Castra Fiorentino
In VE I XI 3 D. giudica con disprezzo il volgare romanesco e afferma che furono scritte in improperium di esso e delle parlate spoletina e marchigiana parecchie canzoni fra le quali una, tecnicamente perfetta, composta da quidam Florentinus nomine Castra. Questa canzone, di cui D. riporta i primi due versi, è una parodia vernacolare tramandataci dal canzoniere Vaticano 3793 (" Una fermana scopai da Cascioli. / Cita cita sen gia 'n grande aina "). In tale codice la canzone è intitolata a un " Messer Osmano " nel quale, però, è da vedere con tutta probabilità " il fittizio personaggio di Osimo che narra la sua campestre avventura galante, nel genere delle pastorelle, con una serva del Comitato fermano ". Così il Contini (Poeti I 913) risolve la contraddizione dovuta all'attribuzione del testo a " Messer Osmano " da parte del Crocioni (Una canone marchigiana ricordata da D., in " Giorn. stor. " suppl. 19-21 [1922] 265-362), il quale considerava probante il fatto che l'autore dimostra padronanza del dialetto e conoscenza dei luoghi del fermano e che " Osimani " è un cognome assai comune nelle Marche. D. lesse questa composizione in un manoscritto in cui veniva attribuita a un Castra fiorentino, e in essa avvertì un preciso intento parodistico della parlata marchigiana da parte di un rimatore colto. Aperto rimane il problema dell'identificazione dell'autore: un Iacopo " vocatus Castra " si trova nel Libro di Montaperti (1260); in un breve di Urbano IV, del 9 febbraio 1262, viene nominato un " Castra Gualfredi civis Florentinus "; lo Zaccagnini (in " Giorn. d. " XXVIII [1925] 170 n. 4) scoprì un Castra consigliere del Popolo di Firenze nel 1215; nel Liber Extimationum e nei testi ad esso relativi, si trovano un " Guittone del Castra " e suo figlio Taddeo. V. anche CASCIOLI; MARCA ANCONITANA.