GIULINI, Carlo Maria
Direttore d'orchestra, nato a Barletta il 9 maggio 1914. Dopo aver studiato la viola con R. Principe e composizione con A. Bustini al conservatorio ''Santa Cecilia'' di Roma, diviene allievo di B. Molinari. Inizia la carriera come violista nell'orchestra dell'Augusteo (poi orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia), a quei tempi diretta dalle più grandi bacchette del momento, come O. Klemperer, W. Furtwängler e B. Walter. Debutta come direttore proprio sul podio di questa orchestra (1944) in un programma brahmsiano; a Bergamo (1950) dirige la sua prima opera lirica (La Traviata). Le sue interpretazioni, dal vivo con l'orchestra Rai di Milano o in disco con alcune rarità (Il trionfo dell'onore di A. Scarlatti o Il mondo della luna di M. Haydn), ne impongono il nome all'attenzione generale e anche a quella di A. Toscanini e V. De Sabata, che lo segnala alla Scala, dove diviene direttore principale (1953).
Qui dirige numerose opere spesso fuori dal tradizionale repertorio lirico, come L'incoronazione di Poppea di Monteverdi nella strumentazione di G. Ghedini, Il castello di Barbablù di Bartók e la prima italiana de Les noces di Stravinskij nella versione coreografica di T. Gsovsky. Particolarmente felici le collaborazioni con cantanti del calibro di M. Callas (Alceste di Gluck e La Traviata) e con registi come L. Visconti e F. Zeffirelli.
Nel 1955 è al Festival di Edimburgo e a Glyndebourne (Falstaff), poi, per il centenario della Royal Opera House, a Londra con Don Carlos per la regia di Visconti (1958). Già da quegli anni dirige frequentemente la Philharmonia Orchestra londinese in storiche interpretazioni (Requiem di Verdi e musiche di Bach, sinfonie di Mozart e di Beethoven). Dopo il successo (1967) de La Traviata al Covent Garden nell'edizione di Visconti, abbandona l'opera lirica per dedicarsi alla produzione sinfonica. È presente da allora sui più prestigiosi podi delle orchestre sinfoniche di tutto il mondo: Chicago Symphony Orchestra (dal 1968), Wiener Symphoniker (dal 1973 al 1976), Philarmonic Orchestra di Los Angeles (dal 1978-79, dopo Z. Mehta).
Nonostante sia stato protagonista delle prime esecuzioni di compositori moderni o contemporanei (B. Britten, G. Petrassi, F. Martin), G. si è sempre dimostrato più interessato al grande repertorio sinfonico sette-ottocentesco. Direttore attento e meticoloso, con tendenza al lirismo e al misticismo, predilige le pagine di maggior complessità strutturale (Mahler, Bruckner) ma anche le limpide architetture dell'età classica (Mozart, Beethoven) o quegli autori, più tardi e ormai inconfondibilmente romantici, che a quel linguaggio sinfonico e compositivo s'ispirano (Schubert, Brahms). Illuminato cultore della tradizione − aspetto, questo, che lo ha fatto paragonare a Toscanini − si distingue per il gesto essenziale e sobrio, ma anche per la talvolta discussa lentezza di certi suoi tempi, e per la conoscenza approfondita (anche in senso emotivo-spirituale) delle opere da lui dirette.
Tra le sue esecuzioni memorabili: Quarta Sinfonia di Brahms, Settima di Beethoven, il Requiem in do minore di Cherubini, i Quadri di un'esposizione di Musorgskij-Ravel, la Nona di Mahler, nel versante sinfonico; Don Carlos, La Traviata, Don Giovanni, Le nozze di Figaro in quello operistico.
Bibl.: J. Higgins, Giulini's retourn to opera, in The Times, 29 settembre 1977; M. Zurletti, C. M. Giulini, in La direzione d'orchestra - Grandi direttori di ieri e di oggi, Milano 1985, pp. 285-91.