BERTI PICHAT, Carlo
Nacque a Bologna il 30 dic. 1799 da Anna Berti e Jean-Baptiste Pichat,ufficiale dell'esercito napoleonico. Educato nel collegio S. Luigi di Bologna, si iscrisse in seguito alla facoltà di ingegneria e, successivamente, alla scuola di scienze naturali e d'igiene veterinaria. All'età di venti anni, in seguito alla morte dello zio materno Andrea, il B. ereditò vasti possedimenti nel vicino contado di San Lazzaro, con l'obbligo di aggiungere il nome Berti a quello Pichat. L'amministrazione dei poderi ereditati offrirono un largo campo di sperimentazione all'indottrinato ingegnere, costretto a fare i conti fra le conquiste dell'agronomia teorica e le concrete possibilità produttive dell'agricoltura bolognese.
Gli interessi del B. non si limitavano ai problemi tecnici dell'agricoltura. Egli condusse negli anni '20 un'efficace azione perché il contado di San Lazzaro fosse eretto in comune autonomo, e quindi liberato dalla partecipazione alle spese della città di Bologna, che pesavano con tasse e balzelli eccessivi sulle già tristi condizioni di vita dei lavoratori della terra. Le rimostranze, presentate con validi argomenti, furono accolte da Leone XII, che coi motu proprio del 21 dic. 1827 decretava San Lazzaro comune autonomo. Gli anni che seguirono, fino al 1831, videro il B. impegnato a reggere come priore il nuovo comune. Risale a questo periodo il suo primo significativo incontro col fenomeno della disoccupazione stagionale di massa degli operai agricoli, particolarmente grave durante gli inverni del 1828 e del 1829, e che egli cercò di alleviare invitando i proprietari terrieri a impiegare i giornalieri disoccupati, ordinando lavori pubblici straordinari (strade), distribuendo generi di prima necessità. Nel 1831 aderì al moto rivoluzionario, e guidò una spedizione di guardie nazionali nel Ferrarese. Fallito il tentativo di creare uno Stato autonomo nelle Legazioni di Romagna, il B. cercò rifugio dalle delusioni politiche negli affetti della famiglia, nella cura dei campi e negli studi. In questa situazione, imposta anche dalla repressione controrivoluzionaria, egli visse fin verso il 1840, quando, insieme col fratellastro Augusto Aglebert, incominciò a pubblicare Il Felsineo. Giornaletto settimanale utile ed ameno con figurino delle mode originali di Parigi Le Follet.
Da questo momento, con la propria attività pubblicistica, il B. si inserisce in quello che è stato chiamato il "programnia dell'opinione nazionale". Il nuovo giornale tendeva, infatti, a promuovere la diffusione di utili innovazioni, soprattutto nel campo dell'agricoltura, e a collegare le speranze e i desideri di progresso tecnico ed economico al risveglio del senso di responsabilità morale e civile verso il paese.
Al Felsineo si affiancava, nel 1842, la Conferenza agraria, di cui il B. fu uno degli animatori assieme con M. Minghetti. Questa Conferenza, delle cui riunioni il Felsineo pubblicava i resoconti, fu fino al 1847 il centro principale di organizzazione e condensazione del gruppo intellettuale dirigente dei ceti proprietari bolognesi. Sono questi (dal 1840 al 1848 circa) gli anni migliori nella biografia intellettuale del B., che diede la misura più alta delle capacità e della versatilità del suo ingegno in ricerche e indagini di carattere economico volte a individuare le cause della crescente proletarizzazione della popolazione rurale bolognese.
Nell'importante saggio, Della natura dei furti campestri, pubblicato nel 1847, il B. denunciava i pericoli di disordine sociale insiti nella composizione della popolazione rurale bolognese, caratterizzata da un'alta percentuale di braccianti (operai agricoli), e individuava nell'estendersi delle aziende a economia la causa che determinava con la proletarizzazione dei mezzadri, un irresistibile aggravarsi dei fenomeno. Per combattere questo processo il B. proponeva di ridimensionare l'ampiezza dei poderi mezzadrili dividendo i fondi troppo estesi, di rafforzare tecnicamente ed economicamente la mezzadria mediante la partecilpazione dei proprietari terrieri alla proprietà del bestiame (tradizionalmente fornito dal solo mezzadro), di reintrodurre la mezzadria in una parte almeno dell'area conquistata dalle aziende a economia. L'indagine rivela una profonda comprensione dei processi economici in atto nelle campagne bolognesi, che l'autore riuscì a misurare mediante l'impiego di nuovi metodi di analisi (come la statistica della popolazione per classi sociali).
Con queste ricerche il B. arricchì e rafforzò il programma agrario sostanzialmente anticapitalistico di quel valido gruppo di proprietari terrieri che ormai si apprestava a dirigere, con M. Minghetti alla testa, il movimento moderato a Bologna. Ma il B. non restò a lungo nel campo dei moderati. Dopo il 1846, con l'avvento al pontificato di Pio IX, andò sempre più spostandosi verso i democratici. Nel 1847 abbandonò la direzione del Felsineo al Alinghetti e fondò un giornale più avanzato, L'Italiano. Alcuni mesi dopo, con altri "radicali", si dimise dalla Conferenza economica e morale dominata dai moderati. Nel marzo del 1848 sospese le pubblicazioni dell'Italiano per arruolarsi nei corpi volontari che poi avrebbero varcato il Po sotto il comando del generale Durando.
Verso la fine del 1848, tornato a Bologna, il B. ebbe una funzione politica di crescente rilievo. Il 15 genn. 1849 assunse l'ufficio di preside della Provincia, il 29 gennaio fu eletto all'Assemblea costituente di Roma, nel febbraio fu nominato dal governo della Repubblica romana comandante militare della 3a divisione (formata da Bologna, Ferrara, Forlì e Ravenna), il 2 aprile fu chiamato a far parte del governo della Repubblica come ministro dell'Interno. In questi mesi di difficili e impegnative scelte, il B. si mosse sostanzialmente in modo da condurre la città di Bologna dalla parte democratica repubblicana, e reprimere con rigore le agitazioni delle bande di popolani, formatesi dopo l'agosto del 1848, che avevano terrorizzato per mesi (anche con estorsioni) i ricchi proprietari bolognesi. Dopo la caduta della Repubblica romana, di cui fu uno dei difensori il B. riparò prima in Francia e poi m Piemonte dove rimase fino al giugno 1859.
Negli anni del forzato esilio il B. allargò e approfondì le proprie conoscenze agronomiche a contatto col diverso e più progredito ambiente piemontese: visitò i possedimenti di Leri del Cavour; studiò da vicino l'industria agricola della Lomellina; percorse le colline dell'Astigiano, e condusse, per pochi anni, una risaia nel Canavese. Il ritorno agli interessi agricoli lo indusse a intraprendere la pubblicazione di un moderno trattato istituzionale di agricoltura, di cui la cultura italiana era mancante, che potesse stare a fronte della famosa Maison rustique du XIX siècle. Nacquero così le monumentali Istituzioni scientifiche e tecniche ossia corso teorico e pratico di agricoltura, che uscirono a Torino in ventotto libri fra il 1851 e il 1870.
Nel 1859, eletto deputato delle Romagne, il B. fu tra i più autorevoli propugnatori dell'annessione al Piemonte. Eletto al Parlamento nella VIII, IX e X legislatura, sedette sempre a sinistra. S'indaco di Bologna nel 1872, nel 1874 fu nominato senatore. Nonostante l'impegno pressante delle Istituzioni che, presa la mano all'autore, si allungavano per migliaia di pagine, il B. partecipò attivamente alla vita parlamentare con importanti discorsi, soprattutto in materia finanziaria. Fece pane di numerose commissioni: per la coltivatone del riso (1861),per lo stabilimento degli Istituti Tecnici (1862), per la coltivazione del cotone e dei tabacco (1863), per l'incremento dell'agricoltura (1866). Nel 1869 fu chiamato a far parte del consiglio superiore dell'Agricoltura e commercio. Nel 1877 fu delegato del Senato alla giunta per l'inchiesta agraria.
La realtà del nuovo stato di cose era tuttavia troppo lontana dalle speranze e dagli ideali che lo avevano animato nei momenti più drammatici del Risorgimento. Dei governi della Destra il B. fu critico tenace e severo, non stancandosi di denunciare la incapacità a comprendere le esigenze del paese, l'inadeguatezza e l'erroneità dei provvedimenti, rinefficienza amministrativa, le spese eccessive e superflue. E la propria disapprovazione egli manifestò anche in modo clamoroso, dimettendosi da molti degli incarichi ricevuti (fra gli altri da sindaco di Bologna). La tarda età gli fu colma di amarezze e dolori per la morte dei figli Gian Battista e Guglielmo. Morì a Bologna il 15 ott. 1879.
Fra gli scritti più significativi del B. dei periodo 1840-1850 si ricordano: Speranze dell'agricoltore nella Società Agraria, in Mem. d. soc. agr. d. prov. di Bologna, I (1844), pp. 235-246; Della tutela dei prodotti campestri, ibid., III(1847), pp. 165-197; Della inopportunità di un Codice agrario, ibid., IV (1849), pp. 159-172; Della sobrietà dell'applicazione delle scienze all'agricoltura,in Mem. dell'Accad. delle Scienze d. Ist. di Bologna, I (1850), pp. 463-493. Fra il 1851 e il 1870,oltre a numerosi scritti agronomici e finanziari (sulla perequazione dell'imposta fondiaria), il B. pubblicò a Torino le già ricordate Istituzioni scientifiche e tecniche. Numerosi articoli, note, trafiletti pubblicò nei giornali che diresse: il Felsineo e l'Italiano. Fra il 1864 e il 1866 collaborò al Giornale di agricoltura, industria e commercio del Regno d'Italia.
Lettere e documenti vari dei B. si conservano nella Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio di Bologna (Serie B. 2819 e 2831), nella Biblioteca Comunale Trisi di Lugo (lettere autografe, 1-2, lettere di S. Gherardi e a lui dirette, 448-461), nel Museo Centrale del Risorgimento di Roma (busta, 339, 31; 542, 6-10), nella Raccolta Piancastelli della Biblioteca Comunale di Forlì (ad Indicem), nell'Archivio Comunale di S. Lazzaroi nell'Archivìo di Stato di Bologna. I libri del B. sono nella Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio. Il catalogo di questa raccolta si conserva fra i manoscritti dell'Archiginnasio (Serie B. 2001-2).
Bibl.: A. Aglebert, In morte di C. B. P. Cenni necrologici, Bologna 1878; F. Marconi, Elogio del commendatore C. B. P., in Ann. della Soc. agr. prov., di Bologna…, XIX(1879), pp. 173-195; S.Tecchio, Commemor. del senatore C.B.P. fatta dal presidente del Senato nella tornata dei 4 febbr. 1879, Roma 1879. Questi necrologi raccolse e pubblicò Andrea Bersani insieme con la commemor. tenuta da Marco Minghetti al Consiglio provinciale di Bologna: In Memoriam. Famiglia Berti Pichar, Bologna 1879. In questa raccolta si trovano anche i necrologi dei figli Giovan Battista e Guglielmo con notizie sulla storia della famiglia Berti. La più ampia e dettagliata biografia del B., di Augusto Aglebert, è in Il Risorgimento italiano. Biografie storico-politiche…, a cura di L. Carpi, III, Milano 1887, pp. 185-219. Si vedano inoltre: M. Minghetti, Miei ricordi, I, Torino 1888, pp. 124 s., 222-225; G. Gandolfi, C.B.P. nel triennio 1846-1849, Taranto 1900; A. Dallolio, La difesa di Venezia nel 1848 nei carteggi di C.B.P. e di Augusto Aglibert, Bologna 1920; E. Piscitelli. Aspetti di vita economica bolognese, in Boll. dei Museo del Risorgimento, V(1960). pp. 721 s., passim; C. Poni, C.B.P. e i problemi econ. e sociali delle campagne bolognesi dal 1840 al 1848, ibid., pp. 743-781. Molte notizie si trovano anche in E. Bottrigari, Cronaca di Bologna, a cura di A. Berselli, I-IV, Bologna 1960-1962, ad Indicem.