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Campo Piceno

di Adolfo Cecilia - Enciclopedia Dantesca (1970)
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Campo Piceno

Adolfo Cecilia

L'antico " ager Picenus " corrispondeva a grandi linee a quel settore meridionale delle Marche che ha come limiti geografici l'Appennino, il litorale adriatico, i fiumi Esino e Salino.

Con tale significato geografico è nominato più volte da Cicerone e da Sallustio.

Cicerone (Catil. II XII 26) lo cita per illustrare che Quinto Metello Celere, da lui stesso inviatovi, occupava il Piceno e la Gallia Cisalpina, pronto a fronteggiare Catilina: " Q. Metellus, quem ego... in agrum Gallicum Picenumque praemisi, aut opprimet hominem aut eius omnes motus conatusque prohibebit "; e ancora per dire che Catilina ha inviato nel Piceno un suo accolito.

Sallustio, dopo aver detto (Catil. XXVII 1) che Catilina ha inviato " Septimium quendam Camertem in agrum Picenum ", narra come, abbandonato da molti uomini dopo la notizia del fallimento della congiura, " reliquos Catilina per montis asperos magnis itineribus in agrum Pistoriensem abducit eo consilio, uti per tramites occulte perfugeret in Galliam Transalpinam "; e come Quinto Metello Celere, il quale " cum tribus legionibus in agro Piceno praesidebat ", conosciute le intenzioni di Catilina, " castra propere movit ac sub ipsis radicibus montium consedit, qua illi descensus erat in Galliam properanti " (LVII 1-3). Catilina, vista preclusa ogni via di fuga, decide di muovere contro Antonio che si trova nel versante meridionale dell'Appennino tosco-emiliano. Sallustio non precisa il luogo della battaglia; dice soltanto che era uno spazio pianeggiante: " planities... inter sinistros montis et ab dextra rupe aspera " (LIX 2).

Forse un'alterazione in manoscritti di divulgazione due-trecentesca può avere indotto in errore i letterati del tempo; ad es. G. Villani, il quale, probabilmente riecheggiando i versi danteschi di If XXIV 148 (v. oltre), così descrive l'episodio (I 32): " E di notte partito per ischifare Metello, non tenne il diritto cammino dell'Alpi, che noi chiamiamo l' alpe di Bologna, ma si mise per lo piano di costa alle montagne, e arrivò di là ov'è oggi la città di Pistoia nel luogo detto Campo a Piceno, ciò fu di sotto ov'è oggi il castello di Piteccio, per intendimento di valicare per quella via l'Alpi Appennine, e riuscire in Lombardia "; e come, sopraggiunto Metello, ebbe luogo lo scontro alla fine del quale " Catellina fu in quello luogo di Piceno sconfitto e morto con tutta sua gente "; termina infine il racconto dicendo: " E chi questa storia più appieno vuole trovare, legga il libro di Sallustio detto Catellinario ". A parte la presenza di Metello, che Sallustio non nomina a proposito della battaglia, è evidente l'errata collocazione geografica dell' " ager Picenus ". Può darsi che egli abbia confuso " ager Picenus " con " ager Pistoriensis ", sebbene l' esatta localizzazione che fornisce del primo, ponendolo presso il castello di Piteccio, sembri escludere questa ipotesi. Si veda al proposito anche il Bassermann (Orme 166-167).

Anche D. incorre peraltro nell'errore di considerare C.P. situato nei pressi di Pistoia, in If XXIV 148, ove Vanni Fucci profetizza: Tragge Marte vapor di Val di Magra / ch'è di torbidi nuvoli involuto; / e con tempesta impetüosa e agra / sovra Campo Picen fia combattuto; e si può pensare sia che avesse presente la lezione errata di un manoscritto, sia che l'errore era già tanto diffuso e ben radicato, che egli ha senz'altro usato il toponimo certo di indicare una zona presso Pistoia.

Alcuni, come il Torraca e il Del Lungo, sostengono che D., per bocca di Vanni Fucci, intende riferirsi agli scontri tra Bianchi e Neri avvenuti nel 1302 (cfr. G. Villani VIII 52) e culminati con la caduta di Serravalle. Altri, come lo Scartazzini, il Vandelli, il Bassermann (Orme 161) e il Mattalia, sostengono invece che il poeta intende riferirsi agli avvenimenti del 1305-1306 (cfr. G. Villani VIII 82) culminati con la caduta di Pistoia: la loro posizione è basata sull'osservazione che una profezia così violenta e così dolorosa per D. non può che riferirsi a un fatto d'arme molto importante, come fu appunto la presa di Pistoia.

Riguardo all'errata localizzazione di C.P., si può osservare come gli antichi commentatori riproducono fedelmente l'errore, anzi a volte lo complicano sforzandosi di dare esatte indicazioni geografiche. Così Graziolo: " Campo Picen est quaedam porta civitatis Pistorii penes quam est campus ubi fuit exercitus et conflictus... "; nelle Chiose Anonime Vernon: " Campo Piceno si è luogo ov'è ora Firenze, che così si solìa chiamare, e faceavisi il mercato e anche si dicea ‛ Campo di Marte ' "; il Daniello e il Venturi lo localizzano sotto il castello di Fucecchio.

Benvenuto, seguito in parte dal Buti, dice: " Picenus appellabatur olim illa regio Italiae quae nunc appellatur Marchia anconitana; et Picenus appellatus est Campus apud Pistorium, in quo olim fuit debellatus Catilina, ut patet apud Sallustium ". E cerca di spiegare l'uguaglianza dei due toponimi ricorrendo alla presenza di un castello che egli chiama " Picentium " e che si trova " longe a Pistorio per tria milliaria ". A " Piteccio; ovvero già detto Piceno, ch'è paese presso a Pistoia " ricorre anche l'Anonimo.

Vocabolario
picèno
piceno picèno agg. e s. m. (f. -a) [dal lat. Picenus]. – Relativo o appartenente ai Piceni, antica popolazione italica nata dalla fusione di stirpi preindoeuropee e di stirpi osco-umbre, stanziata nella regione situata tra l’Appennino e...
campo
campo s. m. [lat. campus «campagna, pianura» poi «campo di esercitazioni, campo di battaglia»]. – Termine che ha assunto (per evoluzione dai sign. principali che già aveva nella lingua d’origine) notevole varietà di accezioni e di usi,...
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