COSTA, Cesare
Di nobile famiglia originaria di Assisi e trapiantatasi a Macerata - dove aveva occupato alcune cariche cittadine con Pierfrancesco, priore dal 1436 al 1458, e Giuliano, podestà di Morravalle e Montecchio - ivi nacque nel 1530 da Giuliano e da Selvaggia Gabuzi. Appassionato cultore degli studi classici e della lingua greca, si iscrisse nel 1549 ai corsi di diritto della locale università. L'anno dopo, secondo la prima testimonianza diretta, lo troviamo impegnato, insieme ad altri nove compagni, a sostenere le spese di fitto della casa per il professore Ludovico Borghese da Siena. Il 26 luglio 1554 conseguì il dottorato in utroque iure e pochi giorni dopo, il 29 luglio, venne chiamato alla stessa università come lettore di istituzioni; su sua proposta fu pure chiamato l'allora celebre G. B. Camozzi di Asolo. Nel 1558 il C. appare nel Collegio degli avvocati e procuratori della città e il 9 giugno 1560 fu inviato a Roma dal Consiglio cittadino per trattare gli affari del Comune, quale "eccellente iureconsulto". L'anno dopo, sempre nelle Riformagioni del Comune, appare come residente a Roma: infatti nello stesso anno risulta iscritto nel ruolo dei lettori "in almae Urbis Gymnasio ... in iure civile... de mane", ove appare anche negli anni seguenti fino al 1566. Invece nelle Riformagioni del Comune di Macerata figura ancora nel 1564 come avvocato del Comune. Proprio in questi anni inizia tuttavia l'attività più importante del C., il quale, già assai noto come giurista, viene nominato referendario apostolico ed entra a far parte della commissione dei correctores romani, incaricati della correzione e della pubblicazione del Decretum Gratiani.
La commissione, costituita per la prima volta da Pio IV, continuò i suoi lavori anche sotto il pontificato di Pio V. Eletto infine al soglio pontificio il cardinal Boncompagni, con il nome di Gregorio XIII, si giunse rapidamente alla conclusione dei lavori preparatori, che il nuovo pontefice approvò con il breve Cum pro munere, del 1º luglio 1580.Due anni dopo furono pubblicati i testi, più tardi noti come Corpus iuris canonici. L'edizione romana (Decretum Gratiani emendatum et notationibus illustratum una cum glossis. Gregorii XIII P. M. iussu editum, Romae 1582)comprendeva le seguenti raccolte: il Decreto di Graziano, le Decretali di Gregorio IX, il Liber sextus di Bonifacio VIII, le Clementinae (talvolta erroneamente chiamate Liber septimus), le Estravaganti di Giovanni XXII e le Estravaganti comuni. Ma negli anni seguenti, per volontà dello stesso Gregorio XIII e successivamente di Sisto V e di Clemente VIII, venne formata un'altra commissione con l'incarico di redigere la continuazione ufficiale dell'edizione canonica precedente, comprendente le decisioni dei concili e delle più importanti Decretali degli ultimi secoli e nella quale fu chiamato ancora il Costa. Tuttavia l'opera di tale commissione, presentata nel 1598 dal card. Pinelli al pontefice in un'edizione di pochi esemplari e conosciuta con il nome di Liber septimus decretalium, ebbe scarsa fortuna. Né Clemente VIII infatti né Paolo V vollero promulgare la raccolta, oggi introvabile, che venne ripubblicata solo nel secolo scorso, a cura di F. Sentis, nel 1870, con lo stesso titolo, Liber septimus decretalium Clementis VIII (da non confondere quindi né con le Clementinae, note anch'esse come Liber septimus, né con la raccolta pubblicata a Lione nel 1590da P. Mathieu, sempre come Liber septimus).
Durante tali anni il C. entrò in stretto contatto non solo con i cardinali componenti le commissioni, come testimoniano, ad esempio, le varie lettere da lui indirizzate al Sirleto, nelle quali si professava suo allievo, o all'Alciati, ma anche con lo stesso Carlo Borromeo, durante il suo soggiorno romano, mentre Cesare Baronio fu suo auditore al corso di diritto civile. Nel 1567 Carlo Borromeo gli rinunziò l'abbazia di S. Vincenzo al Volturno.
Nel novembre dello stesso anno, in una lettera da Napoli, il C. annunziava al Borromeo il ritrovamento del manoscritto originale del Chronicon opera del monaco Giovanni, "dalle rovine della cadente biblioteca". Lo stesso C. pensò di portare a compimento con alcune aggiunte il Chronicon, ma scrisse solo poche pagine, che tuttavia, inviate dapprima manoscritte al Borromeo a Milano, furono successivamente trascritte nella prima copia dell'originale, eseguita a Roma su consiglio di Cesare Baronio dal 1601al 1613 e costituirono i libri IV e VI dell'edizione muratoriana del 1725e della riedizione curata dal Federici nel 1940.
D'altra parte appare certo in questi anni il legame del C. con S. Filippo Neri e l'ingresso nella Congregazione dell'Oratorio, per la quale svolse attività di propaganda a Napoli. Durante il soggiorno a Napoli scrisse la sua opera più importante, Variarum ambiguitatum iuris libri tres (Napoli 1573), di cui dedicò il primo libro a Gregorio XIII, il secondo all'Alciati e il terzo al Covarruvio, già professore a Salamanca, vescovo di Segovia e anch'esso della commissione dei correctores romani. Sempre a Napoli lo raggiunse la nomina a vescovo di Capua il 19 nov. 1572, per la rinuncia dei cardinal Nicola Caetani; egli prese possesso solennemente della sua diocesi la domenica delle Palme dell'anno seguente.
Sull'attività pastorale del C. nella sua diocesi esistono le solite notizie agiografiche dei contemporanei: celebrazioni dei sinodi diocesani, di cui si conservano, gli atti manoscritti nell'archivio vescovile, celebrazione del sinodo provinciale nel 1587, cure rivolte verso i monasteri e i seminari, fondazione di una biblioteca, promozione dell'insegnamento del catechismo, protezione dei poveri. In realtà, dalle osservazioni fatte dal suo forse prevenuto successore, Roberto Bellarmino, ma soprattutto dalle sue frequenti assenze dalla diocesi, dovute alla permanenza a Roma per l'edizione del Decreto e delle Decretali, non sembra che la sua attività si distinguesse dalla norma del tempo.
Il 22 giugno 1585 Sisto V, da poco eletto pontefice, scelse il C., a lui noto fin dai tempi dell'insegnamento all'università (ove lo stesso pontefice era stato lettore di teologia per vari anni), quale nuovo nunzio a Venezia.
Nel presentare al doge le credenziali il C. auspicò una stretta adesione tra la Serenissima e la S. Sede, che affermava pronta ad aiutare e difendere Venezia "contro le incursioni dei barbari e gli attacchi degli infedeli anche "con le sue rendite e i suoi tesori". Tale intenzione fu confermata dal pontefice con la concessione della sospensione del diritto d'asilo per tre anni nel territorio della Repubblica (20 sett. 1585) e successivamente con l'offerta del ricavato di tre decime e di un uditorato di Rota. Il C. quindi, durante lo svolgimento della sua nunziatura, poté godere di un nuovo clima di intesa. A Roma l'ambasciatore ordinario Lorenzo Priuli aveva conquistato la piena fiducia del pontefice e le poche questioni che il C. si trovò a trattare furono appianate senza difficoltà. Ad esempio vennero riconosciuti i diritti del patriarcato di Aquileia; nelle decime sul clero concesse con la bolla 27 febbr. 1586, per la minaccia della flotta turca contro Corfù e Candia, vennero compresi tutti i religiosi. Le uniche vere proteste che il C. fu costretto ad elevare contro la politica veneziana in tutto il periodo della sua permanenza a Venezia furono dovute alle conseguenze della lotta della Repubblica contro gli Uscocchi. Infatti spesso, in questa occasione, venivano sequestrati da parte delle navi da guerra veneziane mercantili di Fiume carichi di merci di proprietà della S. Sede, essendo piuttosto notevole lo scambio commerciale fra le due sponde adriatiche, tra Fiume e i porti marchigiani, da cui la città istriana importava quasi tutto il suo fabbisogno di frumento.
Il 16 nov. 1587 il C. veniva richiamato a Roma e sostituito da mons. Girolamo Matteucci; alla morte del pontefice, dal quale sembra avesse avuto promesse per la promozione al cardinalato, preferì ritirarsi nella sua diocesi, anche se fu più volte presente a Roma negli anni seguenti per curare l'edizione del libro settimo delle Decretali.
Morì a Napoli il 2 febbraio dell'anno 1602 e venne sepolto nella cattedrale di Capua.
Oltre alla sua opera maggiore, già ricordata (riprodotta nella collezione Thesaurumiuris romani, Basilea 1741, IV, coll. 1155 ss.) il C. lasciò inediti alcuni scritti: i Fragmentalibrorum V et VI chronicorum Sancti Vincentii ad Pontem Vulturni, pubblicati poi dal Muratori nei Rer. Ital. Script., I, 2, Mediolani 1725, pp. 522 ss.; una Serie dei vescovi e arcivescovi... suoi predecessori; Omelie e Sacre orazioni, commentate da G. B. Attendoli.
Fonti e Bibl.: Arch. Segr. Vaticano, Segreteria di Stato, Nunziatura di Venezia, m. 25; Bibl. Ap. Vat., Vat. lat. 6191, f. 594; Vat. lat. 7182, ff. 95, 89v; Vat. lat. 10.425, f. 24, alcune lettere del e al C.; in Vat. Barb. 2399 i frammenti dei libri V e VI opera del C., in aggiunta al Chronicon del monaco Giovanni, Archivio di Stato di Roma, Archivio dell'università, m. 94, Indice delle copie dei ruoli dei lettori.... f. II, p. 13; Nunziatura di Napoli, I, a cura di P. Villani, Roma 1962, pp. 358, 362; G. Carafa, De professoribus Gymnasii Romani, Romae 1751, II, p. 412; F. Granata, Storia sacra della Chiesa metropol. di Capua, Napoli 1766, pp. 163 s.; A. Fontana, Amphiteatrum legale seu Bibliotheca legalis amplissima, Parmae 1787, I, p. 256; VI, p. 70; J. A. de Hübner, Sixte-Quint, I, Paris 1870, pp. 409 ss., ove è riportato il discorso del Costa. Per una prima informazione sull'edizione romana del Decreto di Graziano e sui correctores romani cfr. F. Laurin, Introductio in Corpus iuris canonici, Freiburg im Brisgau 1899, pp. 64 ss., 227; A. Taralif, Histoire des sources du droit canonique, Paris 1887, pp. 224 s.; per la raccolta di Clemente VIII cfr. F. Sentis, Clementis papae VIII decretales quae vulgo nuncupantur liber septimus decretalium Clementis VIII, Freiburg im Brisgau 1870; G. Capecelatro, La vita di s. Filippo Neri, II, Napoli 1879, p. 801; R. Foglietti, C. C., Macerata 1900; H. Biaudet, Les nonciatures apostoliques permanentes jusqu'en 1648, Helsinki 1910, p. 263; G. Gulik-C. Eubel, Hierarchia catholica, III, Monasterii 1923, p. 151; B. Katterbach, Referendarii utriusque signaturae…, Città del Vaticano 1931, p. 162; V. Federici, Ricerche per l'ediz. del Chronicon Vulturnense del monaco Giovanni, in Bull. dell'Ist. stor. ital. per il Medio Evo, LIII (1939), pp. 147-207, in part. 147, 170, 190 s.; Chronicon Vulturnense del monaco Giovanni, a cura di V. Federici, Roma 1925-1940, in Fonti per la storia d'Italia, LVIII, vol. I, p. XXVIII; vol. III, pp. 104-110, 115-121; L. von Pastor, Storia dei papi, X, Roma 1955, pp. 384 ss.; V. Sablich, Storia di Fiume, Fiume 1960, p. 85.