CECENIA (russo Čečnja; A. T., 66-67)
Provincia autonoma della Caucasia Settentrionale, formata con due distretti tolti all'antica provincia di Terek. Misura 9200 kmq. di superficie. Confina a N. con il territorio dei Calmucchi, ad E. con il Daghestan, a O. con il paese degl'Inguš, a S. con la provincia degli Osseti. È regione montuosa, nella sezione meridionale, mentre verso N. ed E. tende ad abbassarsi rapidamente; si distinguono perciò una Grande Cecenia, a destra del corso del Terek, e una piccola Cecenia, a sinistra. L'alte cime del Kazbek (5043 m.) dominano verso S. il paesaggio circostante. Prevalgono i terreni cristallini, scisti e graniti; quindi compaiono rocce calcare e silicee del Mesozoico e dell'Eocene; frequenti le rocce vulcaniche e le sorgenti sulfuree. Il clima è piuttosto temperato con medie annue di circa 9°; la media del luglio è di 19°; quella di gennaio di −4°; tuttavia l'escursione annua è molto forte. Molta influenza ha però l'altitudine, soprattutto sulle precipitazioni atmosferiche, che, assai abbondanti nella zona montana (sino a 1000 mm.), diminuiscono rapidamente, avvicinandosi alla pianura. L'idrografia è costituita principalmente dagli aumenti del Terek, fra i quali importante è il Sunža e che, nelle vallate fertili ed abitate favoriscono le irrigazioni a scopo agricolo. La popolazione (311.000 abitanti), è costituita prevalentemente di Ceceni oltre a Slavi, Tatari del Nord, Iranici, Georgiani. Un tempo il loro territorio era diviso in piccole repubbliche, rette da assemblee popolari, e in khanati ereditarî; poi fu rimaneggiato a più riprese, e aggregato a questo o a quel governo limitrofo. Groznyj è il capoluogo.
I Ceceni, fieri, ospitali, sono amantissimi della libertà, e quindi resistettero tenacemente all'invasione russa; una parte di essi, dopo il 1859, preferì emigrare in Turchia. Amano molto i costumi vistosi ed eleganti e le armi; ma si accontentano di vivere in case piccole, sordide, spesso scavate nella roccia, a guisa di caverne.
I Ceceni si dividono in un gran numero di tribù e stirpi: i Ceceni propriamente detti, i Ceceni montanari, gl'Ičkeri, gl'Inguš, i Kisti. I loro vicini li conoscono sotto molti nomi diversi. Una tribù d'origine cecena, da sé stessa denominata Bats, si è stabilita in mezzo ai Tusci georgici, convertendosi al cristianesimo (gli altri sono per lo più musulmani), mantenendo tuttavia la propria lingua. Non conoscono - né probabilmente conobbero mai - le divisioni in classi dei popoli del Caucaso nord-orientale: l'unica classe dipendente era, in tempi antichi, quella degli schiavi di cui si faceva un fiorente commercio. Per molto tempo rimase presso di loro in vigore il regime famigliare con tutte le istituzioni relative: vendetta del sangue, arbitrato secondo l'uso popolare, ecc.
Lingua. - Le lingue cecene formano una sezione del maggiore aggruppamento degl'idiomi caucasici di nord-est (v. caucasiche, lingue), secondo la classificazione del Dirr, del gruppo ceceno-lesgico o caucasico orientale secondo quella del principe Trubeckoj (Troubetzkoy). Possiamo fare una tripartizione: 1. il ceceno propriamente detto (in ceceno nahčüin muot), parlato nei distretti di Groznyj, Vedeno e Casav-Jurt nella regione del Terek; 2. l'ingus, parlato nel distretto dì Nazran′, nelle vicinanze di Vladikavkaz e assai simile al ceceno; 3. il bats [o t'uš] parlato in pochi villaggi del bacino dell'Alazan′ superiore nel distretto di Telav in Georgia. Gl'idiomi ceceni presentano sei classi, di cui due sole (corrispondenti al maschile e al femminile) risultano chiare. La fonetica è difficilissima per la caduta di parecchie consonanti intervocaliche e i conseguenti adattamenti delle vocali e per la ricchezza degl'influssi metafonetici. La morfologia ha una complicazione straordidinaria, sia in dipendenza dei mutamenti fonetici, sia per il fatto che i sostantivi e i verbi hanno più temi.
Bibl.: P. K. Uslar, Čečesnkij jazyk, Tiflis 1888; Schiefner, Tschetschenzische Studien, Pietroburgo 1864; R. v. Erckert, Der kaukasus und seine Völker, Lipsia 1888; id., Die Sprachen des kauk. Stammes, II, Vienna 1895, pp. 229-247; A. Dirr, Einführ. in das Studium der kauk. Sprachen, Lipsia 1928, pp. 131-161.