Calvizie
Calvizie Il termine calvizie indica la caduta diffusa dei capelli, per cui il cuoio capelluto si presenta glabro in zone più o meno estese. La patologia, che ha forti implicazioni sul piano estetico e ripercussioni di tipo psicosociale, può riconoscere diverse cause: malnutrizione e malassorbimento, anemia sideropenica, endocrinopatie (ipo- e ipertiroidismo), effetti collaterali di farmaci, infezioni severe (sifilide, tifo), malattie sistemiche (LES), neoplasie. Tuttavia, la causa più frequente di calvizie osservata nell'uomo è l'alopecia androgenetica, o calvizie comune (v. capelli: Patologie). L'alopecia androgenetica può considerarsi un processo di invecchiamento fisiologico dipendente, principalmente, da un fattore ormonale e da uno genetico: il termine androgenetica deriva appunto dalla fusione di questi due elementi. Tale patologia può manifestarsi in entrambi i sessi sin dall'età della pubertà, in concomitanza con le modificazioni ormonali tipiche del periodo; colpisce maggiormente le popolazioni di razza caucasica rispetto a quelle negroidi. Sotto il profilo clinico, nell'uomo l'alopecia ha un'estensione progressiva, che inizialmente si rivela con un arretramento della linea di attacco frontotemporale dei capelli e successivamente interessa le zone frontoparietali, il vertice, l'intera parte superiore dello scalpo. Sono stati classificati sette gradi di evoluzione e progressione dell'alopecia androgenetica maschile, il più grave dei quali corrisponde alla 'calvizie ippocratica', nella quale i capelli persistono solo nelle regioni temporale e occipitale. Nella donna il fenomeno non compare con la stessa intensità e rapidità, ma con un diradamento dei capelli nelle zone parietali e nel vertice, con rispetto del margine anteriore del capillizio. Per il sesso femminile si adotta una classificazione che prevede tre livelli evolutivi.Per quanto riguarda la causa, su un substrato genetico, trasmesso come carattere autosomico dominante a variabile penetranza nel sesso maschile e a carattere recessivo in quello femminile, agisce un fattore endocrino rappresentato dall'azione degli ormoni androgeni. Ciò è dimostrato dall'assenza di calvizie in uomini castrati prima della pubertà, in adolescenti sottoposti a orchiectomia terapeutica, e dalla sua presenza in donne affette da patologie ovariche e surrenaliche, che comportano un aumento della produzione di ormoni androgeni e anche l'insorgenza di affezioni come acne, irsutismo (sviluppo di peli sessuali di tipo maschile) e disturbi del ciclo mestruale. D'altra parte, quali che siano i livelli di androgeni circolanti e qualunque sia la loro influenza, il fattore genetico, riconducibile alla variabile espressione o attività recettoriale degli ormoni a livello del follicolo pilifero, deve essere inevitabilmente presente. L'influenza degli ormoni sessuali sulla crescita del capello è nota. Un'iperattività o iperespressione dell'attività enzimatica (5 α-reduttasi) correlata con il recettore ormonale a livello del follicolo pilifero incrementa la trasformazione dell'ormone androgeno testosterone in diidrotestosterone, metabolita attivo che ha un'incidenza sul ciclo del capello, relativamente alla zona frontoparietale e del vertice, ove tali recettori sono presenti. Il follicolo pilifero terminale si modifica gradualmente in un follicolo miniaturizzato (ipoplasico), che produce un capello più corto e sottile, segno della riduzione della fase di crescita (anagen) del pelo, che precocemente si converte in quella di riposo (telogen), con conseguente facilità di caduta. Nella donna il quadro clinico è meno grave, perché in età fertile sono più bassi i livelli sia di androgeni circolanti (per la protezione esercitata dagli estrogeni), sia di 5 α-reduttasi, e inoltre per la presenza di aromatasi, enzima che trasforma a livello del follicolo vari ormoni, quale il testosterone, in estrogeni, come l'estradiolo. Nonostante la calvizie comune sia un fenomeno di osservazione frequente, le sue ripercussioni sul piano psicologico e il notevole impatto estetico possono giustificare la prescrizione di una terapia locale o sistemica. Tuttavia, soltanto l'individuazione dei complessi meccanismi fisiopatologici che regolano l'unità pilosebacea e una migliore conoscenza del ruolo della papilla dermica, oltre che del fattore genetico e di quello ormonale, consentiranno di introdurre cure adeguate. bibl.: w.f. bergfeld, Aetiology and diagnosis of androgenetic alopecia, "Clinic Dermatology", 1988, 4, pp. 102-07; r.p.r. dawber, Aetiology and pathophysiology of hair loss, "Dermatologica", 1997, 175, suppl. 2, pp. 22-28; l.a. drake et al., Guidelines of care for androgenetic alopecia, "Journal of the American Academy of Dermatology", 1996, 35, pp. 465-69; a. du vivier, Testo atlante di dermatologia clinica, ed. it. a cura di S. Calvieri, Torino, UTET, 19972.