CAMPI MAGNI (Μεγάλα Πεδία)
MAGNI Portava questo nome la pianura di Souk el-Khemis sul Medjerda (antico Bagrada) circa 120 km. a sud di Utica. Qui nel maggio 203 a. C. il re di Numidia Siface e il generale cartaginese Asdrubale di Gisgone, che erano stati sgominati da Scipione Africano sul principio della primavera di quell'anno mediante la sorpresa notturna del loro doppio accampamento non lontano da Utica, si congiunsero nu0vamente circa un mese dopo la battaglia e raccolsero un piccolo esercito di 15.000 uomini (la cifra di 30.000 di Polibio è senza dubbio esagerata), di cui il nucleo principale era formato da un corpo agguerrito di mercenarî Celtiberi di recente sbarcati in Africa. Il loro scopo era di mantenere le comunicazioni tra Cartagine e la Numidia e di raccogliere ed esercitare a sufficiente distanza dal nemico forze, che poi permettessero di riprendere contro di esso l'offensiva. Ma Scipione non volle lasciarne l'agio agli avversarî e, non appena ebbe notizia di quel concentramento, si mise in moto con una parte delle sue forze (forse 12 o 15 mila uomini) per attaccare il nemico ancora impreparato. Fiduciosi nella probabile superiorità del numero, nel valore dei Celtiberi, nella conoscenza del paese e nella lontananza di Scipione dalla sua base dei Castra Cornelia, Asdrubale e Siface accettarono la battaglia; ma la loro cavalleria disposta alle ali fu presto volta in fuga dalla cavalleria di Scipione comandata da Lelio e dal re numida Massinissa e trasse con sé nella fuga tutte le forze cartaginesi salvo i Celtiberi. Questi resistettero valorosamente all'attacco frontale dei Romani, ma furono sopraffatti quando Scipione condusse contro i loro fianchi i manipoli dei principi e dei triarî, che egli non aveva schierati, secondo il consueto, come pura appendice della prima linea composta dagli astati, ma costituiti dietro quella linea in due schiere pronte a procedere ciascuna per suo conto all'attacco. In questo progresso tattico che separa questa battaglia da tutte le precedenti e la collega con quella di Naraggara (Zama) in cui tale tattica assunse importanza decisiva, sta la caratteristica della battaglia dei Campi Magni. Asdrubale e Siface non ebbero perdite gravissime, ma si separarono nella fuga prendendo l'uno la direzione di Cartagine, l'altro quella del regno numidico; ciò rese impossibile ogni ulteriore collaborazione tra i due e aprì la via alla spedizione di Massinissa contro Siface.
Fonti: Pol., IV, 8 (cfr. Livio, XXX, 8). Senza valore, nonostante la difesa del Saumagne (v. bibl.), il racconto di Appiano, Lib., 22-25.
Bibl.: H. Delbrück, Geschichte d. Kriegskunst, I, 3ª ed., Berlino 1920, p. 397 seg.; Veith presso Kromayer, Antike Schlachtfelder, III, ii, p. 589 segg.; U. Kahrstedt, Geschichte der Karthager, Berlino 1913, p. 550 segg.; De Sanctis, Storia dei Romani, III, ii, pp. 529 segg. 583 segg.; S. Gsell, Histoire ancienne de l'Afrique du Nord, III, Parigi 1918, p. 226 segg.; Saumagne, in Rend. dei Lincei, s. 6ª, I (1925), p. 644 segg.; E. Pais, Storia di Roma durante le guerre puniche, II, Roma 1927, p. 192-93.