Uomo politico (Milano 1815 - Solcio 1888). Entrò nel 1837 nella carriera amministrativa, collaborando nello stesso tempo agli Annali universali di statistica e alla Rivista europea. Rivelatosi vigoroso polemista con l'anonimo L'Austria e la Lombardia (1847), C. passò all'azione politica vera e propria nel 1848. Combattente delle Cinque Giornate, fu sempre fautore instancabile dell'idea italiana. Dopo l'armistizio Salasco, militò nelle file dell'opposizione democratica finché l'impresa di Crimea non lo vide partigiano del Cavour. Parallelamente svolgeva la sua attività di scrittore con I dieci giorni dell'insurrezione di Brescia nel 1849 e con articoli in La concordia, Il progresso, Il diritto, di garbato ed ironico polemista in Il nipote del Vestaverde, l'almanacco che egli compilò dal 1848 al 1858, di verseggiatore. Deputato al parlamento subalpino nel 1849 e al parlamento italiano dal 1861, partecipò attivamente ai lavori della Camera fino al 1886 e fu due volte ministro dell'Istruzione: nel 1867, quando promosse la fondazione della Società geografica italiana, e nel 1869-72, periodo nel quale propose l'abolizione delle facoltà teologiche, la soppressione dell'insegnamento religioso nelle scuole secondarie e la fondazione di istituti di scienze sperimentali presso l'università di Roma. Staccatosi dalla Destra nel 1876, collaborò strettamente col Depretis e il 7 giugno 1886 fu nominato senatore. Socio nazionale dei Lincei (1873).