CANZONIERE
Con il termine c. si indicano i codici dove sono raccolte composizioni poetiche di carattere profano o religioso di uno o più autori, talora dotate di notazione musicale. Questa tipologia di manoscritto ebbe origine con la trascrizione della lirica occitanica, legata ai trovatori provenzali, e della lirica oitanica, legata ai trovieri della Francia settentrionale. Parallelamente, nell'ambito della stessa cultura cortese europea, si svilupparono anche la lirica dei Minnesänger - fiorita nella Germania renano-danubiana nel sec. 12° e trascritta a partire dal 13° - e quella gallego-portoghese, con le cantigas, a partire dalla metà del 13° secolo.I c. francesi costituirono un modello per la produzione poetica e libraria in area italiana: nel Veneto - che tra la fine del sec. 13° e il 14° subì un forte influsso culturale, linguistico, grafico e librario dalla Francia - con numerosi c. in occitanico e in francese e in Toscana già dalla fine del sec. 13° con i c. della lirica siciliana e stilnovista (Petrucci, 1988), come il c. Palatino (Firenze, Bibl. Naz., B.R.217), il c. Rediano (Firenze, Laur., Rediano 9) e quello Vaticano (Roma, BAV, Vat. lat. 3793).La grande fioritura della lirica trobadorica si colloca in Provenza nella seconda metà del sec. 12° e nel primo decennio del 13°, ma i primi c. risalgono solo alla metà dello stesso secolo. Dei trenta c. completi superstiti, nove sono interamente o in larga parte miniati; la maggior parte di questi è di provenienza veneta (o lombardo-veneto-emiliana) ed è databile tra la fine del sec. 13° e l'inizio del 14°, mentre solo due c. miniati provengono dalla Francia meridionale (Parigi, BN, fr. 856, fr. 1749). Quasi tutti i c. veneti (Parigi, BN, fr. 854, fr. 12473, fr. 12474, fr. 22543; Roma, BAV, Vat. lat. 5232, Vat. lat. 3207; New York, Pierp. Morgan Lib., M.819) sono illustrati secondo un preciso programma iconografico, mentre sono solo ornamentali le decorazioni di uno dei c. veneti conservati a Parigi (BN, fr. 22543; Meneghetti, 19922). Anche i frammenti di c. conservati a Sondrio (Bibl. Civ. Pio Rajna, frammento Romegialli) e a L'Aia (Rijksmus. Meermanno-Westreenianum) sono miniati.Le miniature dei c. trobadorici sono coeve alla trascrizione del testo e appaiono progettate in stretto rapporto con questo; lo spazio riservato all'immagine è quasi sempre l'iniziale del primo componimento di ciascun autore, ove sono raffigurati ritratti dei trovatori o scene relative a episodi della loro vita.I c. oitanici, contenenti le liriche dei trovieri, presentano invece programmi iconografici meno ambiziosi, come appare in due manoscritti di Parigi (BN, fr. 844, fr. 846, detto codice Cangé).Anche i due citati c. trobadorici compilati nel Sud della Francia (Parigi, BN, fr. 856, fr. 1749) mostrano rispetto a quelli veneti un programma iconografico meno chiaro, interrotto da raffigurazioni di animali fantastici, nonché una tipologia di ritratti più povera e monotona. L'innovazione nell'impostazione dell'iconografia dei c. trobadorici è quindi sicuramente veneta. Negli esemplari prodotti in quest'area le illustrazioni fanno risaltare il ruolo centrale dei trovatori, insieme autori e protagonisti dei loro componimenti. Nei ritratti a figura intera la caratterizzazione dell'identità del trovatore è affidata all'abbigliamento: camicia e corta veste per i giullari, veste più ricca e sopravveste con o senza maniche per i trovatori di rango, mantelli foderati di pelliccia per i personaggi più illustri; le corone di fiori, generalmente attributo giullaresco, indicano in questo caso semplicemente la vita spensierata dei trovatori, mentre un piccolo scettro distingue i compositori di maggior successo. Le trobaritz, tutte dame di altissimo rango, sono sempre sontuosamente vestite, a eccezione della giullaressa moglie di Gaucelm Faidit.I programmi iconografici di questi c. non prevedono raffigurazioni dell'esecuzione materiale dei testi. Ciò avviene invece nel caso delle cantigas gaglieghe, in cui si trovano immagini dell'art de trobar: nelle sedici illustrazioni del Cancionero de Ajuda (Lisbona, Bibl. da Ajuda; seconda metà sec. 13°) è spesso raffigurato il trovatore che dirige l'esecuzione della sua opera, e lo stesso accade in due dei quattro manoscritti con le Cantigas de Santa Maria (seconda metà sec. 13°). Le quattrocentodue cantigas conservate in un manoscritto all'Escorial (Bibl., b.I.2) sono illustrate da quaranta miniature, che ne raffigurano dettagliatamente l'esecuzione da parte di coppie di musicisti; all'inizio di un altro manoscritto dell'Escorial (Bibl., T.I.1) è raffigurato il re Alfonso X che fa copiare le cantigas e assiste alle prove di esecuzione dell'opera.Le istruzioni per il miniatore presenti in un c. miniato di origine veneta conservato a Roma (BAV, Vat. lat. 5232) permettono di interpretare a fondo il programma iconografico di questo manoscritto e di ipotizzare che i gesti dei personaggi ritratti - piuttosto limitati e in genere affidati alle mani - siano gesti performativi di tipo retorico-rituale (Meneghetti, 19922, pp. 250-251). Spesso accanto al trovatore è raffigurata la sua dama, a rappresentare visivamente una situazione lirica frequente, la richiesta di pietà alla sua donna da parte del trovatore.Analoghe rappresentazioni si trovano nel c. di Manesse (Heidelberg, Universitätsbibl., Pal. germ. 848), raccolta di Minnelieder miniata a Zurigo o nei pressi di Costanza all'inizio del 14° secolo. Il codice contiene centotrentasette miniature a piena pagina che raffigurano i poeti suddivisi per categorie: prima i re (apre la serie Enrico VI in trono), poi i duchi, i conti e infine i personaggi di rango inferiore. I Minnesänger sono rappresentati con in mano la pergamena srotolata, simbolo delle loro composizioni e dell'amore cortese, oppure con spade e falconi, simboli della cavalleria, e compaiono da soli o in scene complesse (sono numerose le raffigurazioni di giostre e battaglie). Anche in queste illustrazioni si può riscontrare un sapiente uso dei gesti nei colloqui tra poeta e dama; benché si tratti di un repertorio di immagini piuttosto ripetitivo, Walther (in Sämtliche Miniaturen, 1988) ha individuato puntuali riscontri tra le immagini e particolari passi nelle biografie o nelle poesie stesse dei Minnesänger. Affine al codice di Manesse è un manoscritto di Stoccarda (Württembergische Landesbibl., HB XIII. poet. germ. 1, detto Weingartner Liederhandschrift), illustrato all'inizio del sec. 14° con venticinque miniature a piena pagina.
Bibl.:
Edd. in facsimile. - Codex Manesse. Die Grosse Heidelberger Liederhandschrift, a cura di W. Koschorreck, W. Werner, Kassel 1981.
Letteratura critica. - J. Anglade, Les miniatures des chansonniers provençaux, Romania 50, 1924, pp. 593-604; J. Guerrero Lovillo, Las Cantigas. Estudio arqueológico de sus miniaturas, Madrid 1949; D'A.S. Avalle, La letteratura medievale in lingua d'oc nella sua tradizione manoscritta: problemi di critica testuale (Studi e ricerche, 16), Torino 1961 (19932); G. Spahr, Weingartner Liederhandschrift. Ihre Geschichte und ihre Miniaturen, Weissenhorn 1968; Minnesinger in Bildern der Manessischen Liederhandschrift, a cura di W. Koschorreck, Frankfurt a.M. 1974; G. Folena, Tradizione e cultura trobadorica nelle corti e nelle città venete, in Storia della cultura veneta, I, Dalle origini al Trecento, a cura di G. Arnaldi, M. Pastore Stocchi, Vicenza 1976, pp. 453-562; M.T. Gousset, Chansonnier provençal, in Dix siècles d'enluminure italienne (VIe-XVIe siècles), a cura di F. Avril, cat., Paris 1984, p. 35 nr. 19; Codex Manesse. Ausstellung, a cura di E. Mittler, W. Werner (Heidelberg Bibliotheksschriften, 30), cat., Heidelberg 1988; A. Petrucci, Storia e geografia delle culture scritte (dal secolo XI al secolo XVIII), in Letteratura italiana. Storia e geografia, II, 2, L'età moderna, Torino 1988, pp. 1193-1292: 1216-1221; Sämtliche Miniaturen der Manesse-Liederhandschrift, a cura di I.F. Walther, Aachen 1988; G. Hasenohr, Les recueils lyriques, in Mise en page et mise en texte du livre manuscrit, a cura di H.J. Martin, J. Vezin, Promodis 1990, pp. 328-333; M.L. Meneghetti, Il pubblico dei trovatori, Torino 19922 (1984), pp. 244-276.F. Manzari