Rambaldi, Carlo
Pittore e realizzatore di effetti speciali, nato a Vigarano Mainarda (Ferrara) il 15 settembre 1925. Trasferitosi negli anni Settanta a Los Angeles, è diventato in breve tempo l'autore degli effetti speciali più famoso di Hollywood, forse l'unico rappresentante di questa disciplina ad aver assunto la popolarità di una star. La sua maestria è stata riconosciuta con il premio Oscar per King Kong (1976) di John Guillermin, Alien (1979) di Ridley Scott e E.T. The extra-terrestrial (1982; E.T. l'extra-terrestre) di Steven Spielberg. R. è stato l'ultimo artista dei trucchi scenici di tipo plastico ed elettromeccanico capace di realizzare il progetto grafico e sovrintendere tutte le fasi di realizzazione del modello, cui ha saputo conferire un certo grado di umanizzazione (basti pensare all'espressione di E.T., sospesa tra malinconia e stupore). L'avvento dell'era digitale nella seconda metà degli anni Ottanta (v. digitale, cinema), e la monopolizzazione del mercato da parte di società finanziate dalle grandi case di produzione, come la ILM (Industrial Light and Magic) fondata da George Lucas, hanno progressivamente sostituito i modellini reali con interventi elettronici sempre più estesi in fase di postproduzione, rendendo i laboratori di R., estremamente specializzati, non più competitivi nell'ambito del nuovo mercato. Nonostante la metamorfosi tecnologica, le opere di R. hanno impresso un particolare paradigma stilistico alla fantascienza dell'ultimo ventennio, dimostrando il debito della modellazione numerica nei confronti della scultura tradizionale.
Dopo aver conseguito il diploma all'Accademia di Belle Arti di Bologna nel 1951, partecipò a diverse mostre di pittura dove i suoi quadri, realizzati in uno stile neorealistico-cubista di tendenza picassiana, vinsero alcuni premi (da notare come nell'opera Donne del Delta, 1952, siano già evidenti alcuni tratti di E.T.). Nel 1955 realizzò un documentario a colori, Pescatori di storioni, nel quale sperimentò i nuovi interessi di ingegneria elettromeccanica applicati a sculture semoventi (alcuni pesci del filmato sono opera dello stesso autore). L'unione dell'arte con la tecnica gli offrì qualche anno dopo la possibilità di approdare al cinema italiano di genere in qualità di ideatore e realizzatore di creature mostruose per i peplum e i film mitologici. La sua prima opera fu un drago lungo 16 m, in legno rivestito di gomma, dotato di un telaio snodabile per i movimenti, nel film Sigfrido (1958) di Giacomo Gentilomo. L'incontro con le grandi produzioni internazionali avvenne nel 1963 e produsse alcune opere rimaste nell'immaginario cinematografico, quali l'aspide meccanico in Cleopatra (1963) di Joseph L. Mankiewicz e l'armatura medievale del ballo in maschera di The Pink Panther (1964; La Pantera rosa) di Blake Edwards. Realizzò poi le scene del diluvio e altri effetti speciali in La Bibbia (1966) di John Huston. Nella seconda metà degli anni Sessanta partecipò ad altre coproduzioni straniere firmate da Dino De Laurentiis, tra cui il fantascientifico-psichedelico Barbarella (1968) di Roger Vadim e Le avventure di Ulisse (1969) di Franco Rossi, film per il quale realizzò il gigante Polifemo. In queste opere appare evidente il gusto per la trascrizione cinematografica del mondo mitico-fantastico abbinato a un notevole talento ingegneristico, grazie al quale la verosimiglianza dei trucchi rie-sce a sfruttare al meglio la tecnologia dell'epoca. Negli anni Settanta R. si è dedicato ai nuovi filoni popolari, come il poliziesco e il thriller, con contributi di carattere splatter, senza comunque disdegnare il cinema d'autore. Sono di sua concezione l'Universo artificiale in Ludwig (1973) di Luchino Visconti e il Marcello Mastroianni ghiacciato sulla Bugatti in La grande bouffe (1973; La grande abbuffata) di Marco Ferreri. Nel 1976 R. è entrato nella fase del suo massimo successo internazionale con lo spettacolare King Kong, realizzando il gigantesco gorilla in dimensioni reali (13 m), con alcuni arti dotati di una maggiore capacità articolativa. In collaborazione con Hans Giger, autore dei disegni e delle scenografie di Alien, R. è stato l'artefice della profilazione tridimensionale della creatura, nonché del movimento delle doppie fauci inscatolate. Sebbene meno noto, The White Buffalo (1977; Sfida a White Buffalo) di J. Lee Thompson ha consentito a R. di realizzare un bisonte elettromeccanico lungo 5 m e in grado di galoppare a una velocità di 40 km orari, che anticipa la verosimiglianza dinamica delle creature non digitali del primo Jurassic Park (1993) di Spielberg. Proprio con Spielberg ha raggiunto il punto più alto del successo, creando prima l'alieno stilizzato di Close encounters of the third kind (1977; Incontri ravvicinati del terzo tipo), ispirato alle sculture di A. Giacometti, e poi il mostriciattolo di E.T., vero e proprio attore di uno dei maggiori successi della storia del cinema, originato da una sorta di ibrido tra un gatto himalayano e lo stile pittorico degli anni di formazione dell'autore. Non meno importanti sono stati i vermi giganti di Dune (1984) di David Lynch e gli effetti speciali di King Kong 2 (1986) diretto ancora da Guillermin. Dopo questi successi R. si è allontanato improvvisamente dal panorama internazionale, avvertendo ormai che la sua arte era minacciata dagli effetti digitali, diventati più concorrenziali e versatili. Negli ultimi quindici anni è stato produttore del thriller Decoy (1995) diretto dal fratello Vittorio, e ha cercato più volte fondi per un progetto mai portato a termine, un grande parco espositivo denominato Millennium, sorta di previsione utopistica della civiltà terrestre. Si è successivamente dedicato all'insegnamento fondando nel 1996 a Terni l'Accademia europea degli effetti speciali, chiusa nel 2000 dopo aver formato trentadue tecnici del settore. L'onda lunga della creatività di R. risulta ancora presente nelle infinite copie che i cloni cinematografici continuano a proporre (da Mission to Mars, 2000, di Brian De Palma ad A.I. Artificial Intelligence, 2001, A.I. Intelligenza artificiale di Spielberg) basandosi sui modelli iconografici delle sue opere più fortunate.
Carlo Rambaldi e gli effetti speciali, a cura di L. Pellizzari, San Marino 1987.