CATERINA II Alekseevna, la Grande, imperatrice di tutte le Russie
Era nata, principessa di Anhalt-Zerbst, il 2 maggio 1729 e battezzata col nome di Sofia-Federica-Amalia. Nel 1743, con la madre, fu chiamata a Pietroburgo dall'imperatrice Elisabetta Petrovna, e nel 1745 sposò l'erede al trono russo, granduca Pietro Fedorovič. La scarsa cultura avuta in famiglia non avrebbe impedito a C. di trovarsi a suo agio alla corte russa, se non fosse stata l'atmosfera di sfiducia in cui si trovò con un marito non amato. C. trovò conforto e soddisfazione ai proprî interessi e alle proprie aspirazioni in un intenso lavoro intellettuale e anche in passioni di cuore. La vita familiare disordinata e complicata anche dall'allontanamento del figlio Paolo, nato nel 1754, doveva portare alla rottura definitiva tra C. e il marito, allora già imperatore (Pietro III). Il malcontento suscitato dallo zar fra la Guardia e in diversi circoli di corte scoppiò in una rivolta militare: Pietro III fu deposto, dopo qualche giorno ucciso e sostituito sul trono con C. (20 giugno 1762). E, sebbene il modo stesso con cui era pervenuta al trono dovesse suscitarle contro opposizioni anche armate, tutti i tentativi di tal genere furono stroncati tempestivamente, anche quello, assai noto, di Mirovič di liberare dalla reclusione l'imperatore Ioann VI Antonovič (1764).
C. assumeva il potere con una seria preparazione, con una profonda conoscenza della Russia e della letteratura politica europea contemporanea, con davanti agli occhi l'idea d'una monarchia liberale ed umana, destinata dalla storia a trasformare lo stato russo secondo le idee migliori dell'illuminismo. Questo ideale non trovò piena rispondenza nella realtà russa e fin dai primi passi C. incontrò difficoltà non previste; tuttavia per lungo tempo ella si nutrì di questa idea del sovrano riformatore, fino a che l'età, l'esperienza della vita (p. es. la rivolta di Pugačev), le impressioni suscitate in lei dagli avvenimenti di Francia del 1789, non fecero svanire molti entusiasmi giovanili. Bisogna sottolineare che quasi tutti gli avvenimenti importanti dello stato, durante il regno di C., furono preparati e realizzati per sua iniziativa e con la sua immediata partecipazione. Tutta la politica estera della Russia e tutta l'organizzazione interna sono perciò fatti che entrano anche nella biografia della stessa imperatrice. L'ambizione e l'aspirazione della gloria, la coscienza della responsabilità davanti a un vopolo e alla storia e il bisogno prepotente di agire guidarono C. nella sua attività, feconda di pensiero, piena di tenace fatica e di instancabile interesse per la propria opera statale.
Cominciò la sua attività con un atto ardito: convocando cioè i rappresentanti della libera popolazione della Russia a partecipare al lavoro della commissione per il progetto del nuovo codice, destinato a sostituire l'invecchiato codice del 1649. La commissione, convocata nel 1767, doveva, secondo il pensiero di C., formare un codice corrispondente alle idee progressiste del secolo: idee che ella stessa espose in una speciale istruzione (nakaz) il cui testo, nella sua parte principale, risale a L'esprit des lois del Montesquieu e a Dei delitti e delle pene del Beccaria (edizione critica del Nakaz per cura dell'Accademia delle scienze di Pietroburgo, 1907; tre traduzioni italiane nel 1769 a Zurigo, Pisa, Firenze). La Commissione non portò a termine il suo lavoro, ma servì da un lato a far conoscere al governo centrale le necessità fondamentali e i desiderî della popolazione e a preparare almeno un mateiale utile per gli ulteriori lavori legislativi, dall'altro a suscitare un vivace movimento d'opinione pubblica in tutta la società russa. La lentezza e la complessità della Commissione del 1767, sciolta definitivamente nel 1774, diedero coscienza a C. dell'impossibilità di fondare su principî astratti, d'origine occidentale, un codice per la Russia.
Durante i primi anni di regno di C. scoppiarono rivolte fra i contadini servi della gleba e tra gli addetti alle manifatture, rivolte sedate solo con la forza armata. Nel 1770 a Mosca un'epidemia di peste suscitò un violento moto popolare, durante il quale il governo si sentì mancare il terreno sotto i piedi: fu ucciso l'arcivescovo Ambrosio e solo l'invio a Mosca, con pieni poteri, del favorito di C., Gregorio Orlov, poté riportare l'ordine nell'agitata vita della città. Nel 1774 tutta la Russia fu scossa dalla rivolta del cosacco Emeljan Pugačev, che si fece chiamare zar Pietro III e sollevò quasi tutta la popolazione cosacca, contadina e non russa, della Russia orientale e sud-orientale. Il governo fu costretto a condurre una vera guerra contro gl'insorti e solo dopo tenaci azioni guerresche non sempre fortunate, alle quali parteciparono uomini eminenti (A. Bibikov, Michelson, Suvorov, P. Panin), riuscì finalmente a liquidare l'isurrezione e mettere le mani su Pugačev (1775).
Il primo atto legislativo d'importanza generale, compiuto da C. fu l'"istituzione dei governatori" nel 1775, cioè la riforma del governo locale, ispirata al principio della decentralizzazione dei poteri da conferirsi a un certo numero di funzionarî scelti sulla base del principio di classe. I varî poteri: giudiziario, amministrativo, finanziario, ecc., dovevano essere divisi. Nello stesso tempo si procedette a una nuova divisione della Russia in governatorati, riuniti per gruppi in luogotenenze; più tardi fu pubblicato il regolamento di polizia (1782). Parallelamente procedettero i mutamenti nella amministrazione centrale; furono aboliti varî collegi (ministeri) e nelle mani del Procuratore generale del senato si concentrarono a poco a poco gli affari dell'amministrazione interna della Russia. Fu cioè posto il principio del potere ministeriale unitario. Nel 1768 era stato formato presso l'imperatrice il Consiglio imperiale per i più importanti affari statali. Nel 1785 furono pubblicate due importanti lettere patenti per la nobiltà e le città; la prima trasformava la nobiltà russa in corporazione legalmente formata, ponendola al vertice delle gerarchie sociali, e fissandone l'organizzazione interna corporativa; la seconda regolava l'organizzazione e l'attività degli elementi urbani e poneva nuove basi per lo sviluppo dell'amministrazione autonoma delle città. Naturale prosecuzione di questi due provvedimenti doveva essere la riforma della classe dei contadini, prima di tutto dei contadini liberi; ma i lavori preliminari non uscirono dallo stadio di progetti e proposte. Nulla d'importante e di notevole l'imperatrice realizzò nel problema della servitù della gleba, benché nei primi tempi del suo regno e anche prima, l'avesse recisamente condannata. La questione fu da lei sollevata chiaramente nella commissione del 1767-74; furono versati fiumi d'inchiostro, ma nella legislazione tutto questo movimento trovò debolissimo riflesso, anzi la situazione di fatto dei servi della gleba peggiorò notevolmente. L'imperatrice stessa aumentò il numero dei servi con l'attribuzione delle terre e dei contadini liberi a cortigiani favoriti, sotto forma di ricompense; nel 1783 fu proibito il libero passaggio dei contadini da un proprietario all'altro, nella Piccola Russia, cosicché l'istituzione della servitú della gleba si trasferì anche in questa parte del territori0 russo. Così, col passare degli anni, C. sempre più si allontanò dai suoi ideali: gli ultimi suoi anni furono, da questo punto di vista, in aspro contrasto con i suoi principî. La rivoluzione francese del 1789 la spaventò e la spinse verso la reazione. Nel 1790 vengono prese le misure più severe contro Radiščev, che aveva messo a nudo, nel suo famoso Viaggio da Pietroburgo a Mosca, le terribili piaghe della servitù della gleba; un po' più tardi punizioni egualmente severe caddero sul capo di Novikov, uno dei migliori rappresentanti della cultura russa della fine del sec. XVIII, che cadde in disgrazia di Caterina per aver svolto attività massonica (1792). Già prima la stampa, e specialmente il giornalismo, allora nascente, avevano cominciato a subire restrizioni, benché la stessa C. prendesse vivo interesse ai problemi della cultura e, specialmeme, dell'istruzione pubblica: sotto di lei fu fondata la Casa di educazione per gli orfani e gli abbandonati a Mosca (1763), alcuni istituti per fanciulle, l'Accademia delle arti (1764) e furono elaborati ampî e minuti progetti d'organizzazione scolastica, secondo i quali tutta la Russia avrebbe dovuto godere i benefici d'un meditato sistema di scuole, capaci d'assicurare in avvenire una "nuova stirpe d'uomini colti e ben educati". In realtà, nel 1782 fu attuato in Russia un sistema scolastico su modello austriaco, sotto la direzione di Jankovič de Mirievo, sistema rispondente solo in parte ai primitivi piani di C. e di coloro che parteciparono all'attività pedagogica del tempo. L'importanza che C. dava all'istruzione la mosse a non permettere che nel territorio del suo impero fosse pubblicato il breve di Clemente XIV col quale venne soppressa la Compagnia di Gesù; cosicché i gesuiti rimasero nei loro collegi della Russia Bianca. Altri atti di governo meritano di essere segnalati: nel 1764 la secolarizzazione di terre delle chiese e dei monasteri, che diede allo stato un notevole gettito di terre, ma provocò il malcontento del clero; nel 1768 la fondazione della Banca degli assegnati e altre misure per risanare le finanze.
Orma non meno profonda C. lasciò nella politica estera: il territorio dell'impero, sotto il suo governo, fu allargato notevolmente, soprattutto a spese della Turchia e della Polonia. I rapporti con questi due stati costituiscono il fulcro della politica estera dell'imperatrice. Nei primi tempi (fin verso il 1779) gl'interessi politici di C. furono orientati verso nord, dove ella cercava di realizzare l'alleanza degli stati settentrionali contro l'alleanza austro-francese che minacciava l'equilibrio europeo. Tuttavia la difficoltà di conciliare gl'interessi degli stati dell'Europa settentrionale spostò la sua attenzione verso sud. Nel 1779 si ebbe l'avvicinamento con l'Austria, poi il "progetto greco" di spartizione della Turchia e della sua cacciata dall'Europa.
In stretto legame con questo nuovo orientamento di C. si ebbe di lì a poco la rottura con la Svezia, che manifestò la sua opposizione alla Russia non solo col rafforzare l'influenza antirussa in Polonia, ma anche cercando di indebolire la Russia con la violenza: la guerra russo-svedese del 1788-1790 finì senza profitto per tutte e due le parti, con la pace di Väräle del 1790. Le relazioni della Russia con l'Inghilterra, per lungo tempo pacifiche ed amichevoli, furono rotte dalla famosa dichiarazione di neutralità armata da parte della Russia nel 1780, dichiarazione che aveva per scopo la protezione internazionale della navigazione commerciale delle potenze neutrali durante la guerra fra l'Inghilterra e le sue colonie americane. L'Inghilterra ne rimase sorpresa e contrariata, tanto più che nei suoi anni giovanili C. - non ancora imperatrice - aveva evidentemente servito agl'interessi inglesi, mantenendo relazioni segrete con l'agente inglese in Russia, Williams. Verso la Polonia C. non trascurò alcuna occasione per intervenire attivamente negli affari interni, fondandosi ora su questioni legate con l'irregolare posizione della popolazione ortodossa e russa delle provincie orientali della Polonia (problema dei dissidenti), ora pretendendo addirittura parti della Polonia al tempo dei disordini interni di quello stato. Queste circostanze diedero a C. la possibilità, nei primi anni del suo regno, d'influire sull'elezione del re polacco, appoggiando la candidatura di Stanislao Augusto Poniatowski, suo amico. Tuttavia l'atteggiamento del Sejm polacco, contrario alla politica russa nell'affare dei dissidenti, costrinse ben presto C. ad appoggiare con le armi il prestigio della Russia in Polonia, contro quei partigiani dell'indipendenza della Polonia che vi erano riuniti nella Confederazione di Bar (v.). Gli eserciti russi finirono con l'aver ragione dei confederati e nel 1773 avveniva il primo smembramento della Polonia. Nei venti anni seguenti la vita interna della Polonia offrì pretesto a reiterati interventi del governo russo; nel 1793 si ebbero nuove complicazioni che portarono a una seconda spartizione della Polonia fra la Russia e la Prussia: la Russia ebbe questa volta la Volinia, la Podolia e il territorio di Minsk; due anni dopo, nel 1795, terza spartizione che pose fine alla Polonia: la Russia ebbe la Lituania e la Curlandia.
La lotta fra la Russia e la Turchia sotto C. fu la continuazione del vecchio antagonismo fra queste due potenze e prese ragione per riaccendersi dal problema polacco. La Turchia era legata alla Polonia da un trattato d'amicizia, e, istigata anche dalla Francia, ruppe guerra apertamente alla Russia (1768-1774). Questa prima guerra finì favorevolmente per la Russia con la pace di Kücük Kainarge (1774), che concedeva alla Russia le steppe meridionali fino al fiume Bug, il diritto di protezione sui cristiani sudditi turchi, cioè in primo luogo sugli Slavi balcanici, una serie di vantaggi commerciali e le città di Azov Kerč, Kinburn, ecc. La Crimea fu allora dichiarata indipendente dalla Turchia; ma la rivalità degli interessi della Turchia e della Russia in quella regione, riempì il decennio seguente. Nel 1783 la Crimea, il Taman e il Kuban furono dichiarati annessi alla Russia: annessione che fu confermata definitivamente solo dopo la seconda guerra russo-turca del 1787-1791, in seguito alla quale, per la pace di Iaşi (1791), la Turchia cedeva questi territorî e il confine tra la Russia e la Turchia era segnato dal fiume Dnestr. Questi successi nella lotta contro la Turchia spinsero C., e soprattutto il principe G. Potemkin, a mettere innanzi il cosiddetto "progetto greco", mirante a cacciare i Turchi dall'Europa e a formare di Costantinopoli la capitale di un nuovo impero greco con un sovrano ortodosso. Tuttavia il progetto, che sembrava garantito dall'accordo con l'Austria contro la Turchia (1779), si rivelò inapplicabile. Le vaste steppe meridionali, poco popolate e non toccate dal progresso economico, riunite sotto l'amministrazione del principe G. Potemkin furono popolate con coloni e popolazione trapiantata dalla Russia e dalle regioni periferiche; contemporaneamente fu svolta un'ampia politica di colonizzazione, del tutto conforme all'entusiasmo del tempo per le idee colonizzatrici. Nel Mezzogiorno sorse una serie di città: Ekaterinoslav, Cherson, Odessa, Sebastopoli, Nikolaev, ecc., che si svilupparono intensamente ed ebbero grande importanza, economica e politica. Nella Piccola Russia e nella "Nuova Russia", come si chiamò tutta la regione delle steppe meridionali, si realizzò gradualmente un programma di centralizzazione, in relazione col quale, nel 1765 fu abolito il potere dell'atamano della Piccola Russia, e nel 1774 fu distrutto il vecchio nido del libero "cosacchismo" sul Dnepr, la "zaporožskaja seč.".
La fervida attività di C., nel campo della politica interna ed estera non esaurì tuttavia tutta la sua energia; ella lasciò notevoli e significative tracce anche nel campo della letteratura. La sua eredità letteraria è ricca e varia. I suoi atti legislativi in notevole misura sono suo lavoro letterario personale; d'altra parte l'ampia, intelligente e talvolta brillante corrispondenza con un numero enorme di persone, Russi e stranieri, forma una preziosa eredità: basti ricordare la sua corrispondenza con Voltaire, Diderot, Grimm, Falconet. Oltre a ciò, C. fu autrice di numerose opere drammatiche, di articoli, di riviste, di schizzi satirici, di racconti morali, di drammi storici, di cronache, di ricerche storiche, di saggi filologici, di trattati polemici e di memorie. Nei saggi drammatici, in generale non brillanti per pregi letterarî, da una parte sono messi in ridicolo i diversi aspetti dei costumi sociali russi: il potere della moda, la francomania ecc. (p. es. nelle sue migliori commedie O tempo, L'onomastico della Signora Volčalkinaja), dall'altra personalità concrete e correnti sociali come nella commedia: L'impostore, che rappresenta Cagliostro; nelle commedie: Il sedotto e Il Šaman siberiano, in cui colpi violenti sono diretti contro i massoni; nell'opera Dolore - l'eroe Kosometovič, diretta contro il re di Svezia Gustavo III; nell'imitazione de Le comari di Windsor, adattate da C. alla scena russa. C. scrisse anche pesanti cronache drammatiche su Rurik e Oleg, nelle quali gli antichi eroi russi esprimevano le idee politiche della stessa autrice. Molto attivamente C. collaborò alla rivista satirica da lei stessa fondata: "Di tutto un po'" e ne "L'interlocutore degli amici della parola russa", in cui redasse la rubrica satirica. Con la sua partecipazione a quest'ultima rivista C. agì favorevolmente sullo sviluppo della satira e del giornalismo russo. Nelle favole Lo zarevič Chlor e Lo zarevič Fevej, come nelle istruzioni a Saltykov sull'educazione dei suoi nipoti, i principi Alessandro e Costantino Pavlovič, e in altre opere, ella sviluppò le sue idee pedagogiche, risalenti soprattutto a Locke e a Montaigne. Compose un ampio saggio, privo però d'importanza scientifica, sulla storia russa; partecipò ai lavori per la preparazione del dizionario comparato delle lingue di tutto il mondo; scrisse i suoi ricordi intimi. Sembra sua anche la risposta polemica al libro di Chappe D'Auteroche sulla Russia, edita anonima col titolo di Antidoto.
La vita famigliare di C., anche nel periodo seguente alla morte di suo marito Pietro III, non fu né gloriosa né esemplare; sulla sua condotta privata corsero quantità di aneddoti e di voci non lusinghiere. Tra lei e il figlio, il granduca Paolo Petrovič (più tardi imperatore Paolo I) vi furono poi sempre rapporti di antipatia; C. concepì l'idea di togliere al figlio il diritto di successione e di cederlo, invece, al maggiore dei nipoti, Alessandro Pavlovič della cui educazione ella si preoccupò molto. Morì di apoplessia, a Pietroburgo, il 6-7 novembre 1796. (V. tav. CXLIII).
Le opere complete dell'imperatrice, tranne quelle legislative, sono state pubblicate dall'Accademia delle scienze di Pietroburgo, in 12 volumi nel 1901-1908.
Bibl.: Su C. e il suo regno esiste un'amplissima letteratura monografica, ma nessun lavoro complessivo; la migliore biografia è quella di V.A. Bilbasov, Istorija Ekateriny II (Storia di C. II), voll. 2, Pietroburgo 1890, 1891; in ed. più completa: Berlino 1900, 1903; arriva solo al 1764. Cfr. anche S. Solov'ev, Istorija Rossii (Storia della Russia), XXI-XXIV fino al 1774; A. Brückner, Katharina die Zweite, Berlino 1883-1885; in italiano, traduzione di A. Curth, Milano 1889; K. Waliszewski, Le roman d'une impératrice, Parigi 1893; K. Stählin, Gesch. Russlands, II, Berlino 1930 (il l. III è dedicato al governo di C.). Cfr. anche Smurlo, Storia della Russia, II, Roma 1930.