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FARNESE, Caterina

di Dario Busolini - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 45 (1995)
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FARNESE, Caterina (in religione Teresa Margherita dell'Incarnazione)

Dario Busolini

Nacque a Piacenza il 3 sett. 1637, quartogenita del duca di Parma e Piacenza Odoardo II e di Margherita de' Medici. Destinata dapprima alla monacazione, fu affidata alle cure di B. Razina, una nutrice devota alla Madonna del Carmine e all'Ordine dei carmelitani scalzi, i cui insegnamenti impressero su di lei una profonda religiosità.

Comunque, lontana dal controllo dei genitori, impegnati più nelle cure di governo che nell'educazione dei figli, la F. ebbe un'adolescenza insolitamente libera per l'epoca in cui visse e crebbe ' con un carattere indipendente ed orgoglioso, insofferente dell'etichetta di corte, amante del lusso, delle corse a cavallo e della lettura, specialmente dell'Ariosto. Tali predilezioni, col passare degli anni, sembrarono smentire ogni attitudine alla vita religiosa, sicché il fratello Ranuccio II, successo ad Odoardo morto prematuramante nel 1646, cominciò a considerare anche l'eventualità di un matrimonio e fece dei sondaggi in tal senso.

Quale che fosse la reale portata di questi negoziati, essi coinvolsero Luigi XIV, che espresse un lusinghiero apprezzamento sulla bellezza della "cadetta di Parma", e perfino Carlo II d'Inghilterra. L'atteggiamento della F., che apertamente diceva di voler decidere da sola il suo stato e che se avesse dovuto accettare un matrimonio politico avrebbe preteso un coniuge cattolico e di sangue reale, vanificò ogni tentativo.

Infine, intorno al 1660, la F. manifesto al cappellano di corte, il gesuita G. Ganducci, il desiderio di prendere i voti. Non venne creduta e neppure le monache carmelitane del monastero dei Ss. Antonio e Teresa in Parma, dove ella intendeva recarsi, furono unanimi nell'accettarla, pur consapevoli e grate dell'onore di avere tra loro una principessa. Ma questa aveva ormai deciso ed anche il duca concordava con lei, così il capitolo del 16 maggio 1661 eliminò ogni ostacolo al suo ingresso nell'Ordine dei carmelitani riformati.

La F. rinunciò ufficialmente ad ogni suo diritto in favore dei fratelli, che a nome di lei contribuirono con delle donazioni al restauro della chiesa e convento carmelitani di S. Pancrazio a Roma. Rimastole solo il dovere di revocare il suo voto in caso di estinzione della discendenza maschile della casa, si preparò a lasciare il palazzo ducale. A Bologna, nello stesso anno, venne data alle stampe una raccolta di trenta poemetti di gusto barocco per celebrarne l'"heroica risolutione".

La cerimonia della vestizione ebbe luogO il 22 marzo 1662, preceduta da uno sfarzoso corteo per le vie della città, salutato da archi di trionfo e salve di cannone. In onore della santa fondatrice della riforma del Carmelo, Teresa d'Ávila, la F. assunse il nome di Teresa Margherita dell'Incarnazione.

La vita claustrale la mutò radicalmente. Nel monastero si diede a incessanti prove di umiltà e di obbedienza, soprattutto al fine di troncare ogni legame con i Farnese, dei quali rifiutò anche il pranzo di corte, che dal palazzo mandavano al monastero. Professati i voti solenni, aumentò le preghiere e le penitenze rigorose, che in qualche caso sfiorarono l'esaltazione mistica, tanto da indurre il suo confessore e direttore spirituale, il carmelitano p. Massimo della Purificazione, a obbligarla a moderarsi.

La F. non accettò mai la carica di priora, propostale periodicamente, interpretando in maniera rigida gli insegnamenti della sua maestra spirituale, suor Angelica Virginia di s. Francesco di Paola, e di s. Teresa. Proprio ad imitazione di s. Teresa e per placare la sua ansia di perfezione, il p. Massimo le permise, dopo un lungo periodo di riflessione, di pronunciare il voto del "più perfetto", il 15 ott. 1672. Tanto rigore le procurò una fama di santità, che cercò invano di ridurre col distaccarsi maggiormente dalle cose dei mondo, sino ad evitare di portare il lutto per la morte della madre, nel 1679.

Il rigido inverno 1683-1684 ne minò il fisico, già provato dalle penitenze. Morì a Parma il 27 apr. 1684. Venne sepolta il giorno successivo, nello stesso monastero dove aveva vissuto, che conserva un suo ritratto d'autore ignoto.

Dopo la morte la fama della F. crebbe ancora. Innocenzo XI firmò un breve, il 27 maggio 1684, che la indicava come esempio a tutte le principesse. I superiori carmelitani permisero al p. Massimo di scrivere il Ragguaglio istorico della nascita, vita e morte di suor Teresa Margherita dell'Incarnazione già nel secolo serenissima principessa Caterina Farnese. Dedicato a Ranuccio II, il libro, cui ben poco aggiungono successivi tentativi biografici, fu pubblicato per la prima volta nel 1691, a spese della stamperia ducale, ed ebbe parecchi lettori. Nel 1698 già se ne contavano altre due edizioni parmensi e una veneta, nonché una traduzione francese di E. de Saint-Delphin, impressa ad Avignone nel 1694.

Il volume, apologetico, riporta le poche e brevi testimonianze originali della F.: una pagina dove narra le attività della sua giornata tipo, il voto, qualche pensiero dell'adolescenza e dei propositi fatti da religiosa. Ella, pur amando le lettere, per mortificazione personale non volle lasciare ai posteri null'altro che non le fosse stato prescritto dal confessore.

Nel secolo seguente i problemi dinastici della casa Farnese, che andava spegnendosi, fecero mancare il sostegno della famiglia al processo di beatificazione della F., che si arenò, lasciandole il solo titolo di venerabile.

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Parma, Casa e corte Farnesiana, s. 2, b. 32, f. 7; Ossequi poetici nell'ammirarsi in Bologna l'heroica risolutione della serenissima principessa C. F. di monacarsi nel venerabile monastero delle madri carmelitane scalze di S. Teresa in Parma, Bologna 1661; C. Poggiali, Mem. storiche di Piacenza, XI, Piacenza 1763, p. 248; C. Dossi, C. F., Milano 1912; C. de Villiers, Bibliotheca carmelitana, a cura di G. Wessels, Romae 1927, p. 429; A. M. Aimi, Viola mistica, Milano 1938; A. Archi, Il tramonto dei principati in Italia, Rocca San Casciano 1962, p. 199; R. Aubert, C. F., in Dict. d'hist. et de géogr. ecclés., XVI, Paris 1967, p. 617; E Nasalli Rocca, I Farnese, Milano 1969, pp. 178 s.; M. Aymard-J. Revel, La famille Farnèse, in Le palais Farnèse, I, 2, Rome 1981, p. 715; P. Litta, Le famiglie celebri ital., sub voce Farnesi, tav. XIX.

Vedi anche
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