Christo
L’artista che fa camminare sull’acqua
Dopo aver impacchettato il Reichstag di Berlino, le Mura aureliane di Roma, il Pont Neuf di Parigi e la Kunsthalle di Vienna, l’artista questa volta non cela ma costruisce: The floating piers, una passerella di 3 chilometri sul lago d’Iseo.
Un milione e mezzo di persone in 15 giorni sul lago d’Iseo non si erano mai viste. E, infatti, qualche problema c’è stato: traffico, code, rallentamenti. Ma ne valeva la pena. Perché a portare qui tutta questa gente è stata l’ultima opera di Christo, l’artista bulgaro-americano che a più di 80 anni (è nato nel 1935 a Gabrovo e vive a New York dal 1964) si diverte ancora a modificare il mondo.
Christo è celebre soprattutto per gli interventi in cui ha nascosto alla vista, impacchettandoli come si farebbe con un piccolo oggetto da trasportare, monumenti e architetture: dal Reichstag di Berlino alle Mura aureliane di Roma, dal Pont Neuf di Parigi alla Kunsthalle di Vienna. Questa volta l’operazione è stata diversa: non si è celato, non si è imballato, si è costruito. Christo ha realizzato The floating piers, una passerella che ha unito Sulzano con Monte Isola e con l’isola di San Paolo.
Si trattava di 3 chilometri di passeggiata galleggiante, coperta da un tessuto colorato steso in maniera tale da imitare l’ondeggiare dell’acqua. Per realizzarla ci sono voluti 200.000 metri cubi di polietilene e 140 ancore da 5 tonnellate. Il tutto è costato 15 milioni di euro ed è stato finanziato, come succede sempre con i progetti dell’artista, con la vendita dei disegni e dei bozzetti preparatori, capolavori in cui convivono matita, fotografia, colori, pezzi di stoffa. Carte e tele in cui si vede l’idea che nasce, prende forma, si impone con la potenza di ciò che è necessario.
La sensazione, su questo lungo percorso dorato, è stata quella di poter camminare sull’acqua. Un sogno comune che l’artista ha realizzato per tutti: passeggiare lì è stato completamente gratuito e accessibile a uomini, donne, bambini, cani, passeggini, sedie a rotelle... Con il sole e la pioggia, di giorno e di notte. Banditi erano solo i tacchi alti.
Anzi, Christo invitava tutti a togliersi le scarpe per poggiare i piedi su questa struttura che creava un disegno sull’acqua, facendotene sentire parte. Più volte l’artista ha sottolineato la fisicità di questo suo lavoro. E nel momento in cui si acquistava il biglietto per la navetta che avrebbe portato dal parcheggio all’ingresso di questa favola liquida, veniva consegnata una borsa a tracolla che diventava un perfetto contenitore per le scarpe dei visitatori. Il colore utilizzato in questa occasione, cangiante a seconda della luce, è stato un tono caldo amato da Christo: erano uguali gli ombrelli allestiti in un paesaggio californiano e aperti in contemporanea con quelli blu di Ibaraki in Giappone. Ma anche il sipario della Valle del Colorado e la stoffa svolazzante sulle porte del Central Park a New York (anche lì era un cammino). L’intervento di Christo è stato tutto da vivere, attraversare, percepire non soltanto con lo sguardo ma con l’intero corpo. «A me interessa la vita», ha detto lui in questa circostanza. Ma l’insieme è stato di grande suggestione anche visto dall’alto, con quella passeggiata di linee geometriche che interpretava lo spazio, lo offriva modificato e permetteva anche a chi lo ha sempre avuto sotto gli occhi di guardarlo da un’inattesa prospettiva.
Erano quasi 40 anni che Christo sognava di far camminare la gente sull’acqua. L’idea lo ha accompagnato dal 1970, quando l’aveva immaginata con la moglie Jeanne-Claude Marie Denat, nata a Casablanca – nello stesso giorno del marito – da una famiglia francese. Insieme hanno firmato tutti i progetti, fin dal primo impacchettamento nel 1961. E oggi che lei non c’è più (è scomparsa nel 2009), questo piccolo miracolo le viene dedicato dal marito che ricorda i tentativi finiti a vuoto sul delta del Rio de la Plata e nella baia di Tokyo. Gli italiani saranno pure lenti, ma questa volta sono bastati 23 mesi per mettere su l’intera operazione. Christo & Jeanne-Claude avevano già affrontato l’acqua, impacchettando le coste australiane o circondando di rosa le isole della Biscayne Bay in Florida.
Ma qui si è fatto un passo avanti. Nell’acqua si entrava, lo spettatore era al centro, ne era circondato. E gli si chiedeva di ascoltare il proprio passo, il proprio ritmo laddove non lo aveva mai sentito.