Vedi CASTRO dell'anno: 1973 - 1994
CASTRO
Località del comune d'Ischia di Castro (provincia di Viterbo), a circa 20 km a N di Vulci ed alla stessa distanza da Bisenzio e dal lago di Bolsena, verso il mare Tirreno, a S di Pitigliano. Fu capoluogo del Ducato di Castro, creato dai Farnese nei Cinquecento, ma già totalmente distrutto nel 1649 dalle truppe di Innocenzo X. Scavi recenti nella selva che ricopre la cittadina rinascimentale hanno liberato elementi architettonici del Palazzo Ducale e della Zecca, costruiti dal Sangallo, nonché del Duomo.
Una folta selva ha presto ricoperto le rovine della cittadina abbandonata, detta dal Dennis: a city of desolation ed il most gloomy site di tutta l'Etruria. Il torrente Olpeta, defluente dal lago di Mezzano, attraversa il territorio di C. e si insinua fra gole profonde di ripide rocce, formando un promontorio di gran valore strategico per l'abitato che vi sorgeva. All'estreinità SO del territorio di C., l'Olpeta raggiunge il fiume Fiora, vicino al sito del vecchio "ponte San Pietro", dove scavi preistorici condotti negli ultimi anni da F. Rittatore, (Università di Milano), hanno raccolto molto materiale, dal Neolitico in poi. La regione fu dunque popolata da tempi molto remoti.
Sembra certo che la città rinascimentale fu costruita sul sito di un abitato medievale e forse anche più antico. Nelle rovine del Duomo sono conservate sculture di arte romanica; fondazioni di case sembrano fatte con blocchi di tufo riadoperati da costruzioni più antiche. Colombarî tagliati nelle pareti rocciose attestano una occupazione romana; a questa epoca fu gettato sull'Olpeta un ponte per il passaggio di una strada a grossi selci romani ancora visibili in una gola rocciosa, detta "la Cava", dove si osserva pure una iscrizione etrusca sulla parete N. Quella strada veniva da Vulci e si ritrova in un tratto tagliato nel tufo naturale, che sale dall'altra riva del fiume verso il più ampio colle al quale il promontorio della città di C. è unito dal solo lato NE. Si estende colà una vastissima necropoli etrusca con tombe a cassoni ed a camera, bene conosciute da scoperte occasionali, saggi di dilettanti locali e scavatori clandestini. Recuperi di materiale etrusco hanno destato l'attenzione sul sito di C. e un Antiquarium locale fu organizzato ad Ischia di Castro per conservare questi documenti.
Scavi sistematici furono iniziati dal 1963 nella necropoli dalla Soprintendenza alle Antichità dell'Etruria meridionale, con attiva collaborazione del Centre Belge de Recherches Étrusques et Italiques dal 1964 in poi. Queste ricerche hanno già dato una ricca messe di sculture a tutto tondo del VI sec. a. C., eseguite in una caratteristica pietra locale, un nenfro compatto, di tono rosato. Esse rivelano uno stile particolare di stretta dipendenza da tipi vulcenti.
Alla prima metà del VI sec. a. C. si può datare un complesso monumentale, scoperto dagli scavi belgi all'orlo della rupe e di fronte al colle della città rinascimentale, davanti all'ingresso di una grande tomba con un lungo dròmos terminante in quattro camere sepolcrali, con letti di legno. Vi furono rinvenuti vasi di bronzo, piatti d'impasto e ceramica di stile protocorinzio. Davanti a questo dròmos, blocchi enormi di tufo lavorato, nell'immediata vicinanza delle sculture, sembrano zoccoli di sostegno, trovati insieme ad un cippo conico, alto m 2,50. Fra i numerosi frammenti di nenfro scolpito si riconoscono gli animali fantastici del simbolismo funerario con una straordinaria varietà di presentazione decorativa. Alcune di queste sculture rappresentano le prime figurazioni finora conosciute di taluni motivi, con notevole originalità iconografica e stilistica: particolarmente un ariete inginocchiato; una sfinge aptera, che tiene nelle mani le trecce dei capelli cadenti a fasce lisce, intorno al viso sul busto confrontabile con un busto simile di Chiusi; un piccolo leone con ali a gradini; un altro con ali a rilievo e soprattutto un cavallo alato con criniera a grosse strisce divise in mezzo alla testa in lunghi ciuffi come nei cavalli figurati sui vasi corinzî dello stile arcaico e di transizione. Questa protome di cavallo alato (alta 85 cm, larga 22) è la più antica figurazione di questo tipo finora conosciuta nell'arte etrusca, poiché quella in terracotta dipinta, trovata a Cerveteri ed ora al Vaticano, presenta uno stile già molto più classico; quella di C. precede pure il fregio di cavalli alati dello Herakleion di Thasos, databile al principio del V sec. a. C. La stilizzazione a piani lisci delle sculture suddette attestante l'influsso ionico, era già stata rilevata a Vulci verso la metà del VI sec. (560-540), ma con una rudezza angolosa di tecnica, forse locale, molto espressiva.
Altre sculture furono scoperte a C. dalla Soprintendenza nelle vicinanze della chiesetta del Crocifisso di Castro, sul fianco di un colle, dove grandi tombe già violate, sono coronate da una costruzione in forma di ara, lunga 13 m, con belle cornici tonde di nenfro rosato, con angoli decorati da espressive teste di animali: quella di un ariete (larga 64 cm) e quella di un leone (larga 75 cm) di stile ionico già più evoluto, databile verso l'ultimo venticinquennio del VI sec. a. C. Dallo stesso colle fu recuperata una figura di leone gradiente (lunga 1,15 m, alta 85 cm) in nenfro rosato, con la giubba crestata, a ciocche distanziate, che combina l'influsso ionico con ricordi di gusto ancora orientalizzante.
L'esistenza di un grande monumento di epoca arcaica, a gradini tagliati nel tufo naturale fu rivelata dagli scavi belgi dell'estate 1967, davanti ad una costruzione a grossi blocchi, non ancora identificabile con precisione.
La ceramica etrusca, trovata nelle tombe di C., è abbondante e varia. Pithoi ed olle d'impasto a pareti lisce o decorate a rilievi reticolati, coppe, kàntaroi, oinochòai, tazze in impasto bruno o bucchero grigio e nero di tecniche diverse, sono numerosi verso la fine del VII e la prima metà del VI sec. a. C. Alcuni buccheri sottili sono decorati ad incisione. Anche la ceramica etrusco-corinzia è molto rappresentata, dalla fase a decorazione geometrica con grandi anfore a fasce orizzontali, con le coppe dette "ioniche" od a "palmette fenicie", fino agli alabastri ed alle òlpai con fregi di animali; rari esemplari di alabastri figurati a forma di cavallo sembrano novità iconografiche e illustrano l'influsso particolare dell'arte corinzia nella zona vulcente. L'ulteriore svolgimento della ceramica è pure attestato da un lỳdion, decorato a pennellate ondeggianti a contrasti di colore nero e bruno ed anche da una tazza dipinta a figure nere con sfingi e leoni, del tipo detto pontico.
Si passa al periodo ellenistico con una tomba, fino adesso unica, della prima metà del III sec. a. C., dove furono scoperte un'anfora a manici curvi con ritocchi bianchi e gialli sulla vernice nera ed una oinochòe del tipo detto "falisco" con la rara figurazione della danza sfrenata di una Menade dal lungo vestito, che tiene nelle mani un coltello e la testa cornuta di un cervo sacrificato. La stessa tomba ha procurato un bellissimo specchio di bronzo raffigurante eroi greci di stile classico, coll'iscrizione etrusca talmithe (forse Palamede).
Gli scavi ora condotti sembrano permettere l'ipotesi che una città etrusca, particolarmente importante nel VI sec. a. C., corrispondesse a tante tombe. Però, né il sito né il nome di questa città sono ancora conosciuti con sicurezza. Nel 1931, L. Pareti aveva proposto di riconoscervi il Clusium Vetus di Porsenna, detto Kalousion nei codici di Polibio. Uno storico locale, il Rev. Stendardi, l'identificava invece con Statonia generalmente localizzata a Poggio Buco, un poco più a N verso Pitigliano. Il problema rimane aperto.
Bibl.: G. Dennis, The Cities and the Cemeteries of Etruria, Londra 1883, 3a ediz., I, pp. 490-492; L. Pareti, Per la storia degli Etruschi: I. Clusini Veteres e Clusini Novi, in St. Etr., V, 1931, pp. 147-154; E. Stendardi, Memorie storiche della distrutta città di Castro, Viterbo 1959, 2a ediz.; K. Lukan, Land der Etrusker, Vienna-Monaco 1962, p. 72; F. De Ruyt, Saggi e scoperte della missione belga nella necropoli etrusca di Castro, in Rend. Pont. Acc. Rom. Arch., XXXVII, 1964-65, pp. 63-81, e 5 figg.; id., Problemi e scoperte nel sito di Castro a Nord di Vulci, in Atti Convegno di studi su "la città etrusca e italica preromana" a Bologna (Giugno 1966), in corso di stampa; id., Nouvelles oeuvres d'art étrusque découvertes à Castro (province de Viterbe), in Comptes-rendus Acad. Inscr. Belles-lettres, Parigi 1967, pp. 150-168 e 9 figg.; id., Risultati dei più recenti scavi belgi a Castro (1965 e 1966), in Rend. Pont. Accad. Rom. Archeol., XXXIX, 1966-67, pp. 1-14 e 11 figg.; Catalogo della Mostra Kunst und Kultur der Etrusker, Vienna 1966; trad. a Stoccolma 1967, nn. 274 e 275; G. Colonna, Arte e civiltà degli Etruschi, Catalogo della Mostra di Torino, 1967, pp. 99-101, nn. 308-309. Per confronti con la scultura vulcente in pietra, A. Hus, Recherches sur la statuaire en pierre étrusque archaïque, Parigi 1961, pp. 36-53; 135-234, pl. IV-IX e XIX-XXVIII; C. Vermeule, in Bulletin Museum Fine Arts, Boston LIX, 1961, pp. 13-21; LXII, 1964, pp. 102-111. Per la protome di cavallo alato: a Cerveteri (Vaticano): G. Q. Giglioli, Arte Etrusca, Milano 1935, p. 31, pl. CLXV, 4; a Thasos: M. Launey, Un "Pégase" archaïque de Thasos, in Mon. Piot, XXXV, 1935-36, pp. 25-48, pl. III.