TEULADA, Capo (A. T., 27-28-29)
È l'estremo capo sudoccidentale della Sardegna (a O. di Capo Spartivento) e prende nome dall'omonimo centro posto più all'interno (5.161 ab. nel 1947).
Battaglia di Capo Teulada. - Entrata l'Italia in guerra, la squadra dell'ammiraglio I. Campioni (2 corazzate, 6 incrociatori pesanti, 14 cacciatorpediniere), proponendosi di contrastare l'attività della squadra navale inglese dislocata a Gibilterra, il 27 novembre 1940 alle ore 8 incrociò 9 miglia a sud di Capo Spartivento per intercettare un convoglio da Gibilterra scortato dalla Forza H dell'amm. F. A. Sommerville (1 incrociatore corazzato, 1 portaerei, 3 incrociatori pesanti e 8 cacciatorpediniere), che doveva congiungersi in quelle acque con un gruppo proveniente da Alessandria (1 corazzata, 3 incrociatori da 10.000 e caccia). L'ammiraglio Campioni sperò di poter battere separatamente i due gruppi, di forze inferiori alle sue, ma non vi riuscì per l'assenza di ricognitori aerei che tempestivamente indicassero la posizione relativa dei due gruppi. Il combattimento fra incrociatori ebbe inizio alle 12,20: il tiro inglese si diresse dapprimacontro il gruppo Trieste, più vicino, colpendo il caccia Lanciere che rimase immobilizzato. Le due corazzate britanniche, accortesi della favorevole posizione del gruppo Trieste, si avvicinarono inquadrandolo con colpi da 381 ed obbligandolo ad allontanarsi. Intervenute le due corazzate italiane, la portaerei Ark Royal lanciò all'attacco in due ondate di 7 e 5 i suoi aerosiluranti, ma senza successo: i due incrociatori inglesi Berwick e Birmingham furono colpiti dal tiro degli incrociatori, ma a causa di un'avaria di macchina del Fiume, la sua divisione dové occultarsi con cortina nebbiogena e cessare il tiro.
La Vittorio Veneto, aperto il fuoco con i suoi 381 contro il Birmmgham, già colpito, obbligò la formazione inglese a perdere contatto. Poco dopo le 13 il combattimento era finito: alle 15,25 vi fu un nuovo attacco di siluranti senza risultato contro la divisione Pola in due ondate di 9 e 5 apparecchi. Solo dopo le 15,30 i reparti dell'armata aerea italiana attaccarono le navi inglesi. Anche questa volta mancò la collaborazione tempestiva dell'aviazione italiana, per quanto l'aeroporto di Elmas fosse a sole 60 miglia: ciò in conseguenza del sistema con cui tale collaborazione doveva esser richiesta, sistema che non fu cambiato per tutta la guerra.