Vedi Camerun dell'anno: 2012 - 2013 - 2014 - 2015 - 2016
Il Camerun è un importante stato africano, situato in quella parte occidentale dell’Africa equatoriale che si affaccia sul Golfo di Guinea.
Colonia tedesca fino alla Prima guerra mondiale e poi diviso per mandato della Società delle Nazioni tra Francia e Regno Unito, il Camerun è una repubblica indipendente dal 1960, costituita dall’ex Camerun francese e da una parte dell’ex Camerun inglese (una porzione si è unita alla Nigeria dopo un referendum). L’iniziale struttura federale, che rifletteva la divisione del paese tra le due potenze mandatarie, fu superata nel 1972 quando il Camerun divenne una repubblica unitaria con capitale Yaoundé.
Le sue relazioni politiche ed economiche più rilevanti sono quelle con l’ex madre-patria, la Francia. Parigi è infatti il maggior partner commerciale, per importazioni, del Camerun, oltre che il suo primo investitore estero tanto in termini di ide, tanto in aiuti per lo sviluppo.
Molto buoni sono poi i rapporti con tutti i principali paesi occidentali e in particolare con gli Stati Uniti, le cui aziende petrolifere sono interessate a stringere accordi per lo sfruttamento delle riserve di greggio presenti nel paese; negli ultimi anni si registra una crescente partnership con la Cina.
Nonostante il Camerun sia uno degli stati africani più rilevanti dal punto di vista politico ed economico della fascia equatoriale – come testimonia la sua posizione all’interno della Comunità economica e monetaria dell’Africa centrale (Cemac) – il Presidente Paul Biya (in carica dal 1982) ha sempre optato per una linea di basso profilo e di scarso protagonismo nelle principali crisi regionali. La grave instabilità politica e le guerre che hanno interessato alcune nazioni limitrofe, come il Ciad e la Repubblica Centrafricana, stanno tuttavia spingendo il governo del Camerun a impegnarsi maggiormente per rafforzare la cooperazione politica regionale. A queste crisi, infatti, è direttamente legato il progressivo incremento del numero di rifugiati che cercano riparo in Camerun e che rappresentano una delle principali emergenze che il governo di Yaoundé si è trovato a dover gestire negli ultimi anni.
A livello interno, la nota più caratteristica del paese risiede proprio in un’eccezionale continuità politica e di governo. Una stabilità costruitasi, dall’indipendenza ad oggi, intorno a due figure politiche principali: quella del presidente Ahmadou Ahidjo, nei primi vent’anni di storia, e quella di Paul Biya, nel trentennio successivo.
Sebbene dal 1992 in Camerun viga un sistema multipartitico, la scena politica interna è dominata dal partito di Biya, il Rassemblement démocratique du Peuple Camerounais (Rdpc), che dalla sua fondazione ha vinto sistematicamente tutte le ultime tornate elettorali.
D’altro canto i partiti all’opposizione – e in primis il Social democratic front (Sfd), il più importante e ben radicato nelle regioni anglofone – sono marginali, spesso disuniti e scontano nell’elettorato quello stesso deficit di credibilità e fiducia che interessa, più in generale, tutto il sistema politico camerunense.
La popolazione del Camerun si caratterizza per una rilevante differenziazione etnica e linguistica, tanto che i ceppi riscontrabili sono più di 200. Il differente passato coloniale permane ancora oggi nelle divisioni politiche e culturali esistenti tra le regioni anglofone (quelle al confine occidentale con la Nigeria, che reclamano maggior decentramento e sono attraversate da movimenti secessionisti) e il resto del paese a prevalenza francofona.
Se il 40% della popolazione è di religione cristiana, l’altra metà si divide tra animisti (40%) e musulmani (20%), questi ultimi presenti soprattutto nelle regioni settentrionali. Nel paese è garantito un alto livello di libertà religiosa, anche se non mancano tensioni tra i differenti gruppi etnici e religiosi.
La popolazione è in crescita costante, con tassi che negli ultimi anni hanno sempre superato il 2%: intorno al 6% annuo, invece, si attesta l’aumento della popolazione urbana, che ha portato il numero degli abitanti delle città camerunensi a raddoppiare negli ultimi trent’anni. Questa vertiginosa urbanizzazione è tuttavia avvenuta senza i necessari investimenti in infrastrutture e si è tradotta in un proliferare di quartieri suburbani e periferici dove la vita quotidiana si scontra con standard inadeguati. Le forniture energetiche alle famiglie sono incostanti e chi può ricorre all’utilizzo di generatori: l’energia idroelettrica rimane la principale fonte di elettricità nazionale, anche se un discreto contributo sul totale proviene parimenti dalle centrali termoelettriche.
In Camerun è garantita la libertà d’espressione e di stampa, sebbene non siano mancati casi di censura e di persecuzione giudiziaria ai danni di giornalisti che hanno pubblicato o trasmesso via radio (il mezzo di comunicazione più diffuso) inchieste scomode sul Presidente Biya e su qualche esponente del suo entourage.
Nonostante gli sforzi per vigilare e migliorare la trasparenza nella burocrazia e nell’amministrazione pubblica, la corruzione e il clientelismo, spesso fondato su base etnica, rimangono ancora endemici al sistema: caratteristiche che posizionano il Camerun nella parte bassa dell’elenco mondiale dei paesi meno trasparenti (134° su 183 stati nel Corruption Perceptions Index 2011 di Transparency International), oltre che in fondo alla classifica nell’indice di Doing Business stilato dalla Banca mondiale nel 2011 (161° su 183 paesi).
Il settore primario pesa per il 21% del pil, con i prodotti forestali e il cacao in testa alle esportazioni; quello secondario per il 32%, di cui circa un terzo interessa l’industria estrattiva petrolifera, mentre il settore dei servizi copre il rimanente 47% del prodotto interno.
Il territorio camerunense è ricco di risorse idriche e gode di un clima adatto per diversi tipi di coltivazioni (caffè, cotone, banane e caucciù); è molto ricco di petrolio e di minerali tra cui ferro, bauxite e cobalto. L’attività estrattiva del petrolio è calata rispetto ai livelli registrati nella metà degli anni Ottanta, passando dai 186.000 barili giornalieri agli attuali 100.000.
Dopo un rallentamento nel 2005 e nel 2009, l’economia camerunense è tornata a crescere nell’ultimo biennio con tassi superiori al 4%, in gran parte trainati dall’aumento dei prezzi del petrolio e dall’incremento di settori non petroliferi come quelli dell’agricoltura, della silvicoltura, delle telecomunicazioni e delle costruzioni. Tuttavia il perdurare della crisi economica dell’Eu, primo partner commerciale del paese, fa rivedere al ribasso, all’Economist Intelligence Unit, le previsioni di crescita per il 2012. Data la crescita della popolazione, all’aumento del pil in termini assoluti dell’ultimo decennio non è corrisposto un incremento del pil pro capite.
Allo stesso tempo rimane elevata la dipendenza dalle importazioni alimentari e di conseguenza l’esposizione dei consumatori alle fluttuazioni nei prezzi di questo settore. Il legname è il secondo prodotto camerunense più esportato, dopo il petrolio.
Dai primi anni Novanta il governo di Yaoundé ha adottato vari programmi della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale (Imf) per stimolare gli investimenti delle imprese, aumentare l’efficienza nel settore agricolo, incrementare il commercio e promuovere riforme strutturali e fiscali del sistema. L’Imf sta infine premendo anche per una maggiore trasparenza del bilancio e per l’attuazione di programmi di riduzione della povertà.
Il Camerun è noto come ‘Africa in miniatura’ per la sua diversità geologica, oltre che culturale: il suo territorio presenta un’eterogeneità di paesaggi (spiagge, deserti, montagne, foreste pluviali e savane). Una ricchezza che nel paese è oggetto di grande attenzione e che è valorizzata dalla rilevante porzione di territorio camerunense, pari al 14% sul totale, destinata ad aree protette.
Con i suoi 12.500 soldati in servizio attivo, l’esercito rimane il comparto più rilevante del settore difesa camerunense. La tradizionale partnership con la Francia si conferma anche nel campo degli affari militari: con Parigi, infatti, esiste fin dal novembre 1960 un accordo bilaterale che prevede il supporto di consiglieri e personale militare francesi nell’organizzazione e nell’addestramento delle forze camerunensi. Quasi la metà delle dotazioni militari camerunensi è di origine francese.
Nell’agosto 2008 si è conclusa pacificamente dopo una lunga disputa la restituzione al Camerun, da parte della Nigeria, della penisola di Bakassi, situata sul confine tra i due paesi e molto ricca di petrolio e gas. Una sentenza del 2002 della Corte Penale Internazionale ha disposto la restituzione del territorio dalla Nigeria al Camerun.
Attualmente, personale militare camerunense è dispiegato in una sola missione di peacekeeping internazionale, quella per il consolidamento della pace nella vicina Repubblica Centrafricana (Mission for the Consolidation of Peace in Central African Republic, Micopax), istituita nell’ottobre del 2002 dal Cemac e passata dal 2008 sotto la responsabilità della Comunità economica degli stati dell’Africa centrale (Eccas), di cui il Camerun è uno dei dieci membri componenti.
Paul Biya era già primo ministro nel 1982 quando succedette per via costituzionale al dimissionario presidente Ahmadou Ahidjo: da allora è rimasto ininterrottamente alla guida del Camerun vincendo sia le elezioni presidenziali del 1997 – le prime nel paese – sia quelle successive del 2004. Il suo ultimo e più importante successo politico riguarda l’approvazione di un emendamento costituzionale nell’aprile 2008 che ha eliminato il limite vigente dei due mandati presidenziali, assicurandosi così la possibilità di ricandidarsi nelle elezioni dell’ottobre 2011 (vinte con il 78% dei consensi dal Rdpc) e per quelle del 2018. Nelle elezioni dell’ottobre 2011 le opposizioni avevano richiesto alla Corte di Giustizia di Yaoundé l’annullamento del verdetto elettorale a causa della mancanza di trasparenza e per presunte irregolarità nella fase organizzativa, ma la mozione presentata è stata rigettata confermando la regolarità del processo.
Se da un lato la lunga e continuativa direzione politica di Biya ha assicurato al paese notevole stabilità interna, dall’altro il sistema di potere fondato su lealtà etniche e personali rappresenta il segno più evidente di una democrazia che funziona più sulla carta che nella realtà. Il precario confine tra forma e sostanza del sistema democratico annovera anche altre palesi contraddizioni. La riforma della Costituzione approvata nel 1996, infatti, prevede diverse disposizioni a cui il governo di Yaoundé non ha mai fatto seguito: dall’introduzione di un Senato da affiancare all’Assemblea nazionale all’istituzione della Corte costituzionale, passando per la creazione di un sistema decentralizzato di consigli regionali. Tutte misure volte a limitare la concentrazione di potere nelle mani del presidente, ma rimaste ad oggi incompiute.