Mongoli e dei Turchi. La penetrazione russa iniziò nel 18° secolo. La conquista fu completata verso il 1865. Dopo la rivoluzione del 1917, il D. fu sede di una Repubblica controrivoluzionaria, ma rioccupato nel 1920 dai bolscevichi, divenne Repubblica autonoma dell’URSS. Il D. proclamò la propria sovranità nel 1993, ma accettò di fare parte della Federazione Russa, pur entrando spesso in contrasto con le autorità moscovite. La Repubblica è rimasta coinvolta, dal 1996 in avanti, nel conflitto russo-ceceno, che spesso ha avuto ricadute in territorio daghestano, ed è teatro essa stessa di sanguinosi fermenti autonomistici a base etnica e religiosa.