FANTETTI, Cesare
Non si conoscono i suoi dati anagrafici; alcune fonti lo indicano nato a Firenze intorno al 1660, ma più verosimilmente la data di nascita deve essere anticipata di alcuni anni in relazione alla cronologia delle incisioni note.
Un Fantetti è citato in una lettera del 19 dic. 1673 al card. Leopoldo de' Medici quale intermediario per la vendita di alcuni disegni (cfr. F. Baldinucci, Notizie dei professori del disegno ... [1681-1728], VI, Appendice, a cura di P. Barocchi, Firenze 1975, p. 234).
Non si sa con esattezza quando ebbe luogo l'apprendistato del F. ma è probabile che sia avvenuto a Roma nella cerchia degli incisori impegnati, attorno alla metà del XVII secolo, in una feconda attività di riproduzione delle opere dei maestri antichi e contemporanei dovuta all'espansione del mercato delle stampe.
Il F. fece parte di quella schiera di professionisti, tutti di ambiente e vocazione classicista, che svolsero a livello di buon artigianato un'attività essenzialmente di traduzione. Le incisioni che conosciamo, per gran parte all'acquaforte, rivelano una discreta padronanza della tecnica.
Il F. incise all'acquaforte dalle opere dei contemporanei Ciro Ferri, Carlo Maratta, Andrea Sacchi, Annibale Carracci. Vicino stilisticamente a Pietro Aquila cercò di imitarne, non senza esitazioni e durezze, il pacato classicismo. La sua attività artistica nota risale agli anni 1673-1675: a questo triennio appartengono certamente almeno 45 delle incisioni attribuitegli dalle fonti.
Da un dipinto di Carlo Maratta (Vienna, Künsthistorisches Museum, datato al 1676) trasse l'incisione il Transito di s. Giuseppe, firmata per esteso, ma priva della data. Dal dipinto di Andrea Sacchi (1649 ca.) in S. Carlo ai Catinari, che beneficiò di una discreta fortuna nella stampa di traduzione, incise la Morte di s. Anna, da mettere in relazione con alcuni disegni preparatori del Sacchi (A. Sutherland Harris, Andrea Sacchi, Oxford 1977, p. 23 e figg. 148-150).
Sono ancora incisioni del F. il Trionfo di Flora con Zeffiri, dall'affresco di Ciro Ferri per villa Falconieri a Frascati (Petrucci, 1953), e Latona e i contadini di Licia da Annibale Carracci.
L'incisione, a bulino, potrebbe riprodurre un quadro già nella collezione Pamphili a Roma, noto a C. C. Malvasia (Felsina pittrice [1678], Bologna 1841, I, p. 358), che rappresenta Latona con in braccio due neonati immersa in uno specchio d'acqua mentre tramuta in ranocchi i contadini che l'hanno insultata. Secondo la didascalia della stampa, tuttavia, il dipinto originale si trovava non a Roma, ma a Napoli nella raccolta del principe di Rocca d'Aspide (Roma, Gabinetto naz. delle stampe; cfr. in proposito Van Tuyll, 1986, e A. Carracci e i suoi incisori, 1986).
Fetonte prega il padre Apollo di lasciargli guidare il carro del Sole è un'incisione tratta dall'allegoria delle quattro stagioni (Petrucci, 1953), opera di N. Poussin databile agli anni 1633-1638 (Staatliche Museen di Berlino), che ricalca fedelmente l'episodio narrato nelle Metamorfosi di Ovidio (A. Andresen, Nicolaus Poussin Verzeichnis ..., I Leipzig 1863, n. 387, p. 98). Di sua invenzione è invece l'Allegoria della città di Roma, posta in apertura del I libro dell'opera Le fontane di Roma nelle piazze e luoghi pubblici della città, disegnate e intagliate da G. B. Falda e da G. F. Venturini, date in luce da Giovanni Giacomo De Rossi, uno dei maggiori editori-calcografi, nella seconda metà del XVII secolo.
La tavola, in cui è riportata anche la dedica dell'opera ad Agostino Chigi, è composta da varie figure di Nereidi con il fiume Tevere e i fanciulli Romolo e Remo; vi si legge "Cesar Fantetti inv. et sculp.".
Una delle sue realizzazioni più interessanti è comunque la serie di incisioni tratte dalle Logge di Raffaello in Vaticano dal titolo Imagines Veteris ac Novi Testamenti, edita da Giovanni Giacomo De Rossi alla Pace con l'intento di sostituire sul mercato le precedenti edizioni.
Introdotta da due frontespizi, la raccolta, pubblicata una prima volta nel 1674, si articola in 55 tavole numerate, di cui 37disegnate e intagliate dal F. e le restanti incise da Pietro Aquila.
La III tavola della raccolta Imagines ... (firmata dal F. che vi si dichiara "romanus") raffigurante il Profeta Isaia seduto in cattedra, inciso a bulino, è tratta invece dall'affresco di Raffaello in S. Agostino in Roma.
Vengono infine attribuiti al F. un foglio anonimo raffigurante Cristo in preghiera nell'orto degli ulivi (Madrid, Prado) da Ludovico Carracci e un'incisione da Francesco Rosa, L'arrivo di Agrippina a Brindisi con le ceneri di Germanico, oltre a una serie di cartigli da Francesco Bedeschini (Thieme-Becker).
Fonti e Bibl.: G. Gori Gandellini, Notizie istoriche degli intagliatori, II, Siena 1808, pp. 9 s.; G. K. Nagler, Neues Allg. Künstlerlexikon..., IV, München 1837, p. 454; Ch. Le Blanc, Manuel de l'amateur d'estampes..., II, Paris 1856, p. 218; C.A. Petrucci, Catalogo generale delle stampe... della Calcografia nazionale, Roma 1953, p. 58; L'opera incisa di Carlo Maratti, a cura di P. Bellini, Pavia 1977, p. 98; Raphael invenit... (catal.), Roma 1985, pp. 89-92, 146 s., 427-434; Annibale Carracci e i suoi incisori (catal.), Roma 1986, p. 287; C. Van Tuyll, Note su alcuni quadri carracceschi provenienti dalla Galleria Farnese, in Les Carrache et les décors profanes. Actes du colloque... (1986). Rome 1988, pp. 42-45; Incisioni italiane del '600 nella raccolta d'arte Pagliara dell'Ist. Suor Orsola Benincasa (catal.), a cura di A. Caputo-M. T. Penta, Napoli 1987, p. 212; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 254; Dizionario enciclopedico Bolaffi dei pittori e incisori italiani..., pp. 299 s.