CARINZIA (ted. Kärnten; A. T., 56-57)
Uno dei Paesi confederati (Bundesland) dell'attuale Repubblica d'Austria, il cui nucleo è costituito dal bacino di Klagenfurt e dalla valle della Drava a monte di questo. L'attuale Carinzia ha confini in gran parte naturali, indicati a nord dalle creste degli Alti Tauri e delle Alpi Carinziane, ad est dalla Kor Alpe, a sud dalle Caravanche e dalle Alpi Carniche. Solo a occidente le alte valli della Drava e della Gail appartengono al Tirolo orientale (Osttirol), il quale però - avendo l'Alto Adige italiano troncato la sua contiguità territoriale col Tirolo settentrionale - tende oggi a gravitare verso la Carinzia. A sud erano già incluse nella Carinzia la valle della Mižica e le miniere di Prevalje, passate alla Iugoslavia, e la conca di Tarvisio ceduta all'Italia. Complessivamente la Carinzia occupa 9530 kmq. avendo perduto 795 kmq. rispetto all'estensione prebellica.
Come regione completamente interna, la Carinzia ha un clima continentale freddo. Le sue temperature invernali sono fra le più basse di tutte le Alpi, con medie del gennaio (10 stazioni) di -5,05, col minimo di −6°4, a Klagenfurt, a 440 m. d'altezza, dove non raramente il termometro scende a −25° e dove pure si notano caratteristiche inversioni della temperatura invernale, tra i fondo valle e le pendici soprastanti. Tuttavia, durante l'inverno, ai piedi delle Caravanche si fa sentire non di rado il vento caldo-asciutto di sud (Föhn) detto localmente Jank, che scoglie le nevi, provoca valanghe e inaridisce il bosco. La media temperatura del mese di luglio è di 18°,5 (18°,8 a Klagenfurt), con un'escursione annua di 24°, ciò che conferma il carattere continentale del clima. In relazione alla posizione interna, anche la quantità delle precipitazioni è in Carinzia assai scarsa, aggirandosi per la massima parte del territorio fra i 700 e 1200 mm. annui (Klagenfurt mm. 1031). I minimi delle precipitazioni sono invernali (11,3%), i massimi estivi (38,6%). Le nevicate non sono molte (circa 21 giorni all'anno), ma il suolo rimane coperto dal mantello nevoso in media oltre tre mesi, dalli fine di novembre a metà marzo.
I fiumi carinziani (Drava, Gail, Möll, Gurk) nelle loro portate risentono specialmente delle precipitazioni estive, avendo fortissime magre invernali e un solo massimo (fine giugno).
All'incirca l'8,6% della superficie della Carinzia è costituito di zone improduttive (kmq. 823). I laghi si estendono su 332 kmq e per la gran parte occupano il fondovalle. Delle zone produttive i boschi, prevalentemente di conifere, rappresentano il 47,6% (kmq. 4147) e prevalgono nella parte orientale della provincia; i pascoli e i prati coprono kmq. 3162 (36,3%) soprattutto verso occidente; mentre i campi, sul fondo delle valli e sui bassi versanti a solatio, misurano kmq. 1398 (16,1%).
Il limite linguistico fra Tedeschi e Slavi corre a un dipresso, dall'estremità orientale delle Alpi della Gail, alla sponda meridionale del L. di Wörth, passa a sud di Klagenfurt e ai piedi delle Caravanche: a nord vivono Tedeschi, a sud Sloveni, con parecchie zone miste. Secondo le statistiche austriache, il rapporto tra Tedeschi e Sloveni sarebbe stato 90:10 nel 1923. In quest'ultimo anno i Tedeschi sarebbero stati 331.800 e gli Sloveni 37.300; mentre al censimento del 1920 questi risultarono 66.000.
Su 250 comuni carinziani 168 sarebbero stati completamente tedeschi, 2 tutti sloveni, 41 con prevalenza di Tedeschi e 21 con maggioranza di Sloveni. La popolazione tedesca (d'origine baiuvara) vive nelle zone agricole più ricche e ha quindi maggior importanza degli Sloveni, che vivono sparsi nella zona montuosa meridionale. Della prevalenza numerica dei Tedeschi si ebbe riprova dal plebiscito del 1920 per i distruti meridionali della Carinzia, che risultò favorevole all'Austria (voti 22.000 contro 15.000).
La popolazione nel 1923, era di ab. 370.748. In aumento prima del 1910, subì una diminuzione di 4784 persone durante la guerra, ma dal 1920 al 1923 ebbe una ripresa di 4159 anime: l'incremento fu forte specie attorno ai centri di Klagenfurt, Villaco, Spittal e Wolfsberg; lungo l'alta Drava e la media valle del Lavant la popolazione s'era conservata immutata, mentre era in diminuzione nella valle del Gurk, sulla Sau Alpe e a nord di Klagenfurt.
Nel 1923 v'erano in Carinzia 2801 centri abitati, riuniti in 250 comuni, dei quali centri solo 2 superavano i 25.000 ab. (Klagenfurt e Villaco), gli altri erano inferiori ai 5000 ab. Il 58% della popolazione è dedita all'agricoltura e alla silvicoltura, che rappresenta una delle grandi ricchezze della Carinzia: nel 1900 i boschi erano per il 73,6% di proprietà privata, il 7,7% apparteneva allo stato e ai comuni, il resto a enti collettivi, religiosi o commerciali, con una produzione, nel 1910, di 922.522 mc. di legname da costruzione e 765.964 mc. di legna da ardere, che viene largamente esportata. Anche l'allevamento dei bovini è assai sviluppato, con circa 44,7 capi per 100 ab. nell'Alta Carinzia e 53,5 nella Bassa, a cui s'aggiungono rispettivamente 38,4 e 30,7 pecore, 14,3 e 5,7 capre e 18,5 e 43,6 maiali.
Le ricchezze minerarie della Carinzia sono la lignite e il ferro di Wolfsberg; produzione quest'ultima però, che nel 1924 era solo di 841 tonnellate, avendo la Carinzia perduto le grandi miniere di ferro di Prevalje passate alla Iugoslavia; mentre con le sue 904 tonnellate di piombo e zinco della valle di Lavant è alla testa della produzione austriaca. Altre industrie, legate al suo ambiente naturale, sono quella della pasta da legno e della carta: nel 1924 si produssero 4900 vagoni di carta e 5900 di cellulosa. Nel complesso è addetto all'industria il 21,7% della popolazione. La predominante vita agricola e la diffusione della piccola proprietà hanno sviluppato nel dopo guerra tendenze regionalistiche.
Il capoluogo della Carinzia è Klagenfurt, situato al centro della regione nel bacino terziario omonimo, all'incrocio delle vie trasversali per la Croazia e la Stiria con quelle longitudinali lungo la Drava. La città conta 27.423 ab. e 40.000 coi dintorni. Altro centro importante è Villaco, già noto come mercato fin dal 1060, situato ai due lati della Drava; conta 22.070 ab. e vive del movimento commerciale, essendo all'incrocio di sei linee ferroviarie e a capo del commercio del legname da costruzione, diretto specialmente in Italia. St. Veit a. d. Glan (6076 ab.), capitale della regione fino al 1518, con dintorni fertilissimi, deve il suo prosperare odierno all'essere stazione d'innesto della ferrovia delle Caravanche con quella di Vienna. Gli altri centri, anche se portano il titolo di città, non superano i 3000 abitanti. (V. Tavv. VII e VIII).
Bibl.: N. Krebs, Das Klagenfurter Becken, in Geogr. Zeit., 1909; G.A. Luks, Kärnten und Steiermark, in Geogr. Zeit., 1921; R. Krebs, Die Ostalpen und das heutige Österreich, 2ª ed., Stoccarda 1928.
Storia. - Secondo notizie accertate, la regione dell'attuale Carinzia è stata abitata dall'uomo fin dalle più antiche età della pietra. Nell'età del bronzo e soprattutto nell'età del ferro (circa 900 anni a. C.), il paese ebbe un forte sviluppo per la sua ricchezza mineraria; si allacciarono strette relazioni economiche e civili con i popoli mediterranei più progrediti, soprattutto con l'Italia. Ma, circa il 400 a. C., allo strato più antico della popolazione, che per lo più viene chiamata illirica, si sovrappose una popolazione celtica, la quale poté costituire un vero stato. Furono poi decisivi per l'avvenire del paese i suoi rapporti con Roma. Dopo una penetrazione essenzialmente pacifica, il territorio dell'attuale Carinzia fu incorporato nell'Impero romano come una parte del Noricum; il mezzo millennio del dominio romano portò con sé la costruzione di città, soprattutto di Virunum, capoluogo di provincia, nella vicinanza dell'attuale Klagenfurt, e una forte romanizzazione del paese.
La caduta del dominio romano significò qui più che altrove una brusca interruzione dello sviluppo civile del paese, poiché, alla fine del dominio dei Goti in Italia e dopo che i Longobardi ebbero abbandonato il paese per riversarsi nell'Italia, la Carinzia rimase aperta all'invasione degli Avari e, con loro, degli Slavi. Gli Slavi alpini, che qui come nelle regioni limitrofe avevano occupato il paese, spazzarono via quasi completamente la civiltà romana. Solo in deboli tracce è riconoscibile la continuazione dell'antica popolazione romanizzata e della religione cristiana. Tuttavia, le piccole tribù slave non sono pervenute a creare organizzazioni statali durevoli. Dipendenti prima dagli Avari, dal 772 subirono il dominio dei Baiuvari; e, unite al ducato di Baviera le regioni sulla Drava, entrarono così a far parte dell'impero carolingio, di cui condivisero, nella politica e nella civiltà, le sorti. La regione intera designata sotto il nome di Carantania, che, oltre all'odierna Carinzia comprendeva anche la Stiria e la Carniola, ebbe molta importanza per essere situata lungo una delle grandi vie che dalla pianura pannonica conducevano entro la massa alpina. La Carantania, dopo essere stata unita nella metà del sec. IX alla Marca friulana, fu sottoposta fino alla fine del sec. X al ducato di Baviera. Solo nel 995 essa fu in permanenza separata dalla Baviera e costituita in ducato, che dopo varie vicende, venne nel 1077 sotto il dominio della casa degli Eppensteiner. Estintasi questa, nel 1122 divennero duchi gli Spanheimer; finita anche questa stirpe nel 1269, dopo un breve dominio del re di Boemia Ottocaro II, il ducato passò ai conti di Gorizia. e del Tirolo (1286). Finalmente, allo spegnersi di quest'ultima casa, gli Asburgo unirono nel 1335 il ducato ai loro dominî alpini. Tuttavia non si trattava più dell'antica Carantania: solo nel territorio originario vero e proprio, nell'attuale Carinzia, i duchi poterono mantenere il loro potere. I territorî di frontiera, nel nord, nel sud, e nell'ovest, soggetti ai proprî margravî, si staccarono dalla Carinzia e formarono paesi indipendenti: la Stiria e la Carniola.
L'unione politica con l'impero aveva portato con sé il regime amministrativo dell'impero stesso. S'introdusse la divisione in contee, e ciò volle dire la creazione nel paese di un'alta nobiltà d'origine germanica. Ma anche la nobiltà minore fu di provenienza germanica; mentre terreni e feudi e diritti di nobiltà vennero concessi a varie chiese germaniche, le quali occuparono con i contadini d'origine tedesca i territorî non ancora popolati. In tal modo la lingua tedesca penetrò dal nord e dall'est anche nella popolazione rurale. Importante pure per la suddivisione nazionale del paese la sua ripartizione ecclesiastica. Il territorio al sud della Drava, ancora in gran parte popolato dagli Sloveni, fu sottoposto al patriarca di Aquileia; mentre il nord era sotto l'arcivescovo di Salisburgo, che aveva fondato nel paese i vescovadi di Gurk e di Lavant. Per lo sviluppo economico del paese ebbero grande importanza, tanto nel Medioevo quanto nelle età più antiche, le sue miniere d'oro, d'argento, di piombo e di ferro. Per ciò che riguarda il commercio, la Carinzia è stata un paese di transito per la via Venezia-Vienna. Le sue città sin dal principio di carattere tedesco, rimasero piccole e la loro importanza economica non va al di là del minuto traffico locale.
Dalla sua unione con i possessi della casa d'Asburgo la Carinzia condivise la sorte dei territorî austriaci. Insieme con le regioni vicine della Stiria e della Carniola, essa forma l'Austria interna, Innerösterreich), che fu più volte governata da rami indipendenti della casa asburgica (1379-1457, 1564-1619). Con questi paesi la Carinzia forma un gruppo così unito, che fin dal sec. XV doveva badare al pericolo sempre crescente delle invasioni turche. Sebbene non ne soffrisse quanto il territorio limitrofo della Stiria e della Carniola, pur tuttavia negli anni 1473-1500 la Carinzia fu saccheggiata in modo terribile dalle orde turche che la traversarono. La difesa non fu fatta tanto dal principe sovrano, quanto in più larghe proporzioni dagli stati dei prelati, della nobiltà e delle città. Il secolo seguente fu pieno di lotte tra gli stati e i principi asburgici. La Riforma di Lutero penetrò largamente nella nobiltà, nella borghesia e anche nella popolazione rurale: ma gli stati poterono ottenere dai loro principi, che erano cattolici, solo per un certo tempo delle concessioni per una più libera pratica della religione evangelica. Dal 1600 la Controriforma s'impose con energia: chi si rifiutava di tornare alla religione cattolica, era costretto a lasciare il paese. La Carinzia è stata ben poco toccata dalle guerre condotte dagli Asburgo nell'età moderna. Solo la grande guerra con la Francia di Napoleone portò nell'anno 1797 e nel 1805 a un'invasione delle truppe nemiche. Nel 1809 venne ceduta alla Francia, in seguito alla pace di Schönbrunn, la parte occidentale del paese, Oberkärnten (Carinzia Superiore), che fu unita alle provincie illiriche francesi.
Tornata nel 1814 sotto il dominio austriaco, la regione fece parte della monarchia asburgica fino alla sua caduta nel 1918. Allora la Carinzia si unì alla Repubblica austriaca. La pace di San Germano attribuì il territorio di Tarvisio al Regno d'Italia. Il Regno serbo-croato-sloveno avanzò pretese sulle regioni meridionali, popolate in parte da Sloveni. Si giunse all'occupazione parziale del paese per opera degli Iugoslavi e a scontri con le truppe della Carinzia, nell'inverno del 1918 e nell'estate del 1919. Ma nella pace di San Germano solo una piccola parte, nel sud-ovest, fu assegnata agli Iugoslavi. Nella maggior parte del paese, pur preteso dagli Iugoslavi, ebbe luogo il 10 ottobre 1920 un plebiscito che riuscì favorevole all'Austria.
Bibl.: G. Ankershofen, Handbuch der geschichte des Herzogtams Kärnten, continuato da Hermann e K. Tangl, voll. 2, Klagenfurt 1885; W. ılschker, Geschichte Kärtens, voll. 2 Klagenfurt 1885; H. Graumüller, Hauptzüge der Geschichte Kärntens, Klagenfurt [1928]; F. Lex, V. Paschinger, M. Wutte, Landeskunde von Kärnten, Klagenfurt 1923.