Vedi Cambogia dell'anno: 2012 - 2013 - 2014 - 2015 - 2016
Dilaniata dalla guerra civile e dal regime autoritario di Pol Pot negli anni Settanta, attualmente la Cambogia vive una situazione di relativa pace e stabilità e ha visto migliorare i rapporti con i vicini e con la comunità internazionale.
La Cina, unico paese che continuò a fornire aiuti alla Cambogia durante il regime dei Khmer Rossi, è ancora oggi un alleato e un importante partner economico. A sua volta, il primo ministro cambogiano Hun Sen è impegnato nel perseguire la politica di ‘una sola Cina’, non riconoscendo Taiwan come stato sovrano. Con l’obiettivo di contrastare l’influenza cinese nel paese, anche gli Stati Uniti hanno stretto legami con la Cambogia. Tale relazione tuttavia è resa difficoltosa dai vincoli posti dagli Stati Uniti, che subordinano gli aiuti al rispetto dei diritti umani.
Sul piano regionale i rapporti con il Vietnam, ex nemico, sono oggi piuttosto distesi, sebbene la questione della delimitazione dei confini non sia ancora completamente risolta. Proprio la questione dei confini è invece alla base delle tensioni con la Thailandia: nonostante una sentenza della Corte internazionale di giustizia del 1962, Bangkok rivendica infatti la sovranità sull’area del Tempio di Angkor e sulle aree marine del Golfo di Thailandia, ricche di risorse naturali. Nell’aprile del 2011 si sono registrati scontri di confine che hanno provocato la morte di diversi soldati, esacerbando il conflitto latente tra i due paesi. Segni di distensione sono tuttavia giunti nel luglio 2012, con il ritiro congiunto delle truppe cambogiane e thailandesi dalla zona del tempio di Preah Vihear.
Dal 1999, la Cambogia è membro dell’Associazione delle nazioni del sud est asiatico (Asean), organismo di integrazione regionale, all’interno del quale il paese ha costantemente assunto posizioni filo-cinesi.
La monarchia cambogiana è venerata come simbolo dell’unità nazionale, mentre il potere esecutivo è affidato ad un governo nominato sulla base degli equilibri parlamentari. L’attuale primo ministro Hun Sen, già al governo a partire dal 1979 e più volte premier, è esponente del Partito popolare cambogiano (Kanakpak Pracheachon Kâmpuchéa, Kpk), che nelle elezioni del 2008 ha conquistato 90 seggi su 123 alla camera bassa del parlamento. Il partito ha radici leniniste e persegue un riformismo pragmatico in relazione alle politiche economiche. L’opposizione è vittima di vessazioni, come dimostrato dalla privazione dell’immunità e condanna in absentia a dieci anni di detenzione del leader del principale partito di opposizione, Sam Rainsy, accusato di falso e di aver pubblicato sul sito del partito una mappa con un progetto di invasione da parte del Vietnam. Complessivamente, il livello di libertà politica nel paese è piuttosto basso e la forte presa di Hun Sen sui media e sulla struttura burocratica lasciano prevedere un successo elettorale per il suo partito alle elezioni previste per il 2013.
La popolazione cambogiana è composta per il 90% da Khmer, per il 5% da Vietnamiti e per l’1% da Cinesi. La quasi totalità dei cambogiani (95%) è di religione buddista Theravāda (la scuola buddista più antica, fondata in India e presente anche in Laos, Myanmar e Thailandia), e vi sono alcune minoranze cristiane, islamiche e animiste. La popolazione è giovane (l’età mediana è di quasi 22 anni), composta prevalentemente da donne a causa della guerra civile, e dislocata soprattutto nelle campagne.
Il tasso di alfabetizzazione è del 78%, tra i più bassi fra i membri dell’Asean, ma aumenta all’87% per i ragazzi dai 15 ai 24 anni (anche se gli ‘Obiettivi di sviluppo del Millennio’ prevedono il raggiungimento del 92%). Anche la scolarizzazione primaria va crescendo (96%), ma il lavoro minorile resta un fenomeno diffuso, che interessa quasi la metà dei bambini. I laureati non sono numerosi e questo comporta scarsità di lavoro qualificato. Le donne sono poco presenti nelle posizioni dirigenziali e contano solo un quinto dei seggi nella camera bassa del parlamento.
La corruzione è diffusa e rappresenta un freno allo sviluppo economico e alla stabilità sociale: la Cambogia è al 164° posto su 187 nella classifica mondiale di Transparency International sulla corruzione percepita. Un altro grave problema è quello delle appropriazioni indebite di terreni da parte di politici, burocrati e militari.
La Cambogia è uno dei paesi più poveri del mondo (il pil pro capite è di poco superiore ai 2200 dollari) e l’economia risente tuttora degli effetti della guerra civile che ha compromesso lo sviluppo delle infrastrutture e del capitale umano. Allo stesso tempo, essa è una delle economie più dinamiche della regione.
L’agricoltura rappresenta ancora una parte importante della struttura produttiva (il 36% del pil) ed è caratterizzata dalle coltivazioni di riso. L’industria sta tuttavia crescendo rapidamente, in particolare nei settori tessile e calzaturiero, che sono orientati all’esportazione e godono di ingenti investimenti dall’estero, aumentati negli ultimi anni anche grazie alla maggiore stabilità politica. I servizi contano per il 41% del pil: i settori più sviluppati sono i servizi finanziari e il turismo; in particolare quest’ultimo sta conoscendo negli ultimi anni una forte espansione (circa il 25% su base annua nel 2012), contribuendo a riequilibrare almeno in parte il passivo nella bilancia commerciale.
Negli anni recenti la Cambogia ha conosciuto una crescita sostenuta, a un ritmo di circa il 6% annuo, con la sola eccezione del 2009, quando ha conosciuto una sostanziale stagnazione. Già nel 2010 l’economia cambogiana è tornata a crescere (+4,7%) e dal 2011 ha ripreso i livelli di espansione pre-crisi, che secondo le previsioni si manterranno anche nei prossimi anni.
La bilancia commerciale è in passivo, anche se la Cambogia ha alcuni settori intensamente indirizzati all’esportazione, come nel caso del tessile. Oltre a prodotti tessili, il paese esporta gomma e legname, mentre dipende dalle importazioni soprattutto per quanto riguarda petrolio e materiale da costruzione.
Le esportazioni cambogiane sono dirette principalmente verso gli Stati Uniti, mentre le importazioni provengono in gran parte da membri dell’Asean (Thailandia e Vietnam) e dalla Cina. Circa i rapporti con l’Unione Europea, la Cambogia è parte dell’iniziativa ‘Everything but Arms’, che prevede l’eliminazione dei dazi per le importazioni provenienti dai paesi meno avanzati per tutti i prodotti eccetto le armi.
La Cambogia non possiede petrolio e gas, ma le foreste rappresentano una grande risorsa per il paese. Infatti, l’energia prodotta dalla Cambogia è generata in gran parte a partire da biomasse (71%), a cui si aggiungono petrolio (28%) e una piccola quota di idroelettrico (1%). La maggioranza della popolazione non ha accesso all’elettricità (le percentuali di accesso più elevate si registrano nella capitale Phnum Pénh). Sebbene l’ampio ricorso alle biomasse limiti la dipendenza dalle importazioni, la deforestazione sta assumendo proporzioni rilevanti, anche a causa dell’espansione agricola, e i risultati delle iniziative governative non sembrano ancora sufficienti ad arginare tale fenomeno, mettendo in dubbio la sostenibilità dell’attuale mix energetico.
Nel 2006 il parlamento cambogiano ha adottato una legge che obbliga gli uomini dai 18 ai 30 anni a registrarsi presso l’esercito e, se selezionati, a compiere il servizio militare per 18 mesi. Tale legge è stata criticata poiché in controtendenza rispetto agli sforzi internazionali per la riduzione del settore militare. Allo stesso tempo vi sono pressioni affinché la Cambogia continui a diminuire la spesa militare (al 3% negli anni Novanta, e poi lentamente ridotta fino all’1,8% del pil odierno) a favore delle spese per istruzione e sanità (quest’ultima arrivata al 5,6% del pil nel 2011).
Dal punto di vista della sicurezza interna, recentemente il paese ha registrato alcuni progressi nella riduzione delle mine anti-uomo risalenti all’epoca della guerra civile. Il numero di incidenti è infatti crollato dai 4320 del 1996 ai 211del 2011 e circa metà delle zone contaminate sono ora sminate.
In campo internazionale la Cambogia partecipa alla missione Unifil in Libano con 217 effettivi.
Al tempo della Kampuchea Democratica – questo il nome ufficiale della Cambogia durante il regime dei Khmer Rossi (1975-79) – il popolo cambogiano è stato vittima di evacuazioni forzate, torture, esecuzioni pubbliche e altri gravi crimini. Si stima che circa tre milioni di cambogiani siano morti in quel periodo, su una popolazione totale di circa sette milioni.
Nel 2001 il Parlamento cambogiano ha costituito, all’interno delle corti giudiziarie, un tribunale competente circa i crimini contro l’umanità commessi durante il regime di Pol Pot: le Camere straordinarie. Tuttavia, considerando la debolezza del sistema giudiziario nazionale, nel 2003 il governo ha siglato un accordo con le Nazioni Unite per definire la partecipazione della comunità internazionale alle Camere straordinarie. In base ad esso, al tribunale nazionale sono stati applicati standard internazionali e vi prende parte anche personale internazionale. Anche a causa della burocrazia e della scarsità di fondi, le Camere straordinarie hanno potuto cominciare i propri lavori solo nel 2007, a distanza di più di 30 anni dai fatti. Nel 2008, cinque persone (tra cui il capo di stato e alcuni ministri dell’epoca) sono state incriminate, mentre Pol Pot è morto prima di poter essere processato. Nel luglio 2010 la prima persona processata davanti alle Camere straordinarie, Kaing Guek Eav, è stata condannata a 35 anni di detenzione per vari crimini, tra cui sterminio e tortura. Gli altri processi sono invece ancora in corso.
Nell’ottobre 2012 è morto Norodom Sihanouk, figura di primo piano della storia cambogiana per diversi decenni. Succeduto sul trono al nonno nel 1941 con l’appoggio del governo francese di Vichy (all’epoca la Cambogia era parte dell’Indocina francese), collaborò con gli occupanti giapponesi. Rimasto sul trono anche dopo il ritorno dei francesi, Sihanouk guidò il paese nella difficile transizione post-coloniale, evitando che il conflitto scoppiato nel confinante Vietnam destabilizzasse anche la Cambogia. Tra alterne vicende e momentanei esilii all’estero, Sihanouk rimase in carica anche durante il regime dei Khmer Rossi, pur subendo un periodo di prigionia. Nuovamente in esilio dopo l’invasione vietnamita, guidò l’opposizione nazionalista e dopo il collasso sovietico ritornò in Cambogia, riconquistando la corona per oltre un decennio. Nel 2004 abdicò per ragioni di salute in favore di suo figlio, ritirandosi in Corea del Nord e poi in Cina fino alla morte, dopo aver segnato con la propria presenza oltre sessanta anni di storia della Cambogia.