canali artificiali
Addomesticare la natura
Per navigare, irrigare, bonificare, muovere macchine: da secoli gli uomini hanno cercato di costringere l'acqua ad andare dove faceva loro più comodo. Intere civiltà ‒ come quelle mesopotamiche ‒ si sono basate sulla capacità di controllare l'acqua per mezzo di canali. La storia contemporanea è stata rivoluzionata dallo scavo del Canale di Suez; l'economia dall'apertura di quello di Panama. La geografia del mondo e la stessa politica sono state influenzate dall'apertura di nuovi canali
Si scavano canali per motivi legati alle attività agricole; per muovere macchinari; per far defluire meglio acque stagnanti; come acquedotti 'a cielo aperto'; come vie navigabili, interne e marittime; e poi si usa parlare di canali anche a proposito di passaggi naturali da un mare a un altro. Alcuni di questi impieghi sono stati quasi abbandonati: si trattava di piccoli canali per far funzionare le pale di mulini per cereali o altre derrate agricole, o di ferriere o altri impianti industriali. L'espressione "portare acqua al proprio mulino" ricorda proprio lo scavo di questi piccoli canali. La città di Bologna era famosa, nel Medioevo, per il sistema di canali utilizzati nelle manifatture cittadine. Oggi tali impieghi sono ridotti, e si trovano canali di questo tipo quasi solo nei paesi meno avanzati. Ma nei paesi sviluppati esistono tuttora brevi canali che convogliano l'acqua verso gli impianti idroelettrici: ancora produzione di energia, dunque, anche se con una trasformazione fondamentale.
I canali a scopi irrigui sono ancora molto diffusi; e non sempre si tratta di piccole opere di interesse strettamente locale. Allo stesso modo, canali che servono a drenare l'acqua in eccesso e a convogliarla altrove, come accade nelle aree paludose, sono sempre in uso e se ne scavano continuamente anche di nuovi (agricoltura).
In Italia sono famosi il Canale Villoresi, costruito dal 1881 al 1891 nella provincia di Milano, che ha una rete di canali secondari di circa 3.000 km, e il Canale Cavour, un capolavoro di ingegneria idraulica: costruito tra il 1863 e il 1866, dalla presa di Chivasso allo scarico nel Ticino è lungo più di 80 km, ai quali si aggiunge tutta una rete di canali minori, ed è alimentato dalle acque del Po, della Dora Baltea e del Ticino stesso. Per le bonifiche, la rete di canali detti Regi Lagni, in Campania, fu un modello per tutta Europa; e nella Pianura Pontina furono scavate centinaia di km di canali per prosciugare le paludi.
Nuovi canali sono tuttora in fase di scavo. In Africa, per esempio, il Canale di Toshka, che nel gennaio del 1997 cominciò a essere messo in attuazione (ma nella stessa area già nell'antichità erano stati fatti tentativi del genere), servirà a inviare l'acqua in eccesso del Lago Nasser in un grande bacino artificiale: una stazione di pompaggio spingerà poi l'acqua in un sistema di canali, rendendo coltivabile una fascia di deserto molto estesa. Sempre lungo il Nilo, in Sudan, sono da anni in corso i lavori per il Canale Jonglei: una specie di 'scorciatoia' che abbrevierebbe la lunghezza del percorso navigabile sul Nilo, e insieme porterebbe acqua in un'area desertica. Ma i lavori sono interrotti dalla guerra civile e sono ostacolati dalle popolazioni che verranno private, con la costruzione del canale, delle terre su cui vivono.
Spesso, i canali che vengono scavati per irrigare o per bonificare sono abbastanza ampi e ricchi d'acqua da consentire anche la navigazione. Oppure se ne scavano appositamente, allo scopo di far passare imbarcazioni, per esempio per unire un fiume navigabile a un altro sempre navigabile, e così realizzare percorsi più lunghi. A volte, ancora, si canalizza un corso d'acqua naturale, cioè si allargano e si rendono regolari le sponde e si approfondisce il letto del fiume. I canali navigabili (idrovie) sono spesso lunghi e importanti. L'acqua dei canali navigabili, poi, può sempre essere usata anche per altri scopi, a cominciare dall'irrigazione.
In età medievale, in molte città dell'Emilia e Romagna, della Lombardia e del Veneto, dove la rete idrografica naturale è molto sviluppata, sono stati costruiti in momenti diversi e con differenti risultati canali navigabili, in genere per raggiungere, attraverso il Po e i suoi affluenti, Venezia ed entrare in contatto con il commercio internazionale. Milano, con i navigli, fu la prima (nel 12° e 13° secolo), seguita da Pavia in Lombardia; Parma, Reggio Emilia, Bologna, in Emilia-Romagna; Vicenza, Padova e Udine nel Veneto e nel Friuli (con le rogge).
Quasi in tutte le pianure percorse da fiumi navigabili sono state costruite vie d'acqua artificiali: importanti sono le idrovie della regione germanica, dove Elba, Reno, Weser e Oder sono collegati mediante una rete di canali (che fanno capo al Mittelland Kanal, lungo circa 320 km); sul Canale Reno-Meno-Danubio si può navigare dal Mare del Nord al Mar Nero; il Canale di Kiel congiunge il Mar Baltico e il Mare del Nord. In Germania, in Belgio e nei Paesi Bassi, dove i canali sono numerosissimi, capita spesso di vedere navi in mezzo ai campi: i canali sono stretti, e a distanza non ci si accorge che in realtà le navi sono nell'acqua. In Francia, il Canal du Midi, costruito nel 17° secolo e inserito nella lista UNESCO dei luoghi patrimonio dell'umanità, è lungo 240 km e unisce l'Atlantico (tramite il fiume Garonna) al Mediterraneo. In Russia il Canale Volga-Don, che collega il basso corso del Volga con quello del Don, è accessibile a navi fino a 10.000 t di stazza e fa parte di un sistema che collega Mar Baltico, Mar Nero e Mar Caspio; un altro canale collega invece il Mar Bianco con il Mar Baltico, ma permette anche di passare al Canale Volga-Don, per cui dal Mar Bianco si può navigare 'entro terra' fino al Mar Nero o al Caspio. In Cina, il Grande Canale Pechino-Hangzhou, scavato tra il 605 e il 610, di 1.794 km, è il più lungo del mondo e serve anche a controllare le piene dei fiumi ed evitare le inondazioni. In America Settentrionale, il Canale Welland, di 45 km, aperto nel 1931, collega i laghi Erie e Ontario. Ma ce ne sono molti altri.
Anche in mare esistono 'canali'. Il Canale della Manica e il Canale d'Otranto, per esempio, pur essendo stretti naturali, prendono il nome di canali perché ‒ a causa della loro ampiezza ‒ il traffico si svolge anche tra le due coste. Per 'canali marittimi' si intendono però soprattutto quelli scavati appositamente per ridurre la lunghezza delle rotte da un tratto di mare a un altro. Un canale marittimo è costruito specificamente per navi oceaniche, deve avere come minimo una profondità di 5 m ed essere di acqua marina.
Il Canale di Suez (Egitto) fu scavato dal 1859 al 1869 su un progetto ideato dall'ingegnere trentino Luigi Negrelli. Si stima che lavorarono allo scavo del canale circa 1,5 milioni di Egiziani, dei quali 125.000 morirono, soprattutto per il colera. Il canale di 163 km, che si percorre in poche ore di navigazione, rende molto più brevi le rotte tra il Mediterraneo e l'Oceano Indiano, dato che evita la circumnavigazione dell'Africa. L'apertura e poi il controllo del Canale di Suez hanno avuto un peso enorme, per esempio, nella storia della colonizzazione dell'Africa; e anche in seguito il Canale è stato al centro di conflitti e dispute internazionali. Nel Canale tra poco sarà possibile anche il passaggio delle superpetroliere. Circa 15.000 navi percorrono ogni anno il canale: il 14% del traffico marittimo mondiale.
Il Canale di Panama fu costruito attraverso l'Istmo di Panama dagli Stati Uniti tra 1904 e 1914: all'epoca, questi ultimi erano i principali interessati, perché volevano collegare la loro costa atlantica con quella pacifica e il trasporto per via d'acqua è molto meno costoso che per ferrovia o strada. Il Canale consente di evitare la rotta di circumnavigazione dell'America Meridionale. Anche il Canale di Panama riveste importanza strategica e gli Stati Uniti ne hanno mantenuto il controllo fino al 1999, con una fascia di territorio lungo le due sponde (Zona del Canale), anche se è entro la Repubblica di Panama.