capo
. Torna nella Commedia 31 volte, di cui 23 nell'Inferno, 5 nel Purgatorio, 3 nel Paradiso, 1 nella Vita Nuova, 2 nelle Rime, 4 nel Convivio. S'incontra anche 7 volte nel Fiore e 2 nel Detto.
Con valore proprio, sinonimo di " testa ", in Rime LXXII 10 vidi Amore, che venìa... / e nel suo capo portava un cappello; in Vn IX 10 8 Amore... pensoso venìa, / per non veder la gente, a capo chino; in Cv III V 9 in sul mezzo del capo; ancora in III VII 5 e in If VII 47, X 88, XV 44, XVIII 116, XIX 73, XXII 107, XXIV 96, XXV 70, XXVIII 119 e 121, XXIX 75, XXX 127, XXXII 42, 64, 102 e 126, XXXIII 3, XXXIV 14, 63 e 64, Pg XII 128, XIII 63, XXIX 147, XXXII 156 (dal capo infin le piante, " da c. a piedi ", locuzione avverbiale); Pd III 6 e 114, Fiore XII 8, XXIV 1, LXXV 1, CXXXI 6, CCXXIV 12, Detto 169.
Con riferimento a c. come sede del pensiero, e quindi come sinonimo di " mente ", in If VIII 111 e io rimagno in forse, / che sì e no nel capo mi tenciona, e Pd I 24 O divina virtù, se mi ti presti / tanto che l'ombra del beato regno / segnata nel mio capo io manifesti, / vedra' mi al piè del tuo diletto legno / venire.
Nel significato di " padrone ", " comandante ", per traslato riferito al dolore, in Rime XLIV 13 tal dolor [di amare senz'essere amato] ten sotto suo camato [verga] / tutti altri, e capo di ciascun si chiama.
Controversa è l'interpretazione del termine in Pg VIII 131 Uso e natura sì la privilegia [la casata dei Malaspina], / che, perché il capo reo il mondo torca, sola va dritta e 'l mal cammin dispregia. Assumendo c. nel significato di " mente " e come complemento oggetto di torca, si interpreta " sebbene il mondo distolga dalla virtù la mente rea, obnubilata dal peccato "; considerato invece come soggetto di torca e inteso nel senso figurato di " condottiero ", " guida ", il capo reo è da alcuni commentatori (Lana, Serravalle) identificato nel " demonio " (cfr. Ioann. 12, 31; 14, 30; 16, 11 " princeps huius mundi "), dal Buti ne " lo dominio del mondo ", e da altri (Benvenuto e Anonimo, seguiti dai moderni) nell'" imperatore " e nel " papa ", e più specificamente in Bonifacio vile, e quest'ultima interpretazione trova buon sostegno in due altri passi della Commedia, Pg XVI 98-105 e Pd XVIII 124-126. Altri infine intendono : " per quanto il mondo torca colpevolmente il capo ".
Significa " estremità " di un oggetto, in If XIII 41 Come d'un stizzo verde ch'arso sia / da l'un de' capi, che da l'altro geme; e, figuratamente, l' " inizio " di una trattazione, di un discorso, in Cv II XII 1 principiando ancora da capo, dove compare in locuzione avverbiale; o la " fine ", la conclusione di un atto, in lf XXVIII 107 nell'espressione proverbiale Capo ha cosa fatta, che il Del Lungo (Dino Compagni e la sua Cronica, Firenze 1879-87, II 15) ha spiegato : " cosa fatta non può disfarsi; riesce ad un capo, ad un fine, a un effetto : e perciò si uccida addirittura Buondelmonte, senza pensar troppo com'andrà a finire; basta ch'e' muoia "; e così in locuzione avverbiale, ‛ far c. ', per " finire ", " terminare ", in Fiore XLVI 2 ella fece capo al su' sermone.
Ancora in locuzioni avverbiali compare in Fiore CLXI 2 A gran pena può femina venire / a buon capo di questa gente rea, e in Detto 170 Cape' d'oro battuto / paion... / quelli che porta in capo, / per ch'i' a lor fo capo, dove a lor fo capo sembra potersi intendere " penso solo a loro ". In Cv IV V 18 li Albani con li Romani, dal principio, per lo capo del regno combattero, anche la '21 reca capo del regno; la Simonelli legge invece campo del regno. L'insolita espressione potrebbe intendersi " supremazia ", sulla scorta del passo di Mn II IX 15 Cumque duo populi... germinassent, romanus videlicet et albanus, atque de signo aquilae... atque dignitate principandi... inter se disceptatum esse', ad ultimum... per tres Oratios fratres hinc et per totidem Curiatios fratres inde... decertatum est. Vedi anche CO.