cavalli, asini, zebre
Mammiferi erbivori con un solo zoccolo
Cavalli, asini e zebre fanno parte della famiglia degli Equidi, mammiferi erbivori sociali, adattati a vivere negli ambienti aperti, dalle steppe alle savane. Sono caratterizzati da uno zoccolo unico, una criniera, e una coda a pennello più o meno sviluppato. Lo stomaco possiede una sola cavità e la bocca è provvista di incisivi, sia inferiori sia superiori. Originari dell'America Settentrionale, gli antenati degli Equidi si sono diffusi nel Vecchio Continente, passando attraverso lo Stretto di Bering, e poi hanno raggiunto l'Africa. In seguito, però, si sono estinti nell'America Settentrionale, prima dell'arrivo dell'uomo. Cavalli e asini hanno dato origine a numerose razze domestiche e a ibridi, tutti di grande importanza per l'economia e la vita sociale dell'uomo
Gli agili rappresentanti della famiglia degli Equidi (cavalli, asini e zebre) sono strettamente imparentati con animali lenti e inermi come i tapiri, o corazzati e armati come i rinoceronti. Infatti, tutti questi animali appartengono all'ordine dei Perissodattili, caratterizzati da un piede che poggia su un numero dispari di dita: uno negli Equidi, tre nei Tapiridi e nei Rinocerontidi. Ciò li distingue dagli Artiodattili (maiali, ippopotami, cammelli, capre, bufali e cervi), che possiedono un numero pari di dita, generalmente due e talvolta quattro. Inoltre, tutti i Perissodattili sono monogastrici, ossia provvisti di stomaco con cavità unica, diversamente dagli Artiodattili, che sono per la maggior parte Ruminanti e che quindi possiedono diverse cavità. Dal punto di vista digestivo, i Perissodattili sono dunque più primitivi rispetto agli Artiodattili, ma lo zoccolo unico degli Equidi rappresenta il punto d'arrivo di un processo evolutivo in cui le altre dita si sono prima ridotte di numero per poi scomparire. Questo processo si è svolto nell'America Settentrionale a partire da circa 60 milioni di anni, all'inizio dell'Era Cenozoica, quando gli Equidi primitivi (genere Eohippus) presentavano ancora quattro dita ma già si notava l'ingrossamento del medio rispetto agli altri tre. Bisogna arrivare alla fine del Miocene (circa 6 milioni di anni fa) per trovare Equidi con un solo zoccolo (Pliohippus), simili ai cavalli moderni. Durante la loro evoluzione nell'America Settentrionale, gli Equidi primitivi e poi quelli più evoluti hanno colonizzato il Vecchio Continente in tempi diversi, sfruttando il passaggio che si formava durante le glaciazioni attraverso lo Stretto di Bering. Anche l'uomo ha usato questo passaggio, circa 12.000 anni fa, ma lo ha fatto in senso inverso, ossia per colonizzare l'America Settentrionale dall'Asia. Quando i primi popoli asiatici hanno colonizzato l'America Settentrionale, gli Equidi si erano già estinti lì, ma ormai dominavano le steppe, i deserti e le savane del Vecchio Mondo, dalla Mongolia all'Africa tropicale.
La domesticazione del cavallo, avvenuta probabilmente 5.500 anni fa nelle steppe russe, ha segnato un grande passo in avanti per l'evoluzione culturale dell'uomo, aprendo nuove possibilità all'esplorazione, alle conquiste, all'economia pastorale e all'agricoltura. Grazie al cavallo, l'uomo ha potuto gestire più comodamente le mandrie sia di bovini sia di ovini, e affrontare viaggi più lunghi in tempi più rapidi. Inoltre, è stato stimolato a perfezionare la ruota e i mezzi di trasporto e ha anche sviluppato tecniche di guerra più efficienti per sottomettere altri popoli. Gli Indiani d'America reagirono con terrore alla vista degli Europei che cavalcavano questi imponenti animali, ma presto divennero a loro volta cavalieri eccellenti e impiegarono questi animali con un certo successo durante la loro guerra di resistenza. In America Meridionale, invece, il cavallo è diventato il simbolo della cultura dei gauchos, colonizzatori spagnoli delle pampas.
L'asino è sempre stato un simbolo di lavoro e di pace. Addomesticato in tempi ancora più antichi, forse 6.000 anni fa, in Egitto, questo mite e servizievole animale ha liberato le donne dal duro lavoro di trasporto della legna e dell'acqua, compito che in molti paesi in via di sviluppo, dove l'allevamento dell'asino non si è diffuso, ancora oggi viene da loro svolto.
Oggi esistono tante razze domestiche di cavalli: accanto a quelli da corsa, snelli e agili, con gambe sottili e scattanti, troviamo i cavalli da traino, tozzi e robusti. Inoltre, esistono razze nane, come i pony usati per insegnare a cavalcare ai bambini. Ma come erano fatti i cavalli selvatici originari? Per farci un'idea, possiamo guardare le popolazioni che si trovano in Mongolia e che vengono chiamate cavalli di Prževal´skij (Equus przewalskii) in onore del loro scopritore. Probabilmente, questi cavalli mongoli non sono molto diversi da quelli che abitavano le steppe europee e da cui l'uomo ha selezionato le prime razze domestiche. Il colore era marrone chiaro, la criniera costituita da peli eretti e le zampe leggermente striate. In varie parti del mondo, per esempio nelle praterie dell'America Settentrionale e in Australia, esistono popolazioni di cavalli inselvatichiti perché fuggiti dagli allevamenti o abbandonati. Questi animali vivono come i loro antenati selvatici, in branchi formati da un maschio (stallone) e tante femmine (giumente) che costituiscono il suo harem. I cavalli hanno organi di senso bene sviluppati, in particolare l'udito e l'olfatto, ma anche la vista è molto efficiente e permette loro di correre velocemente evitando gli ostacoli. Tra loro comunicano con potenti segnali sonori, i nitriti, ma anche muovendo la coda e le orecchie.
L'asino è sempre stato considerato un cugino povero del cavallo. Infatti, mentre questo era il simbolo dei nobili e dei guerrieri, l'asino ha sempre rappresentato la vita contadina e i suoi disagi. Mentre il cavallo ha bisogno di erba verde e abbondante, l'asino riesce a sopravvivere nei pascoli magri con foraggio di bassa qualità. Infatti, il primo si è adattato a vivere nelle fertili steppe dell'Eurasia, mentre il secondo si è evoluto negli ambienti semidesertici dell'Africa.
L'areale originario dell'asino selvatico (Asinus africanus), da cui deriva l'asino domestico, è compreso tra il Sudan, l'Etiopia e la Somalia. Altre specie di asini si trovano nelle steppe e nei deserti dell'Asia. La domesticazione dell'asino africano ha portato alla selezione di diverse razze che variano per le dimensioni e il colore. Disegni di asini che trasportano materiale si trovano nelle pitture murarie dell'antico Egitto a documentare l'importante ruolo di ausiliari svolto sin dall'antichità da questi animali nei lavori agricoli.
Nelle immense savane dei parchi nazionali africani si possono ancora oggi osservare numerosi branchi di zebre, animali inconfondibili per il mantello bianco striato di nero. Ne esistono tre specie: la zebra reale (Equus grevi) è diventata rara a causa del bracconaggio e vive solo in Etiopia, Somalia e Kenya settentrionale; la zebra di montagna (Equus zebra) si trova soltanto nel Sudafrica; la zebra delle pianure (Equus burchelli) è ancora frequente nelle aree protette di molti paesi africani.
È interessante osservare la variabilità di questa specie, che solo nelle regioni più settentrionali presenta un mantello nettamente bianco con le strisce nere. Man mano che ci si sposta verso sud, la colorazione del mantello diviene meno contrastata: le strisce diventano marroni, mentre il colore di fondo del mantello perde il suo candore e appare come affumicato. Nella regione del Capo, in Africa meridionale, esistevano zebre quasi completamente marroni che, purtroppo, sono state sterminate dai coloni europei durante il secolo scorso.
L'asino viene ricordato spesso sia nella letteratura sia nell'arte. Di lui si parla tanto nella letteratura antica e moderna, dalle favole di Esopo a quelle dei fratelli Grimm, dal mito di re Mida ai romanzi di Cervantes, nella Bibbia e nel Vangelo, mettendo in evidenza il suo ruolo di lavoratore infaticabile e di cavalcatura dei poveri. Secondo la tradizione, Maria arrivò a Betlemme viaggiando in groppa a un asino. E fu proprio l'asino, insieme al bue, a riscaldare Gesù appena nato.