CARLINO
. Moneta d'oro fatta coniare a Napoli nel 1278 da Carlo I d'Angiò con lo scudo partito di Gerusalemme e di Francia e la leggenda Karol. Dei Gra. Ierlm Sicile Rex al dritto e l'Annunciazione della Vergine al rovescio con le parole Ave Gratia Plena Dominus Tecum. Dal nome del sovrano fu detta carlino e dalla figura del rovescio anche saluto. Pesava gr. 4,44 e valeva 14 carlini d'argento, moneta creata allora con gli stessi tipi. La prima ebbe breve durata, l'altra invece, attraverso varie modificazioni di peso d'intrinseco e di tipo (prima e precipua quella del 1303 che le procurò il nome di carlino gigliato), divenne moneta di conto col ragguaglio di 10 per ducato e fu emessa con la metà in argento e gli spezzati di rame fino all'ultimo re delle Due Sicilie. Ebbe diffusione larghissima anche fuori del reame e venne imitata e contraffatta specialmente in Oriente. Da essa derivò il carlino di Rodi col tipo del gigliato e poi con tipo diverso e, più importante ancora, il carlino romano, trasformazione del grosso del Senato di Roma, dove i conteggi furono da allora tenuti a ragion di carlini. I pontefici continuarono a coniare il carlino papale fino a Giulio II quando, per l'avvenuta riforma della moneta, prese il nome di giulio. Ma il nome rimase ad alcune monete delle zecche papali di Bologna e d'Avignone e rivisse più tardi in un pezzo di mistura di Benedetto XIV e dei suoi successori Clemente XIV e Pio VI. Carlino si chiamò il pezzo da 10 scudi d'oro (gr. 33) di Carlo Emanuele I duca di Savoia e quello di Carlo Emanuele III re di Sardegna; quest'ultimo emise anche un carlino da 5 doppie (gr. 48) e da 5 doppiette di Sardegna (gr. 16) e il mezzo carlino di ambedue le specie. Dopo ebbe nome di carlino il pezzo da 20 franchi battuto nel 1878 nella zecca di Parigi da Carlo III, principe di Monaco.
Bibl.: G. Castellani, Catalogo della Raccolta numismatica Papadopoli-Aldobrandini, Venezia 1925, I, e II, passim; A. Cinagli, Monete dei papi, Fermo 1848, passim; Corpus nummorum italicorum, I, III, X, Roma 1910, 1912, 1927; E. Martinori, Annali della zecca di Roma, fasc. i, Roma 1918; id., La moneta ecc., Roma 1915, pp. 52-58; A. Sambon, Monetazione napoletana di Roberto d'Angiò, in Riv. ital. di numism., XXV (1912), pp. 181-202.