GEOLOGICHE, CARTE
. Si dicono geologiche le carte nelle quali all'ordinaria rappresentazione geografica o topografica del terreno si sovrappone, mediante appositi segni o colori convenzionali, l'indicazione di una o più delle sue caratteristiche geologiche, cioè età, natura litologica, assetto tettonico. Come le geografiche così le geologiche si dividono in carte generali e speciali o parziali, a seconda dell'estensione di territorio rappresentata e conseguentemente della scala prescelta, la quale ultima ha sempre capitale importanza per il modo di rappresentazione. Per scale da 1 : 500.000 e minori le formazioni sedimentarie sono distinte soltanto per età (cronologia stratigrafica); le eruttive per natura litologica. Per scale più grandi da 1 : 100.000 fino a 1 : 25.000 e più, per le sedimentarie s'indica anche la natura litologica e per le eruttive si fanno suddivisioni più minute. Per l'assetto tettonico dei terreni sulle carte generali a piccola scala si segnano tutt'al più le dislocazioni maggiori; nelle speciali a scala più grande, le pendenze degli strati, le accidentalità tettoniche, ecc. Queste ultime carte sono inoltre quasi sempre corredate da profili (spaccati) o in margine alle carte medesime o in tavole a parte. Si va anche generalizzando l'uso di raccogliere, specie per le piccole scale, tutte le notazioni tettoniche di una carta generale sopra un foglio trasparente da sovrapporsi alla carta a colori, con grande vantaggio della chiarezza.
Per rendere facile la lettura delle carte geologiche si usano di preferenza le basi geografiche o topografiche senza tratteggio delle parti montuose, ma con semplici curve di livello, diradate anche queste per quanto sia possibile. Le carte generali si alleggeriscono anche nelle scritture toponomastiche, limitandole alle principali e abbreviandole. Esempio magnifico la carta geologica internazionale d'Europa (1 : 1.500.000), la cui base è stata disegnata dal Kiepert. Per facilitare ancor più la lettura delle carte geologiche esse si sono anche stampate in doppio esemplare, uno dei quali senza la base topografica o al massimo con l'idrografia.
A seconda dello scopo a cui devono servire, le carte geologiche si dividono in varie specie. Oltre alle ordinarie più o meno particolareggiate, vi sono le carte strutturali, sulle quali i terreni sono raccolti in complessi o unità tettoniche di vario ordine (zone, falde, ecc.); carte geominerarie; carte geoagronomiche o agrogeologiche; geoidrologiche, con terreni distinti secondo la permeabilità, ecc.
La tecnica delle carte geologiche è varia. La colorazione può essere riportata a mano sopra la base topografica oppure con mezzi meccanici quali litografia, zincografia e tricromia. Per agevolare la lettura esiste una tendenza a unificare la scala dei colori e i simboli (sigle in lettere o numeri) che designano le singole formazioni. Fino dal 1881 è stata proposta una scala internazionale, applicata nella carta geologica internazionale d'Europa, e che dal più al meno è seguita nelle carte generali. Per le carte a grande scala ogni paese e, quasi ogni autore, ha criterî proprî a seconda della particolare natura del terreno rilevato.
Anche nel modo di rilevamento sono stati adottati metodi svariati. Nella prima metà del sec. XIX si sono, p. es., soppressi i terreni di trasporto recenti per lasciare scorgere più distintamente l'ossatura rocciosa sottostante (carte scoperchiate), sistema abbandonato nelle carte moderne. Siccome però talvolta sopra vaste regioni importa far conoscere il substrato mascherato dai terreni recenti, si sono adoperati mezzi di notazione che permettano di rappresentarlo. Così, p. es., nella carta internazionale d'Europa per gran parte del suolo della Russia, coperta da depositi glaciali quaternarî. Per talune regioni minerarie carbonifere vi sono carte geologiche che non rappresentano la superficie ma sezioni orizzontali, più o meno profonde in base ai risultati delle lavorazioni sotterranee.
I primi tentativi di carte geologiche si possono ravvisare in quelle carte corografiche del tempo del Rinascimento portanti indicazioni di fatti naturali d'ordine geologico, quali miniere, cave di materiali lapidei diversi, luoghi di ritrovamento di fossili o di minerali singolari e curiosi, sorgenti termali e minerali o ancora, come carte speciali, in talune piante di miniere dove era rilevato l'andamento del giacimento alla superficie (affioramento). Uno dei più antichi esempî italiani è la carta del patrimonio di S. Pietro di G. Filippo Ameti, disegnata nel 1586, dove è data l'ubicazione delle miniere e delle acque salutari. Queste carte si vanno facendo in seguito sempre più particolareggiate, ma un mutamento d'indirizzo non si avverte se non dopo che, nella seconda metà del secolo XVIII, la geologia diventa una disciplina scientifica e s'incomincia a delineare un ordinamento cronologico dei terreni. Si ha così un periodo di carte generali e regionali, dette geognostiche e oriktognostiche, più che altro dimostrative, nelle quali ha più largo campo l'induzione che l'osservazione. A questo periodo in Italia appartengono la carta mineralogica del Piemonte di V. Nicolis di Robilant (1784-85), dello Stato pontificio del Cermelli (1782) e della Campania del Breislak (1801). L'era moderna delle carte geologiche incomincia dalla comparsa nel 1813-15 della carta geologica dell'Inghilterra e Galles in 15 fogli, dell'ingegnere civile William Smith, primo esempio di carta generale fondata sull'osservazione diretta mediante ricognizioni sul terreno. Questa pubblicazione rivelò l'importanza scientifica e pratica a un tempo delle carte geologiche e diede la spinta a gran numero di consimili rilevamenti. Dapprima per opera di geologi isolati, per puro spirito scientifico e con mezzi privati: esempio memorabile in Italia la carta geologica dell'Isola di Sardegna, frutto di 30 anni di lavoro del geologo Alberto Lamarmora, pubblicata nel 1856. In tal modo l'utilità delle carte geologiche si rese così evidente, tanto per le miniere quanto per molti altri ordini di applicazioni, che i governi s'indussero dapprima a sussidiare le iniziative private, finché, generalizzandosi il riconoscimento dell'importanza delle carte geologiche, in tutti gli stati s'impiantarono uffici statali appositi per il loro rilevamento metodico e la pubblicazione a grande scala dei rispettivi territorî. I primi a istituirsi furono in Inghilterra (1845), in Austria (1849) e in Sassonia, la quale, come ebbe con Werner la prima cattedra di geologia, così ebbe col Neumann e con B. v. Cotta, fino dal 1835, un ufficio geologico.
In Italia, prima del 1861, taluni stati incoraggiarono o sussidiarono i rilevamenti di singoli geologi, ma a un'istituzione statale non si addivenne se non dopo la costituzione del regno. Nel 1861 Quintino Sella si adoperò per formare un ufficio geologico italiano, che però, sebbene istituito da un decreto del 12 dicembre 1861, per merito del ministro Cordova, non poté funzionare efficacemente e cominciare i rilievi a grande scala se non dopo che il decreto del 15 giugno 1873 lo trasferì, ricostituendolo, da Firenze a Roma. Le pubblicazioni cartografiche del R. Ufficio Geologico, iniziate solamente nel 1881, comprendevano, nel 1931, 155 fogli al 100.000, oltre a numerose altre carte speciali in scale diverse e carte regionali e generali (Carta geologica d'Italia al 1 : 1.000.000, 1931). Dalla sezione geologica del R. Magistrato alle acque per le provincie venete, istituito con legge 5 maggio 1907, sono pure pubblicate carte geologiche nella scala da 1 : 100.000; ne sono usciti finora 11 fogli. All'infuori di queste ufficiali, la Società geologica italiana, gl'istituti scientifici di vario genere e studiosi privati hanno pubblicato carte geologiche varie della regione italiana e delle sue colonie.
Per la loro particolare importanza fanno parte a sé quelle carte generali che abbracciano tutto un continente o tutto il globo. Fino dalla prima metà del sec. XIX vi furono tentativi di tal genere in una carta geologica dell'Europa di A. Boué nel 1832 e di A. H. Dumont nel 1872 e una dell'Europa centrale di H. von Dechen nel 1879. Carte geologiche della terra furono redatte da A. Boué nel 1845 e dal Marcou nel 1875. Nel congresso geologico internazionale di Bologna (1881) i governi europei si associarono per la pubblicazione di una carta geologica internazionale dell'Europa a 1 : 1.500.000 in 49 fogli, la cui pubblicazione durò dal 1884 al 1913. Gli eventi politici impedirono finora un accordo analogo per una carta geologica della terra. Vi supplisce però un'iniziativa singola: la Carta geologica della Terra in dodici fogli di F. Beyschlag, nella scala di 1 : 15.000.000 (Berlino 1928 segg.).
Bibl.: Q. Sella, Sul modo di fare la carta geologica del Regno d'Italia, Milano 1862; N. Pellati, Contribuzione alla storia della cartografia geologica in Italia. Congresso internazionale delle scienze storiche, X, Roma 1903; L. Baldacci, La carta geologica d'Italia, Roma 1911.