CASTELLI CROCIATI
All'indomani delle ben note vicende legate alla scomunica papale, Federico II salpò da Brindisi il 28 giugno del 1228 giungendo in Cipro, a Limassol, il 21 luglio, con settanta navi (tra galee, taride e altre imbarcazioni), cento cavalieri e tremila uomini (tra sergenti, balestrieri e marinai armati). Il grosso della cavalleria, composta da cinquecento cavalieri del Regno, era già ad aspettarlo in Oriente agli ordini del maresciallo Riccardo Filangieri (Estoire d'Eracles, 1846, XXXVI, 1, p. 366; Filippo da Novara, 1994, pp. 82-85, 146-147).
In effetti, in una lettera del dicembre 1227 scritta in risposta alla scomunica papale, l'imperatore affermava di aver inviato in Terrasanta circa mille milites, dei quali settecento erano stipendiarii assoldati dal Gran Maestro dell'Ordine teutonico, Ermanno di Salza, e duecentocinquanta del Regno (Historia diplomatica, p. 36). In totale, l'imperatore poteva contare in Oriente su un esercito di un migliaio di cavalieri e relativo seguito, composto da duecento scudieri o armigeri e tremila fanti.
Com'è noto, la spedizione si risolse con un accordo siglato il 18 febbraio del 1229 in base al quale il sultano al-Kāmil riconsegnava ai cristiani Gerusalemme (esclusa l'area del tempio con la Cupola della Roccia e la moschea di al-Aqṣā). Con questo trattato il Regno di Gerusalemme otteneva, oltre alla Città Santa, anche Betlemme con un corridoio che, attraversando Lidda, raggiungeva il mare e Giaffa, comprendendo Nazareth e la Galilea occidentale, inclusi i castelli di Montfort e di Toron, e i piccoli distretti musulmani intorno a Sidone (ibid., pp. 86-90, 90-93; Annales de Terre Sainte, 1884, p. 438). In cambio Federico si impegnava a non offrire particolari aiuti militari alle signorie franche del principato di Antiochia e della contea di Tripoli. In un tale contesto le truppe imperiali, di certo inferiori di numero rispetto a quelle delle precedenti crociate, non furono mai utilizzate in scontri militari con gli eserciti musulmani. Una guerra vera e propria, invece, fu combattuta con altri cristiani, i signori di Ibelin, a Cipro e negli stati crociati. Questo si verificò essenzialmente durante una seconda fase della spedizione guidata da Filangieri (1231): un intervento militare, soprattutto contro gli Ibelin di Beirut, sostanzialmente fallimentare (sconfitta al passo di Agridi il 15 giugno 1232). In definitiva, l'imperatore non partecipò mai a scontri diretti e dal giugno 1229 si impegnò in Italia meridionale a proteggere i territori minacciati dagli eserciti papali. Le truppe di Federico rimasero in Terrasanta fino alla caduta di Tiro nel 1243.
Gli unici interventi di architettura militare direttamente attribuibili al sovrano svevo furono la riparazione della Torre di Davide e della Porta di S. Stefano a Gerusalemme (Historia diplomatica, pp. 101, 138-139) e la costruzione del castello di Giaffa (Estoire d'Eracles, 1846, p. 373).
Federico II ottenne nel trattato del 1229 la concessione personale di poter ricostruire le mura di Gerusalemme. L'imperatore si affrettò subito a iniziare i lavori consegnando all'Ordine teutonico, di cui si fidava, la residenza reale annessa alla Torre (ibid., pp. 375, 385). Lo Svevo intrattenne un rapporto privilegiato con l'Ordine dell'Ospedale gerosolimitano di S. Maria, conosciuto come Ordine teutonico (v. Teutonici): del resto questo Ordine era sorto in Terrasanta nel 1198 dal fallimento della spedizione crociata organizzata da Enrico VI, padre di Federico II, per venire incontro alle necessità dei pellegrini di nazionalità germanica. Oggi poco rimane della Porta di S. Stefano, detta anche Porta di Damasco, situata a nord della cortina muraria della città, a parte qualche piccola traccia del XII sec. del muro esterno della torre d'ingresso. La Torre di Davide è una cittadella difensiva di forma irregolare posta nella zona sud-ovest della cinta della città. Numerose sono ancora le vestigia visibili in alzato: la Torre di Ippico a est, una struttura difensiva di forma quadrangolare, muri con camminamenti di ronda a sud, postierle, scuderie e magazzini. A parte queste difese non risultano altri tentativi volti a rafforzare la difesa della Città Santa, ad esempio fortificando i dintorni mediante l'edificazione di alcuni castelli sulle alture della Giudea.
La fortezza di Giaffa fu la prima città costiera del Sud a essere presa dai cristiani (1099); nel 1187 venne conquistata dal fratello del Saladino al-῾Ādil, per passare nel 1191 a Riccardo Cuor di Leone, che ne fortificò ulteriormente le mura. Nel 1197, dopo alterne vicende, cadde in mano musulmana, e poi ancora crociata. Nel novembre 1228 fu ricostruita da Federico II, che la rase al suolo dalle fondamenta prima che i lavori potessero cominciare (ibid., p. 373). Negli anni seguenti due torri vennero costruite da Geroldo di Losanna, patriarca di Gerusalemme (Filippo da Novara, 1994, pp. 146-147; Annales de Terre Sainte, 1884, p. 488). Gli apparati difensivi non vennero modificati per i successivi venti anni. Luigi IX, dopo aver riparato le fortificazioni di Acri, di Haifa e di Cesarea, intraprese i lavori della fortezza di Giaffa per proteggerla dagli assalti nemici (Jean de Joinville, 1963, pp. 265-276, 289-305). Il sovrano fortificò il borgo intorno al castello, conservando gran parte della struttura dovuta ai lavori di Federico II. Durante la sua permanenza, dal maggio 1252 al giugno 1253, vennero eretti muri e incluse ventiquattro torri con una tipologia che presenta stringenti affinità planimetriche con le cinta murarie di Cesarea e Haifa. La costruzione delle fortificazioni comportò molte difficoltà economiche e la stessa città cadde già nel 1268 in mano musulmana. Il castello fu distrutto e i legnami lavorati e il marmo pregiato furono inviati al Cairo, per essere utilizzati nella costruzione della nuova moschea che il sultano Baybars stava erigendo (Estoire d'Eracles, 1846, p. 456). Attualmente sono visibili solo pochi resti della cittadella, situata su un rilievo a forma di ellisse, individuabili per di più solo sulla base di fonti documentarie e studi topografici.
Negli anni immediatamente precedenti la spedizione di Federico in Terrasanta, l'architettura castrale dei crociati aveva iniziato a conoscere una nuova fase di sviluppo. Nell'aprile del 1228, i Cavalieri teutonici, anche se considerati come nuovi arrivati nel Regno di Gerusalemme, guadagnarono un sostanziale predominio sulle alture della Galilea con l'acquisto, compiuto da Giacomo di Amigdala, di numerosi casali e villaggi. Tali insediamenti facevano parte della signoria di Castrum Regis, sotto l'autorità del titolare della contea di Edessa, Jocelyn III. L'attesa della venuta del tedesco Federico II e del suo seguito diede un nuovo impulso alle mire e alle ambizioni dei "frères Allemans" (Filippo da Novara, 1994, pp. 78-79). Ritenendo inadeguato il Castrum Regis, di cui rimane ancora gran parte della cinta muraria che collega le quattro torri angolari, essi cominciarono molto probabilmente a edificare un "castrum novum" (Tabulae Ordinis Theutonici, 1869, nr. 14, pp. 13-14), conosciuto col nome di Starkenberg dai Teutonici e col nome di Montfort dagli altri crociati. Infatti, nel giugno del 1228, Boemondo IV, principe di Antiochia e conte di Tripoli, accordò "en aide deu chastel" un contributo annuale di 100 bisanti all'Ordine teutonico (ibid., nr. 64, p. 53). Nel marzo dell'anno seguente, il Gran Maestro Ermanno di Salza scrisse a papa Gregorio IX informandolo del trattato firmato tra Federico II e al-Kāmil (Historia diplomatica, pp. 86-87) e chiedendo un supporto finanziario per la nuova costruzione che gli fu accordato con una lettera del 10 luglio del 1230 (Tabulae Ordinis Theutonici, 1869, nr. 72, pp. 56-57). La fortificazione di Montfort, situata a circa 20 km a nord-est di Acri e a 12 km dal mare, venne costruita su un crinale roccioso e difesa da rocce spigolose che dominavano la valle fin quasi al mare, inoltre era separata dalle montagne poste alle sue spalle mediante un fossato scavato nella roccia e attraversato da un ponte. Su questo lato la fortezza presenta una cinta muraria semplice, mentre sui tre lati più esposti la cortina diventa doppia. All'interno trovava posto un imponente corpo di fabbrica longitudinale di circa 100 m di lunghezza e 20 m di larghezza. Attualmente sono ancora visibili a est i resti del dongione di forma semicircolare e della sottostante cisterna, oltre a qualche vestigia della cripta posta a ovest. Risultano completamente distrutti gli ambienti del piano nobile: la sala dei cavalieri, che si affacciava sull'ingresso a est, e la cappella a ovest, costruita con archi a tutto sesto che si impostavano su pilastri cruciformi. Non si sa quando la fortezza venne portata a termine. È certo che, per quanto nel 1240 la fortificazione avesse funzionato come centro amministrativo per i Cavalieri teutonici, ebbe vita breve poiché di lì a poco, nel giugno del 1271, fu facilmente conquistata dal sultano mamelucco Baybars, insieme al Castrum Regis e al castello di Jiddin. Ai Cavalieri fu così concesso di ritirarsi ad Acri.
L'Ordine teutonico costruì a Jiddin, più o meno nella stessa epoca, un secondo castello, a soli 7 km a sud di Montfort. Il fortilizio, posto su un crinale roccioso, era costituito sostanzialmente da due torri squadrate collocate a livelli sfalsati e disposte a circa 20 m di distanza fra loro, di cui restano visibili ben poche vestigia. Tra le due torri c'era un cortile intermedio che poteva ospitare numerose costruzioni. Il circuito difensivo esterno era costituito da imponenti mura di forma trapezoidale con torri circolari agli angoli e due torri rompitratta, anch'esse di forma circolare, poste a difesa dell'ingresso.
La presenza di un Bergfried (mastio), in posizione dominante con forma sia semicircolare (Montfort) che quadrata (Jiddin), insieme a una certa geometria degli impianti, sembrano rimandare alle tradizioni derivanti dai contemporanei castelli d'area germanica degli inizi del XIII secolo.
Oltre ai castelli di Montfort e di Jiddin, nel 1227, secondo Filippo da Novara (1994, pp. 82-83), venne edificato anche il castello di Sidone. In questa città, nel mentre i pellegrini tedeschi costruivano i castelli di Montfort e Jiddin, un gruppo di pellegrini francesi, inglesi e spagnoli attesero l'arrivo di Federico II per cominciare a fortificare le difese cittadine e costruire il 'castello del Mare', chiamato così per distinguerlo dal 'castello di Terra' (situato sulle mura della vecchia acropoli della città e distrutto dalle truppe del Saladino, subito dopo la sconfitta delle armate crociate a Ḥaṭṭīn nel 1187). Il sito del nuovo castello fu scelto al di là del porto, su un banco roccioso che formava un isolotto a meno di 100 m dalla costa, e fu collegato alla terraferma per mezzo di un ponte di legno. La difesa fu organizzata costruendo due torri, una di grandi e l'altra di medie dimensioni, unite tra loro da un'importante cinta. La tecnica con la quale furono edificate derivava da una singolare consuetudine costruttiva araba (Aleppo, Bostra, Palmira, Amman, Cairo), molto in uso negli stati latini di Terrasanta (Lattakia, Giblet, Tiro, Cesarea, Ascalona), che impiegava colonne di spoglio di edifici antichi, generalmente d'epoca romana, poste trasversalmente alla muratura (enboutisse). Nel 1253-1254, dopo una breve conquista araba che non riguardò il 'castello del Mare', che rimase in mano crociata, le difese della cittadella vennero ricostruite a grande scala da re Luigi IX sotto la direzione di Simone di Montbéliard. Dopo il 1260, Sidone con altre proprietà, Beaufort e la Cava di Tiron, passò ai Templari, i quali continuarono a usare la fortezza fino a quando gli ultimi crociati, nella notte del 13 luglio 1291, abbandonarono il castello sotto la spinta mamelucca e si imbarcarono per Cipro.
Un posto rilevante per la comprensione dell'architettura militare federiciana meritano le fortezze cipriote, che l'imperatore ebbe modo di vedere personalmente all'inizio della sua spedizione. Tra queste ricordiamo: la torre dell'ospedale di Nicosia, i castelli di Dieudamour (S. Ilario), Limassol, Kantara, Kyrinia, Famagosta, Buffavento e La Castrie.
La cronaca di Filippo da Novara narra come questi fortilizi furono teatro di scontri tra i baroni ciprioti, alleati con gli Ibelin, e le truppe imperiali. A tal proposito viene citato anche il nome di un nobile cipriota, tal Filippo Cinardo, prima castellano di Kantara e poi di Kyrinia (Filippo da Novara, 1994, pp. 194-195). Cinardo, dopo la sconfitta subita a Cipro dai cinque reggenti, si rifugiò a Tripoli in Siria e poi in Puglia, dove divenne conte di Conversano grazie a un matrimonio (1242). Nel 1247 divenne castellano di Bari. Nel 1249 un'epigrafe al castello di Trani lo ricorda come progettista, che conferisce schema e disegno, oltre a tutto ciò che è necessario, affinché l'opera sia portata a compimento dal tranese Stefano Romualdo Carabarese. In seguito alla disfatta delle truppe imperiali altri artefici ciprioti, oltre Cinardo, seguirono Federico nel Regnum Siciliae, portando con sé le esperienze di architettura militare maturate nei territori levantini.
Fonti e Bibl.:Estoire d'Eracles, empereur, et la conqueste de la Terre d'Outre-Mer, in Recueil des Historiens des Croisades, His-toriens occidentaux, II, Paris 1846; Historia diplomatica Friderici secundi, III; Tabulae Ordinis Theutonici, a cura di E. Strehlke, Berolini 1869; Annales de Terre Sainte, a cura di R. Röhricht, "Archives de l'Orient Latin", 2, 1884, pp. 427-461; Jean de Joinville, Life of Saint Louis, in Id.-Geoffroy de Villehardouin, Chron-icles of the Crusades, a cura di M.R.B. Shaw, London-New York 1963, pp. 161-353; Filippo da Novara, Guerra di Federico II in Oriente (1223-1242), a cura di S. Melani, Napoli 1994. G. Rey, Étude sur les monuments de l'architecture militaire des croisés en Syrie et dans l'île de Chypre, Paris 1871; P. Deschamps, Les châteaux des croisés en Terre Sainte, I, Le Crac des Chevaliers, ivi 1934; A.W. Lawrence, Crusader Castles, London 1936 (trad. it. I castelli dei crociati, a cura di F. Cardini-D. Pringle, Venezia 1989); P. Deschamps, Les châteaux des croisés en Terre Sainte, II, La défense du royaume de Jérusalem, Paris 1939; R. Fedden, Crusader Castles. A Brief Study in the Military Architecture of the Crusades, London 1950; Crusader Castles, a cura di R. Fedden-J. Thomson, ivi 1957; S. Langé, L'architettura delle crociate in Palestina, Como 1965; W. Müller-Wiener, Castles of the Crusaders, London 1966; T.R.S. Boase, Castles and Churches of the Crusading Kingdom, Oxford 1967; M. Benvenisti, The Crusaders in the Holy Land, Jerusalem 1970; J. Prawer, The Latin Kingdom of Jerusalem, London 1972 (trad. it. Colonialismo medievale. Il regno latino di Gerusalemme, Roma 1982); P. Deschamps, Les châteaux des croisés en Terre Sainte, III, La défense du comté de Tripoli et de la principauté d'Antioche, Paris 1973; R.C. Smail, The Crusaders in Syria and the Holy Land, London 1973; H.P. Eydoux, Les châteaux du soleil: forteresses et guerres des croisés, Paris 1982; D. Pringle, A Thirteenth-Century Hall at Montfort Castle in Western Galilee, "Antiquaries Journal", 66, 1986, pp. 52-81; L. Marino, 'Chastel abatuz est demi refez': nota sulla fabbrica dei castelli d'epoca crociata in Terra Santa, "Castellum", 27-28, 1987, pp. 17-34; A. Cadei, I castelli federiciani: concezione architettonica e realizzazione tecnica, "Arte Medievale", 6, 1992, nr. 2, pp. 39-67; S. Runciman, Storia delle crociate, I-II, Torino 19932; P.W. Edbury, The Kingdom of Cyprus and the Crusades, 1191-1374, Cambridge 1994; H. Kennedy, Crusader Castles, ivi 1994; R.C. Smail, Crusading Warfare, 1097-1193, ivi 19952; C. Marshall, Warfare in the Latin East, 1192-1291, ivi 19962; F. Maurici, Federico II e la Sicilia. I castelli dell'Imperatore, Catania 1997; Le Crociate. L'Oriente e l'Occidente da Urbano II a San Luigi (1096-1270), a cura di M. Rey-Delqué, Milano 1997 (trad. fr. Les Croisades. L'Orient et l'Occident d'Urbain II à Saint Louis, 1096-1270, ivi 1997); La fabbrica dei castelli crociati in Terra Santa, a cura di L. Marino, Firenze 1997; D. Pringle, Secular Buildings in the Crusader Kingdom of Jerusalem, Cambridge 1997; R. Rogers, Latin Siege Warfare in the Twelfth Century, New York 19972; A.J. Boas, Crusader Archaeology, London 1999; G. Coppola, Fortezze medievali in Siria e Libano al tempo delle Crociate, Salerno 1999; In Terrasanta. Dalla crociata alla custodia dei luoghi santi, catalogo della mostra (Milano, Palazzo Reale, 17 febbraio-21 maggio 2000), a cura di M. Piccirillo, Milano 2000, pp. 219-223; J. Mesqui, Châteaux d'Orient, Paris 2001; A.A. Settia, Rapine, assedi, battaglie. La guerra nel Medioevo, Roma-Bari 2002; G. Amatuccio, 'Mirabiliter pugnaverunt'. L'esercito del Regno di Sicilia al tempo di Federico II, Napoli 2003.