CASTEL TROSINO
Località delle Marche, a km. 6 da Ascoli Piceno. Il sito fu occupato nel 578 dal duca di Spoleto Faroaldo, che vi insediò un presidio longobardo. Probabilmente il castello originario venne conglobato nell'attuale villaggio, che ha l'aspetto di una rocca. In questa parte non sono state ancora intraprese ricerche archeologiche, mentre il cimitero altomedievale, appartenente al castello, è stato scavato a fondo; si tratta di uno dei più grandi in Italia, con oltre duecentosessanta tombe.I primi reperti, rinvenuti sporadicamente, finirono per lo più all'estero, ma fra il 1893 e il 1896 ebbe inizio lo scavo sistematico della necropoli connesso alla relativa collocazione museale controllata. In quell'occasione furono messe in luce duecentocinquantotto tombe, raccolte intorno a una piccola chiesa cimiteriale. Si tratta per lo più di semplici sepolture a fossa o di tombe con lastre di pietra, alcune in muratura. In base al corredo funebre si possono identificare centotré tombe femminili e sessantatré maschili, mentre le altre novantadue sepolture rimangono indefinibili in quanto prive del corredo funebre; trentatré tombe avevano un corredo molto ricco. Furono trovati armi e armamenti, fra cui parti di un elmo a lamelle e di una corazza a lamelle, otto spathae, sette umboni di scudo e inoltre sproni ageminati e guarnizioni di cintura, nonché moltissimi oggetti in metalli nobili (crocette in lamina d'oro, placche d'oro per selle, placche per briglie e per cinture, orecchini e fibule a disco). Per la maggior parte questi reperti sono eseguiti in stile mediterraneo-bizantino e probabilmente sono opera di maestranze locali, come per es. le fibule d'oro a disco, gli orecchini a cestello, le placche per selle, per briglie o per cinture con ornamentazione 'bizantina' a virgola. Assai più rari sono invece gli oggetti con ornamentazione germanica in I e II stile animalistico (fibule ad arco e guarnizioni di cintura ageminate o placcate). Quasi tutti i reperti, salvo pochi pezzi rimasti ad Ascoli Piceno (Mus. Archeologico Com.), sono oggi conservati a Roma (Mus. dell'Alto Medioevo).Secondo le più recenti ricerche archeologiche, il cimitero di C. fu utilizzato per circa tre generazioni fino alla metà del 7° secolo. Nella bibliografia più antica il cimitero di C. è considerato longobardo; questa teoria oggi non può essere più sostenuta senza qualche riserva, perché le tombe chiaramente e sicuramente longobarde, appartenenti evidentemente alla fine del sec. 6° e al primo trentennio del 7°, sono la minoranza, oltre che relativamente antiche in rapporto al complesso dei ritrovamenti. Le altre sepolture presentano invece un carattere fortemente autoctono; Bierbrauer (1980) attribuisce il fatto a un continuo e rapido processo di acculturazione dei Longobardi, mentre altri studiosi (Hessen, 1983; Martin, 1988) pensano che a C. un gruppo molto piccolo, anche se importante, di guerrieri longobardi con le loro famiglie convivesse insieme alla più numerosa popolazione autoctona romana. Su questo argomento probabilmente si potrà dire di più quando tutto il materiale sarà analizzato tutto con criteri moderni.
Bibl.: R. Mengarelli, La necropoli barbarica di Castel Trosino presso Ascoli Piceno, Monumenti antichi pubblicati per cura della R. Accademia Nazionale dei Lincei 12, 1902, coll. 145-379; N. Åberg, Die Goten und Langobarden in Italien (Arbeten utgifna med understöd af Vilhelm Ekmans Universitetsfond. Uppsala, 29), Uppsala 1923; O. von Hessen, Secondo contributo alla archeologia longobarda in Toscana. Reperti isolati e di provenienza incerta (Accademia toscana di scienze e lettere La Colombaria. Studi, 41), Firenze 1975, pp. 14-19; V. Bierbrauer, Frühgeschichtliche Akkulturationsprozesse in den germanischen Staaten am Mittelmeer (Westgoten, Ostgoten und Langobarden) aus der Sicht des Archäologen, "Atti del 6° Congresso internazionale di studi sull'Alto Medioevo, Milano 1978", Spoleto 1980, I, pp. 89-105; O. von Hessen, Testimonianze archeologiche longobarde nel ducato di Spoleto, "Atti del 9° Congresso internazionale di studi sull'Alto Medioevo, Spoleto 1982", Spoleto 1983, I, pp. 421-428; M. Martin, Grabfunde des VI. Jahrhunderts aus der Kirche St. Peter und Paul in Mels SG, Archäologie der Schweiz 11, 1988, 4, pp. 174-176.O. von Hessen