CAUCASIA (IX, p. 482)
Nel 1943, dopo la disfatta germanica a Stalingrado, fu soppressa la Repubblica autonoma dei Calmucchi, e il suo territorio (74.200 kmq., 220.700 ab.), situato, peraltro, completamente fuori della Caucasia, fu suddiviso tra il territorio (kraj) di Stavropol′ e le regioni (oblast′) di Stalingrado, di Rostov e di Astrachan, quest'ultima di nuova formazione.
Nello stesso anno fu soppresso il Territorio autonomo dei Karaciai (9900 kmq., 149.900 ab.), la sua parte settentrionale fu annessa al territorio di Stavropol′ e la parte meridionale alla Repubblica federata della Georgia, che successivamente si ampliò ancora quando la Repubblica autonoma della Cabardia-Balcaria, nel 1944, le cedette l'angolo sud-occidentale del suo territorio, abitato da Balcari, cambiando poi il nome in Repubblica autonoma della Cabardia. Al principio del 1944 fu soppressa poi la Repubblica autonoma della Ceceno-Inguscetia (15.700 kmq., 697.400 ab.), e la maggior parte del suo territorio fu aggregata alla regione di Groznij, ad eccezione di una striscia che fu ceduta alla Repubblica autonoma dell'Ossetia Settentrionale, e di un lembo che è passato alla Repubblica autonoma del Daghestan.
La città di Vladikavkaz, che era stata ribattezzata Ordžonikidze, nel 1944 ha avuto un nuovo nome, di origine osseta: Dzaudšikau; Stavropol′, che era stata chiamata Vorošilovsk, ha ripreso l'antico nome; a Ježovo-Čerkessk, capoluogo del Territorio autonomo della Circassia, è stata soppressa la prima parte del nome.
Non si conoscono ancora i dati di superficie e di popolazione delle varie suddivisioni politico-amministrative della Caucasia che hanno subìto variazioni territoriali.
Storia. - Le regioni del Caucaso furono risparmiate dalla guerra fino al 1942, fino a quando, cioè, ìl 21 luglio dello stesso anno i Tedeschi, iniziando la loro offensiva, attaccarono Rostov dal nord, dal nord-ovest e dall'ovest. Premendo verso il sud, le armate germaniche miravano a raggiungere i campi petroliferi del Caucaso, mentre con la contemporanea offensiva verso Stalingrado miravano ad attestarsi sul Volga per recidervi la più grande arteria fluviale di comunicazione dei Russi, attraverso la quale, via Iran-Caspio, passavano i rifornimenti anglo-americani. I carri tedeschi, avanzando lungo la linea ferrata Rostov-Baku, raggiungevano il 4 agosto Vorošilovsk, dopo aver percorso 360 km. in otto giorni. Un tentacolo del gruppo Kirchner si spingeva il 16 agosto fino a Maikop, mentre la colonna principale d'attacco oltrepassava Nalčik per arrestarsi a Mozdok, sull'alto Terek, e alle porte di Ordžonikidze. Ma, nonostante l'occupazione di parte del bacino del Kuban e l'ascensione degli alpini bavaresi sull'Elbrus (21 agosto 1942), la corsa al Caucaso fu presto paralizzata da gravi ostacoli logistici: da Berlino e dalla Ruhr a Rostov passano rispettivamente 2000 e 3000 km., e da Rostov a Baku 1300, dei quali ancora 500 dovevano essere percorsi per raggiungere Baku. Cosa più preoccupante, i rifornimenti si facevano discontinui, il carburante mancava perché i pozzi di Maikop, che d'altronde producevano solo il 5% dei petrolî caucasici, erano stati bruciati dai Russi, e il terreno si faceva montuoso mano a mano che ci si avvicinava verso Baku, trovandosi questa città a valle della catena del Caucaso. Ad aggravare le cose sopraggiunse nel novembre del 1942 la controffensiva del maresciallo Žukov, scatenata dal Terek fino alla regione di Stalingrado, dove il 19 novembre cominciava la decisiva battaglia omonima. Con questa i Russi miravano, fra l'altro, a raggiungere al più presto Rostov, per tagliare la ritirata all'armata tedesca del Caucaso. Stalingrado cadde il 2 febbraio, mentre un'intera armata germanica era stata distrutta o catturata, la linea del Don sfondata. Alle armate della Caucasia, per evitare d'essere tagliate fuori, non rimaneva che abbandonare sollecitamente i petrolî caucasici e il ricco bacino agricolo del Kuban. Infatti il 3 gennaio 1943 i Tedeschi iniziarono una sollecita ritirata, premuti da ogni parte dalle truppe di Žukov. Al 15 febbraio i Tedeschi non conservavano più, a sud di Rostov, che la testa di ponte di Novorossijsk. In meno di due mesi i Russi avevano riconquistato tutto il Caucaso e quasi tutto il Kuban.
Dopo la fine del conflitto, si sono ripresentati nel Caucaso i tradizionali problemi dello Azerbaigian, del Kurdistān e dei distretti di Ardahān e di Kars.
In tutti e tre i casi si è assistito ad una fase iniziale di espansione sovietica che ha condotto, nello Azerbaigian persiano, alla costituzione di un governo autonomo in opposizione a quello di Teherān (dicembre 1945), e nel Kurdistān (dopo un appello rivolto il 31 marzo 1945 alla conferenza di San Francisco e rimasto inascoltato) alla creazione, con il silenzioso appoggio dell'Unione Sovietica, di uno stato autonomo che il 23 aprile 1946 firmava, sempre per iniziativa sovietica, un patto di alleanza con il governo autonomo dello Azerbaigian. Infine, per i distretti di Kars e di Ardahān, benché nessuna presa di posizione ufficiale venisse da Mosca, sul finire del 1945 ambienti della Georgia evidentemente ispirati dalla capitale sovietica, richiedevano una revisione del trattato del 1921.
Tuttavia, dopo questa iniziale offensiva sovietica, la situazione evolveva progressivamente in senso non favorevole all'URSS. Mentre nessuna richiesta revisionista veniva avanzata dall'URSS sui distretti di Kars e di Ardahān, il governo iraniano, approfittando di un favorevole momento internazionale, poteva con un colpo di mano eliminare, nel dicembre 1946, i due governi autonomi del Kurdistān e dello Azerbaigian.