CAMBOGIA (VIII, p. 511; App. II, 1, p. 488; App. III, 1, p. 292)
Nell'ultimo quindicennio la popolazione della C. è aumentata in misura cospicua (incremento medio annuo: oltre 2,5%), passando dai 5,5 milioni del 1960 agli 8 milioni attuali. La popolazione urbana - che rappresenta poco più del 10% della popolazione totale - è aumentata con un ritmo due volte maggiore. L'unica grande città del paese continua a rimanere la capitale Phnom Penh, con quasi 500.000 ab. verso il 1970; molto distanziati sono sempre gli altri due centri urbani importanti del paese, Batdambang (oltre 35.000 ab.) e Kompong Cham (circa 30.000 ab.).
La C. continua ad essere un paese molto povero (il reddito medio annuo pro-capite non arriva, secondo le stime più recenti, a 120 dollari). Nella struttura economica continua a predominare il settore primario, e in primo luogo l'agricoltura, nella quale è occupato ancora più del 75% della popolazione attiva. L'agricoltura presenta tuttora molte caratteristiche negative tipiche dei paesi sottosviluppati: bassissimo livello tecnico (es.: rendimenti sui 10 q/ha per il riso; 1200 trattori per 3 milioni di ha di colture nel 1970); enorme prevalenza di una sola coltura, il riso (due terzi dei seminativi e l'80% del numero delle aziende agricole); schiacciante maggioranza di aziende pari o inferiori a 2 ha, in prevalenza a economia di quasi autosussistenza (nonostante le misure prese ancor prima del 1960 per la diffusione di forme cooperative e l'allargamento del credito agrario). Non per niente il settore primario dà soltanto il 40% del prodotto nazionale lordo del paese, e l'agricoltura non è riuscita - nemmeno prima delle azioni belliche - a tenere il passo con l'aumento della popolazione, nonostante la superficie coltivata a riso sia più che raddoppiata nel trentennio 1940-70. Il solo sviluppo in senso moderno lo presentano pochissime colture destinate all'esportazione, in primo luogo le piantagioni di hevea brasiliensis, create da capitalisti francesi. Tuttora scarsa l'utilizzazione delle foreste, nonostante la loro cospicua estensione. I bombardamenti statunitensi hanno causato gravissimi danni al settore agricolo, sia direttamente (grande numero di crateri nei campi), sia indirettamente (impedimento al lavoro agricolo, esodo forzato dei contadini). La conseguente diminuzione della produzione - calata a partire dal 1972 all'incirca a poco più di 1/3 di quella media degli anni Sessanta - ha resa necessaria, fra l'altro, a partire dal 1971, l'importazione di riso dagli SUA, dal Giappone e da Taiwan, per la prima volta nella storia del paese. Si è calcolato che metà del bestiame del paese sia andata distrutta.
Il settore secondario continua a rimanere estremamente modesto (17% del prodotto nazionale lordo), con un'attività rivolta sostanzialmente a fornire beni di consumo semplici per la popolazione, ad opera soprattutto di aziende artigianali. Negli anni Sessanta peraltro è sorto un certo numero di fabbriche moderne, in grande prevalenza nel settore dell'industria leggera, spesso per impulso statale. Da ricordare la costruzione, grazie all'aiuto dei paesi socialisti, di una fabbrica tessile, di un cementificio, di una cartiera, di un impianto per il montaggio di trattori, di segherie, di impianti d'irrigazione, di centrali idroelettriche (settore statale); grazie a investimenti privati, di impianti conservieri, di fabbriche di articoli di gomma, di impianti per bevande non alcooliche; grazie a imprese miste, di centrali termoelettriche, di fabbriche di sigarette e di una raffineria di petrolio. Le fabbriche sono sorte a Phnom Penh, Batdambang, Kompong Som. Buona parte di tali impianti è stata gravemente danneggiata dalla guerra, così come i due terzi delle aziende artigianali. Il cospicuo "aiuto" statunitense del 1970-75 è consistito sostanzialmente in forniture militari. A partire dal 1970, il 55% delle uscite statali è stato destinato alle spese militari.
Il settore terziario ha visto, negli anni Sessanta il più efficace degli interventi dello stato nell'economia (nazionalizzazione delle banche commerciali e del commercio estero, 1963; creazione della Banca nazionale, 1965; acquisto di azioni delle società francesi, piano quinquennale 1960-64). Del tutto negativo invece il gonfiamento del settore a partire dal 1970, causato dall'abnorme crescita dei settori burocratici (in primo luogo forze armate) e dei "servizi" connessi alle masse dei profughi. Nel campo delle comunicazioni, l'unica realizzazione dì rilievo è stato l'aeroporto internazionale di Pochentong presso Phnom Penh. Nel corso della guerra il 40% delle strade sono state rese inutilizzabili e un terzo dei ponti distrutti già nel 1972. Gravissimi i danni arrecati alla strada asfaltata e alla ferrovia - costruite negli anni Sessanta - da Phnom Pehn al porto di Sihanoukville (chiamato dai militari di destra Kompong Som). Già dal 1972 la gran parte dei rifornimenti per i consumi quotidiani della popolazione di Phnom Penh era trasportata per via aerea. Il commercio estero è strettamente legato alla struttura economica arretrata del paese e al suo passato coloniale: nelle esportazioni continuano a predominare i prodotti agricoli, con netta prevalenza di uno solo, il riso (circa il 50% delle esportazioni), cui seguono il caucciù, il mais, il legname, il pepe, il sesamo; le importazioni comprendono prodotti petroliferi e articoli vari dell'industria metalmeccanica. Oltre alla ex-potenza coloniale, la Francia, che mantiene il primo posto, gli scambi commerciali avvengono principalmente con Giappone, Singapore, Rep. Fed. di Germania, Gran Bretagna. Va tenuto presente che nel periodo della guerra le esportazioni di riso sono completamente cessate.
Dopo la fine della lotta armata, a quanto si sa dalle scarse notizie giornalistiche, sono state prese fra l'altro le prime misure per introdurre forme cooperative nelle campagne, per migliorare l'irrigazione e la selezione delle sementi; è stato inoltre realizzato il ritorno nelle campagne delle centinaia di migliaia di contadini che si erano riversati profughi in Phnom Penh in seguito ai bombardamenti aerei statunitensi. Si è ribadita la necessità di una prospezione geologica completa del paese.
Bibl.: Ch. A. Fischer, South-East Asia. A social, economic and political geography, Londra 19662 (rist. 1971).
Storia. - Nel giugno 1960, in seguito al referendum, Sihanouk assunse la carica di capo dello Stato, lasciando sussistere la monarchia, impersonata dalla regina madre. Fino al 1970 egli continuò a dominare la scena cambogiana, ispirandosi a un misto di autoritarismo, paternalismo, buddhismo e socialismo e appoggiandosi al "Sengkum Reastr Niyum" (Comunità popolare socialista), una concentrazione politica da lui creata in cui confluivano gli elementi più avanzati dell'aristocrazia tradizionale e la nuova borghesia, di formazione culturale francese. Il Sengkum ottenne una larghissima maggioranza nelle elezioni del 1955, 1958, 1962, 1966. L'opposizione extra-parlamentare era rappresentata principalmente da un movimento d'ispirazione comunista, il "Khmer Issarak".
Mentre all'interno Sihanouk perseguiva una politica vagamente socialista ma anticomunista, in politica estera lottò, in mezzo a crescenti difficoltà provocate dall'estendersi della guerra nel Vietnam e nel Laos, al fine di ottenere il riconoscimento della neutralità cambogiana.
Nel 1961 riuscì a far convocare a Ginevra una conferenza per la neutralizzazione del Laos; ma la richiesta ripetutamente avanzata nel 1962, 1963, 1964 di estendere la neutralità alla C., fu respinta. In un primo tempo il neutralismo cambogiano era rivolto a salvaguardare il regime non meno dal comunismo che dall'estensione del conflitto e dalle rivendicazioni anche territoriali dei nemici secolari della C., la Thailandia e il Vietnam del sud; ma dopo il rovesciamento di Diem e l'intervento americano sempre più scoperto, Sihanouk orientò il suo neutralismo in senso filo-cinese. Nel 1963 rinunciò agli aiuti americani. Nell'ott. 1964, recatosi a Pechino per l'anniversario della repubblica, ebbe colloqui con i rappresentanti del Vietnam e della Corea del nord, del FLN, del Pathet Lao oltreché con i dirigenti cinesi. Il nuovo orientamento incontrò crescente opposizione tra la destra del Sengkum, fortemente anticomunista. Questa riuscì nell'ottobre 1966 a far nominare primo ministro un suo uomo, il gen. Lon Nol. In un primo tempo Sihanouk cercò di resistere. Nel maggio 1967 fece dimettere Lon Nol, assumendo la direzione di un governo di emergenza e poi (genn. 1968) cedendola a un suo uomo, Penn Nouth; ma l'influenza di Lon Nol che, col sostegno americano, continuò a far parte dei successivi governi, aumentò ulteriormente. Lo stesso Sihanouk, vedendo un crescente impegno americano in Indocina e preoccupato per l'accendersi di focolai di guerriglia comunista nel Battabambang, per le infiltrazioni di Viet cong e per il diritto rivendicato dagli Americani d'inseguirli quando questi si fossero rifugiati in territorio cambogiano, cercò di correggere l'accentuazione filocinese della sua politica, abbandonando l'autarchia economica e ristabilendo nel giugno 1969 le relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti. Ma l'ala destra del Sengkum, uscita rafforzata dalle elezioni del 1966, designò ancora nell'agosto 1969 Lon Nol a primo ministro; e questi il 18 marzo 1970 lo dichiarò deposto, facendo nominare capo dello stato Cheng Heng e assumendo il potere insieme con Sirik Matak, un principe cugino di Sihanouk. Il 9 ottobre fu proclamata la repubblica, di cui Lon Nol nel marzo 1972 fu eletto presidente.
Mentre il nuovo regime assumeva un atteggiamento nettamente filoamericano, ottenendo gli aiuti militari e l'appoggio armato sudvietnamita, Sihanouk il 23 marzo lanciava un appello alla resistenza armata, annunciando la costituzione di un Fronte Nazionale Unito (FUNK) e successivamente di un Governo di Unione Nazionale (GRUNK), riconosciuto subito da Pechino e nell'ottobre 1972 da Mosca. Nel maggio-giugno 1970 gli Americani entravano in C. in forze per sgominare i Khmer rossi; ma questi, ritiratisi gli Americani, ripresero l'offensiva vittoriosa. Negli anni 1971-74, nonostante l'invio di armi e di istruttori americani e l'intervento di reparti sudvietnamiti e dell'aviazione americana, la situazione di Lon Nol si fece sempre più difficile. Mentre continuavano i lenti progressi dei guerriglieri rossi, il suo regime era indebolito all'interno da contrasti faziosi, che portarono nel settembre 1974 allo scioglimento dell'Assemblea nazionale. Ai primi di gennaio del 1975 i Khmer rossi appoggiati da reparti del Nord Vietnam e del FLN, lanciavano l'offensiva finale. Il 10 aprile Lon Nol abbandonava il paese e il 17 i guerriglieri vittoriosi occupavano la capitale. Varata nel gennaio 1976 una nuova costituzione repubblicana, Sihanouk rassegnò nell'aprile le dimissioni da capo dello Stato, mentre un'Assemblea nazionale portò subito alla presidenza il ministro della Difesa Khieu Samphan.
Bibl.: D. Meunier, Le Cambodge de Sihanouk ou la difficulté d'être neutre, Parigi 1965; R. Smith, Cambodia's foreign policy, New Haven, Yale UP, 1966; M. Leifer, Cambodia: the search for security, Londra 1967; W. Burchett, Guerra di popolo nell'Indocina. Laos e Cambogia, 1970; J. S. Grant-A. G. Moss-J. Unger, Cambodia: the widening war in Indochina, New York 1971.
Letteratura. - I documenti più antichi di questa letteratura, scritta in lingua khmer, sono le iscrizioni su pietra di Angkor (9°-14° secolo), preziose sotto il profilo storico e riecheggianti influenze indiane e sanscrite. Alla caduta del regno di Angkor l'influenza letteraria buddhista si sostituisce a quella brahmanica. Sono di questo periodo le Cronache reali che descrivono, fra l'altro, la fondazione dell'attuale capitale Phnom Penh, e le traduzioni del Canone buddhista dalla lingua pāli. Fra i testi buddhisti ebbero particolare fortuna i Jātaka. La letteratura profana della C. è rappresentata soprattutto dai generi didattico, epico, drammatico e narrativo. Fra le opere didattiche e tecniche - che trattano delle più svariate discipline - si segnalano i libri divinatori e i cosiddetti chbāp, codici di morale e di buona condotta, che sono per lo più adespoti e difficilmente databili. In C., come del resto in tutto il sud-est asiatico, il teatro è strettamente connesso con l'epica in quanto da essa desume i suoi testi più popolari che vengono mimati e danzati. I racconti epici sono per lo più d'ispirazione indiana e fra essi spicca la versione khmer del Rāmāyaṇa di Vālmīki, intitolato Rām Ker. Sebbene il teatro moderno tenda a ispirarsi alle situazioni della vita quotidiana, con una spiccata preferenza per il tema comico, le ballerine che mimano le vicende di esseri divini e di eroi del passato riscuotono ancora i favori delle platee. Per quanto riguarda la letteratura narrativa, sono da ricordare i romanzi versificati dell'epoca classica - come la storia di Vorvong e Saurivong, o quella di Rothisen -, nei quali predomina il gusto del meraviglioso e del leggendario. I romanzi contemporanei, come Kla-Han di Rim Kin, Fiore sbocciato, fiore avvizzito di Yeng Say, Vanna di Chay Choum, ecc. s'ispirano invece alla realtà quotidiana.