CASUS BELLI
. È tuttora usata questa espressione latina per designare, in senso lato, ogni fatto suscettibile di provocare una guerra. Quali siano tali fatti non si può dire a priori. Talora si fanno dichiarazioni preventive, e ciò avviene quando uno stato avverte l'altro che una determinata azione sarà da esso considerata come casus belli. Si può però osservare la tendenza odierna a restringere il numero e la qualità dei fatti provocatori di guerra mediante accordi con i quali due o più stati s'impegnano reciprocamente a escludere la guerra in determinate evenienze. Ne sorge allora una situazione giuridica per la quale uno stato è tenuto verso altri a non attribuire a certi fatti o eventi la qualità di casi da guerra. Ma, all'inverso, può accadere che uno stato sia obbligato ad attribuirvi questa qualità, sia perché s'è precedentemente impegnato a conservare una situazione (statu quo territoriale o altro) il cui mutamento richieda una reintegrazione forzata, sia perché è vincolato da un trattato di alleanza del quale il socio esiga l'esecuzione. Qui il casus belli si confonde con il casus foederis, e il sapere quando esso si è avverato dipende dall'interpretazione dei patti convenuti. In termni generali si può dire che, se la guerra è stata preveduta come pura condizione di fatto (es., se A si trova in guerra con B, C interverrà con tutte le sue forze, ecc.), il verificarsi del fatto diventa casus foederis, ossia casus belli per lo stato C. Se invece la guerra è considerata dalle parti in connessione con motivi, oggetti, o scopi specificati, ove le parti stesse non abbiano convenuto un apprezzamento comune su tali elementi e non abbiano pattuito che la richiesta di un socio sia sufficiente per esigere l'intervento dell'altro o degli altri, resta a ognuno la facoltà di sindacare la rispondenza della guerra con i motivi, gli oggetti, gli scopi dichiarati. Così, per ricavare un solo esempio da uno dei più importanti trattati politici degli ultimi tempi, con ragione il governo italiano ritenne non essersi verificato il casus foederis preveduto dalla triplice alleanza italo-austro-germanica, rinnovata per l'ultima volta il 5 dicembre 1912, in occasione della guerra portata dall'Austria alla Serbia nel 1914. La guerra infatti preveduta dalla triplice alleanza non era qualunque guerra, ma una guerra ove uno dei contraenti si trovasse impegnato per attacco altrui e senza provocazione propria (art. III), una guerra dunque qualificata, non corrispondente a quella che in effetto si svolse.