CASTRIOTA
. Famiglia principesca albanese resa gloriosa da Giorgio, comunemente noto sotto il nome di Scanderbeg (v.) a lui dato dai Turchi. D'onde fosse originaria e quali fossero i primi C. è ignoto, come incerta è la derivazione stessa del nome. Allo stato attuale delle nostre conoscenze di sicuro non si può affermare che questo: che i C. sono di origine schipetara, non serba; e che il primo personaggio storicamente noto della famiglia è un Giovanni il quale agl'inizî del sec. XV era signore di alcuni villaggi nel territorio della tribù dei Matija e dei Dibra. Che sia stato anche principe di Croia è messo in dubbio - ma non con sicuro fondamento - dai più recenti scrittori di storia albanese. Di Giovanni i biografi dicono che fu dei più autorevoli dinasti dell'Albania e dell'Epiro. Lottò contro i Turchi, ma fu sconfitto, costretto a riconoscere la sovranità del sultano Murad II, e ad inviare alla sua corte come ostaggi i suoi quattro figli maschi (1410). Morì tra il 1432 e il 1443.
Delle sue cinque figliuole, quattro sposarono principi della Balcania, una si fece monaca. Dei figliuoli il primo, Giorgio (1403-1467), fu il famoso Scanderbeg (v.).
Figli di Giorgio furono Giovanni e Voisava. Il primo alla morte del padre (1467) non fu in grado nemmeno di mantenere il possesso di Croia conquistata da Giorgio. Ceduta questa città ai Veneziani, nel 1474 si ritirò nel reame di Napoli, dove dal re Ferdinando fu creato duca di S. Pietro in Galatina e marchese di Soleto e provvisto di vasti possessi. Ebbe tre figli: Costantino, Ferrante e Giorgio. La sua discendenza si estinse alla seconda generazione. Ultima di questo ramo fu Irene, figlia di Ferrante, la quale nel 1539 andò sposa a Pietrantonio Sanseverino, principe di Bisignano. Dei tre fratelli di Giorgio S., generalmente si afferma che non si conosce la sorte. Il Hopf ha ricollegato con Staniscia I, attraverso il figlio di lui, Branilo, e il nipote, Alfonso, i Castriota Scanderbeg, una delle più cospicue famiglie della nobiltà napoletana nei secoli XVI-XIX, tuttora esistente. Il Padiglione invece ha sostenuto che questi ultimi si ricollegano non ad Alfonso, ma ad Achillf, figlio di quel Ferrante, nipote di Giorgio Scanderbeg, che abbiamo sopra ricordato. Ma né i documenti portati in sostegno di questa tesi né le argomentazioni del Padiglione valgono a infirmare la concorde testimonianza degli scrittori del Cinque e Seicento, secondo la quale la discendenza del grande Giorgio C. si estinse a metà del sec. XVI.
Bibl.: M. Berletius, Historia de vita et gestis Scanderbergs, Roma [1502], (trad. it. di P. Rocca, Venezia 1554); Ducange, Historia byzant., I, Familiae ac stemmata imperatorum, Parigi 1680; C. Hopf, Chroniques gréco-romaines, Berlino 1873; C. Padiglione, Di Giorgio Castriota Scanderbech e dei suoi discendenti, Napoli 1879.