BEVILACQUA, Carlo
Nacque a Venezia nel 1775; nel 1786 iniziò gli studi con il pittore Ludovico Gallina; nel 1788 si iscrisse all'Accademia, che frequentò fino al 1791 ottenendo, in tale anno, il primo premio per il disegno del nudo; fra i vari maestri che aveva conosciuto a scuola, egli si accostò in modo particolare al piazzettesco Francesco Maggiotto. Quando uscì dall'Accademia era già conosciuto come pittore, e nel 1795, nominato "conservatore dei pubblici quadri", decise di imparare a dipingere in affresco, tecnica nella quale, in seguito, doveva eccellere. Nel 1797 fu aggregato al Collegio degli Accademici e insegnò nudo dal 1801 al 1804, quando, per il nuovo ordinamento degli studi, venne sostittuto da T. Matteini, il quale assunse la cattedra di pittura dell'Accademia. Il B. rimase tuttavia sempre artista di primo piano, al quale furono affidati incarichi ufficiali. Egli non volle mai lasciare la sua città, benché non gli mancassero occasioni vantaggiose di trasferirsi altrove. Dal 1828, insignito del titolo di "pubblico restauratore", lavorò in varie chiese, nel Palazzo ducale e nella Biblioteca Marciana.
Molti palazzi veneziani conservano affreschi del B.: tra questi, particolarmente importanti quelli eseguiti nelle Procuratie napoleoniche, iniziati quando la costruzione dell'edificio era ancora in corso, e nelle Procuratie nuove, quando queste furono adibite a Palazzo reale.
Nonostante la intensa attività che aveva svolto, il B. ebbe una vecchiaia disagiata; nel 1836 concorse inutilmente al posto di conservatore alle Gallerie dell'Accademia; analogo insuccesso ebbe nel 1845, quando chiese di diventare direttore dei Museo Correr; nel 1847 chiese lavoro nella sua qualità di pubblico restauratore; nel 1848 chiese di essere esonerato dal pagamento delle tasse.
Morì a Venezia nel 1849.
Il successo del B. è legato ai primi due decenni dell'Ottocento; egli, più che per i ritratti e per le pale d'altare, merita considerazione per gli affreschi con i quali rimodernò gli interni di alcune dimore veneziane, secondo il gusto neoclassico, con grottesche ed ornamentazioni pompeiane, rimanendo, però, nella tradizione della grande scuola veneziana per la tecnica pittorica.
Suoi principali affreschi: Venezia: Procuratie napoleoniche (1810, 1812, 1814); palazzi Persico e Moro-Lin (1806); Barbaro e Nani (1811); Revedin (1814); Palazzo reale (1840); Stra: villa Pisani (1810); Trieste: palazzo della Borsa Vecchia, Il carro di Nettuno nel salone centrale (1820); Treviso: casa Revedin (1813-1814); Padova: palazzo Zabarella, scalone (1818). Lavorò nelle seguenti chiese: Chioggia, san Iacopo (1793); chiesa dei filippini (1794); Schiavonia (Monselice), chiesa parrocchiale (1804); Mira, parrocchiale (1824); Volta Barozzo (Padova), parrocchiale (1818); Villa, parrocchiale (1820); Latisana, duomo (1823); Legnaro, parrocchiale (1842); Martellago, parrocchiale (1834).
Nelle memorie inedite (conservate al Museo Correr, ms. 3414/22)il B. ricorda di avere eseguito parecchi ritratti, e li cita: ma sono dispersi. Un elenco delle sue opere è anche al Museo Correr (Varie,ms. 3293), in cui si conservano anche alcuni suoi disegni.
Fonti e Bibl.: A Venezia, nell'Arch. dell'Accad. di Belle Arti, notizie sull'attività accademica del B.; G. A. Moschini, Letteratura veneziana, Venezia 1806, III, p. 86; G. Lorenzetti, Venezia e il suo estuario, Roma 1956, v. Indice; U.Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, III, p. 559.