CAUCASO (A. T., 73-74)
Imponente sistema montuoso, appartenente all'Asia russa ed elevantesi fra il Mar d'Azov e il Caspio con direzione generale NO.-SE. per una lunghezza di oltre 1200 km. e sopra un'area di circa 150.0o0 kmq. Il sistema è nettamente delimitato a sud dalle depressioni dei fiumi Rion e Kura, a nord da quelle dei fiumi Kuban, Kuma e Terek, oltre le quali si stende piatta la steppa sconfinata. Solo verso la zona centrale del versante sud si avvicinano al sistema le estreme propaggini dell'altipiano armeno (il Piccolo Caucaso), a cui lo collega come un istmo, l'esiguo contrafforte della dorsale del Suram.
Soprattutto a chi venga dal nord, o a chi vi si accosti navigando il Mar Nero, il Caucaso appare come una formidabile catena, per lunghissimo tratto simile a una muraglia unita e continua, eccelsa e scintillante di nevi, su cui torreggiano slanciate cime piramidali. Con notevole simmetria, alle due estremità la catena progressivamente declina fino alle due piatte penisole terminali: quella del Taman protesa fra il Mar Nero e il Mar d'Azov, quella di Apšeron che si avanza nel Caspio. Molto ristretto, quasi affusolato alle due estremità - per quanto a SE. deboli rilievi accompagnino anche il basso Kura, a S. della penisola di Apšeron - il sistema si allarga via via verso la parte mediana, dove ha per un ampio tratto una larghezza di oltre 100 km. di zona montagnosa, che arriva a oltre 200 se si tiene anche conto dei minori rilievi periferici. Nel complesso del sistema si nota una profonda strozzatura in corrispondenza dell'alta valle del Terek, dove la parte montagnosa si restringe a 60 km. (la metà della larghezza nell'alto Daghestan).
Orografia. - Le catene principali del Caucaso, che nell'insieme presentano una rilevante unità di direzione, hanno un decorso sinuoso nelle singole parti; tanto che la lunghezza totale, poco superiore ai 1200 km. in linea d'aria, si sviluppa a 1600 se misurata lungo l'effettivo decorso dell'asse centrale. Si è voluto paragonare il Caucaso ai Pirenei per la relativa costanza di direzione, per la forma e disposizione generale, per la lunghezza dei tratti di cresta elevati e non interrotti da depressioni né intagli, per la posizione delle cime più alte non in corrispondenza della cresta principale ma su aggetti della medesima o sopra una cresta ad essa parallela. Ma le analogie non si estendono né a molti dei tipi di paesaggio, né ai caratteri geomorfologici e strutturali.
Il Caucaso è formato da un fascio di parecchie catene aventi i caratteri dell'alta montagna, sorgenti a nord e a sud della cresta di spartiacque, diverse da questa e fra loro non solo per età e composizione, ma anche per disposizione tettonica generale, in quanto i loro assi di sollevamento sono più o meno inclinati rispetto a quello della catena centrale cristallina, con la quale si collegano mediante brevi tronchi e contrafforti.
Si suole dividere orograficamente il Caucaso in Occidentale (o Alpi Pontico-Abchaziche), Centrale (dall'El′brus al Kazbek) e Orientale (con le Alpi Tusciche e l'alto Daghestan). Il Caucaso Occidentale comincia a elevarsi presso Anapa, e corre parallelo alla costa NE. del Mar Nero e così prossimo ad essa da renderla aspra con aggetti e tronchi di catene secondarie elevati anche più centinaia di metri. Nel Caucaso Centrale il sistema tocca le maggiori altitudini; la catena è così unita ed elevata da intagliarsi, su 200 km. di percorso, soltanto una volta sotto i 3000 m. (e precisamente al passo di Mamison, 2814 m.), mentre presenta una dozzina di cime superiori all'altezza del Monte Bianco (El′brus, 5629; Dych-Tau, 5209; Škara, 5186: Kazbek, 5043 m., ecc.): tali cime sono allineate su una duplice serie, restando l'una e l'altra serie separate da lunghe depressioni colme di ghiacci. Le catene che accompagnano in questo tratto la principale sono sensibilmente parallele ad essa, con interposte tipiche valli longitudinali, come i corsi superiori dell'Ingur, del Rion, del Kodor. Nel Caucaso Orientale la catena principale si deprime alquanto, rimanendo per 250 km. sempre al disotto dei 3600 m., fino a che non si risolleva col Bazar-djuzju a 4484 m.; mentre rimangono altissime, superiori ai 4000 metri, le catene laterali. Più a oriente tutte declinano a misura che si avvicinano al Caspio.
Dal complesso principale, che mantiene la direzione generale NO.-SE., deviano altre catene o fasci di catene laterali, con direzione E.-O. e perfino SO.-NE., che in corrispondenza del Daghestan rendono il sistema assai più complesso e tormentato e molto esteso in larghezza. Per contro, nel versante sud in questo settore, per conseguenza d'una linea di faglia molto lunga e importante, che decorre lungo il piede della catena principale, questa si eleva di colpo sopra la zona meridionale sprofondata e ridotta a rilievi modesti, per quanto, ancora più a sud, oltre la lunga e ampia vallata del Iora, la cintura miocenica esterna si risollevi nuovamente fino a 1900 m.
Idrografia. - Il Caucaso è ricco di acque, che in gran parte si raccolgono nei quattro più notevoli sistemi fluviali, del Kuban e del Terek sul versante settentrionale, del Rion e della Kura sul meridionale: tutti con numerosi rami che tagliano le catene mediante valli trasversali, e tutti volgentisi col loro corso medio e inferiore in direzione prossima all'asse principale del sistema, per raggiungere in opposto senso il Caspio (Terek e Kura) o il Mar Nero (Kuban e Rion). Altro carattere comune a questi principali fiumi caucasici è che essi furono nel Terziario superiore e nel Quaternario antico, emissarî di grandi laghi vallivi interni, occupanti rispettivamente i bacini di Batalpašinsk (Kuban), Vladikavkaz (Terek), Oni (Rion) e Gori (Kura). Il Terek e il Kuban hanno entrambi un corso di 600 km. di lunghezza e un bacino di circa 50.000 kmq., e sono alimentati dagli estesi ghiacciai del versante caucasico settentrionale, scendenti con ripida caduta fin verso i 2000 m. Il Kuban nasce dall'El′brus e riceve come principali affluenti, tutti da sinistra, i due Zelenčuk, l'Urup, il Laba, la Belaja. Il Terek si forma invece da numerosi e grossi rami scendenti dalla più elevata giogaia (Malka, Baksan, Čegem, Cerek, Ardon e Terek): sistema complesso ma paragonabile tuttavia a quello del Kuban ove si consideri la Malka (che nasce, come il Kuban, dall'El′brus) quale caput fluminis. Nel basso Terek si getta la Sunža, che s'origina nelle basse catene precaucasiche settentrionali, ma riceve sulla destra importanti affluenti montani, tra cui l'Argun. Direttamente al Caspio arrivano invece le acque del Daghestan, ripartite nei due principali sistemi idrografici del Sulak (12.000 kmq.) e del Samur (4500 kmq.).
Nel versante meridionale del Caucaso, oltre al Rion che raccoglie gli emuntori di molti ghiacciai, scendono al Mar Nero minori corsi d'acqua, tra cui va menzionato l'Ingur che è pure alimentato da vedrette e che sbocca nel piano dopo aver percorso per 65 km. una squallida e profonda gola trasversale alle catene. La Kura, infine, con decorso più lungo di tutti (un migliaio di km.), si getta nel Caspio dopo avere raccolto non soltanto le acque scolanti verso sud da tutto il Caucaso Orientale, ma altresì quelle settentrionali dell'altipiano armeno. Bagna Tiflis, a monte del quale riceve affluenti dal Caucaso Centrale (Liachva, Aragva), mentre a valle diventa fiume di steppa e serpeggia tortuosa nell'amplissima pianura valliva. Dal Caucaso riceve ancora, riuniti, i fiumi Iora e Alazan′, decorrenti in valli longitudinali lunghe circa 300 km. e parallele fra loro e alla catena principale. Scarsi, perché da lungo tempo colmati per la maggior parte, sono oggi i laghi nei fondi vallivi sopraescavati dai ghiacciai quaternarî.
I ghiacciai odierni occupano nel solo Caucaso Centrale una superficie valutata ad oltre 1600 kmq., e non mancano nel Caucaso Occidentale e Orientale. Il loro sviluppo è tuttavia molto inferiore a quello che l'elevazione delle catene consentirebbe, se le condizioni climatiche e morfologiche fossero analoghe alle alpine. Nel settore centrale, il limite delle nevi è a 2900-3000 m. sul versante settentrionale, e circa 300 m. più alto sul versante meridionale; verso oriente s'innalza di molto (fino a 1000 m. più che a occidente) per la rapidissima diminuzione delle precipitazioni, che da oltre 2000 mm. all'anno verso il Mar Nero si riducono a una decima parte sul litorale caspico. Il nodo glaciale maggiore è quello del Kazbek, da cui s'irraggiano otto ghiacciai. Più importante fra tutti quelli del Caucaso, il ghiacciaio Maliev (o Kazbek) è lungo 57 km.; meglio noti sono il Bezingi o Ulla, che spinge fra il Dych-Tau e lo Junga-Tau il suo bacino esteso 80 kmq. e scende con la fronte a 2000 m. dopo 17 km. di percorso; il ghiacciaio del Karagom, che dal monte omonimo discende, più basso fra tutti quelli del versante settentrionale, a 1825 m., dopo 15 km. di percorso, e con un bacino di 36 kmq.; il Leksyr, a sud dell'Adyr-baši, con bacino di kmq. 50, fronte a 1750 m., lunghezza di 12 km. A oltre 10 km. di lunghezza arrivano anche i ghiacciai Tuyber e Zanner, che provengono dal Tetnuld e si estendono ciascuno per oltre 50 kmq. col bacino d'alimentazione; poco meno lungo è il ghiacciaio di Zea, che fa capo con le sue origini all'Agay-choch.
Geomorfologia. - Nella costituzione della catena principale, con le creste o catene sussidiarie connesse, prendono parte a O. graniti, gneiss e scisti cristallini, a E. argilloscisti oscuri probabilmente paleozoici e argilloscisti e arenarie del Giurassico inferiore e medio. Questa zona assiale mediana è fasciata tanto a nord quanto a sud da una zona calcarea sopragiurassica e cretacica, a cui seguono depositi terziarî marginali. Motivo tettonico fondamentale è la piegatura, avvenuta ripetutamente in tempi molto diversi, talora complicatissima e accompagnata da grandi fratture, come quelle della parte sud-orientale della catena che hanno portato allo sprofondamento di tutta la metà meridionale del complesso, sia d'un tratto, sia a gradinate o scaglioni.
Si possono distinguere nel Caucaso le seguenti unità morfologiche:
1. La media montagna del Caucaso occidentale. - Dall'inizio fino alle cime Ošten e Fišta: generalmente imboschita, con forme morbide arrotondate, costituita in prevalenza da terreni cretacei, col versante meridionale assai ripido e ristretto, profondamente inciso e smembrato da strette gole.
2. L'alta montagna cristallina del Caucaso centrale. - Si estende dal Čuguš a O. alla strada militare della Georgia a E.; corrisponde alla zona granitica scistoso-cristallina, e comprende le maggiori elevazioni della catena. Notevole il fatto che, tra queste ultime, l'El′brus e il Kazbek sono vulcani andesitici terziarî impiantati sulla zona granitico-gneissica. Regione della più intensa glaciazione quaternaria e attuale, con corrispondente morfologia; paesaggio delle alte Alpi.
3. L'alta montagna scistosa del Caucaso centrale e orientale. - Si estende nella zona assiale del Caucaso orientale fino al Bazar-djuzju e ampiamente nel versante sud, dove si prolunga anche nel settore centrale del sistema. I ghiacciai vi si trovano solo saltuariamente in corrispondenza delle cime maggiori; anche la glaciazione diluviale fu qui molto meno sviluppata che a ovest, e la facile erodibilità degli scisti contribuì ad attenuarne le tracce.
4. La montagna media del Caucaso orientale. - Si estende dallo Šag-dagh fino alla penisola di Apšeron. Vi prevalgono formazioni soag-dagh che si eleva più degli altri con calcari corallini e dolomie sopracretacee a facies di flysch (argilloso-arenacea), tranne il gruppo dello Šag-dagh che si eleva più degli altri con calcari corallini e dolomie sopragiurassiche e infracretaciche. Sono caratteristiche di questa zona estese regioni di vetta a forma d'altipiano con ripidi pendii; a oriente, la complessità strutturale è rilevata dalla presenza di klippen infracretacei di lontana provenienza, sostenuti dalla formazione sopracretacica.
5. La penisola di Apšeron. - Qui le pieghe decorrono irregolarmente e spesso deviano dalla direzione generale NO.-SE. Per l'aridità del clima, il vento è il fattore morfologico dominante; quindi tipi desertici, come bacini chiusi con laghi e paludi salati, e dune a forma di barcane. Cacatteristici di questa zona sono poi i singolari vulcani di fango, le cui manifestazioni proseguono anche in seno al Caspio, e che raggiungono dimensioni relativamente rilevanti, fino a 300 m. d'altezza.
6. La regione delle cuestas nel Caucaso nord-occidentale. - Comprende il versante settentrionale del Caucaso centrale e occidentale, che è formato da terreni mesozoici e terziarî poco o punto piegati, a debole pendenza verso N. o NE. Le creste sono formate principalmente dalle rocce più dure rimaste rilevate in seguito alla degradazione. Pendici densamente imboschite, ripide a S. e dolci a N.; valli conseguenti; fenomeni carsici sviluppati.
7. La regione vulcanica del Caucaso settentrionale. - Gruppo di alture vulcaniche isolate nella regione sorgentifera della Kuma. Residuo dell'attività vulcanica sono abbondanti sorgenti minerali.
8. La regione di transizione del Caucaso settentrionale. - Si estende dalla strada militare georgiana, verso E., fin presso il fiume Sulak, formando la prosecuzione orientale della regione delle cuestas; i terreni sono i medesimi, ma qui i rilievi sono influenzati da pieghe dirette in senso O.-E. e da faglie che rendono complicata la tettonica e l'orografia.
9. Il Daghestan calcareo interno. - Forma l'alto e medio bacino del Sulak, nel Daghestan nord-occidentale. Sopra argilloscisti e arenarie del Giurassico medio e inferiore, giacciono calcari resistenti del Giurassico superiore e del Cretacico, curvati in larghe pieghe a volta piatta e fianchi ripidi, dirette da NO. a SE. Di qui la morfologia caratteristica a tozzi e massicci altipiani, separati e tagliati da valli e gole profonde oltre un migliaio di metri. Clima arido, e forme aspre.
10. Il Daghestan esterno o submontano. - Si estende fra il Sulak e il Samur, e mostra caratteri analoghi a quelli del Daghestan calcareo interno, ma con differenze di altitudine molto minori e pertanto valli molto più aperte, talora assai ampie e qua e là con paludi salate.
11. La regione carsica della Transcaucasia occidentale. - È una catena calcarea cretacica, che decorre a S. della zona cristallina e a ponente della dorsale del Suram.
12. La regione submontana della Transcaucasia occidentale. - Regione collinosa terziaria, addossata alla precedente e percorsa da una fitta rete idrografica.
13. La regione terziaria della Transcaucasia orientale. - Forma brulle allungate dorsali e altipiani steppici, collegati alla catena principale soltanto a NO. e a SE., mentre nel resto ne sono separate dalla lunga e ampia vallata dell'Alazan, corrispondente a un affossamento tettonico. Regione arida, massime a oriente, dove i corsi d'acqua si vanno impoverendo e le depressioni sono in parte occupate da laghi e paludi salsi.
Sismicità. - Il Caucaso è una zona di alta sismicità, probabilmente in causa delle sue condizioni strutturali. Grandi fratture, dislocazioni, accavallamenti, affossamenti, ecc., ne complicano la tettonica; la grande faglia già accennata, che segue il piede meridionale della catena principale, porta nella zona a oriente del Suram tutto un complesso di sprofondamenti di vario grado, mentre a ponente del Suram determina un colossale accavallarsi della catena principale sulla zona antistante. Particolarmente la fratturazione della parte orientale, con gli spostamenti delle singole zolle risultanti, è in relazione con i fenomeni sismici, e oltre i tre quarti dei sismi (470 su 600) sono stati appunto registrati a E. della strada georgiana. Molti di essi furono anche accompagnati da spostamenti visibili lungo le linee di frattura. E si può pensare che tali scuotimenti non siano che le ultime conseguenze dell'affossamento del Caspio.
Risorse minerarie. - Il Caucaso è notevolmente ricco di minerali utili; ma soltanto per alcuni si è finora trovata conveniente l'estrazione. Cessato o sospeso lo sfruttamento dei giacimenti d'oro, argento, piombo, mercurio, nichel, cobalto, arsenico, e soltanto segnalati giacimenti minerarî di rame, bismuto, antimonio, cromo, molibdeno, l'industria estrattiva di minerali metalliferi si limita ora a quelli di ferro e di manganese. Fra i non metalli, si notano zolfo, grafite, carboni fossili, ozocherite, salgemma, glauberite, epsomite, allume. I carboni fossili compaiono in giacimenti anche assai notevoli in seno alla serie giurassica; per quanto non di ottima qualità, si prestano specialmente allo sfruttamento i depositi del governo di Kutais, dove si segnalano anche banchi di 3-4 m. di spessore (e, nella miniera di Tkvibuli, con una riserva valutata a quasi cento milioni di tonnellate). Si aggiungono ad essi le torbiere, come quella di Poti sul Mar Nero, estesa su 50.000 ettari.
Ma la risorsa mineraria di gran lunga più importante delle regioni caucasiche è il petrolio. Esso è contenuto in grandi quantità nei sedimenti terziarî tanto a N. quanto a S. della catena. Per quanto segnalato e rintracciato dalle perforazioni in molti punti anche nell'interno, le zone classiche per il petrolio rimangono le due penisole estreme, di Taman-Kerč e di Apšeron, dov'è connesso con i vulcani di fango. Di gran lunga più importante la penisola di Apšeron, o di Baku, dove la produzione annua, da 24.000 tonn. nel 1870, è salita a 350.000 nel 1880, a 3.750.000 nel 1890, a 10.500.000 nel 1900, per declinare a 8.450.000 nel 1910 e a 4.915.000 nel 1924.
Bibl.: H. Abic, Geologische Forschungen in den Kaukasischen Ländern, Vienna 1878-87; G. Radde, Die Fauna und Flora des südwestlichen Kaspigebietes, Lipsia 1886; id., Aus den Daghestanischen Hochalpen, Gotha 1887; id., Karabagh, Gotha 1890; id. e E. Koenig, Der Nordfuss des Daghestan; id., Das Ostufer des Pontus, in Perterm. Mitt., supp. 117; V. Sella e D. Vallino, Nel Caucaso centrale, Torino 1890; V. Dingelstedt, Geography of the Caucasus, in Scott. Geogr. Mag., 1889, 1895, 1899, 1904; E. Fournier, Description géologique du Caucase central, Marsiglia 1896; E. Zichy, Voyages au Caucase, Budapest 1897; D.W. Freshfield, Exploration of the Caucasus, 2ª ed., Londra 1902; E. Levier, A travers le Caucase, Parigi 1905; E. A. Martel, La Côte d'Azur russe, Voyage en Russie méridionale, au Caucase occidental et en Transcaucasie, Parigi 1908; F. A. Stahl, Kaukasus, in Handb. der Region. Geol., Heidelberg 1923, n. 25; A. Guerassimov e M. Janichevski, Aperçu des données actuelles sur la géologie du Caucase du nord, in Bull. com. géol. Leningrad, XLVII (1928); e numerosi lavori pubblicati nello stesso Bollettino, come pure negli atti (Izvestija e Zapiski) delle Società geografiche russa e caucasica, riassunti da Plaetschke, Grundriss der Geomorphologie des Kaukasus, in Peterm. Mitt., 1927, nn. 7-8, I. L. Wilser, Die geotektonische Stellung des Kaukasus ecc., in Zeitschr. d. deut. geol. Ges., II (1928); W.P. Renngarten, Die tektonische Charakteristik der Faltungsgebiete des Kaukasus, in Geol. Rundschau, XX (1929).
Il clima della regione caucasica presenta notevole varietà, sia per la diversa esposizione dei versanti, sia per la grande diversità nelle altitudini. Il versante settentrionale della catena principale e la zona di pianura che si sviluppa alla sua base, esposti ai venti di N. e di E., freddi e violenti, hanno clima rigido, con temperature medie annue da 7° a 9°, medie invernali inferiori di qualche grado allo 0°, e medie estive di circa 20°; la zona di pianura in vicinanza del litorale caspico e della depressione del Manyč è, durante i grandi calori estivi, piuttosto malsana. Il versante meridionale invece, esposto ai venti di S., ha clima assai più mite, soprattutto durante i mesi invernali, in cui le temperature medie sono sempre superiori allo 0°; alcune località poste lungo la costa del Mar Nero, riparate dai venti di N., costituiscono delle oasi climatiche e sono frequentate come stazioni climatiche invernali. L'estate è però calda, con medie durante il luglio di 24° e anche 26°. Le precipitazioni diminuiscono come quantità procedendo da O. verso E. e aumentano con l'altitudine; esse oscillano fra i 250 e i 3000 mm. Data l'altitudine d'una parte delle catene montuose, sono frequenti e abbondanti le nevicate; esse alimentano numerosi ghiacciai e nevai; i primi misurano complessivamente 1840 kmq. di superficie ed alcuni sono assai vasti; il limite delle nevi perenni oscilla, lungo il versante meridionale, fra i 2700 e i 3800 m. La regione del Caucaso invia le acque dei suoi fiumi al Mar Nero per mezzo del Kuban, dell'Ingur e del Rion; al Mar Caspio per mezzo della Kuma, del Terek, del Sulak, del Samur e della Kura, alla quale affluiscono anche le acque dell'Arasse; alcuni corsi d'acqua minori non raggiungono però il mare e si perdono in paludi e stagni.
Storia dell'esplorazione. - Già conosciuta dai Greci e dai Romani, la regione del Caucaso divenne nota specialmente dopo le guerre mitridatiche e dopo l'occupazione dell'Armenia settentrionale da parte di Traiano. La Caucasia orientale era allora detta Albania, la Caucasia occidentale Iberia; dei due passaggi più noti quello a est era detto Portae Albanicae, quello del centro Portae Caucasicae. Solo nel secolo X si ha qualche altra notizia dalle relazioni di Costantino Porfirogeneto e del geografo arabo al-Mas‛ūdī. Del secolo XV sono i viaggi dei veneziani Barbaro e Contarini che toccano appena la zona, e di poco posteriori le notizie sui Ceremissi del genovese Giorgio Interiano; del sec. XVII la buona descrizione della Mingrelia del missionario Arcangelo Lamberti e della Georgia dello Chardin. Un secolo dopo (1777) la serie delle esplorazioni compiute o organizzate da parte dei Russi s'inizia col viaggio di I. A. Güldenstädt che, primo tra i viaggiatori geografi, entrò nel massiccio del Caucaso e percorse la Georgia e l'Imeretia. Seguono i viaggi di P. S. Pallas, di X. Hommaire de Hell, di C. E. Eichwald (1825-26), ma soprattutto quelli di J. Klaproth (che riprende gli studî del Güldenstädt) e di C. Rosen. La conoscenza scientifica, connessa all'occupazione e colonizzazione russa, è dovuta però per la massima parte al geologo Hermann Abich (1806-86) che tra il 1840 e il 1870 visitò più volte la regione tracciandone le linee fondamentali del rilievo, e al botanico G. Radde (1831-1903), fondatore del museo di Tiflis, infaticabile visitatore della zona.
Per quanto riguarda l'esplorazione della parte più alta, nel 1819 Federico Parrot, uno studioso tedesco al servizio della Russia, che nel 1811 con Maurizio di Engelhart aveva tentato di salire il Kazbek, riesce a compiere l'ascensione del Grande Ararat, ripetuta poi nel 1876 dal Bryce. Nello stesso anno l'El′brus (detto dagli indigeni Mingi-Tau) veniva fatto oggetto d'un tentativo di salita (21 luglio) da parte d'una spedizione russa di cui facevano parte alcuni scienziati guidati dal generale Emanuel. Il mineralogista Kupffer s'inoltrò assai verso la cima dal versante di nord-est, ma non riuscì a raggiungerla ed è dubbio che sia giunto alla meta il circasso Killar. Un tentativo del Radde di salire l'El′brus dal versante occidentale andò pure fallito. La cima orientale fu invece raggiunta nel 1868 da D. W. Freslhfield insieme con A. W. Moore e C. C. Tucker. Il 27 luglio dello stesso anno veniva compiuta anche la prima ascensione del Kazbek. La cima dell'El′brus veniva poi raggiunta nel 1874 da F. Gardiner, F. C. Grove, H. Walker.
Delle altre cime, il gruppo dell'Agay-choch venne esplorato nel 1884-87 dall'ungherese Maurizio Déchy (assieme con Freshfield), che nel 1887 visitò il M. Tetnuld e l'Ukin. Al Déchy, che ritornò nel Caucaso più volte, si deve la migliore opera descrittiva della regione. Nel 1888 è la volta di 3 spedizioni inglesi: A. F. Mummery sale il m. Dych, Cockin, Holder e Wolley ripetono per una nuova via la salita del monte Dych e salgono il Katvin e il Salninan, indi il Cockin, partiti i compagni, sale lo Škara (III cima del Caucaso), la vetta orientale del Džanga e la vetta nord dell'Ušba (solo nel 1903 A. Schulze e O. Schuster valicheranno l'altra cima). Nello stesso anno altre ricerchc venivano fatte da W. F. Donkin e H. Fox. Del 1889-90 sono i viaggi di Vittorio ed Erminio Sella (notevoli per la documentazione fotografica), del 1890 quello di S. Sommier a scopo botanico. Del 1891 è il primo viaggio del Merzbacher nel Caucaso Centrale, che si conclude (oltre che con la visita di regioni già note) con le prime salite del Dongugorum e del Gimarai-choch. L'anno successivo il Merzbachei visitò il Caucaso orientale salendone la più alta cima (Tebulos-mta). Più recenti le esplorazioni di A. Fischer, di O. Schuster (1910-14), di K. Egger e G. Niescher.
Bibl.: L. Vivien-de-Saint-Martin, Étude géographique sur le Caucase de Strabon, in Études de géographie ancienne et d'ethnographie asiatique, II (1852). Contiene, anche in appendice: Tableau du Caucase au X° siècle d'après Constantin Porphyrogénète; G. Interiano, Della vita de' Zichi, altrimenti Circesi, Venezia 1502; V. Bellio, La Georgia e la Mingrelia secondo un missionario italiano del secolo XVII, in Boll. Soc. geogr. ital., XXI (1884); C. Chardin, Journal de voyage en Perse et aux Indes Orientales par la Mer Noire et la Colchide (1671), Londra 1686; Memoir of a ma p of the countries comprenhended between the Black Sea and the Caspian, with an account of the Caucasian Nations and Vocabularies of their languages, Londra 1788 (pubblicato anonimo: riguarda il viaggio del Güldenstädt); J. von Klaproth, Reise im Kaukasus und Georgien in den Jahren 1807 und 1808; Allgemeine, historische, topographische Beschreibung des Kaukasus, Gotha 1796-97; X. Hommaire de Hell, Les steppes de la mer Caspienne, le Caucase et la Russie méridionale, Parigi 1843-45; C. E. Eichwald, Reise auf dem Kaspischen Meer und. in dem Kaukasus, Stoccarda 1834-38; H. Abich, Geologische Forschungen in den Kaukasus länder, voll. 3, Vienna 1878-87; G. Radde, Vier Vorträge über den Kaukasus, Pet. Mitt., suppl. 36 (1873); Aus den Dagest. Hochalpen, in Pet. Mitt., suppl. 85 (1887); Grundzüge der Pflanzenverbreitung in den Kaukasusländern, Lipsia 1899; M. Déchy, Zur Geschichte der Ersteigungen des Elbrus. Mitt. d. D. A. V., 1885; A. Kupffer, Viaggio nei dintorni del Monte Elbruz nel Caucaso, eseguito per ordine di Sua Maestà l'imperatore nel 1829 (Rapporto presentato all'Accademia delle scienze); F. C. Grove, The frosty Caucasus, Londra 1875; D. W. Freshfield, Tavels in the Central Caucasus and Bashan including visits to Ararat and Tabreez and ascents of Kazbek and Elbruz, Londra 1869; id., The exploration of Caucasus, Londra e New York, voll. 2, 2ª ed., 1902; V. Sella, Nel Caucaso centrale colla camera oscura, in Boll. C. A. I, XXIII e XXIV (1890-91); G. Merzbacher, Aus den Hochregionen des Kaukasus. Wanderungen, Erlebnisse, Beobachtungen, Lipsia 1901; M Déchy, Kaukasus, voll. 3, Berlino 1905-07; O. Schuster, Itinerar der Kasbel kgruppe, Reisewinke für Kaukasusfahrer, 1912. Notevoli le ricerche di A. von Reinhard sulla glaciazione del Caucaso: Glazialmorphologische Studien ecc., in Zeitschrift für Gletscherkunde, XIV (1925), pp. 81-148.
Flora. - Alla ricchezza della flora e agli svariati aspetti del paesaggio botanico del Caucaso contribuisce la varietà delle condizioni ambientali che rendono possibile lo sviluppo della steppa e della vegetazione alpina, di estese foreste là dove si hanno abbondanti precipitazioni, di piante, di pascoli e di rupi; ma certamente uno dei fattori deve risiedere nella minore devastazione fatta dal glaciale rispetto ad altre catene a carattere alpino, di guisa che la caucasica ha potuto conservare tipi prequaternarî altrove distrutti.
Le steppe della Russia meridionale circondano la catena dal lato nord fra il Mar Nero e il Caspio e rivestono le bassure comprese fra i margini di quest'ultimo ed i contrafforti orientali della catena, incuneandosi lungo i corsi dell'Arasse e della Kura.
Le steppe di pianura o di bassa montagna hanno vegetazione molto varia, ora abbastanza ricca e densa, atta al pascolo, come sono quelle insediate sulla terra nera che può contenere sino al 10% di materie umiche, e che si constatano nel settore nordico, ora rada e data da poche specie predominanti, come sono le steppe ad Artemisia (A. maritima,fragrans, scoparia e inoltre Alhagi, Peganum, Zygophyllum, ecc.), quelle a Papavero, ad Achillea, a Sisymbrium, a Carduus, ecc. Ma vi sono poi le steppe salate largamente sviluppate nel versante caspico e che si distinguono in quelle umide dei settori più depressi con predominio di Anabasis aphylla e di Halocnemum strobilaceum, e quelle asciutte dove assumono un grande sviluppo Salsola gemmascens e S. glauca, Statice suffruticosa, Calligonum, Reaumuria, Tamarix e rappresentanti di altre famiglie, ma in generale sono le Salsolacee (Chenopodiacee) quelle che vi tengono il primo posto e vi costituiscono oltre la metà della popolazione. Boschetti di ginepri (Juniperus communis, foetidissima, ecc.) e, dove la steppa, comunque costituita, è attraversata da corsi d'acqua, boscaglie di sponda a base di salici, pioopi, ontani, dànno un po' di vita allo scialbo e monotono paesaggio. Nessuna traccia di questi consorzî si rinviene nel versante bagnato dal Mar Nero dal 44°10′ lat. sino ai confini anatolici, che è il distretto più densamente coperto di foreste di tutto il Caucaso e che è noto sotto il nome di colchico od anche di pontico, in quanto è il. proseguimento d'una condizione di cose che si riscontra anche più a sud dei confini caucasici e cioè nella regione del Ponto. Ciò è dovuto all'azione condensatrice della catena e, quindi, all'abbondanza di precipitazioni (1000-2500 mm.) e alla loro regolare distribuzione nelle varie stagioni, non esclusa l'estate. In questa copertura forestale può distinguersi una zona inferiore formata da varie querce, da castagno, carpino, carpinella, tiglio, frassino di montagna, tutte caducifoglie; e tali sono la Pterocarya fraxinifolia e la Zelkowa crenata, che vissero in Europa nel terziario, e l'ultima anche nel quaternario, come vi visse pure il Rhododendron ponticum caratteristico di questa zona. È un alberetto a foglie persistenti, ma nei boschi della Transcaucasia occidentale troviamo non meno d'una decina d'altri sempreverdi: il bossolo, il lauroceraso, l'agrifoglio, l'alloro, l'Arbutus andrachne, che sono, confusi con le caducifoglie, gli avamposti di quelle colonie di macchia mediterranea a base di Cistus, Erica, Arbutus unedo che si riscontrano presso Trebisonda e sino nel medio corso del Cörük. Abbondanti nella zona inferiore di queste foreste sono pure le liane date da Smilax excelsa, Periploca graeca, Discorea caucasica, Hedera helix ed H. colchica, nonché le felci che nei settori di più densa ombra sono le sole a permanere. La zona media è caratterizzata principalmente dal faggio, in una forma (Fagus orientalis) un po' diversa dall'europea, dallo sporadico Pinus silvestris, da alcuni aceri tra cui è l'Acer laetum, da un altro rododendro, il Rh. flavum che si associa spesso a quello già sopra ricordato. Al faggio si mescolano, ma dove l'altitudine favorisce si sostituiscono, due conifere: la Picea oriental; che ricorda il nostro abete rosso e l'Abies Nordmanniana affine all'abete bianco, e inoltre la Rhamnus colchica, la Quercus pontica, ecc. Faggi impiccioliti, boschetti di betulle, la Juniperus nana, l'Acer Trautvetteri, salici e rose di tipo alpino, un terzo rododendro (Rh. caucasicum) costituiscono la zona subalpina nella quale si aprono pascoli e praterie.
Una costituzione simile, in rapporto con l'abbondanza delle precipitazioni, hanno i boschi della zona del Talyš (Lenkoran), ma mancano dei sempreverdi di tipo mediterraneo, di conifere eccetto il tasso, e hanno in più Quercus castaneifolia molto diffusa, Parrotia persica, Acacia julibrissin e Gleditschia caspica. Vi è, ma rara, la Quercus macrantera che diventa predominante nei boschi della Transcaucasia del sud e dell'est, dove pure mancano conifere e faggio e che fitogeograficamente si collegano con analoghe formazioni nella Persia. Il Pinus silvestris è abbondante nei boschi della valle del Çörük e in quelli della Ciscaucasia e il suo ampio sviluppo designa una minore precipitazione: i ginepreti e le macchie di marruca (Paliurus spina-Christi) sono gli avamposti della steppa di pianura. Ma esistono anche steppe di montagna, molto sviluppate nell'alta valle dell'Arasse e della Kura la specie dominante è ora la Stipa Szovitsiana, ora l'Andropogon ischaemum, e qua e là vi sono le steppe che il Radde chiama orientali a base di leguminose suffruticose e spinose come gli Astragalus del gruppo Tragacantha e di labiate. Questi consorzî segnano il passaggio alla flora delle rupi che nel Caucaso è molto sviluppata, mentre le montagne che si adergono al disopra di 2000 m. si costellano d'una smagliante flora alpina e nivale che ha numerose specie endemiche, ma altre in comune con le catene alpine dell'Europa meridionale: tuttavia quelle ne differiscono per la scarsezza di piante d'origine nordica e circumpolare in rapporto con l'isolamento della catena durante il glaciale. Una flora alpestre molto specializzata e straordinariamente ricca di magnifici endemismi calcicoli possiedono le alte sommità della Transcaucasia occidentale, in modo da costituire, come ha fatto notare l'Alboff, un distretto a sé in rapporto con la natura calcarea del substrato e con la più debole influenza glaciale.
Bibl.: Levier, À travers le Caucase, Neuchâtel 1894; N. Alboff, La flore alpine des calcaires de la Transcaucasie occidentale, in Bull. Herb. Boissier, III (1895), p. 512; id., Les forêts de la Transcaucasie occidentale, ibid., IV (1896), p. 26; G. Radde, Grundzüge der Pflanzenverbreitung in den Kaukasusländern, Lipsia 1899; S. Sommier e E. Levier, Enumeratio plantarum anno 1890 in Caucaso lectarum, Pietroburgo e Firenze 1900; J. S. Meetwedew, Über die pflanzengeographischen Gebiete des Kaukasus, in Mém. du Jardin botan. de Tiflis, n. 8 (1907).
Fauna. - La fauna del Caucaso è caratterizzata da parecchi grossi elementi che abitano soprattutto la parte più montuosa. Ricordiamo tra questi la capra selvatica del Caucaso orientale (Capra cylindricornis), quella del Caucaso centrale (C. caucasica) e quella del Caucaso occidentale (C. Severtzowi); esse sono conosciute sotto il nome comprensivo di Tur e vivono a notevole altitudine. Un'altra specie vivente nella regione, ma con più estesa area di distribuzione, è la capra del Bezoar (Capra aegagrus). Vivono ancora nelle montagne del Caucaso il bisonte (Bison bonasus), il capriolo, il camoscio. Non mancano gli orsi; la tigre abita soltanto la parte orientale della regione; lo sciacallo raggiunge il Caucaso meridionale, e così la iena.
La pernice del Caucaso (Megaloperdix caucasica) è specie propria di questa regione e appartiene a un genere notevolmente diffuso in Asia, ma non rappresentato in Europa. Il fagiano dorato (Phasianus colchicus) può ritenersi fondamentalmente proprio dei piedi del Caucaso e delle coste del Mar Nero.
I popoli del Caucaso.
Classificazione e distribuzione. - Da quando, nel principio del sec. XIX, la Russia invase la Transcaucasia e poi, nel corso dello stesso secolo, allargò sempre più i suoi possedimenti fra il Mar Nero e il Mar Caspio, il nome di Caucaso non ha più l′antico significato, cioè non comprende soltanto, come prima, la sola catena montuosa, ma tutta l'unità amministrativa detta "Caucasia", che si estende tanto al nord quanto al sud, assai oltre la zona montuosa del Caucaso. E qui avviene necessariamente una divisione: esistono infatti dei popoli che si trovano solamente nel Caucaso e che perciò debbono chiamarsi veri e proprî Caucasici (p. es. gli Avari) e altri popoli, che sono abitanti del Caucaso solo in senso geografico (p. es. gli Armeni della Transcaucasia). Ma bisognerà distinguere due gruppi anche tra i veri Caucasici, cioè quelli che lo sono nel senso linguistico (v. oltre), e quelli che appartengono ad altre famiglie linguistiche (p. es., gli Osseti). Esistono inoltre nel Caucaso rappresentanti di nazioni europee. I popoli abitanti il Caucaso vanno quindi divisi in tre grandi gruppi: rappresentanti di nazioni europee; indigeni in senso geografico; indigeni in senso proprio, cioè linguistico.
Europei. - Sono gl'immigrati temporaneamente o stabilmente dopo la conquista russa, cioè anzitutto i Russi stessi. Si stabilirono di preferenza nella Ciscaucasia, cioè nell'antico governo di Stavropol e nei territorî del Kuban e del Terek. Fino allo sconvolgimento del dopo guerra, forti nuclei di popolazione russa abitavano ancora le città, i villaggi, i quartieri militari della Transcaucasia. Non possediamo dati sullo sviluppo di questa popolazione nell'ultimo decennio. Nella Ciscaucasia come nella Transcaucasia esistono anche numerose colonie di Tedeschi (59.000). Piccole colonie d'altri popoli non ebbero più importanza dopo la rivoluzione russa. Colonie greche si trovano presso Tiflis, presso Kars e sulla sponda del Mar Nero (90.000).
Popoli del Caucaso nel senso geografico. - Gli Armeni (1.400.000) abitano in maggioranza nella Transcaucasia, dove vivono riuniti in singoli gruppi fra Georgiani, Tatari, Curdi e Turchi, la maggior parte però nella contrada di Erivan, che forma l'attuale Armenia appartenente all'Unione sovietica. Nella Ciscaucasia si trovano Armeni nelle città di Kizljar, Mozdok, Vladikavkaz, Krasnodar, Armavir, ecc. Alcuni di questi hanno sostituito alla loro lingua la georgiana, come, ad esempio, s'è verificato per gli Armeni di Tiflis, di Signach e di Gori.
Popoli di lingua iranica. - Gli Osseti (228.000) si trovano principalmente nel Caucaso settentrionale, sulla riva sinistra del Terek e dei suoi affluenti e sul fiume Uruch. Parte degli Osseti abita in Transcaucasia, lungo il corso superiore dei fiumi Liachva, Ksan, Rion, nelle zone di Gori, ecc.; nella lingua si distinguono due dialetti principali: il tagaurico e il digorico. I Persiani propriamente detti sono in numero molto limitato (35.000); i Russi solevano chiamare Persiani gli abitanti dell'Azerbaigian, che allora erano difatti sudditi persiani, ma che parlano il tataro. I Tat (125.000) dimorano specialmente nel governatorato di Baku. Gli Ebrei delle montagne del Daghestan e quelli della regione del Terek (30.000) parlano un dialetto tat; altri, domiciliati in Georgia, parlano il georgiano (circa 90.000). I Talyš o Talisci (76.000) abitano nella zona di Lenkoran. I Curdi (50.000) vivono per lo più nella regione di Erivan e di Kars: il loro dialetto è il curmangico (kermāngī). Gli Zingari sono pochi (30.000); gli zingari armeni (Bosa) parlano una lingua di cui è armena (occidentale) la grammatica, mentre deriva da molteplici fonti il materiale linguistico. Gli Aissori o Nosairi (Siro-Caldei), immigrati dall'Urmia, abitano nella zona di Erivan e nelle steppe caraiche; parlano un dialetto siriaco misto di elementi urmici (5000).
Popoli di lingue turco-tatariche. - I Tatari azerbaigianici , nella Transcaucasia orientale fecero parte della Persia fino alla pace di Türkmengiai (1828); la loro lingua ebbe larga diffusione e molti Tatari odierni della Transcaucasia e delle coste occidentali del Mar Caspio sono probabilmente popolazioni non tatare tatarizzate. Sono domiciliati principalmente nei governatorati orientali della Transcaucasia, cioè a Gandža (Elisavetpol), Baku ed Erivan. Ve ne sono anche nel governatorato di Tiflis (2.000.000). I Turchi (70.000) vivono per lo più nella regione fra Kars e Batum (Artvin); i Turcmeni (Turcomanni) o Taracamani abitano la zona di Kars e sono chiamati Terekeme nella regione di Achalcich (15.000).
Nella Ciscaucasia e nelle montagne si trovano: Nogai (60.000), che sembrano essersi stabiliti nel Caucaso fin dal sec. XII, e abitano la steppa fra Kuma e Terek, nonché la zona intorno alla foce del Sulak; i Cumucchi (160.000), che abitano lungo il Mar Caspio, quasi a nord di Derbent, cioè in una parte del Daghestan e nella zona del Terek. La loro lingua è parlata in alcune zone del Daghestan settentrionale e lungo il Terek. I Tatari delle montagne, detti anche Cabardini montanari, vivono nelle gole del Čerek, del Čegem e del Baksan (affluenti del Terek), nella Caucasia nord-occidentale; si chiamano essi stessi Bolkar (25.000); i Caraciai (Karačai) vivono nella regione omonima, sul corso superiore del Kuban e del Teberda (46.000). I Turcmeni provenienti dalla Transcaspia conducono una vita nomade lungo il corso inferiore del Kalause e della Kuma (25.000). I Calmucchi, mongoli di tipo e di lingua, provengono dall'altra sponda del Volga; vivono nella steppa, a ovest del lago di Manyč (già governatorato di Stavropol: 15.000).
Caucasici indigeni nel vero senso linguistico. - Si possono dividere in tre sotto-gruppi (v. caucasiche, lingue): i Caucasici sud-occidentali, i Caucasici nord-occidentali, i Caucasici nordorientali.
Il primo gruppo (sud-occidentale) comprende i popoli del Cartvel: i Georgiani puri nella Cartalinia e nella Cachetia (Grusini), con gli Ingiloi, cioè Georgiani seguaci dell'Islam, nel distretto di Zakataly (480.000); i Chevsuri, i Psciavi, i Tusci nella parte settentrionale del governo di Tiflis (24.000); gli Imereti nella parte orientale del governo di Kutais (500.000); i Guri nel distretto di Ozurgety (governatorato di Kutais; 100.000); gli Agiari (Adžari), che sono Georgiani i quali sotto l'influenza turca abbracciarono la religione islamica: occupano il retroterra di Batum (70.000). Presso i Georgiani troviamo pure alcuni nomi di località, che vengono usati in senso etnografico, come p. es. Mthiuli (letteralmente "il montanaro"), Račinev (Rača, sul corso superiore del Rion), Cacheto, Cartalino, ecc.
Non il georgiano, ma una lingua dello stesso gruppo parlano i Mingrelî (250.000); vicinissimi a loro nell'idioma i Lasi (chiamati anche Tsani o Ciani). La Mingrelia è situata sul Mar Nero; alcuni Lasi vivono nella regione di Batum, ma la maggioranza nelle zone confinanti con la Turchia (da Sarp fino a Chemer; 2500). I Suani sull'Ingur superiore hanno sede in un grandioso paesaggio montuoso (23.000). Il loro idioma differisce alquanto dal tipo delle altre lingue cartveliche.
Il secondo gruppo (nord-occidentale) comprende: gli Abchazi, che vivono nel distretto di Suchum sul Mar Nero (80.000); a nord della catena principale vivono altri Abchazi sotto il nome di Abasini, Besilbei, Barechei. Gli Ubych, che emigrarono tutti nel 1864 nella Turchia; anticamente abitavano a nord di Suchum fra i corsi dei fiumi Šache e Šatche. I Circassi, che comprendono un numero cospicuo di tribù (192.000) le quali un tempo erano in gran parte domiciliate nella regione del fiume Kuban (sulla sponda sinistra con gli affluenti) e su una striscia costiera a nord degli Ubych. Molti sono emigrati in Turchia. Il ramo principale, i Cabardini, abita ancora il Caucaso nella grande e piccola Cabardia (regione del Terek). Altre tribù, come gli Abzach, i Bžeduch, i Beslenei, i Šapsugh, i Netchuqy, sono nella parte meridionale della regione del Kuban.
Il terzo gruppo (nord-orientale) comprende i Ceceni e i Daghestani (Lesghi). Si chiamano Ceceni tutti quei popoli che parlano i diversi dialetti del cecenico. Le loro sedi si estendono al nord del Daghestan, nella regione fra il corso superiore e medio del Terek e dei suoi affluenti Argun e Assa (241.000). Li conosciamo sotto le denominazioni di Ceceni, Ceceni montanari, Inguš, Ičkeri, Kisti. I Bats, un ramo d'origine cecena, traversata la catena principale del Caucaso, si domiciliarono fra i Tusci (vengono talvolta chiamati erroneamente Tusci) e si fecero cristiani.
I Daghestani chiamati anche Lesghi (un solo popolo, i Curini, si chiamano così essi stessi), abitano quasi esclusivamente il Daghestan. Il popolo più potente è quello degli Avari, che sono domiciliati nel Daghestan centrale, nella direzione da nord a sud, oltrepassando la catena principale (234.000). I Dargua abitano nella parte orientale del Daghestan (180.000); la denominazione di Dargua ebbe soprattutto carattere politico: sono chiamati anche Ircani o Irchilini, ma questa denominazione non è esatta. I Lachi (chiamati anche Casicumucchi) abitano il Daghestan centrale (90.000); gli Arči sono domiciliati in un solo villaggio nei pressi di Kumuch; gli Aghul (6500) vivono ad ovest dei Tabasaran (28.000), che abitano la valle del Rubs-Čai.
Nella valle del Samur medio e inferiore vivono ancora i Curini (131.000), i Rutuli (14.000), gli Tsachur (1800); attorno al monte Šag-Dag hanno sede piccole tribù, quali quelle dei Chinalugh, degli Džek (Qryz), dei Buduch e Haputl (in tutto 15.000). Nominiamo ancora gli Udi (10.000), abitanti due villaggi ad est di Nucha, e avremo la completa enumerazione del gruppo curinico. Il Daghestan occidentale, sul fiume Kojsu, è la patria di altre piccole tribù (32.000), tra cui ricordiamo gli Andi, i Godoberi, i Botliq, i Karata, i Čamalal, i Bagulal, i Tindi, e gli Achuach. A S. del fiume si trovano i Chuarši, i Dido, i Qapuči e i Chunsal. Gl'idiomi di questo gruppo didoico si differenziano notevolmente da quelli Ando - avarici.
Complessivamente nell'intera popolazione della Caucasia, che tocca quasi i 10 milioni, i caucasici in senso proprio entrano, secondo le cifre già riportate, che risalgono però in parte a vecchie stime o censimenti, con 700.000 individui; i popoli del secondo gruppo con 3 milioni circa. Il rimanente è dato in massima parte da Russi e Ucraini.
Caratteri antropologici. - All'infuori dei Calmucchi e dei Nogai, che rappresentano nella regione la razza mongolica o mongoloide (capelli neri diritti, pelosità scarsissima, gambe corte rispetto al tronco, cranio largo e basso, faccia e naso larghi), qualche elemento della quale si trova anche fra i Cumucchi, tutti i popoli del Caucaso presentano il tipo della razza europea, talora con grande finezza e bellezza di tratti, giustificando così, in qualche modo, l'appellativo di caucasica dato a quella dal Blumenbach. I Russi e i Cosacchi si distinguono però dalle genti che vantano (pur essendovi giunte in tempi diversi) un più vecchio indigenato, per la frequenza del tipo biondo (38%): il naso è corto, il cranio di mezzana larghezza e piuttosto basso, la statura alta con gambe lunghe.
Le popolazioni rimanenti non presentano tipo omogeneo: si riconoscono in esse assai bene quattro tipi distinti, che sembrano entrare in proporzioni varie nella composizione antropologica dei vecchi e nuovi caucasici e determinare, con la varietà della miscela, il diverso aspetto somatico medio dei singoli gruppi etnici:
1. il tipo dolicoide iranico: capelli e occhi neri o molto scuri, pelosità abbondante, statura assai alta con gambe normali, cranio lungo e alto, faccia lunga e stretta con scarso diametro all'altezza degli occhi, naso lungo e prominente. Costituisce quasi da sola il vasto aggruppamento dei Tatari azerbaigianici, entra in misura notevole nella composizione dei Curdi, dei Persiani e degli Osseti, e si trova sporadicamente in tutta la regione caucasica.
2. il tipo dolicoide nordico: capelli biondi e occhi azzurri, statura alta con gambe lunghe, faccia lunga con naso sottile, cranio fra lungo e larghetto (dolico-mesocefalo) e piuttosto basso. È assai diffuso, ma sempre come componente secondario e raramente con tutti i caratteri del tipo riuniti nello stesso individuo: la maggior frequenza si verifica fra gli Osseti, i Georgiani occidentali (Imereti), gli Abchazi, i Circassi Adyghé, e qualche gruppo orientale (Ceceni orientali, Dido). Fra i caratteri del tipo, il biondismo pare essere quello che si è meno conservato nelle miscele: in nessuno dei gruppi citati, in realtà, i biondi superano il 10%. Il Sera ha mostrato però come il tipo nordico si riconosca facilmente con l'analisi delle forme del cranio e ne ha segnalato la presenza in varî gruppi e financo tra i Cumucchi, ciò che è stato confermato da successive osservazioni.
3. il tipo brachicefalo armenoide: capelli e occhi bruni, pelosità abbondante, statura media con gambe normali o corte, faccia mediolarga, naso lungo prominente, spesso aquilino, cranio corto e alto. Gli Armeni, gli Aissori, gli Ebrei montanari, gli Udi ne sono i migliori rappresentanti, ma esso è assai diffuso in tutta la Caucasia, contribuendo notevolmente alla forte brachicefalia media dei gruppi orientali (Lesghia).
4. il tipo brachicefalo georgiano: capelli e occhi bruno-castani, pelosità scarsa, naso prominente e sottile, faccia piuttosto larga, cranio largo e basso, statura media e piccola con gambe normali. È presente con maggior frequenza nei Georgiani della Cartalinia e della Cachetia, ma si trova sparso in tutta la regione montana e, secondo le osservazioni del Sera, soprattutto nelle località più alte. Questo tipo a cranio largo e basso (brachi-platicefalo) non ha però affinità con l'omologo alpino, e tanto meno con il mongolico, ma è da considerare come una varietà del tipo generale indo-irano-caucasiano (v. asia: Antropologia) e affine perciò al dolicoide iranico. L'esistenza della varietà georgiana, brachicefalica, ultra-leptorina, a statura bassa, era stata rilevata anche dal Giuffri da - Ruggeri.
Alcune cifre antropometriche, tolte dal Djawachischwili, mostrano come il tipo collettivo o medio dei varî gruppi tradisca la prevalenza dell'uno o dell'altro dei tipi elementari descritti.
Come tutti i grandi rilievi montuosi, il Caucaso è stato popolato lentamente e tardivamente in confronto alle più accessibili regioni circostanti. Ha potuto perciò ricevere, in tempi successivi, sia i rappresentanti dei gruppi etnici dotati di maggior forza di penetrazione, sia elementi dispersi e respinti dalle maggiori ondate etniche esterne. Già nei resti scheletrici esumati dalle necropoli della prima età del ferro, la composizione antropologica della popolazione caucasica appare complessa e contiene all'incirca gli elementi che si riconoscono oggi. L'efficacia protettiva della montagna, a difficili comunicazioni interne, ha facilitato però la formazione e la persistenza di molte combinazioni locali diverse. L'elemento somatico più antico è, secondo il Sera, il tipo (brachi-platicefalo) che abbiamo denominato georgiano; l'ultimo, indubbiamente, il mongolico, che non è giunto infatti a penetrare nell'interno.
La cultura. - Nell'esame delle forme dell'esistenza materiale e spirituale dei popoli del Caucaso occorre prescindere dai Russi, l'unico popolo europeo che abbia esercitato una forte influenza culturale sulla regione e che, in alcuni suoi elementi (Cosacchi), abbia da questa anche ricevuto e adottato varie caratteristiche. Analogamente, la cultura di alcuni altri gruppi etnici, Armeni, Curdi, Aissori o Nosairi, Tatari azerbaigiani, Tati e Talyš, rientra in aree culturali adiacenti estranee al Caucaso proprio, come le tribù dei Nogai, dei Turcmeni e dei Calmucchi rappresentano, nella regione caucasica, la cultura dei pastori nomadi centro-asiatici (v. armeni; calmucchi; kurdistan; nogai; nusairi; persia; tatari). Vi sono, per contro, popoli intercalati fra i caucasici in senso proprio, linguistico, come gli Osseti, i Tatari montanari, i Caraciai e fin anche i Cumucchi e gli Ebrei montanari, che partecipano strettamente della cultura di quelli e si devono considerare insieme con essi.
Nell'area etnografica così delimitata, l'agricoltura e l'allevamento costituiscono le fonti essenziali dell'economia tradizionale. La prima ha importanza maggiore nelle basseterre e nelle vallate più fertili (cereali, vigne, frutta, bachicoltura, apicoltura), ma nella montagna presenta naturalmente forme ridotte e lascia il primo posto alla pastorizia, fondata specialmente sull'allevamento degli ovini, con spostamenti stagionali dei greggi e delle mandre a diversi livelli altimetrici (transumanza). In generale, l'allevamento è inoltre più sviluppato presso le genti musulmane e, quindi, oltre che fra i Tatari, anche tra i Lesghi e i Circassi, i quali sono anche rinomati allevatori di cavalli. Poca importanza hanno invece la pesca e la caccia, benché quest'ultima sia largamente praticata per diletto e le famiglie nobili conducano ancora la caccia col falcone.
La popolazione è raccolta quasi dappertutto in villaggi accentrati e nei vecchi e nuovi centri urbani. Soltanto nelle plaghe più fertili dell'Abchasia e in qualche ristretta zona del paese georgiano e circasso le case dei villaggi sono più disseminate o anche isolate fra le coltivazioni. I centri minori conservano anche meglio le forme tradizionali dell'abitazione rurale. Esse possono ricondursi a due tipi. Il primo si collega alla vecchia abitazione anatolica, bassa, talora parzialmente affondata nel terreno del piano o del pendio montuoso, le pareti costruite di sassi e mota, il tetto piatto di assi, stoppie e terra e un loggiato anteriore coperto dalla sporgenza del tetto e chiuso ai due lati. È la casa tipica della Georgia piana o collinare, che si ritrova, sul versante settentrionale del Caucaso, fra gli Abchazi, i Tatari montanari (Taulu) e specialmente fra i Lesghi, gli Ebrei e i Cumucchi del Daghestan. Le pareti sono talvolta di mattoni d'argilla seccati al sole o anche di semplici graticci rivestiti da uno strato d'argilla o mota. La struttura interna mostra un unico vano con focolare centrale nelle forme più misere, due o tre nelle altre, ma l'edificio è completato da varie capanne che servono di stalla o magazzino. Frequenti in tutta la regione georgiana, fra gli Abchazi, i Circassi e gli Osseti sono le capanne su pali (di graticcio e di forma cilindrica), adibite alla conservazione delle pannocchie di granturco, ma anche capanne su pali meglio costruite e più grandi, assegnate come abitazione agli sposi novelli (Abchazi, Osseti) o usate come dimora estiva (Psciavi): probabile ultima discendenza delle palafitte segnalate da Ippocrate nella Colchide.
Un secondo tipo di costruzione, che ha i suoi corrispondenti nella zona montuosa balcanica e alpina, è la casa in travatura, per lo più a due piani, con tetto a spioventi coperto di paglia o stoppie o scandole di legno. Questo, assai sporgente, è in molti luoghi sorretto da pali verticali formanti un loggiato esterno che, nella Mingrelia e nell'Imeretia, gira intorno a più lati della casa. Nella montagna la pietra sostituisce la travatura nella costruzione delle pareti, mentre in altri luoghi vediamo anche in questo tipo di casa il sistema tanto diffuso nel Caucaso dei graticciati rivestiti di mota. I villaggi montani hanno le case serrate le une alle altre, disposte a gradinata sui pendii, in posizioni facili a difendersi e con vere opere di fortificazione. Così nei villaggi degli Inguš e dei Kisti (Ceceni settentrionali) ogni casa è chiusa da un robusto muro di cinta con un'alta torre (da 20 a 50 m.), che serve d'abitazione principale: tali torri, se anche non così numerose, s'incontrano in tutto il Caucaso centrale, dalla Cecenia, per il paese chevsurito e tusco e l'Ossetia, sino al territorio montuoso dei Suani.
Industrie domestiche comuni sono la tessitura di panni (Daghestan, Cecenia, Imeretia) e di tappeti (Daghestan sud-occidentale e Transcaucasia orientale), lavoro delle donne, la fabbricazione di gerle, panieri e graticci per le capanne, di stoviglie, di otri di pelle per l'acqua e il vino, e la lavorazione dei metalli preziosi: abilissimi orefici argentieri e lavoratori del ferro battuto si trovano specialmente nel Daghestan e nei centri della Transcaucasia. In questa fiorisce anche l'industria serica. Come nelle Alpi, l'inverno è utilizzato anche per lavori d'intaglio in legno che vanno da scodelle e cucchiai ai pochi mobili d'uso comune (caratteristiche le sedie a tre piedi), di forme arcaiche e con interessanti motivi decorativi.
Nell'abbigliamento maschile, il costume diffuso in tutto il Caucaso (tolte le tribù tatariche dei Cumucchi, Nogai, ecc., e i Guri e Lasi, che vestono piuttosto alla turca) è il circasso, adottato pure dai Cosacchi e ben noto perciò anche in occidente: camicia con colletto diritto e chiuso, pantaloni fermati alla cintola da una fascia di seta o di lana, sottoveste o giubbetto, berretto di pelo, e stivali o gambali con scarpe leggiere di cuoio. L'abbigliamento è completato da un lungo soprabito di panno aperto al collo, con due serie di tasche per le cartucce sul petto, e una stretta cintura di cuoio con ornamenti in oro o argento, alla quale è appeso sul davanti il lungo pugnale in guaina di pelle o di metallo. Una volta l'armamento comprendeva, oltre alle armi da fuoco, l'arco, l'ascia, mazze con testa ferrata, sciabola e knut. Nella Georgia il capo è più spesso coperto con un ampio pezzo di stoffa o feltro, nell'Ossetia con cappelli di feltro a larga tesa. Forme locali, specie nei ricami e nei colori delle stoffe, presentano i Georgiani montanari (Chevsuri, Tusci) e nell'alta montagna si adoprano molto sandali e scarpe di pezza o feltro, e gambali di lana a disegni geometrici (Tusci, Avari) e il mantello di pelliccia di pecora.
Nel costume delle donne si ha una maggiore varietà regionale, che si manifesta specialmente nei colori delle stoffe, nei ricami e nelle forme dell'acconciatura. Esso conserva inoltre più nette impronte dell'influenza musulmana. Assai diffuse, almeno sino a buona parte del secolo scorso, erano le ampie vesti, aperte sul petto, strette alla vita da una cintura, con larghe maniche sopravvanzanti le braccia. Il volto, anche fra le musulmane, è scoperto, mentre quasi dovunque il capo è avvolto in ampie pezzuole o scialletti e intorno al collo è girato un altro pezzo di stoffa che copre in alcune regioni anche la parte inferiore del viso (Udi). I gioielli sono numerosi, in massima parte d'argento, e comprendono orecchini, anelli, braccialetti, collane e pesanti elaborati ornamenti per il petto, con forme e disegni particolari nelle diverse regioni.
L'alimentazione è a base di cereali (frumento, mais, miglio), di latticinî (latte fresco e fermentato, cacio), di carne d'ovini, della quale si fa un uso assai moderato, di legumi e anche di frutta ed erbe selvatiche. Vino, birra, acquavite, idromele sono le bevande preferite, e in passato prodotte tutte sul posto, anche fra i musulmani. Ai Russi si deve l'attuale grande diffusione del tè.
La costituzione famigliare e sociale ha conservato le forme tradizionali soltanto fra i popoli più isolati: i Georgiani montanari e specialmente gli Psciavi ed i Suani; ma se ne hanno residui parziali in tutta la regione. Ogni popolo era formato da un certo numero di tribù (otto fra i Chevsuri e i Tusci, quattro fra gli Psciavi, cinque fra gli Osseti, ecc.) nelle quali non esisteva alcuna distinzione di casta o di classe. Solo i prigionieri di guerra erano tenuti come schiavi, ma finivano per essere assorbiti nella tribù. Questa si componeva di varie comunità (villaggi), costituite a lor volta da un gruppo di "grandi famiglie" ciascuna delle quali comprendeva sino a 50-100 persone abitanti in più case, ma unite da vincoli stretti di parentela. La comunità aveva a capo un anziano e un'anziana, eletti a vita o a tempo, compito dei quali era di regolare tutta l'attività economica della comunità. Non esisteva proprietà individuale; l'uomo possedeva in proprio solo gli abiti e le armi, la donna anche un piccolo patrimonio dotale. La donna era scelta di solito fuori della grande famiglia e spesso anche fuori della comunità; la poligamia, in uso anche prima delle influenze islamiche, è rimasta sino a tempi recenti anche presso molte tribù cristiane.
A questo ordinamento egualitario e comunistico si era sovrapposto, in una parte delle genti caucasiche, un regime feudale con un'aristocrazia dominante divisa in gerarchie e accompagnata da clienti, servi e schiavi, sotto la quale stava la massa dei contadini, in parte liberi e paganti ai nobili un canone proporzionato al loro possesso, in parte servi della gleba. Il regime feudale vigeva soprattutto tra i Circassi (Cabardini), nella Georgia piana, tra i Caraciai e in una parte dell'Ossetia (Digori, Tagauri), dunque nel Caucaso occidentale, e in questo si esercitava anche un attivo commercio di schiavi verso i mercati musulmani, ove erano particolarmente ricercate le donne circasse rinomate per la loro bellezza. La conquista russa, e l'ordinamento civile e militare portato da essa, han determinato la decadenza del sistema feudale, lasciando invece sopravvivere le costumanze delle tribù libere.
Le vicende storiche della regione portarono questa alternatamente, in alcune sue parti, sotto influssi cristiani e islamici. I Georgiani entrarono così sin dal sec. IV nell'orbita del cristianesimo e a questa prima cultura cristiana debbono anche l'introduzione della scrittura con un alfabeto d'origine aramea (qualche tentativo di storia scritta egiste anche nel Daghestan). Più tardi e con maggior difficoltà il cristianesimo penetrò tra gli Abchazi, i Circassi, gli Osseti e nel Caucaso orientale, dove poi, tra la fine del sec. XVII e quella del XVIII, sotto influenze tatare e turche, fu largamente sostituito dall'islamismo. Questo è oggi la religione ufficiale dominante tra i Circassi e parte degli Osseti; dai Circassi Cabardini essa fu trasmessa ai Caraciai e ai Ceceni, già almeno in parte cristiani, come dimostrano le rovine di chiese del loro territorio. Nel Daghestan fu introdotto l'islamismo nel sec. VIII.
Ma il cristianesimo (forme greco-ortodossa e armeno-gregoriana) e l'islamismo non hanno, presso la maggior parte dei popoli del Caucaso, distrutto le antiche credenze pagane. Se nella Georgia piana e nelle zone meno incolte del paese musulmano esse rimangono soltanto in alcune idee e pratiche superstiziose o cerimoniali, come si osserva nelle classi popolari di tutte le nazioni europee, altri gruppi, e specialmente gli Abchazi, i Circassi, i Georgiani montanari e gli Osseti, hanno conservato le antiche idee religiose in misura molto maggiore. Onde le nuove formano poco più che una cornice, nella quale l'essere supremo porta ancora nome pagano, e accanto al Cristo. alla Vergine Maria e a taluni santi popolari, o accanto all'osservanza delle pratiche fondamentali del culto cristiano o maomettano, sono inserite le vecchie divinità, rimaste soprattutto come patrone della caccia, delle raccolte, degli animali domestici, dei fenomeni naturali, e ad esse si fanno ancora feste, offerte e sacrifici. Moìto diffusa e radicata è la credenza negli spiriti maligni e nell'efficacia delle pratiche magiche e in molte regioni lo stregone o sciamano è tuttora un personaggio importante.
Il quadro complessivo della cultura caucasica mostra forti affinità tanto con la cultura tradizionale europea, e specialmente con quella dell'Europa meridionale, quanto con le culture continentali asiatiche (grande famiglia pastorale e patriarcale). Influssi più recenti svno pure sopraggiunti dalle due opposte direzioni, come è comprensibile, per la situazione geografica della regione. L'isolamento delle sue plaghe più montuose e appartate, analogamente, se anche in grado minore, a quello che è avvenuto per la lingua, ha conservato tuttavia alla regione molti residui d'una fase culturale assai arcaica, come in nessuna delle regioni etniche vicine.
Bibl.: Classificazione e distribuzione dei gruppi etnici: N. von Seidlitz, Ethnographie des Kaukasus, in Peterm. Mitt., XXVII (1880); R. von Erckert, Der Kaukasus und seine Völker, Lipsia 1888 (carta); A. Dirr, Die heutigen Namen der kaukasischen Völker, in Peterm. Mitt., LIV (1908); id., Anthropologische und ethnographische Übersicht über die Völker des Kaukasus, in Peterm. Mitt., 1912; Etnografičeskaja karta kavkazskago kraja, a cura del Reparto topgrafico militare del Caucaso, Tiflis 1909.
Antropologia: E. Chantre, Recherches anthropologiques dans le Caucase, voll. 4, Parigi 1885-87; R. von Erckert, Kopfmessungen kaukasischer Völker, in Archiv für Anthrop., XVIII-XIX (1889-90); V. Giuffrida-Ruggeri, Prime linee di un'antropologia sistematica dell'Asia, in Arch. per l'antrop., XLVII (1917); G. L. Sera, I movimenti etnici nel Caucaso, in Monitore Zool. it., XXXI (1921); A. Djawachischwili, Die Rassenzusammensetzung der Kaukasusvölker, in Archiv für Anthrop., XX (1925), con ricca bibliografia.
V. tavv. CLI-CLVIII.