Famiglia di astronomi e geodeti di origine italiana, trasferitasi in Francia. Gian Domenico (Perinaldo, Imperia, 1625 - Parigi 1712), fu il capostipite della famiglia e il suo più illustre componente. Astronomo a Genova e a Bologna, ove, dal 1650, insegnò astronomia in quella università. Quivi osservò i pianeti Marte, Venere e Giove, facendo importanti scoperte; costruì la meridiana di S. Petronio, ebbe parte nella sistemazione idraulica delle acque padane nella pianura ferrarese. Nel 1669 fu nominato da Luigi XIV membro dell'Accademia reale delle scienze e chiamato a Parigi, dove divenne direttore dell'osservatorio allora fondato. Scoprì 4 satelliti di Saturno e la divisione dell'anello di questo pianeta, studiò il fenomeno della luce zodiacale; con M. Richer determinò la distanza di Marte dalla Terra e quindi le dimensioni delle orbite planetarie e la distanza Terra-Sole (unità astronomica); contribuì alla misurazione dell'arco di meridiano passante per l'osservatorio (meridiano di Francia) per la determinazione della grandezza e forma della Terra. Gli succedette nella direzione dell'osservatorio il figlio Giacomo (Parigi 1677 - Thury, Oise, 1756) che, tra l'altro, completò la misura dell'arco di meridiano. Il figlio di Giacomo, Cesare Francesco, detto di Thury (n. Thury 1714 - m. 1784) fu anch'egli direttore dell'osservatorio di Parigi, e con N.-L. Lacaille attese alla verifica delle precedenti misurazioni dell'arco di meridiano terrestre, col proposito anche di servirsene per la costruzione di una carta del regno, che fu poi la famosa Carta del Cassini o dell'Accademia, composta di 182 fogli in proiezione cilindrica inversa (proiezione di C.). Giacomo Domenico (Parigi 1747 - ivi 1845), figlio di Cesare Francesco, successe al padre nella direzione dell'osservatorio e della Carta della Francia.