BAGLIONI, Camillo
Nacque a Perugia, intorno alla metà del secolo XV, da Alberto di Mariotto. Si addottorò nello Studio perugino in diritto civile e canonico, ottenendo poi la carica di lettore nello stesso Studio e l'aggregazione al collegio dei giureconsulti. Nel dicembre 1486 fu chiamato a far parte del consiglio istituito da Innocenzo VIII per il governo della città e l'anno successivo era giudice del Comune.
Il B., appartenente alla fazione cittadina sostenitrice del governo ecclesiastico contro il dominio che esercitava su Perugia il ramo principale della famiglia Baglioni, fu inviato nel 1503 ambasciatore a Roma presso Alessandro VI, insieme con Pietro Giacomo Della Staffa, per confermare la devozione della città al pontefice e per chiedere la protezione del duca Valentino contro Giampaolo Baglioni. In questa occasione Alessandro VI aumentò al B. di 100 ducati lo stipendio annuo per il lettorato nello Studio perugino, decisione confermata poi da Giulio II. Rimasto a Roma con il Della Staffa dopo la morte di Alessandro VI, il B. rese omaggio in nome di Perugia al successore di lui, Pio III.
Tornato in patria, ebbe negli anni successivi vari incarichi dal governo pontificio: tra l'altro, resasi vacante nel 1508 la carica di avvocato della Camera apostolica di Perugia per la morte di Vincenzo Vibi, il cardinale camerlengo Raffaello Riario chiamò a ricoprirla il B., che la resse insieme a Vincenzo Ercolani del Fregio. Il B. continuava intanto ad insegnare presso lo Studio perugino: risulta infatti registrato tra i lettori della università nei ruoli degli anni 1511-1512 e 1515-1517 con lo stipendio annuo di 160 fiorini.
Nel 1515 fu prescelto dal legato pontificio, cardinale Antonio Maria del Monte, tra i tre consultori dei Dodici del Buon Governo, magistratura istituita per porre fine alle contese delle fazioni cittadine, e infatti presieduta dai due principali avversari del momento, Giampaolo e Gentile Baglioni. Nel 1517 tuttavia il B. si trasferì a Roma temendo l'acuirsi delle contese cittadine: effettivamente in quel medesimo anno e nel successivo i partigiani di Giampaolo uccisero a Perugia due fratelli del B., Eusebio e Mariotto. A Roma, forse per la protezione del perugino cardinale Armellini, ottenne il posto di avvocato concistoriale, e nel gennaio del 1518. Leone X lo promosse uditore di Rota, carica che egli mantenne sino alla morte avvenuta nell'agosto del 1534. Del B. si ricordano molti consigli e decisioni legali.
Fonti e Bibl.: Regesto documenti di storia perugina, in Arch. stor. ital., XVI(1851), parte 2, p. 600; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 1, Brescia 1758, pp. 45-46; A. Mariotti, De' perugini auditori della Sacra Rota Romana, Perugia 1787, pp. 51, 70; L. de Baglion, Pérouse et les Baglioni, Paris 1909, p. 87.